Ripropongo un mio articolo scritto nel 2020, perché oggi mi piace affrontare un tema diverso dai soliti e anche perché trovo che il “cicisbeo” sia una figura più che mai attuale; ne potrei citare molti tra i nostri politici, anche quelli che hanno ruoli importanti e però non sfuggono ad una pratica consolidata e che da buoni frutti sia per chi li coglie e sia per chi li “distribuisce”.
Ma rimane, a mio parere, disgustosa.
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Chi sarebbero i cicisbei, oggi? Si chiede un signore intervenuto su un notissimo blog rispondendo al conduttore che aveva affermato che lo contattano molti “odiatori e cicisbei”.
Risposta non c’è stata, almeno sul blog non appare e mi è punta vaghezza di immaginare chi potrebbero essere i cosi definiti “cicisbei” che tanto infastidiscono il noto giornalista.
Intanto cominciamo col dire chi erano: erano i “cavalier serventi” delle nobildonne del settecento alle quali si accompagnavano, ufficialmente, col consenso del marito, felice e contento di avere quel tipo di “protezione” per la moglie che cosi poteva tranquillamente mostrarsi in società, anche senza l’obbligo per il nobile marito di accompagnarla.
Era quella che ora definiremmo una figura (quasi) istituzionale, una specie di “nobile” gigolò ma con mansioni molto diversificate rispetto a quelle ordinariamente espletate da quest’ultimo.
Il cicisbeo era presente sempre accanto alla signora: l’aiutava a vestirsi, a pettinarsi, persino a lavarsi e si narra che non si tirasse indietro neppure li dove il marito qualche volta o spesso, per necessità o virtù, si astenesse dai propri legittimi compiti. Pare che persino la mamma di Alessandro Manzoni abbia, diciamo, usufruito di questo “servizio” e che lui ne sia la naturale conseguenza, pare, l’ho letto, ma mi dissocio.
Una figura a tutto tondo, insomma, sulla quale si è fatta una vasta letteratura. Letterati di tutto il mondo ne hanno narrate le gesta, da Goldoni a Parini passando per …beh per ora non me ne vengono in mente altri, sforzatevi un po’ anche voi.
Persino Vittorio Alfieri, pare, si sia dedicato in gioventù a questo “mestiere” ed ecco da dove deriva il suo famoso motto: “volli, sempre volli, fortissimamente volli”: dalla volontà di emanciparsi da quello che per un letterato della sua fama avrebbe potuto tramutarsi in” vizio”.
Si, perché, pare, che l’Alfieri non abbia espresso il desiderio di venire legato alla sedia per diventare un grande drammaturgo, ma quando mai? Ma perché, essendo egli stato per ben due anni il cicisbeo di madonna Gabriella Falletti di Villafalletto, ed essendosene egli innamorato, voleva liberarsi da quella che era diventata la sua ossessione.(Pare, io non c’ero e quindi mi dissocio da ogni responsabilità).
Cherchez la femme et… trouvè toujours l’homme (l’aggiunta è mia)
Dunque questi erano i cicisbei e pertanto non si capisce bene a chi il giornalista volesse riferirsi parlando di persone che lo contattano. Forse si riferiva a potenziali da se medesimi ritenuti, grandi drammaturghi, che chiedono di intercedere presso case editrici a lui conosciute, per poter far conoscere al mondo le miracolose opere del loro straordinario intelletto?
Oppure, più semplicemente…e qui azzardo un’ipotesi che potrebbe richiamarmi parecchi invettive poco cortesi…leccapiedi che gli lisciano il pelo, lo adulano da mane a sera, lo circondano di attenzioni quasi morbose per vedere pubblicate le loro strabilianti e portentose e ricche di spunti da prendere da esempio….(prendo fiato) lettere da pubblicare sul blog con costanza bisettimanale (minimo). Naturalmente queste missive sono sempre stilate in modo da non indispettire e non contrastare le idee o ideali del conduttore…ça va sans dire.
E che lo asfissiano e che lui manda regolarmente a …(al più vicino luogo di perdizione). Spesso e anche volentieri.
Si, perché, immagino, e non essendo nella sua testa, mi dissocio dalla mia stessa immaginazione, i “cicisbei” di cui parla il noto giornalista non sono solo dei lecchini (uso un termine un po’ forte mi scuserete ma non ce n’è uno che si attaglia meglio a questa genia), sono spesso anche molto pettegoli e gli riferiscono, sempre blandendolo, informazioni (disinformate)non richieste su chiunque non stia a genio alla genia.
Informazioni delle quali il giornalista non sa, ovviamente che farsene ma che, nella testa del cavalier servante, spesso un paranoico con tendenze schizzoidi, sono ritenute indispensabili per rendergli un servigio ed accattivarsene la simpatia.
Beh, mi pare di avere esaurito il tema, ormai sembra chiaro che il “cicisbeo” non è esattamente un tipo che possa essere ben visto da chi abbia una professione cosi delicata come quella del giornalista che ha a che fare col mondo intero e non può certo perdere il suo tempo a dar dietro a certi rompipalle invadenti e insopportabili che infestano le redazioni dei giornali.
Ecco, avrebbe voluto scrivere “lecchini rompipalle” ma poteva sembrare irriverente verso la “categoria”.
In fondo, poi, è sempre meglio rimanere “amici”…n’est ce pas?
E io lo capisco.
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