Singing trees

You have no choice
except to stand
in front of naked life
when you are sick
nobody’s there just
plenty of you and
voices from the past.
Absolute silent at
night while you are
alone with yourself
and the ceiling.
And there you are
from head to feet
your very self
unknown to those
white walls.
That nusty buzzing
in you ear as if life
was somebody else’s
business.
And life is the last
thing you have in mind
letting yourself down
until you touch the sky.
And now it’s morning
and life is still with you
out of the windows
trees gently sing
that loving tune.

 

 

E’ un po’ triste ma alla fine quegli “alberi che cantano” sono un segnale di speranza.

Segue traduzione (forse).

Tu Bishvàt - il capodanno degli alberi | Mosaico

Un milione buttato all’aria

La presidente del Senato  non ha paura di volare ma…

A spese dello stato. Piacerebbe anche a me. Sicuro, potrei anch’io andare da Venezia a Roma ogni volta mi passa per la testa con un volo di stato?

No, a me non sarebbe concesso. Me lo dovrei perlomeno pagare. Invece lei, donna Alberti Casellati se lo può permettere e nell’ultimo anno l’ha fatto 124 volte, anche per andare in vacanza in Sardegna. Pare.

Dice che è per questioni di sicurezza, di Covid etc. Dice che lei, invece, non si vuole mischiare con la gente comune ma vuole tutti i benefici che la sua carica le concede e ne approfitta. Alla grande.

Pare che l’aereo blu abbia volato per lei in continuazione perché lei a volare coi voli di linea o a viaggiare con le Frecce non ci sta.

E’ la presidente del Senato della Repubblica italiana, che diamine. Volete farla viaggiare come una plebea? In quei trenacci, oppure in quei voli dove si sta appiccicati al volgo, senza sicurezza di uscire vivi, freschi profumati e ben pettinati?

Atterrata, poi, aveva l’auto blu a disposizione col parrucchiere all’interno che le sistemava l’acconciatura.

Elisabetta etc.etc,etc., ma per chi ci hai preso? Per i tuoi lacchè? Pare che solo per volare tu abbia speso la “modica” cifra di un milione di euro. Ci costi caretta….o no? Va bene che noblesse oblige ma potresti anche sentire una puntina di sdegno verso te stessa per aver cosi spudoratamente approfittato dei potenti mezzi messi a disposizione dallo stato italiano (se è vero, naturalmente). Ma che senso dello stato hai?

Elisabetta pensa a chi non riesce neppure a pagare l’affitto e questo mese sarà sfrattato.

Ci pensi? Ci sono italiani cosi. Non hanno lavoro né soldi in banca e andranno a mangiare alla Caritas. E tu?

Eh, già, che c’entri tu? Tu mangi solo brioches servite su vassoi d’argento. Ma tu sei cittadina italiana come tutti noi, blasonata e seconda carica dello stato fin che ti pare, ma sempre cittadina italiana.

Allora, se è vero che hai abusato della generosità (a loro insaputa) degli italiani, chiedi scusa, prendi un volo di linea, mettiti la mascherina bel calcata e poi fai un po’ di beneficenza alla mensa dei poveri.

Un milioncino basterà.

A mia madre

Sono scesa piano, ho lasciato che la brezza mi facesse planare morbida sopra le ortensie. Non ho opposto resistenza.
Ho fatto i miei calcoli, la traiettoria era giusta. Ci azzecco quasi sempre.
Oggi la brezza era più sostenuta di ieri ma ho controllato il volo a meraviglia.
Ma ho trovato un ostacolo imprevisto.
Uno di quei cosi pelosi sempre col muso all’insù a cacciare… e con le coda che mulina da tutte le parti…ma sì, un gatto.
Si era messo sulla mia strada e mi stava per tirare un brutto scherzo.
Ma io l’ho gabbato il felino. Ci vuol altro. Non fosse bastato il calabrone a reazione schivato per un pelo.
Hanno un bel dire che vita facile facciamo. Li vorrei proprio vedere i criticoni e farmi quattro grasse risate alle loro spalle.
Ho dato una scrollatina d’ala e via, ma la strizza… basta.
L’ortensia sulla quale sono atterrata oggi, vista dall’alto, vi assicuro che è tutta un’altra cosa.
Sembra una di quelle montagnole di sabbia al mare, quando il sole scende e il cielo diventa rosaturchino.
Mi piace il mare, scivolo sulle onde sfiorandole e loro mi rincorrono.
Dicono che siamo sempre di meno per via dell’inquinamento, boh, io non ci penso, ci penserà Chididovere, sembra che sia uno che sa tutto.
Io ho questa filosofia:” del doman non v’è certezza”. Dicono che facciamo una vita insulsa, di fiore in fiore, tutta invidia. Brutta malattia.
E dicono che siamo sempre meno anche perché ci infilzano con degli spilloni per metterci sotto vetro e portarci le umane a rimirarci. Bella roba!
Io spero di non essere rara perché pare che sia pericoloso. Non vorrei essere nei panni di un Macaone. Brrr.

A volte mi capita di avere qualche flash-back di vite già vissute, pare che gli umani ci identifichino con le anime dei defunti. La chiamano: metempsicosi. Io quasi, quasi ci credo perché a volte sogno
che ballo allacciata ad un umano, moro, belloccio, alto, sorridente..
Io in un’altra vita, o desiderio di appartenere ad un’altra specie? Troppo difficile per la materia grigia di cui dispongo. Conosco i miei limiti.
E poi oggi c’è un sole così bello e questo giardino è pieno di fiori che…
Ma ieri ho passato un brutto quanto d’ora. Ad un certo punto, mentre mi facevo una scorpacciata di polline è venuta giù un acqua…, d’improvviso, un vento e un acqua da far spavento. Mi sono rifugiata sotto una foglia di platano.
Avevo lo stesso le ali fradice e per tornare a volare o dovuto aspettare che il sole le asciugasse.
Pare facile.
Toh, ma che bell’esemplare di lepidottero…ma cosa fa? Mi gira intorno, svolazza e …scappa.
Scappa? Sono una farfalla non una mantide religiosa. Chi li capisce questi?
Peggio per lui, ora mi faccio un giro su quel prato, hai voglia i farfalloni che ci sono.
C’è un cane laggiù che si trascina dietro un’ umana …un po’ arrancante, troppa ciccia, signora.
Mentre io, immodestamente, ho un vitino di vespa, cioè, no, di farfalla.
A proposito di vespe. Hanno una sicumera, un’arroganza, sempre lì con quel bizz bizz fastidioso, dove passano loro non ce n’è per nessuno. Prepotenti!
E pure maleducate. E già, chi gliela insegna l’educazione a quelle? Nessuno. Dicono che noi agiamo d’istinto che ho capito essere una cosa che non ti insegna nessuno ma che hai già dentro. Chissà da dove arriva e chi ce l’ha messo? Boh.
Ho svolazzato sopra il fiume, a pelo d’acqua, schivando le anatre e poi mi sono tuffata a pesce, cioè a farfalla… ma poco perché l’acqua mi rovina le ali…ma era così bello.
Poi mi sono lasciata asciugare dal sole, sulla riva, tra i ranuncoli…ragazzi che bella la vita!

 

 

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Le madri non muoiono. Diventano farfalle, fiori, nuvole, tramonti.
Diventano pensieri d’amore che ci accompagnano sempre e sono con noi in ogni istante. Una musica dolce o un vento leggero che se ascoltiamo attenti ci riporta le loro voci.

In occasione della festa della mamma originariamente l’8 di maggio.

 

Farfalle colorate - Posts | Facebook

Rispetto e Democrazia

Non servono ulteriori leggi per rafforzare protezioni verso chi viene discriminato. Basta mettere in atto quelle che già ci sono. Il nostro paese sta diventando un dedalo di leggi, di norme e di regole e regolette da far smarrire il senso del ridicolo. Al contrario, tutta questa discussione sul ddl Zan non fa che aumentare la percezione che ci siano persone più protette di altre e di conseguenza provoca discussioni a non finire che spesso sfociano in risse. Non mi pare producente provocare risse su temi cosi delicati. Ci si inventa ogni giorno neologismi per definire sentimenti di contrarietà verso alcuni individui o gruppi di individui. L’odio è un sentimento che spesso scaturisce proprio dal fare distinzioni tra individui. La democrazia consente a tutti di avere le proprie idee e di esprimerle nel rispetto dell’altro. Non si possono usare termini dispregiativi e non si può incitare all’odio, men che meno usare violenza alle persone, in nessun caso. Non si può discriminare nessuno. Reati che sono già previsti e per i quali sono previste sanzioni. Perché aumentare ancora il lavoro di tribunali già intasati con ogni tipo di cause? Perché la nostra società diventa sempre più violenta? Si, ma serve davvero inasprire le sanzioni o inventarsi nuovi reati per ovviare ad un problema grave come la violenza in tutte le sue forme? O non serve piuttosto partire dall’educazione e dalla formazione degli individui al rispetto reciproco? Ma non lo si fa inventandosi ogni giorno una legge nuova che preveda nuove sanzioni. Lo si fa in molti modi, per esempio cercando di eliminare le tante ingiustizie che ci sono nel nostro paese e che diventano sempre più evidenti. Prima fra tutte l’enorme burocrazia con la quale abbiamo a che fare tutti i giorni e che diventa sempre più alienante. E lo si fa facendo rispettare le tante leggi che già ci sono. E’ un dovere non solo delle forze dell’ordine ma di tutti i cittadini.

 

Pubblicato oggi su “Italians” del Corriere della Sera.

Una sana proposta americana

Trovo ottima la proposta di Biden di eliminare i brevetti sui vaccini, sempre mantenendo la sicurezza. E’ un grande passo avanti per eliminare disparità notevoli tra paesi e le diseguaglianze tra paesi ricchi e paesi non i grado di affrontare la pandemia coi mezzi per poterla combattere ed è una sfida mondiale..
I vaccini contro il Covid devono essere disponibili in dosi massicce e in tutto il mondo, le aziende farmaceutiche non si possono trincerare dietro un brevetto e speculare su quelllo.
Ottimo Biden si sta dimostrando all’altezza della situazione e un leader coraggioso e illuminato.
Altro che Sleepy Joe!

Anche Von der Leyen si dice pronta ad accogliere la proposta americana di togliere la proprietà intellettuale sui vaccini, cosi come anche Macron e Merkel si sono dichiarati favorevoli.

Sarebbe una svolta che potrebbe dare veramente il via alla produzione di milioni di dosi che andrebbero a vaccinare altrettante persone nei paesi che stanno vivendo una profonda crisi pandemica e che non hanno i mezzi per produrli da soli.

Il vaccino deve essere disponibile su scala mondiale.

E’ ovvio che le industrie farmaceutiche protestino ma hanno ricevuto tanti soldi pubblici per finanziare la ricerca e ora anche loro devono dare il loro contributo per salvare anche i più poveri da questo flagello.

PS: Mi correggo, Merkel non è affatto d’accordo ed è pronta allo scontro.

Il PianoForte di Draghi

Io (purtroppo) non ho molta dimestichezza con i miliardi, a dir la verità. Mentre il premier ne ha maneggiati parecchi nella sua vita e quindi ha dato alla luce facilmente al nuovo  Piano nazionale etc.etc.etc. il quale dovrebbe portare l’Italia a fare un grosso salto di qualità. In mezzo, tra le righe, ci sono le solite categorie: d a attenzionare: giovani, donne, sud. Quelle ci sono in tutti i  piani di tutti i governi ma poi rimangono sempre li, fermi in posizione di attesa che si compia la beata speranza…Chissà se  anche questa volta sarà cosi?
Ma no, il Pianoforte di Draghi ci suonerà l’Eroica e il futuro se non sarà proprio rosa, sarà una nuance che si avvicina molto: grigio sfumato…
Apprescindere…
di seguito, pubblico  alcune  considerazioni di Alessandro sul tema
                                                   .-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Da pochi giorni il PNRR, ossia il Piano Nazionale di Ricostruzione e Resilienza è stato consegnato al vaglio della UE. Si tratta di un piano di 235 miliardi di Euro, così suddivisi nelle sei missioni:
Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura 50,07 miliardi; rivoluzione verde e transazione ecologica 69,96 miliardi; infrastrutture 31,46 miliardi; Istruzione e ricerca 33,81 miliardi; inclusione e coesione 29,62 miliardi; salute 20,22 miliardi.

Un piano ambizioso con un impegno di risorse mai visto, che come finalità economico-sociali intende perseguire la parità di genere, favorire i giovani e ridurre il gap economico tra Nord e Sud,

La riuscita del piano è legata strettamente a certe riforme strutturali che dovremmo intraprendere in concomitanza agli investimento produttivi: pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione e razionalizzazione della legislazione, promozione della concorrenza, etc.

Gli investimenti riferibili al territorio sono circa 205 miliardi di cui 82 vanno al Mezzogiorno ossia il 40% con una inversione di tendenza –così sembra- rispetto a quella storica che destinava al Mezzogiorno meno di ciò che gli sarebbe spettato in proporzione alla popolazione: a detta di Draghi, negli ultimi dieci anni, il Mezzogiorno ha ricevuto un investimento dimezzato.

Tutto lodevole, ma c’è qualcosa da ridire su quel 40 %, pari a 82 miliardi, destinato al Sud:

In realtà il PNRR comprende oltre il Recovery fund (pari a 191,5 più 30,64 miliardi complementari), anche 13 miliardi del Fondo di Sviluppo e Coesione (React Eu), fondo di cui, per regolamento, due terzi pari a 8,6 miliardi, sono destinati al Sud. Pertanto dal Recovery fund vero e proprio, il Sud riceve ( 82-8,6)/(235-13), ossia il 33%, poco meno di quello che spetterebbe in proporzione alla popolazione, e direi poco, visto che la notevole cifra accordata dalla Ue è dovuta proprio al basso reddito del Sud.
E c’è qualche altra ombra in questo sfolgorio di ottime intenzioni: su 235 miliardi non se ne sono trovati 5 per fare il Ponte sullo Stretto di Messina! Si alla Tav Salerno-Reggio Calabria, sì alla Tav Catania-Palermo-Messina, no al Ponte, vanificando in parte lo scopo delle Tav.

Il “no” al Ponte, ufficialmente perché non era realizzabile nei tempi previsti del 2026, e mancava ancora –benché sollecitato dalle Regioni Calabria e Sicilia- il parere (l’ennesimo) della commissione del Ministero delle Infrastrutture.

Adesso si scopre che anche la Tav fino a Reggio Calabria non rispetterebbe i tempi prescritti, sarebbe pronta nel 2030, ma ciò non ha impedito di inserirla nel piano, mentre il parere tecnico della commissione ministeriale è arrivato, è positivo, ma fuori tempo massimo, ora mancano i fondi! Insomma, la beffa del Ponte continua: la speranza è che almeno tutto il resto non lo sia, il Paese non se lo può permettere.

Alessandro Stramondo

Trappola mortale

A che cosa serviva portare la mascherina per proteggersi dal Covid, se poi doveva finire schiacciata da una macchina tessile? Cosi, Luana, 22 anni ha finito di vivere, durante il suo turno in una fabbrica tessile tra Prato e Pistoia.

Pare che gli infortuni sul lavoro in Italia siano in crescita: due morti al giorno, in media. Sono un’enormità.

Luana aveva un figlio di cinque anni che è rimasto orfano. Questa volta non si tratta di femminicidio ma di infortunio sul lavoro. Con questa definizione vengano derubricati troppi morti, troppi incidenti che si potrebbero evitare investendo di più sulla sicurezza.

Non si risparmia mettendo a rischio la vita dei lavoratori. Lo sentiamo dopo ogni tragedia, ma poi tutto rimane come prima.

Eppure il modo per investire in sicurezza ci sarebbe ed è il migliore investimento che possa fare un’azienda: proteggere la vita dei suoi dipendenti.

Sono loro a mandarla avanti e sono loro che hanno diritto ad essere tutelati e ad aver salva la vita mediante accorgimenti che non devono gravare troppo sui bilanci delle aziende che, magari, faticano ad andare avanti.

A questo punto deve intervenire lo stato. Si pensi a incentivi per chi investe in sicurezza, si aiutino le aziende che hanno difficoltà e si impongano sanzioni severissime a chi non si adegua a standard di sicurezza che devono essere elevati non minimi.

E si prenda la morte di Luana D’Orazio ad esempio di tante vittime del lavoro e se ne faccia un simbolo perché non succeda più che una ragazza ventenne, già madre, non torni a casa la sera perché la fabbrica dove lavorava non ha pensato a dispositivi che avrebbero potuto salvarle la vita e farle riabbracciare il figlio. Perché non succeda più a nessuno di non tornare a casa dopo il lavoro perché un infortunio che si poteva e di doveva evitare se l’è portato via. E con lui una vita di sacrifici e speranze  e sofferenze e ansie e attese di un futuro migliore.

Mai più morti sul lavoro, mai più. Un paese che si definisce civile non se li può permettere.

Solidarietà alla famiglia di Luana D’Orazio, al suo bambino e alle famiglie di tutti quelli che non sono più tornati a casa perché il lavoro tanto desiderato si è trasformato in una trappola mortale.

Un caffè?

Non ho simpatia per Fedez, ma neppure antipatia. Diciamo che mi è indifferente. Ma non capisco bene tutta questa storia della sua partecipazione al Concertone del Primo Maggio finita su tutti i giornali.

Voleva fare un comizio e la Rai voleva censurarlo? pare di si, da quello che afferma. Poi, non solo lo afferma, ma dopo la smentita un po’ debole della Rai, Fedez ha messo su Istagram la telefonata con la Rai che aveva preventivamente registrato, a favore di telecamera, nel caso, non si sa mai.

Dunque? Ha detto quello che voleva dire alla fine. Ha fatto un vero comizio.  Non voglio entrare nel merito di quanto dice, non mi interessa qui parlare delle sue parole. Però mi disturba un pochino che la sinistra debba essere rappresentata da un miliardario che ha una moglie miliardaria, che vende qualsiasi cosa. L’ultima, un paggetto o salopette per neonati a circa la modica cifra di 200 euro e forse passa. Euro più euro meno. Però parlare di diritti civili dal palco del Primo Maggio fa tanto influencer.

Vuoi mettere?

La Rai mi pare si difende dicendo che ha comprato un prodotto preconfezionato ma che suggeriva al cantante di moderare i toni del suo intervento perché non era il giusto contesto….più o meno e che però Rai 3 è sempre stata e sempre sarà per la l ibertà di espressione.

Certamente, però essendo un ente pubblico deve anche badare che sia garantito il pluralismo. Un po’ difficile da conciliare e però Fedez ha replicato che lui si assume la responsabilità di quello che dice e che può dire quello che c…gli pare.

Lo ha detto, quel c…che gli è parso e piaciuto (a chi non piacerebbe?), anche con una certa arroganza: Uhe, giovani, io sono Fedez, il marito di Chiara, quotata in borsa, nella media borghesia italiana occupo una società…(cit.).

Impegnato civilmente e politicamente, il cantante ha fatto il suo show. Ora protesta, ancora, non si sa bene perché visto che ha detto quel c… che ha voluto e che Salvini lo ha pure invitato a prendere un caffè.

Pare che Fedez non abbia accettato, ma solo perché ha paura di doverlo pagare lui.

Festa chi?

Oggi sarebbe il primo maggio Festa del Lavoro.
Ma che si festeggia? I disoccupati? I giovani e le donne che il lavoro non lo trovano e non lo troveranno mai?
I portaborse dei politici trovano molto lavoro, ma gli altri?
Trovano solo facce irridenti: sei troppo laureato, troppo esigente, troppo donna, troppo troppo troppo.
E via cosi.
Colpa del Covid? Ormai si da di tutto la colpa al covid.
Ma in Italia la situazione va avanti da un pezzo.
Manca il lavoro? Si deve riconventire tutto al green, al fashion, al robottismo, al digitale e al vattelapesca?
Si, certo e pure alla transizione e alla transazione ecologica e postideologica.
L’importante che ci sia un “logica” in mezzo.
Logico. Un bel dire e un bel tacere, un bel fare e un bel disfare e intanto anche oggi abbiamo tutti una certa puzzetta sotto al nasino per la “festa”.
Perché festeggiare chi e che cosa? Il 25 aprile no, troppo divisivo, il primo maggio nemmeno, troppo comunista, la pasqua troppo religiosa il natale troppo idealista.
Festeggiare è ormai una cosa obsoleta. Non parliamo della festa delle donne, o del 25 novembre, quelle sono proprio da dimenticare.
I lavoratori poi sono sempre più classe privilegiata. Guardati quasi con sospetto.
I dipendenti pubblici perché per la maggior parte sono degli asini furbetti e dilapidatori di fortune di stato, gli insegnanti? Peggio che andar di notte con gli occhiali neri e la mascherina nera sugli occhi.
Gente che mangia a sbafo sulle spalle dei contribuenti.
Gli operai? Non esistono più e se esistono si aspettano da un giorno all’altro un calcio sul sedere: troppo avvinghiati ai sindacati, strapieni di ideologia sociocattocomunista con una spruzzatina di sociofascioliberismo.
Per carità. I lavoratori dei “servizi”? Chi? Quelli che portano le pizze chi? Camminare, passi lunghi e ben distesi.
Divanisti convinti invece sono i percettori di redditi da nullafacenza e buoni per votare e convincere i restii che si fa per il “loro bene”.
Ecco il “lavoro” del futuro: collaudatore/trice di divani e letti , poltrone e sofà, sofistici o meno. L’ideale lavorativo di chi ormai ha perso non solo la pazienza ma tutta anche la residua speranza di trovare uno straccio di lavoro decente.
Perché di alzarsi la mattina ad andare raccogliere pomodori ormai non ci sta più nessuno a parte gli immigrati sfruttati e malpagati, e i lavoro sporchi non piacciono (dicono) ai giovani oltre i quaranta che esibiscono titoli e vorrebbero fare la vita di Michelaccio…vulgata ormai trita come il prezzemolo per il sugo.
Ma che va ancora bene per chi osa lamentare una situazione ormai disperata.
Portaborse e lacchè di ministro: la professione del futuro, avanti popolo, chiedete e vi sarà tolto!

Meschini

La diffamazione è un’arte sottile. Si fa presto a dire che qualcuno è in un certo modo, negativo, naturalmente, per farlo passare per qualcosa che chi lo denigra vuole farlo passare. E finisce che ci passa.

Se, per esempio si da del comunista a chi vuole festeggiare il 25 aprile, lo si insulta, gli si dice che non conosce la storia, la geografia, e neppure la matematica. Se poi gli si da del fascista, gli si dice che è autoritario, dittatore o dittatrice e che non ha rispetto per le idee altrui.

Si fa presto a diffamare.

La diffamazione è un reato punito dalla legge ma la maggior parte di chi la pratica se ne infischia.

Provalo, ti dicono. Prova che ti sto diffamando e non sto, invece dicendo delle verità inconfutabili.

Democratico tu? Ma per favore, sei più fascista di Lui.

Ecco, basta una frase cosi e la diffamazione è compiuta.

Se poi si dice ad una donna: sei una poco di buono. Ci si passa sopra perché le donne subiscono da sempre la diffamazione.

“Puttana”, ridacchiano amici tra sé al bar, se vedono una ragazza passare, magari perché ha un certo tipo di abbigliamento, ancora nel terzo millennio…gonna troppo corta, pantaloni troppo attillati…

Qualche giorno fa una ragazza siciliana che aveva denunciato uno stupro da parte di alcuni “amici”, ha avuto la sorpresa di sapere che il padre è andato dai carabinieri a denunciare lei! Era ubriaca, ha detto, non sapeva quello che faceva e non sa quello che dice, questi sono bravi ragazzi, ha detto, il padre di lei, parlando di chi l’ha stuprata.

Ecco, funziona cosi: basta far girare la voce. su una donna che è “una poco di buono” perché sia bollata a vita e anche oltre. Su di un uomo è più difficle far passare la voce che è un violento perché la violenza non è sempre vista come una qualità negativa: potrebbe avere le sue brave ragioni per esserlo. Alcuni, anzi molti ragionano ancora cosi!

Si può denunciare, querelare, chi ti insulta, ma non è facile avere giustizia.

Perché devi avere le prove che quello era veramente un insulto e non una semplice “manifestazione democratica del pensiero”.

Offendere sui social ormai è diventato un passatempo: se vuoi rovinare la reputazione di chiunque basta che batti come un martello il chiodo della diffamazione inventandoti qualsiasi cosa e perseguendo con  precisione la volontà di coprire di ridicolo o di far passare un’idea di quella persona del tutto contraria alla realtà e ci riesci, alla fine ci riesci. Quasi sempre.

E al diffamato non resta che abbozzare. Oppure denunciare con scarsi risultati

Basti vedere le denunce del movimento Meetoo: hanno si portato in galera qualche depravato, ma hanno anche prodotto una campagna di denigrazione costante e continua verso quelle donne che hanno denunciato.

Perché?

Perché, in generale, si tende a volere il male degli altri. La gente gode a vedere gli altri stare male, anche chi si proclama “amante del prossimo” ad ogni occasione anzi, soprattutto quelli. Una buona parte della popolazione si dedica alla diffamazione con costanza.

Pratica misera, meschina di persone con malanimo vecchio e incancrenito che sfoga su chiunque gli capiti a tiro.

Meschini diffamatori che hanno imparato l’arte di offendere e farla franca e che parlano di sé sempre autoesaltandosi,inventandosi meriti e titoli che sono lungi dal possedere o che possiedono solo per poter guardare gli altri da sotto in su.

Gente piccola che passa le giornate ad odiare meschinamente l’umanità intera, quella che non si inchina quando passano e non gli porta fiori anche metaforici e non incensa ogni parola che dicono, gente che trova sempre pagliuzze negli occhi degli altri e non si accorge delle travi che gli nascondono la vista.

E sono tanti, purtroppo, più di quanti si possa immaginare.

Meschini.