La notizia recita: “Donna di 74 anni uccisa da cinque pastori cecoslovacchi della figlia, nel suo appartamento a Grugliasco”.
Su tutti i giornali di oggi.
Dunque, questa signora aveva in casa ben cinque cani piuttosto feroci a giudicare da come l’hanno ridotta.
E la figlia? Aveva forse un allevamento di quel tipo di cani? E li lasciava li con la mamma, in custodia, povere creature, perché non soffrissero la solitudine? E se invece aveva un allevamento, perché non erano negli appositi recinti, custoditi ma anche tenuti in modo tale da non sentirsi un branco selvaggio? Forse si saprà, forse. O anche no. Quello che conta è che una donna è rimasta uccisa in quel modo atroce da quattro “bestiole” che le pascolavano per la casa.
Immagino i vicini, felici di avere quel gruppetto di “migliori amici dell’uomo” muro a muro o giardino a giardino, non è ancora chiaro. Felici di sentirli abbaiare tutti assieme, magari anche di notte. Oppure erano cosi graziosi e silenziosi e felpati da non far notare la loro presenza? E quando li portavano a spasso (la madre o la figlia), perché immagino che li portassero almeno una volta al giorno per le loro necessità fisiologiche irrinunciabili, come li portavano? a turno o tutti insieme? Legati a tre per due o senza guinzaglio perché tanto sono buoni”?
Non conosco, ovviamente la figlia della vittima, ma potrei tranquillamente dirle che è un’incosciente, come minimo e mi trattengo dal dire altro.
Chissà come si giustificherà? Che mai avrebbe creduto…? Poverini, sono cosi dolci creature, mai una volta che abbiano dato segni di… Mi pare di sentirla con queste orecchie, declamare le doti delle care bestiole…
Tutti o quasi, abbiamo avuto qualche bestiola cara al nostro cuore e la ricordiamo ancora, oppure ce l’abbiamo anche adesso e ce la teniamo cara, ma mai come oggi mi era capitato di vedere tanti sconsiderati imbecilli in giro per le strade, con al guinzaglio o anche no, uno o più cani, tutti creature meravigliose, certuni enormi, dei veri cavalli, eppure “fatece largo che passamo noi”…e se osi spostarti appena, ti guardano come se vedessero un alieno e senza tanti complimenti ti dicono” Non avrai paura vero? Ma sono buoniiissssimi!
Anche questi cinque lupi cecoslovacchi o alsaziani o tedeschi, sono convinta, sono delle creature miti e dolcissime…però hanno sbranato senza tanti complimenti la donna che li accudiva.
Ma non certo perché sono malvagi ma perché sono cani e i cani non sono tenuti a conoscere le regole del vivere civile vigenti tra gli umani, non hanno freni inibitori, quando gli gira e se gli gira e perché gli gira, azzannano alla gola!
Quindi, cari signori amanti improvvisamente o da sempre di queste magnifiche creature, teneteli con cura ma considerate che non avete a che fare con pupazzetti da fiera ma, in certi casi, con bestie feroci, vere e proprie armi non convenzionali che se si coalizzano ci fanno fuori tutti.
Cosi, solo per il gusto.
Io ho sempre temuto i cani, specie se di grossa taglia, sono pur sempre discendenti dei lupi. Quando mi fissano, ho sempre l’impressione che mirino alla gola. Preferisco di gran lunga i gatti, mai tenuti cani in casa. Quei cinque cani sono, ça va sans dire, prodotto di incroci pericolosi tra pastore tedesco e lupo dei Carpazi. Feroci come e più di pittbull e rottweiler, ma sono molto di moda ora, tra cretini maschioni maschilisti. Erano segregati in un appartamento e la vittima se li portava a sgambare tutti e cinque ai giardini pubblici, tra i bambini! Ora saranno abbattuti, ma spero che venga severamente punita la padrona di questo branco di sbranatori. Una mia figlia era stata attaccata al viso dal pittbull di un suo amico, aveva rischiato di perdere un occhio. Gli attacchi mortali di cani frutto di incroci infami sono frequenti, purtroppo.
Il problema dei cani è il problema di chi li detiene: padroni spesso arroganti, che considerano il cane uno status symbol, guai a dirgli di mettere la museruola al proprio cane -“la museruola se la metta lei” si rischia di sentirsi dire- o perfino ricordare loro che vanno tenuti al guinzaglio. È motivo per loro di grade fastidio e ti guardano come un rompiscatole che non ama gli animali.
Poco tempo fa sono stato azzannato da un cane, e sebbene il pantalone avesse attutito il morso, tuttora la gamba ne risente. Il padrone ovviamente se l’è squagliata.
Il caso di oggi ha dell’incredibile, come si fa a lasciare cinque cani in libertà? È sufficiente che uno, per un motivo qualsiasi, si avventi su una persona, ed ecco che si scatena anche negli altri l’istinto aggressivo che poi è impossibile frenare.
Non tanto i cani, quanto i loro padroni dovrebbero essere educati ed eventualmente sanzionati.
Uno dei passi più toccanti dell’Odissea è quello in cui è rappresentato l’amore tra cane e padrone nelle figure di Ulisse e del suo csne Argo, nei versi immortali di Omero:
“Così dicean tra lor, quando Argo, il cane,
Ch’ivi giacea, del pazïente Ulisse,
La testa, ed ambo sollevò gli orecchi.
Nutrillo un giorno di sua man l’eroe,
Ma corne, spinto dal suo fato a Troja,
Poco frutto potè. Bensì condurlo
Contra i lepri, ed i cervi, e le silvestri
Capre solea la gioventù robusta.
Negletto allor giacea nel molto fimo
Di muli, e buoi sparso alle porte innanzi,
Finchè, i poderi a fecondar d’Ulisse,
Nel togliessero i servi. Ivi il buon cane,
Di turpi zecche pien, corcato stava.
Com’egli vide il suo signor più presso,
E, benchè tra que’ cenci, il riconobbe,
Squassò la coda festeggiando, ed ambe
Le orecchie, che drizzate avea da prima,
Cader lasciò: ma incontro al suo signore
Muover, siccome un dì, gli fu disdetto.
Ulisse, riguardatolo, s’asterse
Con man furtiva dalla guancia il pianto,
Celandosi da Euméo, cui disse tosto:
Euméo, quale stupor! Nel fimo giace
Cotesto, che a me par cane sì bello.
Ma non so, se del pari ei fu veloce,
O nulla valse, come quei da mensa,
Cui nutron per bellezza i lor padroni.
E tu così gli rispondesti, Euméo:
Del mio Re lungi morto è questo il cane.
Se tal fosse di corpo, e d’atti, quale
Lasciollo, a Troja veleggiando, Ulisse,
Sì veloce a vederlo, e sì gagliardo,
Gran maraviglia ne trarresti: fiera
Non adocchiava, che del folto bosco
Gli fuggisse nel fondo, e la cui traccia
Perdesse mai. Or l’infortunio ei sente.
Perì d’Itaca lunge il suo padrone,
Nè più curan di lui le pigre ancelle:
Chè pochi dì stanno in cervello i servi,
Quando il padrone lor più non impera.
L’onniveggente di Saturno figlio
Mezza toglie ad un uom la sua virtude,
Come sopra gli giunga il dì servile.
Ciò detto, il piè nel sontuoso albergo
Mise, e avviossi drittamente ai Proci;
Ed Argo, il fido can, poscia che visto
Ebbe dopo dieci anni e dieci Ulisse,
Gli occhi nel sonno della morte chiuse.
Risposta
non si può aggiungere niente ma era giusto citarla, è vero i cani sono anche questo, non lo dimentico.
A proposito di cani e padroni, quanti hanno mai visto un padrone raccogliete le deiezioni solide del loro cane? Ci sono strade centralissime costellate di depositi scivolosi e puzzolenti e per i vigili sembra che sia tutto invisibile. Io comunque me ne sto sempre lontano da certi cani, non si sa mai. Un San Bernardo del famoso rifugio si ingoiò tutto un braccio di mio fratello, on riusciva a cavarlo fuori, dovettero intervenire alcuni del personale locale. Ma il cane non aveva avuto intenzioni aggressive, per lui era stato solo un gioco. Non per mio fratello, però, piuttosto spaventato.