Non posso farne a meno a vedere la foto di Paolo Rossi con sotto: “E” morto Pablito”, ho pianto, lo confesso e piango anche adesso. Come si fa a non piangere? Quest’anno lunghissimo e denso di ansie e di paure sembra non finire mai. E ora anche Paolo Rossi. Sembrava un furetto timido. Un furetto col viso da bambino. Ma che gioia quando segnava in quel mondiale indimenticabile. Sembrava già tutto finito poi arrivava, sbucava dal nulla e metteva in gol ed era gioia pura. Anche quel suo gesto: le braccia abbassate e i pugni chiusi e quel sorriso da ragazzino e le giravolte di uno che non sembrava crederci di aver segnato e di aver portato l’Italia in cielo. Rossi….Rossi…Rossi, goool.
E poi tutti intorno a lui a soffocarlo. Un’altra Italia, un altro mondo, quasi un’altra vita!
Il pallone viaggiava veloce nell’area di rigore, pareva sfuggire a tutti, ma dal grappolo umano che gli si avventò contro, prima fra tutti, sbucò la testa di un uomo in azzurro, esile, leggero, il portiere fu battuto e fu gol. Da allora, tanti altri ne vennero, e l’Italia fu Campione del Mondo dell’ ’82, per la terza volta dopo 44 anni. Battute le migliori nazionali, Argentina, Brasile, Germania. E fu la gioia di Pertini e di milioni d’italiani.
Quell’uomo era Paolo Rossi, detto “Pablito”, la saetta dell’aria di rigore, opportunista quanto altri mai, leggero e micidiale allo stesso tempo.
Addio “Pablito”, dopo tanti anni di digiuno, ci facesti di nuovo sognare, tu Campione del Mondo per sempre.
Risposta
proprio cosi: una saetta che lasciava il segno.
Un’altra vita, davvero.
Questo 2020 sta proprio esagerando con l’aritmetica delle sottrazioni e oggi si ripropone, senza un velo di pudore, portandosi via un numero 20, quello che Paolino Rossi da Santa Lucia di Prato portava sulla maglia dalle inopinate stilettanti magie : dopo un avvio guardingo, quasi frenato dalla paura di entrare nella cristalleria della leggenda del calcio, Pablito infilò 3 gol al Brasile. E quel giorno la mia esuberanza di trentenne , in genere discretamente compassato, esplose in una euforia scomposta, esagitata, incontenibile , ragionieristicamente non omologabile.
Dentro le 180 pulsazioni del mio cuore, fuori giri come il motore della Simca di mia zia Lina , innamorata di Tardelli perchè forse troppo leggeva di Liala.
E poi arrivarono le 2 pere alla Polonia e il gran melone della finalissima, propinato alla Germania.
E il mio delirio non fu becero nè inappropriato ma semplicemente fisiologico.
Rossi il cannoniere del Mondiale 1982 , il principe dei marcatori.
Che certo era un furetto con la faccia da bambino, come felicemente annota Mariagrazia.
Un furetto che sbucava all’improvviso, come un imbarazzante fulmine nel bozzolo di una giornata di sole ordinario : Pablito rasoiava le aree di rigore altrui, portando a mille il mirabile tiraggio della pipa di Bearzot, il Commissario Tecnico con il volto da pugile educato.
Nella tarda primavera del 1987, il signor Rossi rientrava nella sconfinata schiera dei signori Rossi, decidendo di appendere le scarpe al chiodo.
Ed oggi ne esce, con la sobria educazione di chi non ha mai abusato della onnipotenza dei riflettori.
Risposta
grazie Carlo del suo bel commento. Benvenuto!
Prima de mondiali dell’82, Rossi si mise in evidenza nei mondiali del ’78 disputati in argentina.
Quella nazionale era già forte, il CT era lo stesso Bearzot, l’Italia batté nella fase a gironi i padroni di casa, l’Argentina di Kempes, che poi vinse il Mondiale.
Rossi segnò contro la Francia, l’Ungheria e l’Austria, l’Italia si classificò quarta, sconfitta dal Brasile nella finale per il terzo e quarto posto.
Dopo quattro anni l’Italia avrebbe vinto il Mondiale in Spagna.
Risposta
epico, grandioso, indimenticabile e lui cosi tenero, sempre un bambino sembrava.
Pochi commenti qui sopra mi pare, a me sembrava una cosi brava persona…ma già, pochi ma buoni.
Risposta
si, tanti preferiscono il silenzio alle parole, ma ci sono anche quelli che vanno in giro a scrivere che nessuno dice delle parole “sincere” e cioè solo lodi, nessuno mai scrive sull’epigrafe di qualcuno che era anche un gran figlio di…salvo lamentarsi in eterno se la moglie dovesse scriverlo di lui!
Ecco un necrologio degno di lode.
Ieri con nostro sommo piacere è andato a ingrassare i cavoli, Pinco Pallo, da troppi anni in vita.
Ha smesso di rompere le scatole, e francamente non se ne poteva più, senza i conforti religiosi.
Scontroso, litigioso, incapace di amare e apprezzare il prossimo,
violento con la moglie, e disamorato dei figli, pensò sempre a se stesso, svogliato e inconcludente nel lavoro, crapulone e beone,
rischiò spesso la galera, ma la fece sempre franca per via di amicizie bassolocate.
Che soffra dannato le pene dell’inferno.
Risposta
mammadocarmine…e che dè?