Ci salverà il poeta da chi semina l’ odio?
Da chi distribuisce pensieri disumani
Gettati un po’ dovunque dal palmo delle
Mani, quale seminatore di semi avvelenati
Che col tempo producono gesti scriteriati?
Chi hai visto quelle scene che fan rabbrividire
Neppur per un istante potrà dimenticare.
L’astio, il ribrezzo e il fascino mortale
Di idee che con l’umano niente hanno a che fare.
Ce la farà il poeta solo con i suoi versi
a far passar l’idea che non siam tutti immersi
dentro le note stridule di chi vuol far passare
che Cristo morì di freddo portandolo all’altare?
Io non lo so davvero se lui lo passa fare.
Però cosa ci costa? Lasciamolo provare
E se il poeta è donna? Ha dell’universale
e il fascino sottile di ciò che sa creare.
Questo è Jacques Prévert, dalla sua raccolta di poesie Paroles (1946), Barbara, una bellissima lirica contro le guerra (“che coglionata la guerra”, esclamerà il poeta)
Ricordati Barbara
Pioveva senza sosta quel giorno su Brest
E tu camminavi sorridente
Serena rapita grondante
Sotto la pioggia
Ricordati Barbara
Come pioveva su Brest
E io ti ho incontrata a rue de Siam
Tu sorridevi
Ed anch’io sorridevo
Ricordati Barbara
Tu che io non conoscevo
Tu che non mi conoscevi
Ricordati
Ricordati quel giorno ad ogni costo
Non lo dimenticare
Un uomo s’era rifugiato sotto un portico
E ha gridato il tuo nome
Barbara
E sei corsa verso di lui sotto la pioggia
Grondante rapita rasserenata
E ti sei gettata tra le sue braccia
Ricordati questo Barbara
E non mi rimproverare di darti del tu
Io dico tu a tutti quelli che amo
Anche se una sola volta li ho veduti
Io dico tu a tutti quelli che si amano
Anche se non li conosco
Ricordati Barbara
Non dimenticare
Questa pioggia buona e felice
Sul tuo volto felice
Su questa città felice
Questa pioggia sul mare
Sull’arsenale
Sul battello d’Ouessant
Oh Barbara
Che coglionata la guerra
Che ne è di te ora
Sotto questa pioggia di ferro
Di fuoco d’acciaio di sangue
E l’uomo che ti stringeva tra le braccia
Amorosamente
E’ morto disperso o è ancora vivo
Oh Barbara
Piove senza sosta su Brest
Come pioveva allora
Ma non è più la stessa cosa e tutto è crollato
È una pioggia di lutti terribili e desolata
Non c’è nemmeno più la tempesta
Di ferro d’acciaio e di sangue
Soltanto di nuvole
Che crepano come cani
Come i cani che spariscono
Sul filo dell’acqua a Brest
E vanno ad imputridire lontano
Lontano molto lontano da Brest
Dove non vi è più nulla
R.
certo questi poeti si avrebbero potuto cambiare il mondo e un poco lo hanno fatto. Molto bella
“E se il poeta è donna? Ha dell’universale
e il fascino sottile di ciò che sa creare.”
A riprova di quanto sopra scritto, questo sonetto carico di passione delle poetessa Elizabeth Barrett Browning.
Questo è l’originale:
How do I love thee?
How do I love thee? Let me count the ways.
I love thee to the depth and breadth and height
My soul can reach, when feeling out of sight
For the ends of being and ideal grace.
I love thee to the level of every day’s
Most quiet need, by sun and candle-light.
I love thee freely, as men strive for right.
I love thee purely, as they turn from praise.
I love thee with the passion put to use
In my old griefs, and with my childhood’s faith.
I love thee with a love I seemed to lose
With my lost saints. I love thee with the breath,
Smiles, tears, of all my life; and, if God choose,
I shall but love thee better after death.
e questa una traduzione:
In quanti modi ti amo?
In quanti modi ti amo? Fammeli contare.
Ti amo fino alla profondità, alla larghezza e all’altezza
Che la mia anima può raggiungere, quando partecipa invisibile
Agli scopi dell’Esistenza e della Grazia ideale.
Ti amo al pari della più modesta necessità
Di ogni giorno, al sole e al lume di candela.
Ti amo generosamente, come chi si batte per la Giustizia;
Ti amo con purezza, come chi si volge dalla Preghiera.
Ti amo con la passione che gettavo
Nei miei trascorsi dolori, e con la fiducia della mia infanzia.
Ti amo di un amore che credevo perduto
Insieme ai miei perduti santi, — ti amo col respiro,
I sorrisi, le lacrime, di tutta la mia vita! — e, se Dio vorrà,
Ti amerò ancora di più dopo la morte.
R.
beh si direi che ha dell’universale.
Elisabeth Barrett Browning è alquanto eccessiva. Non bisognerebbe mai ridursi così.
L’amore sarà anche una febbre ma se è da cavallo…
R.
finisca la frase, non mi piacciono le frasi tronche che laciano intuire ma anche no.
Io non la trovo eccessiva, ma poetessa.
” L’amore sarà anche una febbre, ma se è da cavallo diventa un fumettone per cameriere e shampooiste”
R.
mai dire mai Bianchi, sono certa che i camerieri e le parrucchiere sanno apprezzare la poesia forse meglio di lei.
Silvia, le rispondo anche io in luogo di chi ha postato la poesia.
Che significa “eccessiva”? Rispetto chi? Forse rispetto lei e i suoi sentimenti, ma che ne sa dei sentimenti di Elisabeth Barrett Browning? E’ per caso entrata nel suo intimo?
Ognuno prova ed esprime i sentimenti propri come vuole. Lei forse, per non apparire ”eccessiva”, avrebbe detto : “Ti amo appena appena”, ma lei non è Elisabeth Barrett Browning, la poetessa si esprime per metafore, in particolare per iperboli, sono delle forme retoriche usate da moltissimi i poeti.
E poi che significa “non bisognerebbe mai ridursi”, cosa c’è di riduttivo nell’esprimere un sentimento? Vogliamo fare del moralismo pure su un sentimento di amore?
Non bisogna ridursi così significa che non bisogna mai appiattirsi psicologicamente e in sudditanza in quel modo verso un’altra persona, uomo o donna che sia.
Si può amare mantenendo il senno.
R.
giusto e auspicabile. La poesia però esce sempre dagli schemi altrimenti sarebbe altro. E quello è lo scopo: volare più alto di tutto.
Ma dove sarebbe la sudditanza? Non la vedo affatto.
La sudditanza presuppone un rapporto non paritario, costrittivo, tra padrone che ordina e servo che esegue. Non ci può essere amore se c’è sudditanza.
Invece, nelle poesia, come in amore, tutto è spontaneo, sentito, voluto, non esiste sottomissione, ma libertà di amare con tutta se stessa e fino in fondo il proprio partner, volontà di condivisione tutto con lui. E’ un sentimento libero e spontaneo, non c’è spazio per imposizioni e costrizioni.
Ho solo esposto il mio pensiero, poi la pensi come meglio crede.
L’amore quando è eccessivo acceca e rende sudditi del (o della) partner venerato e idealizzato. Bisognerebbe conservare sempre un po’ di raziocinio. Allora non è amore? No, lo è, ma più serio e maturo. La poesia vola nei cieli suoi…
R.
miei? beh, si capisce che non sa che cosa sia. Ma non è mai tardi.
Silvia C. vuole avere l’ultima parola e ritorna all’amore “eccessivo”.
Per non toglierle questa soddisfazione, non aggiungerò nulla a quanto detto nel mio post del 14 Agosto alle 16,23:
“Che significa eccessivo?” Qual è lo standard rispetto al quale un sentimento può dirsi eccessivo?
E’ eccessivo Shakespeare quando scrive: “La tua estate eterna non appassirà mai”?
Oppure Dante per il quale le sua donna pareva “cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare”?
Vogliamo istituire un misurometro dei sentimenti?
Ma no, non suoi. Suoi propri della poesia.
Il senso dell’osservazione di Silvia é che in amore ci sono anche anche altre componenti , ad esempio, la sudditanza, cioé la sottomissione di quello dei due innamorati che ama più dell’altro e che il Signor Alessandro non vede, o la gelosia, o il timore di perdere l’amato/a. Sarebbe auspicabile, nella vita reale, mantenere in amore un minimo di raziocinio per non trasformare la propria vita in un inferno. La poesia é altra cosa : vola alta nei suoi cieli ( “suoi” della poesia e non “suoi” della Gazzato) . Ha capito?
R.
meno male che c’è lei che capisce tutto. La passo ma la prossima volta si limiti a dire quello che ne pensa lei. Ho capito benissimo cosa intende Silvia e non mi serve nessun “interprete”. Lei è già stato richiamato più volte se continua cosi la cancello e basta.
In quanto ai suoi …della poesia se vogliamo essere proprio pignoli allora si scrive i “propri”, ha capito signor Bianchi? Attenzione perchè lei ha già superato di gran lunga ogni limite di sopportazione e io sono molto poco paziente.
La “sudditanza” componente dell’amore? Ma scherziamo?
La “gelosia” altra componente dell’amore?
Bianchi scambia ciò che uccide l’amore (la sudditanza) o ciò che ne è una patologia (la gelosia) con l’amore che dovrebbe solo essere donazione spontanea e reciproca.
X sra Gazzato : glielo spiega lei al Signor Alessandro che l’amore comprende in se molte sensazioni, sentimenti, estasi, tormenti, etc. Se il signor Alessandro mi coinvolge ho diritto ad una replica.
R.
Bianchi, ho come l’impressione che non gli dica nulla di nuovo, ma se insiste.
NB: però se userà ancora certe espressioni finirà dietro la lavagna per tre mesi e le ricordo che lei non “ha diritto” proprio a nulla.
Si, comprende… ma non le sudditanza.
Con ciò Bianchi, mi pare abbiamo chiarito le nostre posizioni, non credo sia utile ritornare sull’argomento.