Cachet

Il primo ministro Mario Draghi sembra aver perso un po’ del suo smalto. Lo vedo sfiduciato persino un po’ depresso.

Beh, mi pare il minimo, deve aver a che fare con una banda di descamisados in giacca e cravatta che pensano senza ritegno a portare acqua al proprio mulino e non pensano a fare le cose. Perché lui è li per fare le cose. Finora le ha fatte ma, ora che il virus è scomparso da tutti i palinsesti e anche paliottavi e che il terrore della malattia lascia il posto alla sola paura di rimanere al freddo e col desco nudo e non basta, con una pseudo guerra dichiarata e sdichiarata a giorni alterni ai nostri confini  è finalmente arrivato il momento felice di fare le cose con un pochino di calma. Ma non troppa però.

Cominciamo con l’eutanasia (si è parlato troppo poco di morte ed è bene ricordarcene fratelli…) , poi di concessioni balneari, di tetto del contante e di riforma della Cartabia, cioè no, della Giustizia…e altre cosucce, ma se il governo va sotto Mario Draghi dice che non gioca più, non ha intenzione di finire affogato.

Non ci sta, perbacco. Fin che si tratta di dare il via alle mangiate di pop corn agli stadi e ai cinema, di prorogare ad libitum il Green Pass , di lasciare l’obbligo vaccinale fino a metà giugno ( tanto sanno che casomai il vaccino scade prima della prossima ondata, forse, non è ancora chiaro ), sono tutti d’accordo o quasi, ma quando si tratta di fare sul serio e c’è di mezzo l’urna, no, non quella cineraria, ma quella dove il povero elettore andrà a deporre la scheda, allora è tutt’altra storia. Fanno le bizze e il premier non ci sta a condurre l’asilo Mariouccia per un altro anno cosi. Eh, no eddai!  Lui deve fare le cose.

Chi ormai le cose le ha fatte e strafatte come il sottosegretario Sileri, può rilassarsi invece un po’ e girare con parrucca bionda e tacchi a spillo, cosi per darsi un cachet, mentre Speranza, dopo la fatica di aver sdoganato i pop corn pare abbia pensato di andare in ibernazione per mantenere il pallore mortale che gli permetta di affrontare la prossima ondata (facciamo le corna) con una faccia di circostanza.

Quella del beccamorto, detto senza offesa per i beccamorti che fanno un lavoro che merita tanto di cappello.

3 commenti su “Cachet”

  1. Sono poco aggiornata: pare che sia tornato il sereno al governo, dicono i tiggi…ma quanto durerà? Serve guardare le stelle o guardare il bollettino metereologico? No, basta tenere la barra dritta…e soprattutto bastonare.

    Oggi in Italia in molte piazze gli studenti hanno manifestato, erano tanti e ci sono anche stati disordini ma i Tiggi non ne parlano e le maggiori testate giornalistiche li tengono sotto sotto o proprio li ignorano…libera stampa in libero stato. Ma tanto si sa che degli studenti non importa niente a nessuno e sono in giro solo per lo struscio del venerdì…

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  2. Bel quadretto quello del nostro PdC, che dopo la bocciatura qurinalizia, s’è messo di buzzo buono a lavorare per smentire coloro che l’avevano tacciato di poca affezione al posto cui l’aveva chiamato Mattarella: che non era il proprio, ma quello della Presidenza del Consiglio.
    Così ha sperimentato che non è tutt’oro quello che luce, e che quella quasi unanimità che gli aveva dato la fiducia non è poi tanto monolitica come credeva: il centrodestra lo batte quattro volte nel decreto Milleproroghe. L’emendamento che più gli brucia è lo slittamento di un anno del tetto di 1000 euro dei pagameti in contante.
    Tanto è bastato perché il novello Super Mario, salisse al Colle in cerca di garanzie -sì, propio là dove ambiva salire, ma per rimanere.
    Non so cosa gli abbia detto Matterella, forse: “È la democrazia bellezza” o qualcosa del genere.

    O forse avranno parlato della “missione impossibile” dell’ultima ora? Quella di recarsi da Putin – proprio dallo zar Russo- per piegarlo ad una soluzione diplomatica della crisi ucraina. Proprio lui, che diplomaticamente non esitò di dare del dittatore a Erdogan sctenandone le furie.
    Ma gli Usa ci contano…e così sia, purché non si risolva in un usa e getta.
    R
    chissà che non lo dica anche allo zar: dai non fare il dittatore…tanto diplomatico non mi pare, speriamo solo che il traduttore traduca: ma dai non fare il birichino.

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  3. Signora Gazzato, a proposito delle agitazioni degli studenti, a cui ha accennato, e che vengono normalmente citate nel TG, se permette incollo qui una lettera che Severgnini non mi ha pubblicato.

    Ho un’opinione molto netta su cosa dovrebbe fare la scuola e cosa si dovrebbero aspettare gli studenti.
    Guardando i servizi in tv sulle manifestazioni degli studenti non posso non tornare con la mente al ’68, quando ero studente all’Università di Pisa. Oggi, come allora, gli studenti chiedono soprattutto ascolto e considerazione.

    Quanto alle proposte di riforma, nel ’68 – ’69 , una volta ottenuto l’ascolto, non sapevamo cosa chiedere. Ricordo che ottenemmo i corsi semestrali, che poi scontentarono tutti, il piano di studi individualizzato, che poi si rivelò poco significativo, e non ricordo altre “conquiste” importanti.

    Credo che la cultura di cittadini si acquisisca attraverso la scuola dell’obbligo e fino alla Maturità. L’università, invece, non ha il ruolo di fornire cultura, ma di preparare ad una professione. Per questo i programmi delle facoltà universitarie e le facoltà stesse dovrebbero essere concordati tra il Ministero e il mondo del lavoro.

    E chi sceglie una facoltà non deve sceglierla tanto in base all’interesse per la materia, ma in base a quanto lo interessano le professioni a cui quella facoltà dà accesso. Le lauree “sfiziose” scelte in base alle proprie inclinazioni servono a fabbricare disoccupati e sotto occupati.

    Quanto all’esame di maturità osservo che si è perduto completamente il senso della funzione, e del suo stesso nome.
    L’esame di maturità dovrebbe spaziare su tutto quanto si è studiato dalla scuola primaria fino all’ultimo anno della secondaria. Ovviamente l’esame dovrebbe avere un taglio di carattere generale, culturale e non nozionistico.
    Quanto alla prova scritta, la vedo necessaria. Nella vita lavorativa dovremo spesso lavorare da soli e portare un risultato.

    Credo, poi, che la commissione dovrebbe essere completamente esterna, perché l’esame non serve solo ad accertare la maturità del singolo studente, ma anche, e forse soprattutto, a valutare la qualità dell’insegnamento fornito dagli insegnanti e dall’istituto nel suo complesso. In fondo, gli studenti sono i clienti della scuola e gli insegnanti sono i fornitori di un servizio.

    R
    Luigi la pubblico ma non sono d’accordo su nulla.
    E comunque preferisco che si scriva qui quello che si intende scrivere qui ( tranne rare eccezioni).

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