Ma insomma povero Gianrusso mi fa un po’ di pena. Chissà quanto si è studiato la parte sul prosecco da recitare al Parlamento europeo via skype ma senza video perché non sa come farlo funzionare (o else something like that), ma lo aveva preparato in italiano.
E ci aveva messo buzzo buono. Magari lo aveva scritto qualche suo amico veneto, veronese o rovigotto. Ma no, niente da fare. Non lo può leggere in italiano se non si vede il labiale.
Una coincidenza che ha del misterioso e anche del metafisico.
Dicevo, povero Gianrusso.
Ma come si poteva pretendere da lui che traducesse in simultanea quella lode al prosecco?
Al massimo poteva bersene un goccio per conto suo, ma tradurre in inglese quella pappardella, cosi su due cuscini, era davvero un impresa titanica.
E lui non è proprio un titano.
Sfortuna? Sarà, però avrebbe potuto improvvisare, che ne so? Dire che the prosecco is good, anzi, very good.
Like Renzi e il suo pessimo inglese. Non si fa intimorire lui
Ma, concediamo a Gianrusso che una faccia di rovere stagionato come quella del senatore non si trova tutti i giorni, neppure a Bruxelles.
Sempre meglio di quello che, in un depliant pubblicitario, tradusse “Pecorino” con “Doggy style”