Love is a bar of chocolate
in the cold winter nights
when everything is still
only the mourn of wind
through the willow tree.
Love is a voice too loud
into the silent room
when you stand all alone
and dark comes far too soon.
Love is a conversation where
you are right or wrong
the only thing that matters
it can last all night long.
Love is that laugh for nothing
that brings the joy of life
and in the coldest winter
makes you feel warm inside.
Complimenti per questa delicata lirica sull’amore, scritta in inglese.
La familiarità con la questa lingua è evidente nella musicalità dei versi, ma non è che il suo uso sia da interpretare anche come una sorta di schermo?
Risposta
si, può anche darsi ma questa l’ho scritta e postata su un blog letterario del The Guardian e per quello era stata scritta in inglese, ma va bene domani la traduco non tutti devono per forza sapere l’inglese.
Ma no, scherzavo parlando dello schermo.
La poesia va benissimo cosi, pensata e nata in inglese deve restare in inglese.
X sra Gazzato: tradurla in italiano è una promessa o una minaccia?
Risposta
ma una minaccia, naturalmente. Perché non la traduce lei Bianchi? O chi se la sente? Lanciamo una gara alla migliore traduzione? Non si vince nulla però.
Propongo anche la versione (sempre in inglese) con la parola Love sostituita dalla parola Sex. Penso che la poesia conserverebbe la sua validità.
Risposta
mi fa piacere che la consideri valida. Per il resto, può aggiungere o levare, ma, credo che se la poesia è nata cosi, un senso ci deve essere.
Ridere per niente
Una barretta di cioccolato
Nelle fredde notti d’inverno
somiglia all’amore.
Quando tutto è immobile
Solo il mormorare del vento
Che scuote i salici intirizziti.
Come assomiglia all’amore
una voce che rompe
il silenzio della stanza
Quando senti la solitudine
E viene buio troppo presto.
Assomiglia all’amore, un dialogo
che se hai ragione o torto
Non fa differenza.
La sola cosa che conta
È che può andare avanti
Tutta la notte.
E’ anche quel ridere per niente
Che illumina la vita
Nel colmo dell’inverno
E che riscalda l’anima.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Ecco, tradotta dall’inglese dall’autrice.
Nella traduzione la parola Amore non è in evidenza come nell’originale. E’ un po’ nascosta fra le altre e questo mi sembra smorzi un po’ l’effetto.
Risposta
si cimenti allora Silvia. La lingua inglese ha un’immediatezza che non è sempre facile rendere in italiano, Ma, naturalmente è soggettivo.
Ottima anche i italiano.
Come si può conciliare una poetessa che predica che il dialogo è comunque amore con una tipa che contesta e strapazza chi ha idee diverse dalle sue? Mah misteri della Giungla Nera.
Risposta
lei non sa che ho una natura doppia come molti di noi. Se la “tipa” sono io, ovviamente. Ma la “tipa ” non “contesta” e non “strapazza”, dice semplicemente come la pensa. Sempre. E caso mai sono i “tipi”a contestare e strapazzare chi non la pensa come loro. Casomai.
Il Bianchi forse non sa che una persona può essere come un prisma. Con diversi lati anche apparentemente in contrasto fra di loro. Molti di noi, dice Mariagrazia (e io mi metto tra quelle!).
Siamo uno, nessuno, centomila.
Almeno tre lati dovremmo averli: Intelletto, sentimento, eros.
Le percentuali possono variare da persona a persona.
Poi ci deve essere l’amalgama!
L’amore è come il cioccolato
quando nell’immobilità
delle fredde notti invernali
il vento soffia
tra le fronde del salice
l’amore è il grido che squarcia
il silenzio della stanza
quando sei solo
e il buio ti coglie all’improvviso
L’amore è il conversare
-e non importa chi
ha torto o ragione-
purché duri tutta la notte
L’amore è quel ridere di nulla
che nel più freddo inverno
ti dà gioia di vivere e calore.
Risposta
bella anche questa versione.
Francamente, senza togliere niente a questo poeta sensile e buono, mi pare che” un grido che squarcia il silenzio della stanza quando sei solo e il buio ti coglie all’improvviso ” mi pate più che amore una scena di” Shining” o “Psyco”. O no?
Risposta
no è inteso nel senso poetico di un “grido” silenzioso e metaforico quando il “buio ti coglie all’improvviso”. Mi permetto di rispondere perché la traduzione di Alessandro coglie in pieno quello che intendevo col mio testo in inglese, ma se vorrà dare la sua interpretazione (dell’interpretazione), può naturalmente farlo.
Come sarebbe bello se ognuno parlasse come mangia invece di tentare di “epater les bourgeois”.A parte tutto, in questa discissione lunare ha piu senso definire l’amore una voce nella notte ( come fa la padrona del vapore) che non come fa il suo traduttore che parla di grido.Ma evidentemente i miei limiti intellettuali non mi consentono di volare alle quote del suo traduttore.
C’era anche una canzone che parlava della Voce del silenzio…
Ognuno dà l’interpretazione a sé congeniale: Bianchi deve aver visto troppi thriller.
Bianchi, Mariagrazia appartiene alla schiatta purissima dei Poètes maudits, cime Villon, Baudelaire, Rimbaud, Mallarmé, Verlaine. Quindi non ti meravigliare se è capace di scrivere, sia in italiano che in inglese, liriche solo in apparenza discordanti con il suo abituale temperamento.
Non posso risponderle, Bifani. Sono cestinato senza pieta.
Risposta
non faccia lo spiritoso, se vuole rispondere lo faccia in modo corretto altrimenti telefonatevi o mailatevi.
Oppure, se ritiene di poter entrare qui solo per fare “bagolo”, le consiglio di smetterla, non è aria.
Off topic
Non metto in dubbio che David De Gea sia un grande portiere, considerato addirittura fra i migliori calciatori nati dopo il 1989, dalla rivista Don Balón.
Ma quello che è successo ieri al portiere del Manchester United (e delle nazionale Spagnola) ha veramente dell’incredibile, tale da confermare che nel Calcio –come diceva Brera- la palla è “rotonda”, ma non nel senso euclideo, bensì per significare che nel calcio nulla è definitivo e possono avvenire le cose più pazze
Ma insomma, cosa avrebbe fatto questo portiere, alto 189 centimetri, allampanato, fronte spaziosa, occhi grifagni e barbetta ben curata?
Per saperlo occorre andare a mercoledì sera, ore 23 e 30 circa, finale di Europa League tra Villareal e Manchester United: risultato dopo i tempi supplementari 1-1. Come dire, tanto rumore per nulla. Infatti il più bello deve venire, si va ai rigori, ora se la giocano i due portieri contro i rigoristi delle due squadre.
In genere, il portiere su cinque tiri uno lo para, o se non lo para il tiro va fuori o sul palo, e tutto si conclude nel giro dei cinque rigori assegnati per ciascuna squadra. Se non basta si va ad oltranza finché un rigorista sbaglia o si fa parare il rigore e l’altro l’azzecca. Così ci si aspettava ieri.
E qui entra in gioco De Gea. E’ il primo dei due portieri chiamato a parare: solite raccomandazioni dell’arbitro che i portieri non ascoltano neppure, e si parte. Tiro da una parte e portiere dall’altra parte, il pallone si insacca, 1-0 a favore del Villareal. Ora è l’altro portiere che viene battuto e si torna in parità.
Si ricomincia… secondo rigore… terzo… quarto… quinto rigore: nessun rigorista sbaglia, nessun rigore è parato. Esauriti i primi cinque rigori si va ad oltranza, chi sbaglia è fuori, ma la scena non cambia, nessuno sbaglia, De Gea sempre clamorosamente battuto, fosse stato fermo, almeno un rigore l’avrebbe parato, forse addirittura due, ma lui non sta fermo, fa un balzetto in avanti e poi si butta dal lato sbagliato. L’altro portiere non è da meno, anche lui è battuto, ma almeno riesce a sfiorare un paio di volte le palla, non tanto però da deviarla dallo specchio delle porta. E poi, a guardarlo in viso, ha lo sguardo beffardo che devono avere i portieri, mentre l’altro, De Gea, sembra un derelitto, è quasi terrorizzato.
Così si arriva a dieci rigori su dieci segnati, quasi un record, portieri umiliati, rigoristi al settimo cielo. A questo punto esauriti i dieci calciatori disponibili tocca ai portieri sfidarsi a singolar tenzone, come in un western di Sergio Leone. E’ il momento che De Gea dovrebbe far valere la sua fama, tutti pensano al suo riscatto.
L’altro portiere, quello dallo sguardo beffardo, tira per primo: zac! Un tiro, manco l’avesse scoccato Pelè, che batte irrimediabilmente De Gea. Ora tocca a De Gea tirare, tutti gli sguardi sono puntati sui suoi piedi, ora che le sua arme migliori –la mani- ne sono uscite spuntate, sono i piedi che dovrebbero salvarlo, e De Gea compie il suo capolavoro: tiro fiacco e parata del suo equivalente beffardo avversario. Così, il Manchester United perde la Coppa, ma De Gea rimane nella storia .
Risposta
beh, un bel racconto, ma io questa sera penso alla vittoria del Venezia sul Cittadella (gol all’ultimo minuto di Boccalon) e dopo diciannove anni la mia città torna in serie A!
Si ho visto, complimenti al Venezia, festeggiamo con un boccalon di vino!
Dedicato in modo semiserio ai critici d’arte di questo blog.
So di non essere Jimi Hendrix, ma talvolta mi trastullo strimpellando qualche accordo scaricato da internet. Lo trovo divertente e altresì terapeutico e antidepressivo. Se mi sentisse un vero musicista si metterebbe a ridere, conosco quella ventina di accordi che mi permettono di massacrare Venditti, De Gregori o Dalla. Non riesco a leggere quegli strani pallini disposti disordinatamente su 5 righe e sono stupefatto quando qualcuno invece riesce a trasformarli in qualche melodia. Ma non è ad una commissione di esame del conservatorio che mi rivolgo: suono per me stesso e per qualche altro che benevolmente si diverte con qualche canzoncina.
Poi ci sono quelli che non sanno nemmeno quale sia il dritto o il rovescio di una chitarra che scuotono la testa a farmi intendere quanto io sia scarso, osservando che The Edge degli U2, quello sì che è bravo. Bella forza. Hanno ragione, ma non ricordo di essere in ballottaggio con lui nell’accompagnare Bono Vox. Un po’ come quando imbraccio una racchetta da tennis non pretendo di giocarmela con Roger Federer.
Qualche volta si può maltrattare l’arte, se questo ci può creare benessere in questa valle di lacrime. Gli altri possono ascoltare/leggere/guardare, ma anche no. In fondo il biglietto mica lo pagano.
Risposta
Mauro, sono sicura che i suoi strimpelli non sono niente male.
Il Venezia avrebbe vinto gli spareggi anche senza il gol dell’ultimo minuto contro il Cittadella. Che aveva le mie preferenze. Una piccola città di ventimila abitanti meritava di provare a stare fra i grandi. Venezia ha già altre glorie.
Risposta
certo, avrebbe vinto lo stesso ma il gol ha reso la vittoria ancora più meritata.
Il Cittadella ha giocato bene ma ha perso, cosi funziona: una delle due squadre vince, l’altra perde. E Cittadella è una magnifica città e ha le sue glorie. Sarà per la prossima.