Chi uccide una donna, uccide l’idea stessa di umanità. L’uomo che uccide la compagna in realtà non ce l’ha con lei ma con se stesso.
Con la propria incapacità e inettitudine, con la propria irresponsabilità e uccidendola pensa di mettere fine ai propri sensi di colpa. In realtà vorrebbe uccidere se stesso ma rivolge l’arma verso quella parte della coppia che ha il coraggio di dimostrare il proprio malcontento per una relazione che si trascina, che non ha sbocchi. Per le violenze che spesso deve subire, i maltrattamenti non solo fisici ma anche psicologici che continuano per anni.
Non c’è legge severa che tenga: il martirio delle donne che si compie giorno dopo giorno è il prezzo carissimo che una società malata di maschilismo feroce di ritorno, deve pagare per mantenere un “equilibrio instabile” ma necessario a non farla crollare del tutto.
Il “maschio” dominante ha bisogno di vittime sacrificali.
L’ipocrisia che viaggia sottile e sottotraccia in Italia ma anche altrove, nel mondo, nè è la riprova.
Le denunce vengono spesso ignorate, le donne che chiedono aiuto spesso persino prese in giro, non credute e rimandate a casa a morire o a patire le pene dell’inferno.
L’ipocrisia della ricorrenza del 25 novembre è disgustosa.
Uomini che si battono il petto ma che nella realtà, dentro di sé, quasi giustificano e il “se l’è cercata” è un ritornello che si sente anche se non viene pronuciato. Se non generalizzo, sono comunque in troppi.
Le donne stesse hanno nausea di questa ricorrenza. Parlo delle donne che sono consapevoli che il maschilismo ha bisogno di questi riti per potersi ancora più incistare nella società.
Una volta assolto il compito di condannare la violenza, tutti, autorità comprese, si sentono l’animo in pace e tranquillo: anche quest’anno è andata…
E intanto le donne continuano a morire.
“Sono 109 le vittime di femminicidio nel 2021 in Italia, come emerge da un report del ministero dell’Interno, più 20mila le donne prese in carico dai centri antiviolenza secondo la Rete D.i.Re.”.
Bel risultato di anni e anni di “commemorazioni”!
Qualche commemorazione in meno e qualche braccialetto elettronico in più.
E qualche pena certa in più e non come le tante date per finta.
“Sono 109 le vittime di femminicidio nel 2021 in Italia, come emerge da un report del ministero dell’Interno, più 20mila le donne prese in carico dai centri antiviolenza secondo la Rete D.i.Re.”.
Bel risultato di anni e anni di “commemorazioni”!
Condivido queste affermazioni della signora Gazzato, ma ne traggo delle conclusioni forse un po’ diverse.
Quando un medico applica ad un paziente una terapia e il paziente non migiora, se è un medico serio, non dice che “la cura è giusta, ma il paziente non risponde come previsto”. Si chiede onestamente se la cura non sia, invece, sbagliata.
Ora, io credo che le commemorazioni riescano solo a convincere chi è già convinto e non scalfiscano minimamente le convinzioni di quelli che domani useranno la violenza contro una donna.
Credo anche che il problema venga inopportunamente banalizzato, con gli stereotipi del maschilismo e del maschio dominante.
C’è anche questo, ma c’è anche molto altro, e ne dobbiamo tener conto, se vogliamo veramente risolvere il problema, e non invece tenerlo in vita per usarlo come arma di divisione politica e sociale.
Un uomo che, dopo aver ammazzato la compagna, si toglie la vita o si va a costituire, non è un maschio dominante. I maschi dominanti sono egoisti e mettono la propria incolumità prima di tutto.
Uno che fa così è un uomo disperato, uno che ha perso qualsiasi interesse per la vita, e bisogna chiedersi perché si è ridotto così.
Chi ama i luoghi comuni affermerà che è disperato perché ha visto umiliato il suo orgoglio di maschio possessivo, ma non credo che la questione sia così banale.
Credo che i rapporti tra i sessi oggi siano viziati da ipocrisia, egoismo, basso tornaconto, modelli sbagliati proposti dai media.
Sposarsi o comunque mettersi con qualcuno o qualcuna è una delle decisioni più importanti e difficili della vita, e non va presa a sensazione; va presa con raziocinio.
Quasi tutte le relazioni che finiscono male, o addirittura in tragedia, erano relazioni sbagliate fin dall’inizio. Uomini e donne che avevano scelto il partner o la partner affascinati dalla sua bellezza, dai suoi soldi, dalle sue prestazioni sessuali, o semplicemente perché era oggetto di invidia e visto come un oggetto che avrebbe aumentato la propria autostima.
Prevedibile che scelte così finiscano nel peggiore dei modi, tra disistima e atteggiamenti sprezzanti, quando non di vero e proprio odio.
Come per tutte le malattie è sempre meglio prevenire che curare. Serve a poco inasprire le pene, invitare le donne a denunciare e così via. Sono palliativi.
A un uomo disposto a suicidarsi o a costituirsi non gliene può fregare di meno delle pene. Se una donna denuncia violenze o minacce, ma non se la sente di chiudere una relazione, deve prima chiarire con sé stessa cosa vuole.
Credo che la chiarezza e l’onestà intellettuale siano l’arma migliore per chiudere in modo accettabile una relazione nata male.
Ci saranno sempre i casi patologici, ma, se uomini e donne ci pensassero meglio prima di buttarsi in una relazione, e se poi, se non funziona, dedicassero un po’ più di tempo, pazienza ed energie per cercare di chiuderla da persone civili in un clima di rispetto reciproco, penso che qualcosa migliorerebbe.
R.
sagge parole: Peccato che la pazienza e le energie per chiudere relazioni nate male (non sempre è cosi, possono anche essere nate bene) finiscano troppo spesso con lei fatta a pezzi.
Il “maschio dominante” era per segnalare che è passato il tempo in cui lo era veramente date le condizioni in cui versavano le donne prima delle lotte femministe (la parità non è arrivata per gentile concessone degli uomini, Luigi) ma che molti rifiutano ancora oggi non non essere considerati tali, almeno nella mente della “loro ” donna. Ma, ho l’impressione che lei abbia letto le prime die righe e si sia fermato li, ma posso sbagliare.
Cultura maschilista, cultura della violenza, carenza di educazione sessuale e sentimentale, conflitti psicologici irrisolti, e poi istituzioni insensibili, poco ricettive e impreparate, e la stessa società civile, troppo spesso sorda, se non assuefatta, indifferente o addirittura acquescente.
Un dramma che si ripete e sembra non fermarsi mai.
Se è vero che ogni forma di trasformazione culturale della società richiede tempo -pur perseguendola con determinazione e costanza- è pure vero che certe misure pratiche possono essere e devono essere prese con tempestività: immediatezza ed efficacia di intervento, severità e certezza della pena, forme di protezione temporanee ma efficaci, controllo reale della persona diffidata.
Sarebbe già un passo avanti verso una società più giusta.
Voglio citare una frase detta oggi a “Quante storie!” da Dacia Maraini, una donna che stimo molto.
Intelligente, lucida, consapevole dei propri diritti e dei diritti della donne, ma mai eccessiva, manichea, o anche semplicemente sopra le righe.
Se tutte le femministe fossero come lei, e non come l’assistente di studio Enrica che si esprime ossessivamente parlando di di scrittrici e scrittori, lettrici e lettori, bambini e bambine ecc….. , penso che le istanze per l’uguaglianza sarebbero prese più sul serio, sia dagli uomini che dalle stesse donne.
E, sì, perché non tutte le donne sono femministe, e chi parla da femminista a nome di tutte le donne dovrebbe più modestamente parlare a nome della sua categoria.
Bene! Dacia Maraini ha sollevato il problema che molte donne non sono stimate, il che è, a mio giudizio, una considerazione lucida e profonda.
Ha anche osservato che la stima innesca un processo virtuoso, per cui tendiamo a stimare chi ci stima, e viceversa.
E la stima è cosa diversa dal rispetto.
Per raggiungere la parità le donne – quelle che non l’hanno ancora capito – devono puntare a stabilire col mondo maschile un rapporto basato sulla stima RECIPROCA, che è tutto il contrario di quello che avviene oggi.
Oggi troppe donne tendono a creare disistima verso la categoria degli uomini, ad affermare che sono tendenzialmente violenti, possessivi, ottusi, dominati da istinti animaleschi, e ad affermare che, mediamente, le donne sono meglio degli uomini.
Questo, secondo me – e, a quanto ho inteso, anche secondo Dacia Maraini – significa partire col piede sbagliato.
Se un uomo si sente oggetto di diffidenza e disistima in quanto appartenente alla catergoria degli uomini, la sua reazione naturale sarà di chiudersi a riccio in difesa della categoria, e perdere stima verso la categoria delle donne.
E così non si fanno passi avanti e non si va da nessuna parte.
R.
a parte che gli uomini e le donne non sono “categorie”, nulla da eccepire sulla intelligenza di Dacia Maraini, ma non guardo la trasmissione che cita e tendenzialmente penso con la mia testa.
IMa questa cosa qui, per me, non so per Maraini e francamente m’imteressa anche poco, non si può leggere:
“Per raggiungere la parità le donne – quelle che non l’hanno ancora capito – devono puntare a stabilire col mondo maschile un rapporto basato sulla stima RECIPROCA, che è tutto il contrario di quello che avviene oggi.”
Le donne “devono” sempre fare qualcosa per raggiungere “la parità”, sono sempre loro a dover fare qualcosa perché “la parità” se la devono “guadagnare…
Signor Luigi, ricordo che abbiamo già dibattuto lungo su questo tema, credo che con lei ci sia poco da discutere. Le ricordo solo che la parola “reciproca” vuole dire da ambo le parti e non significa che una delle due parti debba andare verso l’altra ma che debbono andarci insieme.
Troppo difficle il concetto, lo so.
Le donne non sono tutte femministe? ma neppure per sogno, ce ne sono di più maschiliste degli uomini.
E quando scrivo su questi temi non ho alcuna ambizione di parlare in nome e per conto di nessuno, ma solo esprimo la mia opinione.
Piaccia o no. Il maschilismo è sempre molto pronto a controbattere chi lo denucia anche servendosi di “donne di potere”.
Chiedo a tutti, nuovamente di fare commenti brevi. Grazie.
Il fatto è anche che il maschio ritenuto dominante attira molte più donne di quello che non appare esserlo. Neanche le femministe possono negare questo fatto.
R.
Non confondiamo i piani per favore.
Chi “appare non esserlo” può essere maschilista come e più di chi “appare”.
In effetti, se analizziamo con attenzione certe storie di “femminicidi” troviamo che l’uomo era un pregiudicato, un islamico integralista sposato con un’italiana, e altre “perle di uomini”.
Mi chiedo cosa si può aspettare una donna da un rapporto del gerere.
Certi uomini dovrebbero essere evitati come la peste, e non vale certo la considerazione ingenua che “aveva promesso di cambiare”.
Evidentemente, come dice Silvia, esiste il fascino del torbido, oppure ci sono donne che, pur di avere un uomo, si accontentano di mettersi con un uomo pericoloso.
R.
ci risiamo al “se l’è cercata” e Silvia che da donna offre la sponda.
Ci rinuncerei …quasi. Ma è esattamente la riprova di quanto scrivo sopra: maschilismo femminile (spesso inconsapevole) e maschile si equivalgono e “lottano” insieme. Ci sono poche speranze che la situazione cambi, con questi presupposti non può che peggiorare.
Lei semplifica e mette li che chi uccide la compagna in genere è criminale o immigrato…che ci si mettono a fare con questi le donne? Chiede. E insiste perché lei non è nuovo a questi argomentazioni.
Mi dispiace ma ci sono uomini di ogni estrazione sociale, italiani in maggioranza, bellimbusti o mingherlini.
George Simenon fa dire al suo mitico personaggio, il commissario Maigret: “l’amore è porto franco”, rivolto ad una ragazza che si era innamorata di un delinquente.
Ma per molte non è porto ma ultima spiaggia. Ma se la “sono cercata”…
E ci risiamo anche da parte sua.
Lei presenta le donne come povere vittime, dà agli uomini il 100% della responsabilità di quello che accade, e si aspetta che siano gli uomini a fare tutto il percorso che resta da fare.
Non mi pare che lei abbia molta stima e fiducia nelle donne, e che le veda come oggetto passivo del processo di parificazione.
Paradossalmente, trovo la sua posizione molto più maschilista della mia.
Se le donne valgono – e io sono convinto che sono in gamba esattamente quanto gli uomini – perché ci aspettiamo che stiano lì come belle statuine ad aspettare che siano gli uomini a fare tutto quello che resta da fare?
R
ma lei che cosa scrive? Ma quando mai ho detto una cosa simile? Luigi lei mi sta facendo perdere la pazienza.
Rilegga quello che scrive lei prima di inalberarsi. E maschilista a me lo dice? Grazie, mi mancava. Me lo appendo in salotto come “trofeo”.
Le faccio solo sommessamente osservare che sono gli uomini ad ammazzare le compagne non viceversa, e che il maschilismo è un fenomeno che a lei di sicuro non può dare alcun fastidio e tenderebbe a negarlo. Le faccio notare che lo ha negato più di una volta e che abbiamo anche già litigato, perciò la chiudo qui. Non ho alcuna intenzione di polemizzare ancora.
Ma scusa, BM, con tutto il rispetto, se tu dai della maschilista inconsapevole ad una donna che scrive qui sopra (dove ci sono solo maschi) che lei è attratta dal maschio dominante…il minimo che ti puoi aspettare è che il “maschio” dia della maschilista a te, mi pare persino logico.
Poi, ho idea che presto arriveremo a pretendere che la morta ammazzata torni dall’aldilà a chidere scusa a quello che l’ha strangolata o sparata, per non essergli andata incontro…suicidandosi prima di “costringerlo” a sopprimerla.
Vedrai…
R.
mi sa che siamo li li…
X sra Gazzato: se una ragazza si trovasse in campeggio a dormire in un sacco a pelo con dentro un mamba nero, ed il mamba nero, come è quasi sicuro, la mordesse ,uccidendola, secondo lei è il mamba nero il killer o la ragazza è stata disattenta o sfortunata a non verificare nel sacco a pelo? Desiderp ricordarle che l’avvocato signora Bernardini De Pace ( una donna votata alle difesa delle donne e non un rozzo fallocratico) non si stanca di ripetere:” State attente! State attente!..”
R
ah beh se è per quello anch’io. Ma che è un mamba nero?anzi no, non me lo dica, preferisco non saperlo, comunque ha ragione Serena, ogni discussione qui sopra è inutile…attente al lupo che perde il pelo quando non lo rimpiazza finto, ma ll vizio di buttare la palla al centro…e di rigirare le frittate col badile, mai.
Serena, se si riferisce a me parlando di quella che dice di essere attirata dal maschio dominante si sbaglia al 100%. Io ho scritto che tante sono attirate dal maschio dominante o si lasciano incantare dagli sbruffoni. Non io di sicuro.
R.
ha fatto bene a puntualizzarlo.
Vedo che gira e rigira si ricade sempre nelle attenuanti del tipo “se l’è cercata”, “ma come si fa a frequentare certi tipi”, “però a provocare ci stanno”, “il fatto è
che troppe donne non hanno un rapporto di stima con gli uomini”
Insomma si accetta l’anomalia che una donna debba vedere pericoli dappertutto e di conseguenza debba pensare a salvaguardarsi.
Ma questo non sarebbe avere una vita normale di persona libera, bensì una continua e penosa ricerca del “luogo sicuro” dove poter vivere, non come desidera, ma come la minaccia incombente richiede.
La donna non deve essere considerata una “preda”, deve essere libera di scegliersi i luoghi, i momenti, le circostanze, le persone che crede, cosi come fa l’uomo.
In quanto alla mancanza di stima della “categoria” maschile, che provocherebbe l’effetto reciproco, non credo ci sia una mancanza di stima preconcetta della donna verso luimo tale che possa scatenare la furia omicida dell’uomo che quasi sempre è il marito o il compagno (quindi una persona che, un tempo, si è amata e quindi stimata, perché non credo le due cose possano essere disgiunte .
OK. La mia era una provocazione e una battuta quando ho detto alla signora Gazzato che parla da maschilista.
Allora, smettiamo di discutere per iperboli e paradossi e cerchiamo di essere misurati e concreti.
Io parto dall’idea che uomini e donne sono parimenti dotati di intelligenza, buonsenso, capacità di capire e di fare. Anzi, io, quando parlo, non uso praticamente mai le categorie “uomini” e “donne” e preferisco parlare di “persone”.
Uomini e donne in Italia hanno le stesse possibilità concrete di cambiare le cose. Anzi, visto che siamo in democrazia e le donne rappresentano la maggioranza degli elettori, in teoria, comandano loro, e gli uomini sono solo una minoranza riottosa.
Io non voglio rigirare le frittate. Semplicemente, dico che uomini e donne si devono mettere d’accordo sulle cose da fare per migliorare la situazione attuale, e lavorarci su insieme.
Non mi sembra sensata la posizione per cui, dato che la colpa di tutto il male è degli uomini, tocca a loro cambiare, mentre le donne vanno bene così come sono e devono solo aspettare che gli uomini cambino.
Non mi pare un modo credibile di rappresentare la situazione e, quanto meno, credo che non sia questo l’approccio che ha più probabilità di successo.
La mia idea è supportata dal fatto che, dopo decenni di manifestazioni, leggi asimmetriche come le quote rosa ecc…. non sembra che si sia risolto niente, visto cosa scrive la signora Gazzato:
“Sono 109 le vittime di femminicidio nel 2021 in Italia, come emerge da un report del ministero dell’Interno, più 20mila le donne prese in carico dai centri antiviolenza secondo la Rete D.i.Re.”.
Bel risultato di anni e anni di “commemorazioni”!
Allora, vogliamo continuare a battere la testa contro lo stesso muro, o vogliamo provare ad inventarci qualcosa che funzioni meglio?
R.
Luigi, possiamo convenire che per andare d’accordo bisogna venirsi incontro. Su questo non ci piove. Lei sembra non capire il problema e lo pone su di un piano di comprensione reciproca.
Ma qui si parla di omicidi o meglio di femminicidi.
Non mi vorrà raccontare che basta “mttersi d’accordo”? Come potrei mettermi d’accordo col mio potenziale assassino? Gli spiego che se non mi uccide faccio come vuole lui?
Ecco vede in sintesi sarebbe questo il “venirsi incontro” che tanti uomini (non lei o altri qui sopra) hanno in mente.
Scendono a compromessi solo se a compomettersi è solo la donna, per il resto fanno come caspita gli pare.
La sua è una visione semplicistica e se vogliamo anche un po’ ingenua.
Ci vuole altro che “mettersi d’accordo” e “venirsi incontro”.
La maggior parte delle donne uccise, se potessero, le direbbero che hanno cercato per anni di andare incontro alle esigenze del compagno, non solo, ne hanno patito le intemperanze, molto spesso i maltrattamenti e i ricatti.
Lei questo lo chiama venirsi incontro?
Lei trovi soluzioni, ben vengano, io le pubblico ma, mi permetta, quella di dire che le donne hanno in mano il pallino per risolvere tutto, anche no. Le donne non sono angeli, sono persone con tutte i difetti e i pregi di tutti, ma sono discriminate ou po’ ovunque e il maschilismo è un fenomeno molto subdolo e segue percorsi che sfuggono ad ogni controllo. Solo che lei non se ne accorge.
Un mamba nero è un serpente velenosissimo, chi ne è morsicato muore senza rimedio.
R
che animaletto carino…
Signora Gazzato, mi pare che Lei non abbia pubblicato il mio ultimo messaggio.
Forse sono io che non l’ho trovato, e in tal caso chiedo scusa.
Se invece il messaggio fosse stato non pubblicato perché censurato, la mia frequentazione del suo blog finisce qui.
R.Luigi non si preoccupi, può capitare che non abbia il tempo materiale per pubblicare dei commenti (a volte anche perché vorrei prima rispondere).
Non vedo perché lei debba lasciare il blog per questo,deve solo avere un po’ di pazienza.
Ma non c’è motivo per censurare i suoi post (eventualmente l’avviso), solo mi deve dare il tempo materiale di leggerli.
Inoltre prego ancora tutti di scrivere post brevi, se possibile.
PS: Può anche essere che ci siano un numero alto di commenti in contemporanea e qualcuno rimanga indetro ( o finisca in spam automaticamente)per i motivi suddetti. Pazientate ho anch’io i miei tempi da rispettare ma prima o poi arrivo.
Sono perfettamente d’accordo che quella sparuta minoranza di uomini che arrivano alla violenza o addirittura all’omicidio verso la compagna non sono gestibili attraverso il convincimento, il venirsi incontro e il sedersi ad un tavolo insieme.
Se si parla di delinquenza, credo che le donne non possano farci niente, se non stare attente a con chi si mettono insieme.
Ma questi sono delinquenti o squilibrati, e, per fortuna, non rappresentano una fetta importante della popolazione maschile. Sono gli stessi che ricorrono alla violenza per un litigio stradale o una bega condominiale.
Il problema culturale di cui si parla riguarda le persone normali, e in questo ambito c’è margine per discutere e trovare punti di incontro.
Quello che trovo fuorviante è considerare sullo stesso piano i delitti e le carezze fugaci sul sedere, come nel caso della giornalista che faceva la diretta dallo stadio.
Gli uomini che compiono le due tipologie di cose sono molto diversi, e se li consideriamo parti dello stesso problema, continuiamo a non capirci e ad allontanare le nostre reciproche posizioni.
R.
Mi spiace ma sono esattamente sullo stesso piano, entrambi si comportano come se la donna non fosse altro che un oggetto. No, signor Luigi, difficilmente possiamo convenire su questo tema se lei insiste a voler “isolare” in uno sparuto gruppetto di decerebrati delinquenti, gli uomini, i tanti uomini che uccidono e compiono gesti di questo tipo o peggio. Non è giusto generalizzare, no, ma non è neppure giusto circoscrivere a pochi individui un fenomeno su cosi vasta scala.
Non è “un” fenomeno. Sono due.
R.
e il secondo quale sarebbe?
Come ho scritto sopra, c’è il problema grave dei comportamenti criminali, e i protagonisti, di solito, non sono semplici maschilisti; sono delinquenti.
Di norma maltrattano o uccidono la compagna, e pure i figli, che sono ancora più indifesi.
In questo momento è di attualità la violenza domestica sulle donne, ma quella sui figli, per me, è ancora più odiosa.
Un mio amico molti anni fa ha adottato un bambino di 7 anni che era stato tolto alla famiglia perché il padre lo picchiava e perfino lo violentava. Altro che maschilista ….!
L’altro problema è di tipo culturale e lì c’entra – ma fino ad un certo punto – il maschilismo.
Parlo delle molestie sul posto di lavoro, del ricatto sessuale, delle carezze rubate, delle provocazioni. In questo ambito nessuno muore o si fa male. Si producono solo danni morali, il che fa una bella differenza.
R
ah, meno male e …vive la différence!