Non tutti ma tanti

I modi nei quali si può umiliare una donna sono tanti. Innumerevoli. Nemmeno ci si immagina quanti. E gli uomini li conoscono tutti e anche di più.

Le donne lo sanno, ma spesso fanno finta di nulla. Esattamente come ha fatto Ursula Von der Leyen all’incontro con Erdogan.

Ha abbozzato, le donne sono abituate a farlo, da sempre. Sanno che se protestano passano anche dalla parte del torto quando con tutta evidenza hanno ragione.

Sul lavoro non succede mai che ai colleghi maschi venga chiesto se hanno intenzione di sposarsi e figliare. Va da sé che lo faranno, è previsto e, anzi, auspicabile per qualsiasi datore di lavoro: sapere che chi viene assunto si assumerà l’onere di una famiglia non può che essere una garanzia.

Per la donna no. E’ tutto il contrario. ( A meno di mogli di o flglie o amanti di…o chiareferrigne di).  Le viene chiesto se ha intenzione di sposarsi e se vuole dei figli fin dal primo colloquio. E, nella maggior parte dei casi, la donna risponde che no, ma quando mai? E’ single per scelta e di figliare non ci pensa proprio. Altrimenti il posto lo ottiene col binocolo o monocolo e la storia va avanti da sempre e non è cambiato niente.

Ma non basta. Le fanno anche firmare le dimissioni in bianco, cosi nel caso, ci si toglie il pensiero da subito. E una dimissione per le varie ipotesi.

Una pratica che va avanti da decenni, le aziende assumono donne (quando le assumono) anche perché più duttili, malleabili, ricattabili e persino più solerti e spesso più brave, colte e preparate di tanti colleghi maschi però…c’è sempre quel “rischio”.

Ed è cosi che in tempi come questi, siamo ridotti che la donna, licenziabile prima degli uomini  e sottoposta a ricatti di ogni genere di fare figli non ci pensa proprio. Non ci può pensare se non come sogno quasi irrealizzabile.

Troppo rischioso. Ed è anche e forse soprattutto per la totale insicurezza del futuro che siamo ridotti a questo  punto e pare, andrà sempre peggio.

Bambini (quasi) zero. C’è da pagare il mutuo e poi, le convivenze presto sfociano in dissidi e ognuno se ne torna a casa dei genitori o a vivere per conto proprio sempre ammesso e non concesso che trovi un posto dove andare e ammesso e non concesso che lei non finisca ammazzata.

La pandemia ha peggiorato di molto questa situazione. Come si fa a pensare di fare figli in questo caos?

E non è che sia solo la donna a risertire di questa situziane precaria, naturalmente, influisce su tutti, ma lei ne fa doppie spese perché sempre e comunque messa nella condizione di non poter contare su uno stipendio e col rischio di essere lasciata a casa da un momento all’altro. Più di un uomo, sempre più di un uomo. E con questi presupposti ci si meraviglia se non si fanno più figli?

L’Italia del terzo millennio è messa peggio di quella del secolo scorso, molto peggio. I giovani hanno abissi davanti a sé che non sanno come aggirare senza trovare altri abissi.

Per le donne va sempre peggio. Sono costrette ad emigrare oppure ad adattarsi a lavori precari e mal retriuiti o addirittura a non sperare neppure più di trovare un lavoro adeguato ai loro studi e alle loro possibilità, non parliamo poi di potenzialità.

Il “mercato” è chiuso, dolente, sofferente e risente della pandemia e politiche nefaste e scriteriate e della pesante e asfissiante burocrazia italiana, un mostro a mille teste che fa perdere la voglia di vivere a chiunque si trovi ad averci a che fare per qualsiasi motivo.

La tecnologia è invadente e ormai sono sempre di più i giovani schermo- dipendenti e le patologie legate alla mancanza di contatti sociali “dal vivo” crescono.

E sono sempre le donne ancora una volta a risentire di più (di più, si badi bene, anzi i critici lo considerino) di questa situazione. Le donne che vengono spesso sfruttate e mobbizzate dalle aziende e ridicolizzate o peggio sui social. E che in famiglia subiscono il carico di (quasi) tutti i problemi: dalla cura della casa a quella di figli e genitori anziani.  E le politiche per la famiglia degli ultimi tempi non sono che ridicoli palliativi che non servono a niente se non ad ingrassare i “consensi” dei partiti che le propongono.

Quando le donne si ribellano contro questo stato di cose vengono definite in tutti i modi: da “femministe isteriche” a “femministe talebane”, ormai lo sanno e spesso se ne fanno un baffo, il dileggio è la regola per una donna che si impegna in qualcosa che non sia strettamente legata ai suoi “doveri” di donna.

Etichette che rendono bene l’idea di quanto la presa di coscienza delle donne di una società che va cambiata alla radice, sia di disturbo all’infantilismo maschilista di tanti uomini incapaci di vedere la realtà delle cose e della società attuale e che vivono ancora nel mondo dei sogni  e che cambiarle sarebbe un bene anche per loro.

Non tutti per fortuna, ma tanti troppi, si.

 

 

 

 

24 commenti su “Non tutti ma tanti”

  1. «[…] Sul lavoro non succede mai che ai colleghi maschi venga chiesto se hanno intenzione di sposarsi e figliare». Forse sarà perché un uomo non è sottoposto per nove mesi a problemi di nausea, vertigini sempre maggiori man mano che si va avanti? Forse sarà perché un uomo non deve assentarsi almeno un mese prima per partorire? Forse sarà perché un uomo non deve assentarsi almeno 4 mesi dopo il parto per allattare? Un uomo chiederà di assentarsi il giorno in cui la moglie partorisce. È difficile cogliere questa differenza? Le cito come esempio un fatto avvenuto nel 1999 nell’azienda di assistenza legale che gestivo. Su 7 impiegate se ne assentarono 5 quasi contemporaneamente. Come se fosse un virus! Il chè vuol dire che per 13 mesi dovetti fare a meno di 5 impiegate su un totale di 12. Ovvero un organico dimezzato! Sia chiaro: per me (come ho detto anche qui!!) i figli sono doni ricevuti ma …

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    non è difficle affatto, lei dimentica che io sono una donna e parlo con cognizione di causa. Ma lei non fa che confermare quanto scrivo.
    Ci sono leggi sulla maternità e ci sono regole e poi se alla donna è toccato di portare in grembo il figlio per nove mesi, le assicuro che non lo ha scelto e se vuole o deve lavorare deve poterlo fare nel rispetto delle leggi e questo dovrebbe valere anche per il datore di lavoro. Che poi ci sia anche chi ci marcia un po’, ci può stare, ma la maggior parte lavora fino all’ultimo giorno anche meglio di prima per tenersi il posto e le assicuro che non è cosi facile come può sembrare.
    Lei magari ha avuto un’esperienza un po’ particolare, pare che si siano messe d’accordo,ed è comprensibile il suo pnto di vosta, ma l’avversione verso le donne che prima o pi fanno figli, negli ambienti di lavoro è qualcosa di discriminante nei loro confronti ed è appunto ciò che dico, ripeto, lei lo conferma.
    Quindi non ci si chieda perché in Italia non si fanno più figli le ragioni sono fin troppo chiare e non risiedono certo nella non volontà di farli o non solo in quella ma in ben altri e complessi problemi.

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  2. X Gazzato: ma lei sta descrivendo la condizionr delle donne nello Yemem o nella Repubblica del Congo ? Mi piacerebe sapere l’opinione delle lettrici, ammesso che ne abbia.

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    Bianchi la solita provocazione? Ma non trova altro da dire? Le lettrici qui sono assolutamente libere di intervenire, se non lo fanno si chieda perché e magari si risponda pure. Io credo di sapere quale sarebbe la risposta però me la faccia sapere potrebbe stupirmi. Forse lei non lo sa ma le donne che partecipano ai blog sono veramente poche, per non dire nulle, il mio blog è quasi un’eccezione positiva rispetto ad altri. il chè è già dire tanto se non tutto.
    Parlo naturalmente dei blog che trattano attualità e politica, non in generale. Ma che un uomo non sia d’accordo è la normalità, mi stupirei del contrario.

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  3. Caso più unico che raro quello denunciato dal signor Francesco Federico, cinque donne su sette in maternità contemporaneamente. Ovviamente la legge, benché ben strutturata, non può prevedere, né essere modellata sui casi limite.
    https://asugi.sanita.fvg.it/export/sites/aas1/it/documenti/all_dao/mat_info/medlav_tutela_grav_allat.pdf
    Tuttavia nella maggioranza dei casi tutela le donne così come saggiamente prescritto dall’articolo 37 della nostra Costituzione:
    “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.

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    si, peccato che venga disatteso spesso e volentieri e che si facciano firmare dimissioni in bianco per aggirare le leggi.

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  4. La richiesta di firmare all’assunzione una lettera in bianco di dimissioni è esplicitamente vietata dalla legge.

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    Beh, il sospetto mi era venuto…e dunque, che gliene pare?

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  5. Io interessi ne ho diversi. Da quelli colti ad altri. Qualche volta sono stata censurata e questo non stimola alla scrittura. Comunque lamentare le discriminazioni è giusto ma non bisogna neanche esagerare…
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    Silvia, in quanto alla censura le conferma che non faccio differenze di genere, censuro molto poco e però a mio insindacabile giudizio, questa è la regola del blog e la “devo” seguire anch’io.
    Per quanto riguarda l’esagerare, se esagero nello scrivere a favore dei diritti delle donne e contro le discriminazioni o contro le ingiustizie e similari, allora la sua osservazione la prendo per un complimento.

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  6. La Costituzione è la nostra Bibbia e sancisce l’uguaglianza del trattamento tra uomo e donna. Purtroppo esiste qualche furfante che non rispetta la legge ed andrebbe perseguito.

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  7. Off topic, un mio sfogo.
    “Il progetto è già depennato”
    Così dal Tgcom24 apprendo che
    nel recovery plan non c’è spazio
    per il progetto del Ponte sullo stretto!
    Vergogna, per l’ennesima volta si nega al Sud la possibilità di decollare, si negano 100 mila posti di lavoro pur di non destinare sette miliardi per un’opera fondamentale per lo sviluppo del Sud e utile per la Nazione e per l’Europa.
    La scusa è puerile: non si farebbe in tempo per realizzarlo in cinque anni! Insomma un cavillo contrattuale che Draghi non sarebbe in grado di far modificare all’UE, ammesso e non concesso che l’opera non possa essere fatta nei termini fissati.
    Non ci si può credere.

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  8. Al sud ci sono strade e ferrovie e altre strutture pubbliche, tipo acquedotti, che hanno sicuramente la precedenza su un ponte non necessario (e non giustificato dal livello di traffico). I traghetti sono sufficienti.

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    Paolo, immagino che lei parli con cognizione di causa e che conosca bene la situazione di quelle zone. Sicuramente ci sono infrastrutture che hanno la precedenza rispetto ad un ponte che sembra essere diventato un monumento all’incongruenza. Ma che lei dica che “i traghetti sono sufficienti” è un’affermazione che tradisce una sorta di “antipatia” nei riguardi del ponte.
    Si sono spesi fiumi di parole su questa cosa, penso che sia venuta a noia a molti, soprattutto a chi non ha alcun interesse a che venga realizzato.
    Ma una cosa vorrei sottolineare: abbiamo speso un’enormità di tempo e denaro per studi di progettazione e varie ed eventuali e ci sono anche vari contenziosi in corso, prendere in seria considerazione l’ipotesi di costruirlo e farla finita sarebbe stata l’occasione anche per dimostrare che gli italiani non sanno solo chiacchierare a vuoto ma anche fare e anche compiere opere grandiose come quelle che hanno fatto in giro per il mondo. Occasione persa, forse per sempre. Draghi non se l’è sentita di impantanarsi in un ponte della discordia che avrebbe richiesto più impegno a sedare le liti che a costruirlo.

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  9. Ah, cosi dovrei scrivere a comando? io mi diverto di più a leggere e se intervengo lo faccio quando mi pare. Ancora co’ ‘sta censura? Aridaje.
    C’incappo pure io a volte quando mi gira la banderuola a leggere certe cose e se non mi vedo pubblicata non protesto mica però.

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  10. La cognizione di causa sulle priorità del sud Italia è generale, non occorre la mia.
    Che si siano spesi tanti soldi in progetti non significa che si debba fare. Quanto ai traghetti, a parte i picchi ferragosto, sono più che adeguati.

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  11. Signor Paolo O. quando una cosa non si vuol fare, c’è sempre qualcos’altro di più urgente da fare. Poi non si fa, né questo, né quello.
    Tuttavia una regione si sviluppa economicamente se ci sono le via di comunicazione con le altre regioni: qui in Sicilia c’è un intoppo gigantesco che, al giorno d’oggi, in cui il tempo è denaro, non è più tollerabile: la mancanza di un ponte che colleghi la Sicilia al Continente. La Sicilia è al centro del mediterraneo se ci fosse l’alta velocità -così come auspicata dalla UE-i suoi porti potrebbero servire il commercio tra Europa e Africa, Grecia, Medio Oriente, Asia. E questo sarebbe un vantaggio per il Paese tutto e per l’Europa
    Poi c’è il commercio e il turismo locale che ne beneficerebbero, per non parlare dei pendolari che ogni giorno devono fare attese tra andata e ritorno di un paio d’ore.
    I porti siciliani di Messina, Catania, Riposto, Augusta, Siracusa, Palermo, Marzara Vallo sono tutti serviti da autostrade, basterebbe una buona manutenzione per rimetterle in sesto, come pure le linee ferrate colpevolmente trascurate dallo Stato, potrebbero essere potenziate nel quinquennio necessario per costruire il ponte.
    Rimango allibito come si possa perdere un’occasione come quella offerta dal recovery fund.
    Per dare l’idea di cosa si perde allego un link che rimanda ad un articolo della “Sicilia” dal titolo
    “Lo Stato italiano boccia il Ponte sullo Stretto, ma completa in Romania il suo “gemello”
    https://www.lasicilia.it/news/economia/406024/lo-stato-italiano-boccia-il-ponte-sullo-stretto-ma-completa-in-romania-il-suo-gemello.html
    Ne riporto alcini brani, ma è molto interessante leggerlo tutto senza pregiudizio.
    “Lo Stato italiano, con pretesti, sciocchezze, alibi ridicoli e frasi infelici di ministri – in pratica arrampicandosi sugli specchi – , blocca in casa propria il completamento del corridoio europeo Helsinki-Palermo negando la costruzione dell’attraversamento stabile dello Stretto di Messina, però mette i propri “gioielli” ingegneristici e tecnologici a disposizione della concorrenza industriale estera completando, con un progetto perfettamente speculare a quello di Messina, il corridoio paneuropeo 4 che collega la mega area produttiva di Ungheria, Slovacchia, Austria, Repubblica Ceca e Germania, a Sud con gli hub logistici di Bulgaria, Turchia e Grecia e, a Settentrione, lungo il Danubio con i porti del Mare del Nord. E lo Stato italiano sta costruendo proprio lo snodo centrale del corridoio 4, cioè il ponte di Brăila, sul Danubio, in Romania, che, fra l’altro, è anche il perno su cui ruota la Belt&Road Initiative, la Via della Seta terrestre fra Cina e Nord Europa (…) impegnate nel cantiere in Romania (con la nipponica IHI Infrastructure Systems) sono Fincantieri e Astaldi (oggi gruppo WeBuild), partecipate dallo Stato italiano che hanno completato in meno di due anni il Ponte Morandi di Genova.”
    Insomma, altrove non ci sono problemi di “ben altro da fare”.

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  12. Il ponte sullo stretto ? Il ponte sullo stretto sarebbe come servire su un piatto d’argento un’opportunità unica alla malavita delle due sponde dello stretto. Ne deriverebbero tempi biblici e moltiplicazione dei costi, modello autostrada Salerno / Reggio Calabria. E’ dal dopoguerra che lo stato italiano pompa soldi nel Mezzogiorno ed immancabilmente gli amministratori locali non sanno o non vogliono gestire o portare a termine in maniera decente progetti od infrastrutture. Acquedotti con il 90% di perdite, ponti che crollano il giorno dopo l’inaugurazione, autostrade indegne anche dell’Uganda, linee ferroviarie ad un solo binario, ospedali abbandonati a metà costruzione, opere mai terminate, terremotati di decenni fa ancora in baraccopoli , abusivismo come regola normale ( nella Valle dei Templi forse l’unica costruzione legale é il Tempio della Concordia). Perchè fare un ponte che costa miliardi se ancora oggi viaggiando in treno da Palermo a Catania si impiega tanto tempo quanto in aereo da Zurigo a Dubai? I cittadini meridionali dovrebbero essere furiosi con i loro amministratori. Si meritano ben altro.

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  13. Parlare di corridoio Helsinki-Palermo è un po’ eccessivo. Qui si tratta di Messina-Reggio Calabria. Prima c’è molto da fare per ferrovie e strade (e acquedotti), sia da una sponda che dall’altra. Ma la malavita non è motivo per non fare le cose. Quella va semplicemente combattuta.

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  14. Bianchi,
    lei è un monumento di pregiudizi, non vale la pena di confutarlo.

    Paolo O.
    Per costruire il ponte occorrono non meno di cinque anni, nel frattempo si provveda alla viabilità delle autostrade. Per quanto riguarda la ferrovia, la Tav comunque e dovunque si faccia richiede un nuovo progetto. Se si vuole si può.

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  15. Alcuni pareri autorevoli sul Mezzogiorno.

    Mario Draghi:
    “Nel Sud il reddito è il 55 per cento del Centro Nord, negli anni Settanta era il 65; qui, nel decennio 2008-18, gli investimenti pubblici si sono dimezzati”.

    Daniele Franco, ministro dell’Economia:
    “A colmare il ritardo non basta un piano di sei anni (il Recovery), occorre una strategia complessiva di politica economica e sociale”.

    Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia.
    “Senza Sud non si esce dal Covid-19. Qui – un dato per tutti – c’è appena il 30 per cento dei lavori per infrastrutture (…)il Sud non è solo un capitolo del piano di ripresa del Paese, ma il vincolo, la discriminante attraverso la quale debbono passare tutte le scelte di politica economica.

    Fabio Panetta, consigliere della Bce:
    “Il Sud è «il grande inespresso dell’economia e della società italiana”

    Bruno Manfellotto:
    La Commissione europea vorrebbe che si concentrasse qui il grosso dei progetti, ma il precedente dei ristori/sostegni non lascia ben sperare: su cento miliardi, al Nord ne sono andati 70″.

    https://espresso.repubblica.it/politica/2021/04/12/news/o_si_fa_ripartire_il_sud_o_la_crisi_del_covid-19_non_finira_mai-296162867/

    A parole ci siamo, mancano i fatti.

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    beh, non vedo la novità.

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  16. A Bagnoli non solo fallita l’attività siderurgica, ma addirittura smontati gli impianti e bonificato l’area ; ILVA di Taranto un corpaccione in agonia ucciso da diatribe tra amministratori e magistrati. Gestione industriale del più grande impianto d’Europa? Non pervenuta. Termini Imerese ? Continui conflitti sulla produttivita fino alla chiusura. Miliardi gettati al vento. Industria del turismo in Calabria? Quanti sono i resort controllati dalla malavita? Risorse artistiche? Parchi greci e antico romani abbandonati senza manutenzione e costudia. Non si sa neppure dove sono i bronzi di Riace. Sui bronzi c’era da costruirci una fortuna !Siete mai stati a Pompei? Tra le attivita piu redditizie ci sono i rifiuti della terra dei fuochi. Vogliamo parlarne e porre rimedio seriamemte o continuare a frignare e fare le vittime dando sempre la colpa a qualcun altro?Quando mai un politico ha detto la verita sul Sud?

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  17. Mi fa paura pensare a cosa succederebbe in caso di terremoto da quelle parti. Finirebbero tutti a dormire sotto…il ponte.
    Il sud è una miniera d’oro dal punto di vista turistico, culturale e gastronomico. Però va rivisto tutto a partire dalle fognature senza depuratori che sversano direttamente in mare. La strada lungo la spiaggia è pulita, quella parallela 50 metri più in dentro è una discarica.
    Una volta sistemato tutto ciò non serve un ponte per andare a Taormina o S. Vito, perché la gente da tutto il mondo arriverebbe a fare le vacanze in aereo.

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  18. Bianchi non allarghi il discorso sulle politiche sbagliate di un tempo o altri argomenti che nulla hanno a che fare col ponte. Le restituisco il “piagnucolare”, la mia è una denuncia belle e buona di un’ingiustizia che si perpetua nel tempo.
    In quanto a Pompei, l’ho visitata parecchie volte, l’ho sempre trovato un luogo affascinante, di quelli che non si dimenticano. Forse è lei che dovrebbe farsi un giretto nel Sud, tanti suoi pregiudizi cadrebbero come foglie secche dai rami.

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  19. Mauro, i ponti si fanno tutti con criteri antisismici, sul Bosforo ce ne sono tre e la Turchia è terra di terremoti.
    Le altre argomentazioni non hanno nulla a che vedere col ponte. Infine, in Sicilia non c’è solo turismo. e come ho detto il ponte è necessario per il commercio col continente e per quello locale, oltre che per un gran numero di pendolari che necessitano di andare dall’una all’altra sponda.

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  20. Alessandro: mi dica cosa ho detto di non vero o capzioso. Ho parlato di Pompei perché Pompei è un posto straordinario dove ho portato clienti da tutto il mondo che ne sono usciti sbalorditi. Ma è anche un posto dove devi sapere come muoverti per evitare spiacevoli inconvenienti. E mi fermo qui. Pompei è una meravigliosa Ferrari con motore a 12 cilindri dei quali ahimè ne funzionano solo 2. Non c’è altra Pompei al mondo. L’amico forse più caro che ho perso era un calabrese , coltissimo, intelligente, sincero e sagace. Ma gli amministratori ed i politici meridionali hanno massacrato la loro terra. Per essere ragionevolmente certi di costruire il ponte in tempi e costi accettabili, bisognerebbe militarizzare le due sponde dello stretto, assegnare il contratto ai cinesi e mettere un Project Manager giapponese. Possibile? Non credo.

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  21. Sig. Massimo i ponti li sappiamo fare anche noi, il problema sono i bandi per assegnare i vari appalti che andrebbero gestiti direttamente dal Padre Eterno per evitare le solite infiltrazioni.
    Sig. Alessandro, il problema di un terremoto non è il Ponte, ma tutto quello che c’è intorno. La mia battuta distopica era per dire che agli abitanti sarebbe rimasto solo il ponte a coprirli. Il Golden Gate è costruito sulla faglia di S. Andrea, però anche S. Francisco è costruita in modo antisismico. Messina e Reggio no. Tutto quanto costruito dopo l’epoca borbonica è a forte rischio, mentre le leggi borboniche imponevano delle strutture in legno a X proprio per rendere le case più elastiche.
    Poi non credo che il passaggio sul ponte sarebbe gratuito a vantaggio dei pendolari. Quelli sono sempre l’ultimo dei problemi per chi governa, sia a sud che a nord.

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  22. Mauro, dopo il terremoto di Messina del 1908, a cui sopravvisse mia madre, furono studiati vari criteri antisismici, di cui si tenne conto nella ricostruzione.
    Da studi fatti sembra che terremoti disastrosi come quello si possano ripetere non prima di 800-1000 anni, frqueenti invece possono essere terremoti di minore intensità, inferiori comunque alla soglia distruttiva (5,8 Scala Richter)

    Bianchi
    “Occorrerebbe militarizzare le due sponde…”
    Per favore, non racconti favole

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  23. X Mauro : La ringrazip per aver ricordato che i ponti li sappiamo fare anche noi a uno che di ponti ne ha costruito in Laos ed Etiopia. Non era il caso. Dico cinesi perchè quando un ‘impresa cinese comincia non si ferma più sia un ponte od un tunnel subacqueo ad Hong Kong. Pendavo che si capisse.

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