Cosi l’ex premier Renzi intervistato dalla CNBC: “L’Italia ha un sogno e questo sogno è nelle mani di Mario Draghi”.
Si, ha ragione l’Italia sogna di uscire dalle crisi, tante crisi e lo vuole fare subito, adesso anzi ieri. Sentiamo dire da molto tempo che la politica è scollata dal paese. In effetti è tutto cosi surreale. Molti faticano a capire. Per dire la verità ci mettono anche poca attenzione, se ne infischiano, diciamo la verità. Convinti ancora che basti mettere una crocetta ogni tanto e lassù qualcuno ci dia un’occhiata, anche distratta. Purtroppo non è cosi.
Prima dell’assalto alla diligenza dei grillini, in molti gli hanno creduto. Sono rimasti molto delusi, hanno proprio preso delle scarpate in faccia. Sono stati forse un po’ contenti quelli che hanno percepito il RdC, elemento indispensabile all’ascesa del Movimento. Senza di questo molti voti non sarebbero arrivati nelle saccocce avide dei grillini. Hanno distribuito i soldi di tutti a qualche italiano che ne aveva bisogno, a qualcuno che ha fatto carte false e non ne aveva bisogno, ma l’obiettivo di dare lavoro è stato mancato in pieno e non a causa della pandemia. La pandemia è solo una scusa, un alibi, un paravento.
Ora abbiamo di bel nuovo Renzi in tutte le salse, lo chiamano tutti a discettare sul suo ruolo decisivo nella crisi di governo che sta portando alle consultazioni di Mario Draghi. Fino a qualche mese fa sembrava impossibile, Conte sembrava incollato alla poltrona e si diceva che sarebbe durato fino al 2023. Lui per primo lo diceva tronfio di stati emergenziali uno via l’altro.
Ma c’era chi dentro la macchina ha deciso di togliere la chiave dal cruscotto. E ha fatto bene, anzi benissimo. Conte ci stava portando nell’ atarassia assoluta. Non più Repubblica democratica ma Repubblica atarassica.
Ma dall’atarassia all’incoscienza il passo è breve. Diventare anime morte era dietro l’angolo.
Siamo stati ad un passo dal punto di non ritorno. Dobbiamo ringraziare chi ha suonato la tromba e ha dato la sveglia.
C’era qualcuno che stava per suonare il silenzio.