Un poeta è eterno

Mi sono sentita sbandare, un poco, come se avessi perso il mio “centro di gravità” che non è “permanente” perché mi è bastato apprendere che un poeta ci ha lasciato, per sentirmi un po’ più orfana.

Come si esprime questo senso di sbandamento davanti ad una notizia del genere? Franco Battiato, il poeta, ci ha fatto questo “scherzo”. Di certo non è voluto, ma ho come l’impressione che la sua ironia se la sia portata con sé dove è andato e che la stia ancora traducendo in versi.

Cosa dire del suo estro, della sua fantasia, della sua sensibilità che non suoni retorico e anche un po’ falso? Ho una ridda di motivi in testa, si accavallano rapidi come le parole delle sue canzoni, come se stesse tutto dentro un frullatore e ne uscissero motivi nuovi.

No, poi penso, questa non era sua era di…non ricordo. E poi mi consolo pensando che i poeti sono eterni. Sono acqua che scorre e vento e nuvole e fiori e sono quell’anima profonda del mondo che spesso non sappiamo interpretare, che ci parla ma che non ascoltiamo e che solo un poeta può tradurre in termini conosciuti e riconoscibili.

Grazie a Franco Battiato per la sua arte, la sua personalità cosi originale e cosi tanto sempre fuori dagli schemi, ma proprio fuori fuori, non apparenza ma sostanza del “fuori”, oltre l’mmaginazione. Pochi cosi, ora uno in meno.

Ma un poeta è eterno.

 

6 commenti su “Un poeta è eterno”

  1. Un po’ poeta, un po’ filosofo, un po’ musico, nell’insieme un grande artista, se n’è andato in silenzio, quasi di sorpresa. Lo ricordo in questa immagine di adolescente dallo sguardo di sognatore, come di sogno apparivano certe sue composizioni.
    Ciao, Franco, ti immagino passeggiare tra i boschi del tuo paese etneo, Milo.

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  2. Il Maestro s’è spento lentamente nelle sua villa di Milo, colpito da una malattia degenerativa. Lo ricordo con una sua composizione, l’ombra della luce

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    mi pare di ricordare che Battiato non volesse essere chiamato Maestro. Tutte le sue canzoni sono capolavori non lo scopriamo ora ma ora lo sembrano ancora di più.

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  3. La Cura non è la mia preferita, sebbene sia un’ottima composizione. Lo preferivo quando si lanciava in descrizioni al limite del surreale:
    “Volano gli uccelli volano
    Nello spazio tra le nuvole
    Con le regole assegnate
    A questa parte di universo
    Al nostro sistema solare
    Aprono le ali
    Scendono in picchiata, atterrano
    Meglio di aeroplani
    Cambiano le prospettive al mondo
    Voli imprevedibili ed ascese velocissime
    Traiettorie impercettibili
    Codici di geometria esistenziale…”
    Anche nelle canzoni più “facili” c’è sempre una grande vastità di citazioni e riferimenti. Sentendo i servizi dei telegiornali mi accorgevo di saperle quasi tutte a memoria. Ho i primi album in musicassetta, poi dei vinili e una serie di CD.
    Sebbene si sapesse che non godeva di buona salute, la sua scomparsa mi turba molto.
    Povera musica, Povera Patria.

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    meravigliosa, eccola:

    filosofia e poesia e intelligenza “cosmica”.

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  4. Capisco il dispiacere per la scomparsa di un artista poliedrico come Battiato ma confesso che non l’ho mai sentito nelle mie corde.
    Troppo spiritualismo, troppo sufismo, troppa ricerca di significati esoterici, e anche troppi versi di buona retorica. Politicamente naif, era assessore (per poco) in Sicilia e non voleva essere chiamato assessore, si offendeva. Boh.
    Inoltre le mie preferenze musicali sono altre. Anche i tentativi di musica elettronica non li considero un gran che. E non trovo entusiasmante anche il troppo eclettismo.
    Quanto ai versi de La cura, mi sembra che in effetti Battiato non si sia preso cura di nessuno. anzi, altri si sono presi cura di lui.
    Umane contraddizioni…

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    ognuno ha i propri gusti, su questo nessuno può discutere. Ma che Battiato non si sia preso cura di nessuno, non capisco come faccia ad affermarlo. Non crede che un poeta (io penso lo fosse) si prenda cura di tutti con quello che lascia in eredità al mondo?

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