Devo dire che non mi è simpatica, so a malapena chi sia perché è invasiva come la gramigna e trovi la sua faccia persino sui formaggini, ma a Sanremo ha decisamente superato ogni limite di indecenza, di protagonismo e di banalità. Una donna eterea, vestita con un abito che aveva le sue “forme” disegnate, ma che sembrava nuda. E non era affatto un bello spettacolo. Anzi. Mi ha ricordato un brutto periodo della nostra storia che non dirò, ma che quella magrezza esasperata riportava alla memoria.
Un inno ala femminilità? Non mi pare. Mi è sembrato di più un inno all’egocentrismo al limite del patologico. In molti sensi.
E poi quella lunga lettera a se stessa: una bambina nata e cresciuta in una famiglia ricca che l’ha amata e protetta e ora da grande e madre a sua volta, sul palco di Sanremo lei platealmente e col nodo in gola, l’ abbraccia virtualmente come se la volesse proteggere prima di un lungo viaggio per mare senza speranza.
Un inno al narcisismo di una donna ricchissima e notissima che non aveva bisogno di Sanremo per affermarsi, al contrario di molte sue coetanee che non arrivano a metà del mese e fanno fatica a sfamare i figli. Le opportunità per lei non sono mancate, la bambina cui ha indirizzato il suo lungo (e noioso) monologo è diventata una donna con enorme seguito di persone che la vedono (a torto) come una sorta di “guida spirituale”.
Ma vederla con quell’abito osceno, ridicolo, magra al limite dell’anoressia, commuoversi alla sua autocelebrazione, non mi è sembrata una guru ma semplicemente una donna molto scaltra che sa sfruttare una società al limite della decadenza. O oltre.
Non hanno voluto Zelensky, in molti, tanto che lui ha preferito dire: no grazie. Ma Chiara col suo messaggio alla bambina che è stata ha portato Sanremo sulla vetta dell’ipocrisia.
Italiana e forse mondiale,