A leggere le notizie sull’andamento dell’epidemia non c’è da stare allegri: aumentano i contagi.
Era prevedibile? Era previsto? Pare di si, ma che cosa si sia fatto per impedirlo, non è chiaro. La mia impressione è la seguente: niente!
Niente di niente o quasi. Anzi, ho addirittura l’impressione che si sia data per scontata e inevitabile. E allora? A quanto pare non ha funzionato niente. Le zone a colori meno che mai.
Ma non sarebbe stato meglio prevedere un lockdown duro nelle regioni più colpite per tutto il tempo necessario a far scendere i contagi a livelli minimi? E perché non si è fatto? E perché siamo qui ad un anno esatto dall’inizio dell’incubo, ancora a macerarci su quanto ancora andremo avanti cosi? Tra stop and go, aperture e chiusure, promesse di vaccini salvifici che stanno scatenando guerre di posizione in tutto il mondo?
Eppure stiamo da un anno con questi stracci appesi in faccia, a subire regole imposte ogni momento e a stare col fiato sospeso in perenne stato di emergenza e anche di quasi panico da claustrofobia, non possiamo fare quasi niente se non pura sopravvivenza.
Ma c’è anche l’altro lato della medaglia: bar e ristoranti pieni all’inverosimile, corsi e viali del passeggio intasati, ovunque uno sbraco totale perché “lì non c’è controllo e quindi è consentito”. E le scuole? Riaperte con mille cautele che però non sono servite a niente. Gli assembramenti all’uscita e alle fermate dei bus sono visibili dalla luna e fanno pensare che, di fondo, qualcosa non va.
E che ci ritroviamo ancora qui, dopo un anno e quasi centomila morti a prevedere zone rosse ovunque e nuove regole (in larga parte disattese). Però tra gli scriteriati incoscienti che hanno continuato a vivere la propria vita fregandosene di tutto e quelli che hanno seguito tutte le regole fino al quasi totale isolamento, in mezzo c’è sempre e comunque una politica che ha sgovernato la pandemia come peggio non si poteva e ora anche con la “pezza” messa con fatica all’ultimo momento, ho l’impressione che non si si stia cambiano direzione in maniera efficace, ma forse è ancora presto per dirlo e , ovviamente, spero di essere presto smentita. Ma comincio ad essere stanca di aspettare che si liberi un po’ il cielo da questa minaccia incombente.
L’esercito in campo avrebbe dovuto essere messo molto prima a controllare i cretini che si facevano un baffo delle mascherine e del distanziamento. Ora stanno a presidiare le vaccinazioni. Come? Ancora non si capisce. Certo, la buona volontà si vede e un generale al posto di uno che, pare, non ha saputo organizzare neppure la partita dell’oratorio di paese, si spera faccia un po’ meglio.
Ma a me questa storia dei militari lascia perplessa. L’Italia militarizzata dal Covid mi preoccupa ancora di più. Un anno per avere i boots on the ground ( gli stivali sul terreno)? Un anno per avere questo guazzabuglio di informazione terroristica che lancia ancora e sempre segnali di allarme e corre lungo la spina dorsale della penisola come un brivido da film horror.
Qualche cosa non mi quadra, non mi piace e mi inquieta.
Su che strada stiamo camminando? Quella giusta o ancora quella che ci riporta al punto di partenza?
Si va per tentativi ed errori, non vorrei diventassimo gli apprendisti stregoni di una entità che ci sfugga di mano non riuscendo più a dominarla.
Alla prima ondata il lockdnow aveva dato i suoi effetti, i contagi e la mortalità ridotti al minimo; poi è venuto il “liberi tutti” nonostante alcuni virologhi ammonissero che il pericolo non fosse passato.
La popolazione ha creduto di poter fare a meno delle norme elementari di prevenzione -mascherina sul viso, distanza tra le persone, igiene personale- e le autorità non hanno ritenuto opportuno farle rispettare. Da addebitare alle autorità non aver provveduto a programmare misure atte a prevenire le seconda ondata e ad adeguare locali e mezzi di cura.
Oggi ci ritroviamo con carenza di vaccini e l’aggravante delle mutazioni del virus.
Già in Lombardia la variante inglese, con maggiori capacità di diffondersi, soprattutto sulla fascia dei più giovani, è prevalente.
Purtroppo c’è stato e c’è in atto un braccio di ferro tra chi preme per riprendere le attività e chi -guardando le statistiche- suggerisce chiusure mirate o addirittura un nuovo lockdown.
Io credo che bisognerebbe in tutti i modi combattere il male maggiore, potenziando i vaccini, restringendo le attività, anche quella scolastica, e come ultima ratio, ricorrendo ad un nuovo lockdown, mentre le categorie penalizzate dalla chiusura andrebbero sostenute dallo Stato.
D’altro canto l’esperienza positiva della prima ondata, per quanto riguarda il controllo dei contagi, suggerisce queste misure.
Risposta
c’è stato tutto il tempo per prevedere e prevenire e organizzare: niente di tutto ciò è stato fatto, ora tocca a Draghi preso per i capelli da Mattarella a risolvere una questione che stava diventando ingestibile. Certo i lockdown ma anche i controlli e anche i ristori o rimborsi, la gente non può morire (anche ) di fame.