Sdegno

Faccio molta fatica a leggere certe notizie, davvero, mi sento come se d’improvviso fossi piombata in uno strano medioevo moderno del quale non conosco ancora bene i tratti ma che mi inquieta molto.

La notizia è questa: In Afghanistan i Talebani hanno cacciato le donne dalle università. Si, le donne non potranno più seguire le lezioni, anche quelle che erano quasi arrivate alla fine del loro ciclo di studi e gli mancava poco alla laurea, non potranno più finirli.

Lo hanno saputo tramite Facebook e per loro è stato come una doccia fredda.

Me lo immagino, una secchiata di acqua gelida in faccia da farti restare senza fiato. Persino a me che leggo e che vivo lontana da quel paese che tratta le donne in questo modo assurdo.

““My heart hurts. All my hard work is worth nothing,” she said. “No matter how hard we girls work, it doesn’t pay off.” (The Guardian Int.).

Questo scrive una ragazza che di punto in bianco è stata estromessa dai suoi studi e non potrà farvi ritorno:

” il mio cuore mi fa male. Tutto il mio duro lavoro non vale più nulla”, ha detto, ” non importa quanto noi ragazze lavoriamo, non abbiamo nessun ritorno”.

Gli addetti alle classi universitarie sono costretti a rimandarle indietro e a non farle più entrare.

Mi ricorda il trattamento riservato agli ebrei durante il periodo nazista ed è terribile pensare che nel 2022 le donne debbano subire una simile umiliazione.

Una crudele, assurda vessazione che non può che suscitare sdegno e orrore.

Il mondo è occupato in molte crisi ma questa non è certo una notizia che possa passare inosservata , ne va della libertà e dei diritti delle donne ovunque nel mondo.

Pubblicata oggi (22.12.2022) su Italians del Corriere della sera

20 commenti su “Sdegno”

  1. E pensare che nel lontano 1964 il re Zaher Sha aveva approvato una costituzione di tipo moderno che prevedeva libere elezioni e ampi diritti civili, anche per le donne. Niente burqa e cose del genere.
    Da allora l’Afghanistan, tra guerra contro i sovietici, il primo avvento dei Talebani sostenuti dagli USA, guerre civili tra etnie diverse, l’invasione USA contro i talebani, e infine il ritorno dei talebani, è precipitato sempre più in basso.
    Il progresso in quel Paese è andato in retromarcia.
    Per capire meglio almeno la storia fino all’invasione USA consiglio il bel libro “Il vento di Kabul” della giornalista Tiziana Ferrario, inviata RAI a Kabul per diversi anni.

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  2. Ogni volta che sento di notizie clamorose mi chiedo cosa ci possa essere dietro, così ho trovato questo articolo, in cui tra altri vari problemi, cerca di dare una risposta sull’argomento. Quanto segue non giustifica il comportamento iniquo dei Taleban verso le donne, ma spiegherebbe la “logica” da essi seguita.
    https://www.italiachecambia.org/rassegna-stampa/direttore-espresso-licenziato-per-inchiesta-amazzonia-643/#
    Da questo, estraggo quanto segue:
    «Quello delle università», spiega Luca Lo Presti, presidente di Pangea Onlus, l’organizzazione lavora nel Paese dal 2003 soprattutto al fianco delle donne, «è un provvedimento che non mi lascia sorpreso. Sono da poco tornato dall’Afghanistan e l’impressione è che i talebani siano in un momento di grandissima difficoltà. Il Paese è totalmente allo sbando e loro non sanno che direzione prendere. Le banche hanno riaperto, ma i fondi della banca centrale afghana sono ancora bloccati dal governo americano. Di fatto non ci sono soldi per pagare gli stipendi, non ci sono soldi per mandare avanti la macchina pubblica. L’economia è letteralmente ferma».
    Ma perché continuare a colpire le donne? «Immagino che il governo talebano sappia quanto i diritti delle donne stiano a cuore agli occidentali. Continuare a restringere i loro diritti, letteralmente a sottrarglieli, dipende probabilmente dalla grande necessità di dialogo di cui hanno bisogno con i Paesi occidentali. Dialogo che cercano di aprire attraverso i ricatti. In parole povere credo che ambiscano a questo: aprire un tavolo delle trattative che gli consenta di avere risorse economiche, in pratica un’apertura in cambio di soldi».
    28,3 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
    Se la situazione vi interessa o vi sta a cuore andatevi a vedere la puntata speciale che pubblicammo mesi fa sull’Afghanistan, che spiega come siamo arrivati fino a questo punto, e senza nulla togliere alle atrocità del regime talebano, c’è anche lo zampino del ricatto economico degli Usa in questa situazione.”

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  3. Hai ragione. E la cosa più triste à che nella cacca ce le abbiamo rispedite noi, con i nostri social, il nostro politically correct, le nostre democrazie a 12 volt, i nostri diritti umani modello Amazon, e la nostra vigliaccheria cialtrona che le ha illuse e poi consegnate ai padripadroni.
    Però sai che raccolte firme che gli organizziamo, adesso.
    R
    beh…”noi” abbiamo molte colpe ma forse c’è chi ne ha di più, cosi è troppo facile.

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    • Diventeremo civili e credibili quando cominceremo a riconoscere le NOSTRE personali responsabilità, senza ricorrere sempre al “Sì però gli altri…”. Eravamo in Afghanistan sì o no? Sventolavamo la nostra bandierina sì o no? Quante studentesse afghane abbiamo portato in Italia con noi quando siamo scappati? Quanti interpreti, autisti, cuochi, maestre, infermiere, mediatrici culturali? Quanti ne abbiamo lasciati disperati e soli sulle piste dell’aeroporto?
      Noi ITALIANI li abbiamo traditi e LE abbiamo tradite, gli altri pensino alle rogne loro. Due codardi non fanno un coraggioso.
      R
      https://www.tuttitalia.it/statistiche/cittadini-stranieri/afghanistan/

      https://www.ilpost.it/2022/02/14/afghani-italia/
      non basta, lo so ma non basterebbe mai neppure le avessimo portate tutte qui. Ci sarebbe sempre chi avrebbe da ridire.

      forse diventeremo credibili quando smetteremo di darci le colpe di tutto. Anche questa sarebbe una “sindrome” da studiare.

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      • Cinquemila.
        Quanti erano quelli che abbiamo (noi, gli USA, tutti i buffoni con i telefonini e i soldi facili) illuso, imbrogliato, tradito?
        Cinquemila ne abbiamo portati via. Su quaranta milioni.
        E prima gli facciamo i dibbbbbattiti sulla democrazia, e le donne che hanno diritto allo studio, alla libertà, all’indipendenza, e aspetta che scendiamo dai nostri attici arredati etnicamente a impatto zero e cruelty free e ti veniamo a fare la conferenza sul nuovo luminoso avvenire, e fidati, noi siamo quelli bravi e cristiani e avanzati, mica quei buzzurri musulmani di prima.
        Poi arriva la telefonata, cacchio, stiamo spendendo un sacco di soldi e gli affari non decollano, abbiamo il Covid, la crisi immobiliare, il 5G che i cinesi ci spiano, presto corriamo a casa a difendere le galline e le ferie pagate.
        E quei poveracci, e soprattutto QUELLE POVERACCE, rimasti lì a guardare i diritti delle donne e l’istruzione e la democrazia che arraffavano i loro aeroplanoni e scappavano come sorci.
        Ah, però ne abbiamo portati via cinquemila. Ah, beh, allora possiamo dormire con la coscienza a posto. Ah, beh, allora possiamo cercare un’ altra guerra da sponsorizzare e da vendegli un po’ di armi.
        Non dobbiamo mica colpevolizzarci sempre, solo negli anni bisestili. E nei mesi con la erre.

        R
        pardon, 13 mila e 500 al primo gennaio 2022. E scusa se è poco. Per il resto, beh oramai ti conosco, quando dai fuoco alle polveri vai un po’ alla ‘ndo cojo…ma prendersela coi talebani no eh?
        Ma forse preferisci le donne che scrivono ai giornali per difendere Weinstein o quelli che mettono la mano sul sedere delle giornaliste. Dico, forse.

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        • @mariagrazia: l’aspetto tristissimo è che per quanto ho potuto osservare questi che si esibiscono in interminabili mea culpa mea culpa, e dagli a quello, e ipocrita quell’altro… in vita loro, per il prossimo, non hanno mai mosso un mignolo.
          R
          molto spesso è proprio così, ha ragione.

          Rispondi
        • Se mi spieghi che ***zzo c’entra Weinstein cion me e con le donne che abbiamo regalato ai talebani, magari dormo meglio.
          Si chiama “fare ammuìna”, o anche “buttarla in caciara”. Tipico espediente utilizzato quando non ci sono argomenti.

          Comunque, i talebani erano i cattivi (in realtà no, quando combattevano i Russi erano i buoni e aiutavano Rambo) e si sono SEMPRE comportati da cattivi. Quelli che scrivono “portatori di civiltà” ed “esportatori di democrazia” sul biglietto da visita siamo noi con la pancia piena. Per cui, se i talebani menano le donne fanno quello che hanno fatto sempre, e qualcuno glielo dovrebbe impedire. Se NOI glielo lasciamo fare, e scappiamo lasciandogli armerie e magazzini pieni dopo averli pure riempiti di soldi, è un po’ più grave. Potevamo starcene a casa nostra e non creare illusioni.
          R
          io non devo spiegarti proprio nulla e se c’è uno che la butta in caciara e fa ammuina e trova mille pretesti per ingarbugliare le matasse quello sei tu. E modera i termini e i toni.

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          • Continuo a non capire cosa c’entri Weinstein con l’arretratezza sociale e culturale dell’Afghanistan. Il primo è un capitalista crapulone del 20° secolo, il secondo un Paese che da 3000 (sì, tremila) circa anni NESSUNO è mai riuscito a sottomettere.
            Mah.
            R
            e va bene, allora…io scrivo A tu rispondi OK però, cioè con una lista di però che alla fine, stai a vedere, che la colpa di A è (anche)mia, non ci sto!
            Perciò ti ho chiesto se preferivi le donne che scrivono ai giornali per demonizzare il Me Too e sostenere (di conseguenza) tipi come Weinstein (crapulone è poco) e quelli che fanno le mano morte alle belle giornaliste.
            Tu a questo avresti dovuto rispondere ma fai orecchie da mercante.
            Ti è chiaro adesso?
            Buon Natale.

          • In questa conversazione DA TE iniziata col titolo “Sdegno” nella seconda frase scrivi “La notizia è questa: In Afghanistan i Talebani hanno cacciato le donne dalle università. Si, le donne non potranno più seguire le lezioni….” eccetera. Dopodichè, te ne esci con “…ti ho chiesto se preferivi le donne che scrivono ai giornali per demonizzare il Me Too e sostenere (di conseguenza) tipi come Weinstein (crapulone è poco) e quelli che fanno le mano morte alle belle giornaliste”. Mi chiedo cosa abbia a che fare con gli Afghani…
            Comunque, se per te è importante, 1) mi stanno sulle balle tutte le persone che scrivono per demonizzare qualunque cosa, 2)non è assolutamente vero che chi non è d’accordo con la pagliacciata del #me too (che, ricordiamolo, ha portato 6 diconsi SEI condanne in tutto e centinaia di persone rovinate) sia a favore di Weinstein, e 3)chi fa la mano morta a una giornalista, bella o racchia non importa a me e mi dispiace che per te sia significativo, è un libidinoso buzzurro e un cretino a farlo in diretta video ma NON è uno stupratore – lo stupro è una cosa seria, chiedere a chi l’ ha subito e non a influencer social dallo sdegno facile e dalla vita imburrata.
            Spero di averti così tranquillizzata, e continuo a non vedere il nesso col divieto Talebano di frequentare le Università.
            Ah, e preferisco la meringata e la bistecca cotta al sangue, tanto per anticipare altre domande.
            Buon Santo Stefano, a quest’ora.
            R
            e hai pure insistito perché spiegassi…era giusto non farlo.
            Ma non ha nessuna importanza chiudiamola qui per favore.
            PS: Quindi che una donna scriva per dire che le donne NON devono denunciare la mano morta o la violenza perché non è poi un cosi grande problema… o scrivere che è ignobile un regime che discrimina le donne cacciandole dalle scuole, per te non c’è nessuna differenza: sono due rompipalle uguale. Ne prendo atto. Ma chiudiamola qui, non ha alcuna importanza che tu capisca se non vuoi capire.
            Graze, altrettanto.

  4. Una riflessione forse un po’ superficiale.
    Perché mai, mentre i popoli italiano, francese, americano ecc….. sanno badare a se stessi e sanno decidere il proprio futuro, il popolo afgano dovrebbe aver bisogno che noi gli insegnamo cosa è giusto?
    Sono un popolo intellettualmente inferiore per natura? Siamo noi stranieri che da sempre interferiamo nel loro modo di vivere che li abbiamo rincoglioniti?
    Sono quasi 60 anni che qualche potenza straniera cerca di insegnare agli afgani come si dovrebbe governare il loro Paese.
    E anche prima, a parte la parentesi felice del re Zaher, ci sono stati gli inglesi e i russi e non so quanti altri.
    A me questo neocolonialismo ammantato di buonismo mi pare piuttosto stucchevole.
    Il popolo afgano avrebbe il sacrosanto diritto di decidere da chi vuole essere governato e come. Se alla maggioranza degli afgani sta bene che le donne non vadano all’università, che diritto abbiamo noi di condannarli?
    Già altri Paesi si erano occidentalizzati, tra cui la Turchia di Mustafà Kemal e l’Iran di Rheza Palhavi, e poi il popolo ha preferito un ritorno alle tradizioni islamiche.
    Ci sarà un motivo che noi abbiamo difficoltà a capire, e non tocca a noi capirlo.
    R
    Lenzini io penso e scrivo quello che mi pare e piace e se lei ha difficoltà a capire che bandire le donne dalle scuole è una cosa da trogloditi maschilisti con la clava, sono problemi suoi.

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    • @luigi: non è vero che agli afghani vada benissimo che le donne siano escluse dall’Università. Come al solito lei mistifica, si rifugia nei suoi personalissimi teoremi e ignora, credo volutamente a questo punto, le notizie che ci provengono da quella parte di mondo (o dall’Ucraina etc.). Ma del resto si sa, l’informazione è diventata tutta spazzatura appena finita l’epidemia di COVID. Faccia uno sforzo, goggli due parole chiave e scoprirà che – incredibile vero? – ci sono afghani a cui non va affatto bene l’esclusione delle donne. Per esempio:
      Le donne stesse (strano, vero?)
      Molti accademici, anche uomini.
      Poi ovvio che tanta “gente comune” (termine detestabile ed usato a mo’di clava contro chi fa sacrifici per darsi una formazione) magari non si esponga perché alle prese con problemi per lei piu impellenti. Ma molti afghani erano disperati dal ritorno degli afghani al punto da incollarsi ai carrelli degli aerei pur di lasciare il paese. Non mi stupirebbe però se per lei in TV avessimo visto manichini.

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      • Forse sono stato un po’ troppo tranchant nel commento sopra – ma forse anche no. Ad ogni modo: Buon Natale a tutto il blog!
        R
        io l’ho trovato corretto e per niente tranchant e sono d’accordo con lei. Credo che sia sacrosanto esporre le nostre idee con l’impeto che occorre a volte per dare il giusto senso alle parole. Le cose che succedono nel mondo non possono lasciarci indifferenti e se lo siamo vuole dire, secondo me, che chi voleva un mondo fatto di gente impermeabile alle ingiustizie e pronto a credere che Cristo è morto di freddo, ci sta riuscendo. Non vedere o non voler vedere le cose ingiuste e trovare mille giustificazioni più una per distrarre l’attenzione da quelle è esattamente quello che vuole chi pensa che così siamo più malleabili e sfruttabili.
        Buone feste anche a lei, Francesco.

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  5. Signora Gazzato, io sono d’accordo con lei che bandire le donne dalle scuole è una cosa da trogloditi maschilisti con la clava.
    Ma se gli afgani non lo capiscono, pensa che abbiamo il diritto di fargli l’ennesima guerra per farglielo capire per forza?
    Dopo tanti tentativi falliti, io ci rinuncerei.
    Altrimenti le stesse donne afgane sono cornute per le iniziative dei talebani, e pure mazziate dalle bombe.
    R
    lei pensa davvero che io sarei per fare “la guerra” a qualcuno? Pensa davvero che io sia cosi guerrafondaia? Sono per aiutare gli ucraini ma certo non andrei a bombardare neppure un formicaio. La sua ultima frase poi la trovo addirittura offensiva.

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  6. Francesco, io rispetto le sue idee, ma mi piacerebbe che anche lei rispettasse le mie invece di fare continuamente ironia trattandomi come uno che non è al suo livello.
    Ovvio che in Afghanistan ci sia un sacco di gente che non condivide la linea del governo attuale.
    Lei sta confondendo le maggioranze con le minoranze, ma in democrazia comanda la maggioranza. Un concetto difficile da capire da parte di molti.
    Oggi si tende a rovesciare paradossalmente le regole della democrazia, si dà un risalto improprio a chiunque contesti, dai gilet gialli ai non tav fino ai veri e propri terroristi.
    Spesso queste sottolineature sono strumentali alla preparazione di interventi militari. Spero non sia il caso di Iran e Afghanistan.
    Le minoranze dissenzienti vanno rispettate, ma non possono dettare la loro linea alla maggioranza. La democrazia non funziona così.
    Mi spieghi lei, Francesco, perché, dopo 20 anni di occupazione americana, di lavaggio del cervello dei giovani per convertirli ai valori dell’occidente, gli afgani ricadono nel fondamentalismo.
    E i talebani non sono una dittatura militare esterna. Sono un movimento con radici popolari.
    Cosa propone lei? Un’ennesima guerra per spazzare via i talebani?
    O non è meglio che quel disgraziato Paese trovi la sua strada con i tempi e i modi che gli sono congeniali?
    R
    Signr Luigi, mettiamo bene in chiaro una cosa: fintanto che non si offende o polemizza in maniera asfissiante (e non è il caso di Francesco ), qui ognuno è libero di esporre le proprie opinioni. Ho l’impressione che lei, più che contestare il merito delle affermazioni di altri, contesti il fatto di venire contestato. Non funziona cosi, se lei pensa di poter scrivere tutto quello che le passa per la testa senza contraddittorio (a parte me) o per ricevere solo consensi, ha sbagliato blog.
    Il concetto che in democrazia comanda la maggioranza è molto meno lineare di quello che pensa. Spesso la maggioranza converte la democrazia in dittatura mascherata. Lo abbiamo toccato con mano durante il Covid e i governi del bellimbusto Conte.
    Bene ha fatto Giachetti (Italia viva) a definire i Cinquestelle dei miserabili, ieri in Parlamento. Quello sono, quando ci si appropria di cose fatte da altri per passare per i più fighi del creato.
    PS: I “tempi e modi” dei talebani vanno molto per le lunghe. Se lei fosse una donna che vive in quel paese (ma pure un uomo), non vedrebbe l’ora che la loro ignobile dittatura finisse. A meno che a lei non piacciano i dittatori.

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    • Buongiorno Luigi, su questo ha ragione, uso troppo l’ironia come arma. Però anche lei se le va a cercare, mi perdoni la franchezza. Perché nega troppo spessa l’evidenza o la sacrifica all’altare dei suoi teoremi (non sono idee, piuttosto saranno delle trovate). È questo che mi dà fastidio. Invito a un po’ di rispetto per certe realtà e per chi rischia in diversi casi la vita per trasmetterla a noi nella comodità delle nostre abitazioni. Ed io mi impegnerò a ridurre il mio sarcasmo.
      Venendo al merito, una premessa: sarà d’accordo che la democrazia sia molto più del semplice “decide la maggioranza”, ed anche del mero tenere delle elezioni. Nello specifico: nessuno pensa di riportare la guerra in Afghanistan, mi pare ovvio. Alle donne private dell’accesso all’università possiamo, per cominciare, offrire dei corsi formativi o di ricerca nelle nostre strutture. Avviene già con i ricercatori ucraini, ne sono direttamente testimone. Non vedo ostacoli o rischi concreti nell’offrire opportunità anche alle donne afghane.
      Buon Natale.

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  7. Signora Gazzato, io accetto qualsiasi critica, e lei una volta me lo ha riconosciuto. Però, come io non faccio ironia sulle affermazioni degli altri e le prendo sempre seriamente, mi aspetterei che altri non ironizzino su quello che dico io.
    Certo, io, come lei, non vedo l’ora che l’Afghanistan si liberi dai talebani e intraprenda la strada della modernizzazione, o, quanto meno, la strada verso l’emancipazione delle donne e dei diritti civili generalizzati.
    Il problema è se sia il caso di cercare di favorire questo processo con le nostre pressioni o se invece le pressioni esterne siano controproducenti e irrigidiscano la situazione.
    In Afghanistan si sono provate tutte le strategie immaginabili. Dalla colonizzazione in stile inglese ad un tentativo di introdurre il comunismo fino al fondamentalismo dei talebani e la repressione americana degli ultimi 20 anni.
    A questo punto a me non viene nessun altra idea.
    Proviamo a lasciarli maturare in pace e speriamo che maturino prima possibile. E se impiagano più del dovuto non possiamo che armarci di pazienza.
    R
    non siamo noi a dover armarci di pazienza e le pressioni, come le chiama lei, sono dovute. Il mondo ormai è interconnesso ci mancherebbe che non si potesse manifestare contro una cosi palese e crudele ingiustizia. In quanto all’ironia, mi sa che è lei che non la capisce e di conseguenza non l’accetta perché è un po’ permaloso.

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  8. X sra Gazzati: nelle sue repliche agli ultimi interventi lei ha preteso di essere una assoluta e totale democratica aperta alle opinioni di tutti. Palla gigantesca. L’arroganza ed il sarcasmo con cui risponde alle affermazioni di Luigi Lenzini sono l’assoluta antitedi di quanto afferma. Ed il signor Franvesco è sulla buona strada. Il problema di Lenzini è quello di dire le cose con una chiarezza e franchezza tale da disturbare l’animo nobile e sensibile dei buonisti che si fanno la cultura su “Sorrisi e canzoni”. L’insana passionr per Zelinski e la totale incapacita di ribattere sulla questione afgana ne sono ampia testimonianza. Che Dio abbia pietà di quezto sgangherato paese, anzi psesotto.
    R
    Bianchi la passo solo perché è Natale e sono una sincera democratica senza bisogno che lei se la rida sotto quei baffi da sparviero, ma si legga la filastrocca che ho appena postato, forse ci si ritrova. Le palle gigantesce le racconterà lei, con tutta la sua sicumera non è neppure tanto difficile. Ah, dimenticavo: io rispondo come mi gira, se non le sta bene giri…lei. Qui c’è entrata libera e uscita gratis. Beato quel blog che non ha bisogno di avvocati…
    PS: e poi si lamenta pure…le “insane passioni” le avrà lei, ma non ci dica quali per favore.

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  9. Francesco, se lei riconosce di esagerare con l’ironia, merita che io riconosca di esagerare spesso con la brutalità delle mie affermazioni.
    Però esagerare è un modo per far riflettere gli altri, per farli uscire da un eventuale tunnel cognitivo. Se si dicono le cose con eleganza e misura, si rischia che il messaggio non arrivi.
    Certo, può produrre anche l’effetto opposto. Invece di aprirsi, gli interlocutori possono reagire blindando le loro posizioni.
    Esagerare o esprimersi con durezza, comunque, non significa negare la realtà, né tanto meno presentare i fatti con malafede. Significa semplicemente concentrarsi su uno specifico aspetto del problema; di solito quello a cui gli altri sembrano non fare attenzione.
    La democrazia è effettivamente un sistema complesso che non si può ridurre al semplice decidere a maggioranza, anche se in molti contesti è così. Per esempio, nelle assemblee condominiali. E chi, dopo che la sua posizione è stata bocciata in una regolare votazione in assemblea, si mette a suonare i campanelli dei condomini per portarli sulla propria posizione o attacca volantini di protesta al portone, è uno che non sa accettare le regole della democrazia.
    Credo che, in democrazia, un governo non debba essere giudicato tanto per come tollera e rispetta le manifestazioni di dissenso dell’opposizione, anche se è un aspetto importante, quanto per come lavora per mantenere gli impegni che ha preso con i propri elettori, il cui interesse deve essere messo sempre al primo posto.
    Facendo un esempio concreto, il governo iraniano è il prodotto di elezioni democratiche che hanno visto anche una certa alternanza negli anni tra fondamentalisti e moderati. Per giudicarlo io non mi fermerei alle azioni repressive contro i dissidenti, fossero anche migliaia, ma vorrei sapere cosa ne pensano gli altri 85 milioni di cittadini.

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  10. Bene ha fatto il professore universitario afghano che ha strappato in diretta televisiva la sua laurea perché, ha detto, se le donne non possono più accedere alle aule università allora i suoi diplomi non gli servono più.
    E’ un gesto forte e coraggioso, simbolico certo, ma che dimostra che i talebani devono guardarsi le spalle da chi sa che il mondo li osserva e sa che l’opinione esterna è importantissima per ripristinare un minimo, almeno, di vivere civile.
    Anche i regimi più autoritari non possono non tenerne conto.

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