Gli studenti caricati senza motivo dalla Polizia, soprattutto a Torino e a Milano erano in piazza per manifestare il proprio sconcerto e dolore per la morte assurda e inaccettabile del diciottenne che stava facendo uno stage imposto dalla legge alternanza scuola-lavoro che serve solo a fornire manodopera gratuita all’imprenditoria italiana. Lorenzo Parelli è morto proprio l’ultimo giorno di lavoro presso un’ impresa di costruzioni meccaniche in Friuli.
Hanno ragione a chiedere di modificare quella legge oltre che maggiore sicurezza sui posti di lavoro e il governo deve starli a sentire invece che mandare i poliziotti a caricarli e a manganellarli.
Scene disgustose e indecenti, per un paese che ha ancora la faccia tosta di definirsi democratico.
E Letta fa bene ad indignarsi, ma dove era quando la polizia manganellava e caricava con gli idranti le persone che manifestavano pacificamente per la libera scelta a vaccinarsi? I cosi etichettati “Novax” sui quali il governo tenta in tutti i modi di riversare tutti i fallimenti delle proprie politiche anti Covid.
E ricordo al segretario del PD che Lamorgese è un ministro del suo governo, se la prenda con lei che permette i rave party e poi manda la polizia a manganellare ragazzini inermi che hanno tutto il diritto di protestare per una legge che impone agli studenti di lavorare gratis anche a rischio della vita.
Ma che razza di paese è diventato il mio paese? Non lo riconosco più e ne sono sconcertata. Mi auguro solo che la politica tutta davanti a queste scene si vergogni e si metta una mano sulla coscienza se ne ha una. Cosa della quale, dopo la sceneggiata di questi giorni sulla elezione le presidente della Repubblica, dubito, più che mai.
La libera scelta di non vaccinarsi è anche la libera scelta di contribuire alla diffusione del virus. Proprio non ce la fate a capirlo!
R
Silvia, ma quale diffusione del virus? Ma dove si abbevera per scrivere ancora cose simili dopo tutto quanto succede? Ha bisogno di aggiornare il calendario.
Le consiglio la lettura di Mark Twain(in inglese).
Stato debole coi forti e forte coi deboli.
Comunque credo che, per un certo tipo di studi, l’alternanza studio-lavoro sia una buona cosa, purché vengano rispettate le condizioni di sicurezza. Credo che anche una certa retribuzione debba essere riconosciuta allo studente.
Negli stage universitari è così, non vedo perché per le scuole non lo debba essere.
R.
perché la maggior parte di chi “assume” sfrutta gli studenti e non li paga e non solo ma non offre lo standard minimo di sicurezza. La scuola è una cosa il lavoro un’altra, il lavoro va sempre retribuito, gli stages sono solo un modo per sfruttare i giovani che, infatti, sono in alta percentuale disoccupati.
Sul pessimo andazzo degli stage non pagati sono d’accordo. Beh, su qualcosa…
Ma cosa di Mark Twain?
R
“Che cosa è l’uomo?” o “What is man?”
“Il governo certifica la fase nuova. Niente zona rossa né dad per i vaccinati. Green Pass illimitato per chi ha fatto la terza dose”
E chi non è vaccinato? in castigo, figlio di un Draghi minore.
Dostoevskij non avrebbe potuto fare peggio.
Cara signora Gazzato, riguardo alle proteste degli studenti, non sono d’accordo con loro, né con lei.
Mi è sembrato un fiacco revival anacronistico del ’68 (e io il ’68 l’ho fatto). Proteste senza motivazioni concrete, tanto per far sentire la propria voce.
Quanto alla morte del ragazzo che faceva esperienza sul lavoro, dobbiamo attendere gli esiti delle indagini per esprimere una valutazione.
Chiaro che si può morire anche sul lavoro. E in quali altre ovìccasioni si deve morire? Solo in casa propria o facendo sport?
Se tante persone passano gran parte del loro tempo lavorando, esiste ovviamente la probabilità che qualcuno si faccia male. E’ pura statistica.
Sul piano del principio, credo che fare esperienza di lavoro invece di presentarsi ad un azienda senza né arte, né parte, come hanno voluto i sindacati, e magari pretendere un contratto a tempo indeterminato sulla parola, sia un ritorno al buonsenso e alla concretezza.
Viva l’apprendistato! Non è sfruttamento. Un apprendista fa perdere più tempo di quanto ne fa guadagnare lavorando.
R
Il suo post è permeato di cinismo. E se fosse stato figlio o nipote suo? Le manifestazioni sono l’aspetto positivo di una società in dissolvenza, l’apprendistato si è fatto sempre (parlo di tempi relativamente recenti), ma era pagato e tutelato, il percorso scuola-lavoro è SOLO sfruttamento. Mischiare la scuola col percorso lavorativo con queste modalità, fornisce solo manodopera gratuita che non si inserisce in nessun ambiente lavorativo ma serve solo ai politici per affermare che stanno li a fare qualcosa. Che poi si possa morire in tutti i modi è un’osservazione banale e cinica che tende a difendere la classe imprenditoriale che “produce” in media 3 morti sul lavoro al giorno. Anche se non intendo generalizzare, c’è chi ha a cuore la salute dei dipendenti ma purtroppo gli incidenti sono troppi per non pensare che ci sia anche tanta faciloneria e superficialità.
Lorenzo è morto schiacciato da una lastra di ferro pesantissima in un’azienda che fa costruzioni meccaniche,, a 18 anni nel suo ultimo giorno di lavoro (alternato), che cosa ci serve di più per dire che vanno imposte regole molto più severe e controlli altrettanto e che l’alternanza se si fa deve avere condizioni molto più impegnative per chi ne fa uso?
Signora Gazzato, io non confonderei cinismo con realismo.
E’ ragionevole che un muratore che lavora su un ponteggio abbia più probabilità di farsi male rispetto a me o a lei.
Ovviamente gli incidenti, specialmente mortali, sarebbe bene che si riducessero a zero. Sono troppi comunque.
Sono troppi i pedoni investiti sulle strisce (e se ne parla poco), sono troppi i ragazzi che si schiantano tornando dalla discoteca. E magari erano bravi ragazzi che avevano lavorato duro per tutta la settimana.
Sono troppi gli anziani che si rompono il femore – accorciando sostanzialmente la loro aspettativa e la loro qualità di vita – scivolando sul pavimento bagnato o cadendo per le scale.
Quanto al fatto che gli incidenti sul lavoro siano la conseguenza di comportamenti cinici e di sfruttamento da parte dei datori di lavoro, credo sia vero in minima parte.
Ho esperienza in materia. Ho fatto parte per 12 anni di una commisione azienda-sindacati per la prevenzione degli infortuni.
Le posso assicurare che la maggior parte degli incidenti sul lavoro avvengono per disattenzione e mancato uso di procedure di sicurezza da parte del lavoratore.
Gli incidenti sul lavoro sono l’incubo degli imprenditori.
Un incidente mortale può provocare la chiusura di una fabbrica per un lungo periodo o a tempo indeterminato, oltre a causare una perdita di immagine per l’imprenditore e l’avvelenamento del clima interno.
Solo un imprenditore stupido correrebbe il rischio di incidenti gravi per sfruttare meglio i suoi dipendenti.
R
“L’infortunio sul lavoro è un incidente traumatico che costringe il lavoratore ad assentarsi per più di tre giorni dall’ambiente lavorativo.
Consapevolezza del pericolo e massima attenzione sono indispensabili per evitarlo.
Diverse le cause:
mancata informazione/formazione del personale;
macchinari privi delle idonee misure di sicurezza;
locali non a norma;
assenza dell’apposita cartellonistica;
mancanza di controllo del personale;
eccessiva fretta e stress;
superficialità nella valutazione del pericolo;
inosservanza della normativa;
assunzione di alcolici e sostanze stupefacenti.
Da Labor social
come vede tra le cause più comuni solo due sono attribuibili a responsabilità del lavoratore.
Ma qui si parla di un caso specifico e particolare: lo stage di un ragazzo 18enne. Le norme di sicurezza in questo caso dovrebbero essere quintuplicate.
X signora Gazzato: l’applicazione pratica di quanto si impara teoricamente fortifica e corrobora l’apprendimento. Va da sè che lincidente di Udine è dolorosissimo. Ma quanti incidenti di questo tipo ci sono in un anno? E quante decine di diciottenni muoiono negli week end sciantandosi con la macchina. Perchè non organizza una fiaccolata per protestarecontro gli incidenti e chiedere che i ragazzi si passino il sabato sera a giocare a Monopoli a casa?
R
lei non perde mai occasione per fare inutile sarcasmo, neppure una simile tragedia la può fermare e non le importa nulla che il discorso sia molto più complesso, lo semplifica con la superficialità di chi sembra non voler capire che un ragazzo che frequenta la scuola ed è obbligato ad un certo percorso formativo deve, dico DEVE, ritornare a casa dopo la scuola o il lavoro imposto dalla scuola, che c’entrano gli incidenti stradali e tutte le altre cause di morte con questo che è un problema grave e che comporta moltissime responsabilità? Nulla!
Signora Gazzato, ho apprezzato il suo approfondimento sulle cause più ricorrenti di infortuni.
1- mancata informazione/formazione del personale; questo può essere effettivamente un punto dolente. Spesso il datore di lavoro non addestra abbastanza i nuovi arrivati. Il fatto che molti contratti siano a tempo determinato e che il lavoratore cambi spesso lavoro e non faccia in tempo ad imparare il mestiere peggiora la situazione.
2-macchinari privi delle idonee misure di sicurezza; questa è una causa improbabile, perché le macchine nascono già provviste di dispositivi di sicurezza, e, comunque, non costa molto metterli. Spesso è il lavoratore che li disattiva perché rendono il lavoro più fastidioso re ripetitivo.
3-locali non a norma; solo un imprenditore sciocco non mette a norma i locali. Al primo controllo sarebbe sanzionato.
4-assenza dell’apposita cartellonistica; Idem. I cartelli costano 4 soldi e se ne mettono fin troppi. Al limite, troppi cartelli finiscono per non essere letti.
5-mancanza di controllo del personale; questa è una causa importante ed è responsabilità del datore di lavoro (e degli enti preposti ai controlli).
6-eccessiva fretta e stress; Il datore di lavoro evita di stressare i lavoratori, perché altrimenti lavorano male. Se un lavoratore è stressato o distratto è per problemi suoi.
7-superficialità nella valutazione del pericolo; una causa importante, che fa coppia con il punto 1-
8-inosservanza della normativa; altra causa importante, che fa coppia con il punto 5.
9-assunzione di alcolici e sostanze stupefacenti. Una causa frequente soprattutto tra gli immigrati, non abituati al bere, e sicuramente importante.
Dal mio conteggio i motivi imputabili al datore di lavoro sono 1,2,3,4,5.
Quelli imputabili prevalentemente al lavoratore sono i punti 6,7,8,9.
Nei punti 5,6,7,8 si può configurare una responsabilità condivisa.
Chiaramente, una cosa è il numero di possibili cause e altra cosa è il peso di ciascuna causa sul numero di infortuni gravi o mortali.
Come non darle ragione?