I fatti di Brasilia non possono che essere una copia dell’assalto a Capitol Hill, Usa del 6 gennaio 2021 quando un gruppo di rivoltosi, fans di Donald Trump, presidente uscente, ne ha invaso la sede con le armi e ci sono stati 5 morti.
Un’inchiesta parlamentare ha stabilito la responsabilità di Trump in quella vicenda e lo ha deferito al dipartimento della Giustizia.
Che ci sia lo zampone dell’ex presidente brasiliano Bolsonaro, nell’assalto alla sede delle Istituzioni a Brasilia nel tentativo di sovvertire il risultato di libere elezioni, pare scontato. E, guarda caso l’ex presidente non si trovava in Brasile ma in Florida, poco distante da Mar – a – lago, nota residenza di Donald Trump. Una coincidenza?
I due pare siano amici e non sembra curioso che anche lui come Trump, abbia cercato di screditare e (forse) sovvertire la recente vittoria di Lula?
Insomma. la devastazione ai palazzi delle Istituzioni di Brasilia da parte di fans di Bolsonaro che il presidente Lula ha definito “fascisti”, assomiglia molto alla devastazione attuata da facinorosi fans di Trump a Capitol Hill, Usa, due anni fa. Non ci vuole neppure molto a mettere assieme i due fatti.
Ora pare che la situazione in Brasile sia sotto controllo. I responsabili degli assalti presi in consegna dalla Forze dell’ordine e però restano molti interrogativi. Per esempio come mai i facinorosi assaltatori siano riusciti a fare quello che hanno fatto sotto al naso della polizia. Anzi, pare che alcuni poliziotti siano stati colti mentre si facevano selfie coi manifestanti.
Un copione già visto e ancora peggiore di quello americano. Inquietante perché i due protagonisti (sulle responsabilità di Trump sembrano non esserci dubbi, su quelle di Bolsonaro verrà fatta luce) sono “liberi cittadini” e in grado di influenzare con le loro “iniziative”, una parte considerevole di loro sostenitori.
Anche se Bolsonaro si è dissociato dai manifestanti, le sue parole non convincono troppo e ci vorranno molte inchieste prima che la verità venga a galla.
Ma Lula sembra deciso a scoprirla, ne va della democrazia in Brasile e non solo. E si tratta di una “candela” che vale e vale anche molto, il “gioco”.
Non è ancora chiaro cosa ci sia dietro la rivolta dei sostenitori di Bolsonaro contro il neo presidente del Brasile, Lula, un tentativo di golpe che sembra sia fallito, ma ho potuto notare come tutto l’Occdente –Biden, Macron, l’Ue, Tajani etc.- si sono prontamente schierati con chi è stato scelto con libere elezioni, ossia Lula. Questo appoggio alle “libere elezioni” è stato ripetuto da tutti, e ci mancherebbe.
Però una domanda mi è sorta spontanea: dov’erano queste stesse persone, quando in Ucraina, un golpe rovesciava Viktor Janukovyč, ugualmente eletto con libere elezioni? Ah, già, allora si trattava di rovesciare un presidente filorusso e favorire l’elezione di un presidente filoeuropeo, e il golpe era stato fomentato e sostenuto dagli Stati Uniti.
R
libere elezioni?
Ecco chi ‘ l’uomo:
https://www.treccani.it/enciclopedia/viktor-janukovic
Signora Gazzato, mi sono fatto la sua stessa domanda: come è stato possibile che quei facinorosi siano riusciti ad arrivare dove sono stati arrivati senza essere fermati dalla polizia?
Possibile che la polizia, attraverso i suoi informatori, non sapesse cosa si stava preparando?
Io farei un collegamento anche con l’attacco di Casapound alla CGIL a Roma.
Volendo essere malevoli, si potrebbe pensare che alle autorità, in realtà, non dispiacesse che i manifestanti facessero un bel po’ di danni, per dimostrare all’opinione pubblica che la democrazia era in pericolo.
Lasciare spazio agli attentati contro il governo per giustificare poi reazioni autoritarie ed epurazioni degli avversari è un vecchio trucco che è stato usato in varie occasioni, soprattutto dai dittatori, tra cui Mussolini, che, dopo ogni attentato fallito, inaspriva le misure contro gli avversari politici.
In USA l’attentato a Capitol Hill, di fatto, ha impedito a Trump di tentare la rimonta alle prossime elezioni.
Chi ci ha guadagnato sono stati i Democratici.
R
senza dubbio. Ma ci perde il paese e sicuramente la democrazia, se ha visto le immagini della devastazione non c’è paragone con l’attacco alla Cgil. Erano in migliaia a marciare verso i palazzi delle Istituzioni, impossibile che la polizia non sapesse e infatti il governatore di Brasilia è stato sospeso.
Mi riallaccio alla risposta alla mia del 9-1-2023: “libere elezioni?”
Ricordo che alle elezioni presidenziali del 17/1/2010, il presidente uscente Juscenko, sostenuto dagli ucrainofoni, raccolse appena un misero 5,45% dei voti contro il 35,32% di Janukovyc, sostenuto dai russofoni; seconda fu la Tymoshenko, molto distanziata(25,05%). Al ballottaggio 7/2/2010 Janukovyc si affermò col 48,95% contri il 45,47% della Tymoshenko.
Ricordo anche che dopo le proteste di Maidan contro Janukovyc, e l’occupazione della City Hall a Kiev, nel primo dicembre 2013, seguirono ulteriori manifestazioni di piazza con complessivi 68 morti e che Janukovyc fu costretto a fuggire il 22 febbraio 2014 il giorno dopo un accordo con le opposizioni parlamentari di porre fine alle violenze.
R
va bene, ricorda ciò che ti pare, ma qui si parla del Brasile. Mi pare. Nulla da dire sul tema proposto? Vogliamo ancora andare avanti all’infinito a parlare del signor Janukovich che col Brasile c’entra poco o nulla? E, che, a mio personale parere, c’entra poco anche con la democrazia visto che lui non sapeva neppure da che parte prenderla.
PS: Janukovich è scappato a gambe levate, non fu costretto ma fuggì di sua sponte:
“Janukovich fugge in elicottero mentre il Fondo Monetario Internazionale e Unione europea sono pronti a sostenere economicamente la fase di normalizzazione dell’Ucraina. La fuga dell’ormai ex presidente ucraino Yanukovich, è stata ripresa in un video. Le immagini in bianco e nero trasmesse dalla tv ucraina Kanal 5 si riferiscono a poche ore prima che il Parlamento ne votasse la destituzione. Si vede la scorta che carica i bagagli sul velivolo, poi Yanukovich scende da una berlina e sale sul mezzo che poco dopo decolla.” Da Rainews 24.
Signora Gazzato, aggiungerei che questi episodi mi ricordano la tecnica del ju-do, dove si approfitta astutamente dell’impeto aggressivo dell’avversario per farlo finire lungo disteso per terra. Tutti questi casi si sono risolti con un autogol per chi aveva organizzato la manifestazione, tranne quello di Maidan citato da Alessandro, che aveva radici diverse.
E’ vero che bisognerebbe parlare di un episodio alla volta, ma, per capirlo, è necessario fare i confronti con quelli analoghi avvenuti in passato, che si configurano in maniera abbastanza tipica e ricorrente.
Viene anche spontaneo fare i confronti tra come i mezzi di informazione hanno raccontato i diversi fatti, a seconda di chi era l’aggressore e chi l’aggredito.
Penso che anche lei non possa negare che ormai tutte le organizzazioni sovranazionali, dall’ONU al tribunale dell’Aja fino alla giuria del premio Nobel siano di fatto allineate con le posizioni americane.
R
ma manco per nulla io non sono d’accordo con lei neppure sulle virgole, lei cerca sempre di buttare la palla in buca (sempre la stessa) qualunque sia il tema. E comunque di Janukovich ne ho piene le tasche, cambiate disco ormai gracchia.
Ha ragione a dire che butto la palla nella stessa buca, perché quella buca è la chiave di tutto.
Negli anni passati avevo cercato di farmi un quadro di quella che oggi si chiama “geopolitica”. C’ero riuscito in parte, ma mi mancavano diverse tessere per completare il puzzle e alcune tessere non sapevo dove piazzarle.
I fatti del 2022, l’atteggiamento di Draghi e di Mattarella, della Van Der Leyen e dei leader europei hanno praticamente completato il puzzle.
Ho capito cos’è veramente l’Europa e cosa è l’Italia in Europa e nel mondo.
Questo puzzle finalmente completato mi fornisce le chiavi per capire cosa sta succedendo e perché, per tentare di immaginare il futuro, e perfino di spiegare il passato per quanto rimasto da chiarire. Vedi l’attentato a Enrico Mattei, il processo Mani Pulite, il processo per mafia ad Andreotti, il rapimento di Moro e del generale Dozier, anche le vicissitudini di Berlusconi, e tanto altro.
Posso smettere di fare riferimenti se questi hanno stancato, ma dentro la mia testa questi riferimenti si annodano automaticamente e mi fanno vedere un quadro relativamente chiaro di quello che succede.
Un quadro che non promette niente di buono per noi, per l’Europa, e per il mondo in generale.
R
Infatti, il suo bel quadretto se lo è dipinto lei stesso ed ora se ne bea. Se lo appenda in salotto e se lo guardi se le da la sensazione di avere capito tutto.
Io penso però che sia solo la rappresentazione che lei vuole dare alla complessa realtà che non riesce ad afferrare. Non tutto è a portata di mano.
Signora Gazzato, il quadretto che mi sono fatto per contestualizzare la guerra in Ucraina è quanto di meglio sono riuscito a mettere insieme finora, ma sono pronto ad abbandonarlo se qualcuno mi presenta un quadro più verosimile e convincente.
Devo dire che mi conforta molto il fatto che un esperto della materia come Lucio Caracciolo, nel suo libro “La pace è finita” arriva a delineare un quadro molto simile.
E ci siamo arrivati con un percorso del tutto indipendente. Il suo libro è appena uscito, e lui ha avuto a disposizione una quantità di informazioni enormemente maggiore di me.
Purtroppo, la mia forma mentis richiede di inquadrare i fatti in un contesto coerente. Considerarli episodi isolati e casuali non mi basta. E preferisco un quadretto opinabile, sicuramente non valido al 100%, piuttosto che niente.
E chi critica il mio quadretto, non solo lei, ma anche altri suoi ospiti, non ne presenta mai un altro altrettanto verosimile.
Non ho mai creduto che le guerre inizino perché un criminale guerrafondaio ha deciso così. Anche i peggiori criminali guerrafondai della storia europea recente (Napoleone e Hitler) non si sono alzati una mattina e hanno deciso di fare la guerra. Dietro le loro decisioni c’erano dei contesti geopolitici che, in un certo modo, le giustificavano, o, quanto meno, le motivavano.
Anche le iniziative più recenti non sono riconducibili alla follia di un capo di stato criminale. Mi riferisco alla decisione di Kennedy di invadere il Vietnam, alla decisione di Breznev di invadere l’Afghanistan, poi imitato anni dopo da Bush (la storia non insegna niente), alla decisione di Saddam di invadere l’Iran, e alle altre guerre di cui abbiamo parlato fin troppo. Tutte iniziative che si sono dimostrate tragicamente sbagliate e non hanno prodotto in nessun caso i risultati sperati, così come con ogni probabilità succederà per l’invasione russa dell’Ucraina.
E’ vero che gli eventi a volte precipitano, e una palla di neve si trasforma in una valanga al di là delle intenzioni di chi la lancia. Però, al di là della componente di casualità e imprevedibilità, le cose avvengono nell’ambito di un quadro logico e coerente. Il che non vuol dire che le guerre siano giustificabili, tutt’altro. Ormai le guerre di conquista non esistono più e ogni guerra si conclude con un accordo di pace. Un accordo che, se fosse stato fatto prima, avrebbe evitato la guerra.
Però, se non cerchiamo di inquadrare il tutto in uno schema generale, rinunciamo a capire cosa sta succedendo.
R
sono quelli che ragionano come lei che rinunciano a capire. Mette assieme arance e pere, pensa che tutto faccia brodo in un marasma indistinguibile per finire per apprezzare il libercolo (ennesimo) di uno che vive (bene) sulle disgrazie del mondo. Il famoso giornalismo d’inchiesta che si fa in poltrona avvalendosi di molta furbizia e scarsa onestà intellettuale e molto ma molto opportunismo. Non tanto diverso dal gossip di Henry che causerà guerre e faide familiari e non insegnerà niente e imparerà meno.
Non ci sono “quadri” che possano contenere tutto e che siano spiegabili con la solita trita: cosi fan tutti…è la guerra bellezza…non ci sono giustificazioni ma ci sono…perché Tizio, Caio e Sempronio… e alla fine le troviamo e incorniciamo il tutto credendo di aver “capito” tutto mentre, il più delle volte abbiano solo messo a tacere un pochina della nostra ansia ma in realtà abbiamo solo fornito un alibi (l’ennesimo) alla nostra inerzia mentale.
Mi sorprende veramente il suo rovesciamento della frittata.
Lucio Caracciolo è uno che ha il coraggio di andare contro corrente, come altri intellettuali, storici, politologi e scienziati. Altro che sfruttare la situazione! Sono persone che rischiano a livello personale!
Io vorrei ridurre la complessità dentro uno schemino semplificato? E’ esattamente il contrario.
Chi riduce la complessità ad uno schemino semplificato è chi afferma che Putin è l’aggressore e Zelensky l’aggredito, e il resto sono dettagli.
Chi ipotizza strategie recondite della Russia che non stanno né in cielo, né in terra.
Chi afferma che per risolvere il conflitto basta che i russi si ritirino. E poi cosa succederebbe?
Mi creda. La mia è tutt’altro che pigrizia mentale.
Io continuo a farmi domande e a cercare nuove risposte.
Ho mai detto che la guerra è bellezza? Esattamente il contrario. Tanto che, secondo me, neanche la vittoria in guerra è bellezza.
Francamente, non riesco a credere che lei non capisca cosa voglio dire.
Mi pare più verosimile che lei si senta obbligata, in quanto amministratrice di un blog, a far finta di non capire. E, in questo senso, è in ottima compagnia.
R
Lenzini io sono franca, sempre. Scrivo quello che penso e penso quello che scrivo. Se lei si è sentito offeso per “l’inerzia mentale”, (tra l’altro scrivo la “nostra” perché capita a tutti di sbagliare giudizio per mille motivi) le spiego che cosa intendevo.
Non è un’offesa ma una semplificazione dialettica. Se lei vuole che parliamo deve anche essere pronto ad accettare che non sia d’accordo con lei e che glielo dica chiaramente.
Per me non voler vedere la situazione orrenda dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina e tirare in ballo altre situazioni, significa Non voler vedere la realtà delle cose ma infiorarla e complicarla a seconda della nostra ideologia o schemi mentali sedimentati nel tempo. Non tiri in ballo cose che non esistono e terze persone che non c’entrano. Non è la prima volta che lo fa. E non può pretendere che io mi faccia impressionare da nomi di giornalisti che lei cita per darsi ragione. Mi riferisco a Caracciolo, naturalmente. Non può pretendere di impormi le sue letture perché lei le ritiene Vangelo.
Lei continui a farsi domande ma non pretenda che io sia d’accordo con le sue risposte. Le consiglio però di non continuare questa polemica perché io non intendo dibattere all’infinito con chi mi dice che “rovescio le frittate” e non lo farò.