L’ha uccisa, l’11 agosto scorso con due coltellate al collo, ma dice di non ricordare come l’ha uccisa e suppongo neppure perché, si chiamava Silvia Manetti e aveva 46 anni.
L’uomo, Nicola Stefanini, lo ha detto ai carabinieri dove è andato a costituirsi dopo aver ucciso la compagna a Altopascio. Una delle tre donne ammazzate nel giro di 24 ore intorno a Ferragosto. Una quarta per fortuna è riuscita a scappare.
Guardate le due facce in una delle ultime foto riportate dai giornali: quella dell’uomo che non ricorda e quella di lei. Sono due facce “normali”, anche se scherzano davanti all’obiettivo come fanno molti. Questa moda di fotografarsi in tutti modi in certi casi, anche troppi, risulta macabra se la si guarda col senno di ora. Tragica, macabra, insensata, persino ridicola ma pur sempre una moda. Sembravano felici e invece di li a poco lui l’avrebbe uccisa con inaudita violenza (sempre la violenza è inaudita).
Mentre uccidere le donne, le compagne, le mogli, le fidanzate non può diventare una moda.
Sembrano quasi “orgogliosi”, certi. Non danno il minimo cenno di pentimento. Di consapevolezza di aver stroncato la vita della persona che dicevano di amare.
Bello l’amore che uccide, strangola, tira coltellate pugni calci…che amore sarebbe? E sono 38 dall’inizio dell’anno, ma c’è tempo e certamente la macabra conta non finisce qui. Chi saranno le altre predestinate?
Somiglia di più a follia generalizzata e “lucida” da parte degli uomini che non vogliono darsi per intesi che la donna non è una loro appendice, non è una loro “costola” ma un individuo con tutto il pieno diritto di vivere la propria vita, di fare le proprie scelte anche senza essere “guidate” da loro.
Perché gli uomini hanno ancora e sempre l’impudenza di pensare che, sotto, sotto, una donna non è “autosufficiente” e non può vivere senza la “guida” di un uomo. E se la donna glielo fa notare e gli dice: guarda bello che mi hai stufato, lui che fa? Si indigna? Si ritira, si mette da parte a leccarsi la ferita? Macchè, la uccide.
Una sorta di emulazione ormai folle e persino prevedibile se non fosse che ancora troppe donne ci cascano per non voler, troppo spesso vedere la dura realtà che l’uomo con cui convivono è il loro potenziale assassino.
Certo, ci vorrebbe la sfera di cristallo, ma, almeno, certi segnali andrebbero colti subito. Ma come si fa ad insegnargli ad essere più previdenti? Anche perché poi sono tanti a darne la colpa a loro: avrebbero dovuto prevederlo, dicono!
Lui l’ha uccisa in macchina, premeditatamente perché si era portato il coltello, non me la racconta che non si ricorda come perché e quando, non se ne può davvero più di questi fanatici ipocriti!
E poi, giustamente, si parla dei talebani e di come trattano le donne: nel modo più retrivo e infame.
Siamo proprio sicuri che non ce ne siano anche da noi, sotto mentite spoglie?
Mariagrazia, la tua è solo una battuta, lo so, lo strazio delle donne uccise dal proprio partner è storia vecchia, più antica dei talibani (preferisco chiamarli con la “i”, da Talib).
È il risultato di una subcultura atavica che vorrebbe la donna sottomessa all’uomo, e guai ad essa se in qualche modo si ribella; è la sottocultura dell’uso della violenza come risoluzione dei contrasti; è la vigliaccheria di chi si fa forte coi deboli e debole ciò forti; è l’acquiescenza di troppi verso questa forma odiosa di prevaricazione; è infine l’indolenza di chi, preposto a salvaguardare chi denuncia le violenza di genere e ad agire decisamente, sonnecchia o se ne lava le mani, per ignavia o perché in fondo in fondo non è convinto di questa forma barbara di oppressione della donna.
In effetti sembra che il numero di donne uccise dal proprio partner sia aumentato ma c’è da chiedersi se anche in passato è sempre stato così e oggi c’è più attenzione.
Cose tristissime, ovviamente, e io sarei per punizioni vere e severe, senza benefici vari come si usa in Italia. E vorrei che le donne fossero più attente a chi si accompagnano.
Stare sole è meglio che stare con certi tipi, dovrebbe essere chiaro. Un tempo una donna sola veniva guardata con un certo sospetto ma oggi no è più così.
R.
Beh, si un tempo le donne non “accompagnate” venivano definite “zitelle” o zitellone, ora ci si guarda bene per fortuna. Ma le assicuro Facchin che non è proprio cosi come lei dice, Una donna che vuole vivere da sola la propria vita di difficoltà ne trova ancora e molteplici.
Se un datore di lavoro ti chiede di restare nubile a vita e di non figliare (sottobanco naturalmente) capita anche che lo stesso ti veda con “sospetto” se gli dici che sei single per scelta. Insomma la nostra società, parlo di quella italiana, non è mai (ancora) abbastanza pronta per questo: le donne sole, che non vogliono figli (soprattutto) sono ancora tenute abbastanza per “strane”. E le donne lo sanno. Persino alcue donne le ritengono tali.
In quanto ai femminicidi, un tempo era come ora? Ma certo che no altrimenti il termine sarebbe stato inventato molto tempo fa, invece è (purtroppo) relativamente recente ed è una conseguenza della maggiore libertà ottenuta dalle donne con grandi battaglie e sacrifici.
Ieri avevo passeggiato nel lungomare di Acitrezza, affollatissimo di gente che passeggia o che in costume da bagno è in cerca di un posto in spiaggia dove godersi il sole e il mare.
Locali già affollati -bar, ristoranti,
trattorie- chioschi presi d’assalto alla ricerca di una bevanda ristoratrice.
In acqua barche, surf, pedalò, più lontano i motoscafi, oltre la linea dell’area protetta, oltre i Faraglioni e l’isola Lachea.
In questo stesso lungomare, di notte, s’è consumato l’ennesimo femminicidio: uno stalker più volte denunciato, colpiva a morte con una pistola la sua vittima, una giovane donna 26enne che si godeva il fresco della brezza Marina in compagnia di amici.
Un film già visto in varie parti d’Italia, nell’indifferenza della società e nell’inerzia delle autorità.
R.
si, ormai “indifferenza” è la parola che si attaglia meglio a quello che accade ed è molto ma molto pericoloso perché potrebbe passare l’idea che sia una cosa con la quale dobbiamo “imparare a convivere” come ci dicono dobbiamo fare con il Covid. Un “male” quasi inevitabile. Però cosi facendo si fa un danno gravissimo a tutti non solo alle donne uccise, alle loro famiglie ai loro figli, ma a tutti noi che diventiamo spettatori impotenti di un fenomeno brutale e violento che tende ancora una volta a sottomettere la donna che, alla lunga, potrebbe anche iniziare ad aver paura e trovare che cedere un poca della propria libertà in cambio della vita non sia poi cosi riprovevole. Sarebbe la cosa peggiore che possa succedere e la colpa ricadrebbe su tutti coloro i quali avendone la possibilità, non fanno nulla o quasi per fermare questo massacro.
Si ripete il tragico epilogo di molti femminicidi: dopo l’esplosione di ira, covata per lungo tempo, con cui viene troncata una vita, ecco l’insostenibile senso di colpa con cui l’omicida -trovato impiccato in un casolare- “giustizia” se stesso.
Quel gentiluomo che ha preso a pugni e calci una ragaza al supermercato a Gallarate, andrebbe scovato e spedito in Afghanistan a soccorrere la popolazione per 10 anni.
E i galantuomini al supermercato a cui lei ha chiesto aiuto?
Paura?
E poi diciamo che sono ancora pochi gli uomini che fanno violenza alle donne?
Pochi? Un esercito di fuori di testa.
https://www.huffingtonpost.it/entry/come-sei-carina-lei-scappa-lui-la-prende-a-calci-e-pugni-nel-supermercato_it_6124c40ce4b08d27dd1747f0?utm_hp_ref=it-homepage
Niente da dire?
Torno a parlare della donna uccisa ieri notte ad Acitrezza con cinque colpi di pistola al capo, per chiedermi con quale criterio il Gip abbia potuto prosciogliere l’energumeno dagli arresti domiciliari, comminandogli un inutile divieto di avvicinare la donna (provvedimento vano perché lasciato alla volontà dello stalker!).
L’assassino, già sposato e padre di due figli, era notoriamente un violento, era già stato in carcere, picchiava abitualmente la “fidanzata”, per cui era stato denunciato, la sua mania di persecuzione era tale da portarlo ad applicare dei sensori nell’auto della donna per poterla controllare, si era introdotto furtivamente nell’ammezzato della casa di lei da dove attraverso il tubo di aspirazione della cappa ne ascoltava le conversazioni; su Facebook aveva postato la foto di un uomo che che puntava la pistola alla tempia di una donna, aveva pubblicato frasi minacciose (“Ricordo tutto, aspetto solo il momento opportuno”), deteneva due pistole non denunciate.
Mi chiedo che occorreva di più perché il Gip decidesse di prolungare gli arresti domiciliari? E che senso ha non metterlo sotto controllo?
R.
il GIP ha risposto che ha fatto tutto secondo la legge. Allora la legge permette questo?
Anche il giudice Carnevale quando prosciogkueva i mafiosi diceva di aver fatto tutto secondo la legge
Leggi troppo blande, vecchia storia. Noi puntiamo soprattutto al recupero del reo… Sindrome cattolica e sociologia buonista.
R.
già, diamo sempre la colpa ai “cattolici” e “buonisti”. Non credo si vada molto lontano con queste idee.