Come non parlare di Nino Manfredi di cui ricorre l’anniversario della nascita? Nato a Castro dei Volsci il 22 Marzo del 1921.
Cosa dire di lui? se non esprimere la grande riconoscenza per essere stato l’attore poliedrico che è stato? Adorabile.
Non si poteva mai trovargli un difetto neppure a cercarlo col lanternino. Era anche bello e il che non guasta ma era, soprattutto, un grandissimo attore.
Uno di quelli che hanno fatto la storia del cinema italiano. Ma era anche una persona modesta oltre la modestia. Non finta modestia. Lui si scherniva sempre, nella vita e nei suoi personaggi. Aveva sempre quell’aria di non farcela, di essere sopraffatto dagli eventi. E poi, invece, se la cava sempre.
“Titino poverino”, la frase che mandava in bestia Alberto Sordi nel suo ruolo di cognato di Manfredi nel film “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa”?
E “Titino poverino”, alla fine , dopo una lunga serie di peripezie tragicomiche, viene trovato. In mezzo ad una tribù, dentro il cuore più selvaggio e misterioso dell’Africa più profonda. assiso su un simil trono, con i capelli inanellati in due treccine che gli cadono sul petto, nudo e abbronzato come la faccia.
Sembra lui…l’ingegnere scomparso e ora forse ritrovato dal cognato su insistenze della moglie ed è lui. Lo riconoscono Sordi e un grande Bernard Blier che interpreta il fido Ragioniere Palmarini che lo ha seguito, forzatamente, in questa avventura.
Lo vedono mentre lancia sassetti colorati invocando la pioggia.
“Ma che ingegnè, lei fa piove”?, gli chiede Parlmarini, nella tenda dove Titino, dopo averli riconosciuti, li conduce. “Ce provo”, risponde, guardando il cielo e mangiando un pezzo di carne di imprecisata provenienza.
Ne offre anche ai due, allibiti di trovarsi di fronte ad un uomo cambiato, del tutto diverso da quello che avevano conosciuto, con quell’aria da santone e quella confidenza con quel popolo col quale ha, evidentemente, acquisito grande familiarità e del quale è diventato il capo spirituale.
Ma Sordi, dopo aver chiesto di che si trattasse e aver ricevuto risposta che si trattava di quell’animale con le corna (e qui Manfredi fa un gesto con la mano sopra la testa e sbuffa dalle narici), si ritrae spaventato e dice “si vabbeh, nun c’ho fame io”.
In questo film Manfredi divide con Sordi il ruolo di protagonista e lo fa con lo stile che solo i grandi hanno.
“Ce provo”. Ecco questa sembra essere la frase che ha accompagnato tutta la vita di Saturnino Manfredi. Ci ha provato ed riuscito in tutto quello che ha intrapreso. Si poteva pensare a lui con una laurea in giurisprudenza, mentre intepretava il personaggio un po’ svanito in “L’audace colpo dei soliti ignoti”, Piede Amaro? Oppure quando interpretava il famoso barista di “Fusse ca fusse la vorta bbona”?
C’ha provato sempre ed è sempre stato un grande, enorme successo. Anche come regista. Come non ricordare il magnifico “Per grazia ricevuta”?
Oppure il povero barbiere Marino di “Straziami ma di baci saziami”?
La scena del bar, dove lui, Marino, ridotto in miseria, dopo aver a lungo cercato di ritrovare la sua amata, chiede aiuto al telefono azzurro e uno psicologo volontario dopo avergli pagato cappuccino e brioche, gli offre una sigaretta che rifiuta: “non fumo”, dice, e l’altro “prendila la fumerai dopo i pasti” e lui di rimando con aria trasognata di chi ha poche residue speranze: “Dopo i pasti di chi”?
Nel 1937, quando è stato ricoverato in un sanatorio per curarsi la turbercolosi, gli avevano dato pochi anni di vita. E invece, per fortuna non è stato cosi, Ma quella esperienza deve aver segnato la sua vita per sempre perché aveva sempre l’aria quello che c’era, quasi per miracolo. Raccontava spesso questo aneddoto.
Il personaggio tra i più amati è senza dubbio Geppetto. Indimenticabile e commovente fino alle lacrime.
Nella scena in cui il legno che aveva scolpito con le fattezze di un bambino comincia a muoversi e lui non crede a i propri occhi e dice. ” Potrei dire che ho le traveggole per la fame, ma con tutto quello c’ho mangiato”… fa piangere e ridere il pensiero che la sua cena era stata un po’ di pane secco ammorbidito e passato sul fuoco con un po’ di rosmarino: la famosa “schiacciata” e lui è incredulo e trasognato e indimenticabile.
Ieri sera ho rivisto “Una storia qualunque”.
Manfredi interpreta uno splendido ruolo, uno degli ultimi. E’ ancora un bell’uomo, la sua faccia mantiene quell’espressione inteligente un po’ stupita e disarmante ed è incomparabile. La storia è terribile e crudele ma alla fine, Michele La Rocca, dopo aver passato più di trent’anni in carcere per l’omicidio della moglie, riesce a dimostrare la sua innocenza e a ritrovare i figli che, nel frattempo erano stati adottati.
Grazie, grazie Saturnino, sei ancora qui, tra noi, non te ne sei mai andato, la tua umanità, il tuo umorismo, la tua generosità, la tua grande intellligenza, non ci lasceranno mai. Resteranno con noi per sempre e ci aiuteranno a vivere e a credere e a sperare di farcela. Sempre. Nonostante tutto.
“Tanto pe’ cantà”…
Ricordo Nino Manfredi nella parte di Cornacchia/Pasquino nel film di Luigi Magni “Nell’anno del Signore”, un bel film ambientato nelle Roma papalina del 1825, realizzato con un cast eccezionale: oltre Manfredi, la bellissima Claudia Cardinale, Robert Hossein, Ugo Tognazzi, Alberto Sordi, Enrico Maria Salerno. e la commovente colonna sonora di Armando Trovajoli.
Ecco la scena della schermaglia verbale tra Cornacchia/Pasquino e il cardinale Rivarola(Tognazzi), fatta di studio reciproco, di finte promesse e di reali inganni.
Cornacchia cerca di convincere il cardinale a graziare un cospiratore carbonaro promettendo di rivelare il nome di Pasquino (ossia offre se stesso in cambio del prigioniero). Nessuno dei due si fida dell’altro e tergiversano circa la prima mossa da fare, finché Cornacchia conclude: “Dovemo fa’ a fidarse” e il cardinale risponde: “E io mi fido”. In realtà cerca di fregarlo, ma l’inganno non riuscirà.
Una delle sue tante magnifiche interpretazioni. Anche Tognazzi però…anzi tutto il cast.
Non tanto femminista però. Faceva figli in giro che poi non voleva riconoscere e mantenere.
Risposta
Come un sacco di altri uomini, famosi o meno. Grazie dell’informazione Silvia, lo sapevo:
non mi cambia nulla dell’opinione che ho del grande attore. Non ha niente da aggiungere sulla figura di Manfredi oltre che “Faceva figli in giro che poi non voleva riconoscere e mantenere” (l’ha riconosciuta e anche dato la sua parte di eredità mentre la madre di lei voleva farlo interdire mentre era sottoposto a cure in seguito ad un ictus che poi lo ha portato alla morte)?
A me Manfredi piaceva un sacco, ma proprio tanto e non credo proprio che fosse quello che abbandonava figli in giro per il mondo. Non lo faccio cosi cinico e insensibile… Nun ce provà.
Serena, è cronaca, non mia invenzione.
Aggiungo che non sono per niente moralista, ma bisogna assumersi le conseguenze dei propri atti.
Risposta
l’ha riconosciuta Silvia:Tonina Manfredi è la sua quarta figlia.
https://www.ilsussidiario.net/news/tonina-figlia-bulgara-di-nino-manfredi-e-svetlana-bogdanova-un-mutuo-per-liquidarla-dallasse-ereditario/2146830/
Come non ricordare Manfredi nell’interpretazione della celebre canzone di Ettore Petrolini (musica, il testo è di Alberto Simeoni) “Tanto pe’ cantà” composta nel 1932.[1]
Risposta
certo, e chi se lo dimentica?
Massì, certo, una persona va valutata per quello che è e che fa, non per le sue attività sessuali. E questo vale per tutti, uomini e donne.
Risposta
Silvia, lei ha scritto su questo post che Manfredi lasciava bambini in giro che non riconosceva, cioè ha dato un giudizio morale sulla persona, però poi si qualifica “non moralista”.
Io non ho scritto che Manfredi fosse un santo o che non avesse anche lui i difetti del genere umano (maschile o femminile), ho scritto che gli sono riconoscente perché mi ha donato ore di puro divertimento ed evasione dai problemi contingenti ma mi ha anche fatto riflettere sulle cose della vita e della natura umana.
Questo era il senso che volevo dare a questo post.
Lei indica invece un aspetto “morale”, ignoto ai più, della vta dell’attore. E ora conclude cosi: “una persona va valutata per quello che è e che fa, non per le sue attività sessuali. E questo vale per tutti, uomini e donne”.
Quindi traendo la “morale” da questo scambio di commenti che lei vuole dargli.
Cioè,se capisco bene, che la morale è: non giudicate le persone in base ai loro comportamenti sessuali ma per quello che sono e fanno di fuori di questi.
Immanuel Kant scriveva:
“La moralità non è propriamente la dottrina del come renderci felici, ma di come dovremo diventare degni di possedere la felicità.”
Dunque anche Manfredi ha tradito la moglie, anche Manfredi ha avuto una relazione extraconiugale con una sua ammiratrice sfegatata, la quale non aspettava altro e entrambi non hanno pensato alle conseguenze, lui non ci ha pensato, lei potrebbe anche averci pensato ma averlo fatto per calcolo, dico “potrebbe”, è solo una delle tante possibilità. Ed è per questo, forse, che il processo di riconoscimento della figlia è durato cosi tanto. Entrambi, “moralmente” hanno agito superficialmente, sapendo di poter incorrere nell’Inconveniente” di un figlio, entrambi avrebbero dovuto prendere delle precauzioni del caso, ma entrambi se ne sono infischiati, vuoi per leggerezza o vuoi (non possiamo escluderlo) anche per calcolo.
Ma rimane un fatto: che non ci spetta giudicare: lo hanno fatto i giudici e Nino Manfredi si è attenuto alla legge morale e degli uomini e ha dato il suo nome (e non solo) alla figlia riconosciuta tale dopo una lunga battaglia legale voluta, molto probabilmente più dalla sua famiglia che da lui.Ma anche questa è solo una supposizione.
Ma se lei intendeva arrivare a dire che i comportamenti sessuali devono rimanere fuori da ogni valutazione sulla persona in senso generale, mi dispiace ma anche no.
Non ci spetta, certo, giudicare la “moralità” degli altri (come lei ha fatto qui con Nino Manfredi) almeno fino a che però non incide sui comportamenti generali e non porta pregiudizio alla persona che li attua o soprattutto a chi ne subisce le dirette conseguenze (pensiamo agli stupri o violenze o altro). E in modo particolare quando a subire le conseguenze del comportamenti sessuali dei genitori sono i figli, sotto molti variegati aspetti.
E non possiamo neppure autoassolverci da ogni possibile implicazione morale dei nostri comportamenti quando questi pregiudicano eventualmente la felicità degli altri. Non lo scrivo per polemizzare ma perché ho creduto che il suo spunto meritasse approfondimento.
Non sono moralista nel senso che ritengo che i comportamenti sessuali, anche se libertini, non debbano incidere nel giudizio di una persona. Se questi avvengono tra persone consenzienti, è ovvio, le violenze sono escluse. Se un uomo va con cento donne e a queste sta bene fatti loro. Idem il viceversa. Libero sesso! Anche lei aveva scritto in una missiva a Italians che anche le escort meritano rispetto.
I rapporti con l’eventuale proprio coniuge sono questioni da dirimere privatamente. Ma se si creano figli no, non ce se ne può disinteressare, qui non c’entra la morale, ma direi piuttosto che c’entra un certo cinismo. Lo spunto per questo discorso è stato stimolato dal caso del complicato riconoscimento, e altro, della figlia di Manfredi. Ma vale in generale.
Risposta
lei non è moralista, ne prendo atto, ma lo spunto lo ha dato lei Silvia, è stata lei a scrivere che Manfredi andava in giro a fare figli che poi non riconosceva quindi è stata lei ad indignarsi di questo suo comportamento, a giudicarlo in due righe come una persona cinica che ha un comportamento scorretto e in più ne se infischia dei figli ed è sempre stata lei Slvia a dire che si tratta di cronaca ed è sempre stata lei Silvia a scrivere che una persona va valutata per quello che fa e non per le sua attività sessuali etc. e lei adesso fa la morale a me? Anche no. Chi ha mai parlato di rapporti tra coniugi o altro e lo spunto non è affatto stato dato dal caso del “complicato riconoscimento” ma dal suo commento che condannava Manfredi senza appello al quale ho risposto. Ha fatto tutto da sola.
Silvia ma perché tira ancora fuori quella mia lettera sull’offesa di Friedman a Melania Trump, che cosa c’entra con questo post? Mi pare proprio nulla. Poi, per me, ognuno deve rispondere alla propria coscienza e alla legge, eventualmente. Di che cosa fa nel proprio privato non me ne può importare di meno. Manfredi, però, per favore lasciamo riposare in pace, cambiamo pagina.
Concordo che tutti i nostri comportamenti fanno parte delle nostra morale, e ci qualificano come persona. Certo, il giudizio puramente estetico ed artistico, di un’opera dovrebbe prescindere.
Sì, lasciamo in pace Manfredi, attore simpatico e di valore. Il riferimento all’offesa di Friedmann era collegato al discorso sul moralismo. Ma discorsi simili su uomini noti porterebbero a sorprese. Mi è capitato recentemente di leggere il romanzo Un Amore, del compianto Dino Buzzati. Autobiografico e sconcertante. Per come un uomo così di livello avesse tanti problemi psicologici con le donne! E come lui tanti altri, di valore anch’essi.
Risposta
Silvia, visto che parla di libri, se posso le consiglio “I desideri dell’anima” di Clarissa Pinkola, da cui estragggo:«Nelle fiabe sono incastonate le idee più infinitamente sagge che nel corso dei secoli si sono rifiutate di farsi potare, logorare o annientare. Le idee più imperiture e sagge sono raccolte in quelle reti intessute d’argento che chiamiamo storie. Dai tempi in cui si radunavano intorno al primo fuoco, gli esseri umani sono stati attratti da storie mistiche. Perché? Perché tutte quelle storie additano un unico fatto capitale, e cioè che se l’anima nel suo cammino può incespicare o perdersi, alla fine ritroverà il suo fulcro ardente, la sua divinità, la sua forza, la sua via, il suo stretto ma divino sentiero di liberazione.»
Clarissa Pinkola
Non so se la conosca, ha scritto tra gli altri : “Donne che corrono coi lupi”. Io la trovo molto interessante.
Io coi lupi ce corro tutti i giorni, dietro a casa mia faccio jogging nel pratone dove ci stanno lupi a volontà coi padroni più lupi ancora. Tanti sono senza giunzaglio perché sono bbuoni! E non posso manco accennare a correre se no mi pigliano per ladra e mi corrono dietro e mi azzannano.
Ormai qui la vita è tutta un quid.
Certo che sono interessata ai libri. Di Donne che corrono coi lupi conosco i contenuti ma non l’ho letto. Intendo provvedere presto. E vedrò per il nuovo. Le fiabe mi sono sempre piaciute e ogni loro interpretazione e analisi che se ne può ricavare le trovo interessanti.
Risposta
mi fa piacere Silvia che abbia aprezzato il consiglio. Della stessa autrice potrà trovare molti altri titoli tutti interessanti.
Le consiglio anche “Il codice dell’anima” di James Hillmann. E’ un libro che, come si evince dal titolo, parla di anima e spesso noi umani l’anima la dimentichiamo, la lasciamo in attesa di “tempi migliori” per cercare di darle il giusto peso. A mio parere abbiamo bisogno tutti di anima e non è mai troppo presto per accorgersi che anche se la possediamo, la releghiamo in fondo all’ultimo cassetto, mentre dovrebbe essere sempre in testa ai nostri pensieri perché da quella parte tutto il resto.
Io leggerò il libro Donne che corrono coi lupi, però poi se farò ragionamenti sul risveglio della parte ferina, libera, e magari anche un po’ selvaggia delle donne, lei mi censurerà i messaggi…
Silvia
lei scriva quello che vuole io censuro quello che voglio. Qui funziona cosi e non devo dare spiegazioni. Sapesse quante volte la mia “ferinità libera” vorrebbe percorrere il mio blog ( o il mondo) ad azzannare tutto quello che mi disturba. Mi censuro da sola, non creda che mi sia sempre facile. Conto sulla sua comprensione e “umanità”. E spero non mi costringa a tirare fuori la mia di parte “selvaggia”, potrei sorprederla e non solo lei.
Est modus in rebus.
Io c’ho provato a leggere quel libro della Pinkola. Ma mi sa che non ho capito proprio tutto anzi mi sa non c’ho capito proprio niente.
Dovrò impegnarmi.
In quanto alla selvaggità (si dice cosi? mi sa di no) insomma riguardo la selvaggezza (!) io non ho niente modestamente da invidiare a nessuno quando mi incavolo metto paura. Nun ce provate…
Risposta
Non si direbbe però.
Ovvio che lei, essendo in casa propria, possa censurare quello che vuole. Però vedere un po’ della sua parte “selvaggia” mi incuriosirebbe. Non sempre è bene stare nei canali perbenistici.
Risposta
bene, vedo che da persona intelligente ha capito.
La incuriosirebbe ma non scrivo qui per appagare la sua curiosità. Qui non ci sono “canali perbenistici” ma le mie idee e io non mi permetto di dare consigli “personali”, lo stesso faccia lei.
C’è chi vorrebbe i canali permalistici o permalosi, qui non ci sono canali perbenistici, ma neppure canali, a Venezia ci sono i canali, ma quello è un altro post. La BM risponde in latino che est rebus in sciarada e io ballo con gli agnelli.
Ma che sto a dì?
Risposta
(?)
A proposito di Venezia ho saputo che finalmente le grandi navi saranno dirottate a Porto Marghera. Niente da dire?
Risposta
Non è cosi facile. La zona è impervia e quei mostri potrebbero impattare in qualche sito industriale cn conseguenze inimmaginabili. Chi non conosce Venezia e i suoi tanti problemi pensa di trovare soluzioni facili a problemi complessi, la soluzione non mi pare sia mai piaciuta agli ambientalisti. Le grandi navi devono rimanere fuori dal centro storico ma anche da Porto Marghera che non è un posto per crocieristi ma un enorme sito industriale in lenta via di dismissione ma ancora potenzialmente molto pericoloso. Peso tacon del sbrego.
Sì, a bene, ma qualche dialogo un po’ sciolto non sarebbe male.
Risposta
ci provi e valuterò il soluto e anche la soluzione. E poi decido.
Come volevasi, al governo ce provano.
Prima dicono che bisogna tenere le grandi navi fuori dalla laguna, poi approvano il piano di Brugnaro di farle attraccare a Porto Marghera, soluzione vista dagli ambientalisti come la solita presa per i fondali.
E infatti si sono fatti sentire con il solito ormai vecchio ritornello: fuori davvero le grandi navi dalla laguna no mezze dentro.