I dati sull’occupazione in notevole calo nell’anno della pandemia, sono impietosi.
Il dato è salito al 9.2 siamo ai livelli del 2017. Le donne sono le più colpite: – 249 mila occupate, – 2,5 rispetto a -1,5 tra gli uomini.
E sono aumentati di molto i giovani inattivi che non cercano neppure più un’occupazione perché molto scoraggiati.
Uno scenario poco incoraggiante. Siamo tornati indietro nel tempo invece che progredire. Certo, colpa della pandemia, non c’è dubbio. Ma ne siamo cosi sicuri?
Sembrerebbe che fosse cosi e certamente ha influito ma, comunque, anche prima della pandemia non è che la tendenza fosse positiva.
Insomma cresce la disoccupazione, la rassegnazione e la povertà e diminuisce l’aspettativa di vita.
Il virus ci ha portato allo stremo delle nostre forze anche a livello psicologico, siamo tutti più nervosi, irritabili, scontenti e tra i più giovani crescono i disturbi psicologici.
Non mi meraviglia. Certo una pandemia non è uno scherzo, ma va anche detto che ci ha colto troppo impreparati: credevamo di vivere nel (quasi) migliore dei mondi possibili e siamo precipitati nello sconforto di un mondo insicuro e pieno d’insidie.
Un medioevo moderno, un terzo millennio da paura.
In più, per non farci mancare nulla, ogni giorno di più arrivano notizie di ghiacciai che si squagliano e di disastri ambientali conseguenti.
Ma che sta succedendo?
Quando ci si vive dentro ad una situazione difficile, spesso, non ce ne rendiamo conto appieno. Ognuno reagisce a seconda del carattere e c’è chi se ne infischia e vive la propria vita come sempre, il più possibile la stessa di prima con i dovuti distinguo e c’è anche chi si preoccupa, si tasta continuamente la fronte o chi vive in un perenne stato d’ansia.
Non possiamo prendercela con nessuno perché i governi si giustificano sempre dicendo che loro hanno fatto del loro meglio, che potrebbe anche essere il peggio del peggio, ma tanto, chi lo stabilisce?
Adesso abbiamo Draghi e ci teniamo Draghi, almeno fino a nuovo ordine. E però ci teniamo anche e sempre Speranza, con quel nome chi ha il coraggio di cambiarlo? Perchè, diciamolo, noi italiani siamo superstiziosi e per cambiare uno con quel nome in questo momento ci vuole davvero coraggio. Se chiedete a me l’avrei cambiato prima di nominarlo, ma io non sono governo.
Insomma, ricapitolando, la disoccupazione aumenta, la povertà di conseguenza, a farne le spese sono ancora e sempre di più donne e giovani, siamo scesi nell’aspettativa di vita…uno scenario da depressione.
Ma c’è anche chi pensa a fare la rivoluzione. Si, c’è in giro chi si lamenta che gli italiani sono poltroni e si adagiano sulle spine se mancano gli allori.
I rivoluzionari col…coraggio degli altri, quelli del vai avanti te che io intanto mi allaccio le scarpe. Pronti a tutto, soprattutto a rinculare.
E però, magari, sono gli stessi che fino a ieri adoravano Conte, lodavano Conte, quantoerabravo Conte!
Ecco questi sono i rivoluzionari italiani: quelli che loro erano, sono e saranno sempre anti…dopo.
E in molti stanno proprio al governo con le scarpe allacciate e il nodo alla cravatta fatto dalle fidanzate o le mogli e la mascherina personalizzata col nome del partito di riferimento. Ma come sono belli! Ci sono anche i tacchi dodici ma sono più rari, segno che anche li le donne segnano il passo. Per forza, se vogliono la bicicletta almeno si mettessero le ginniche!