Mese: Novembre 2020
Basta aspettare
Quest’anno strano, le stagioni passano, manco ce ne accorgiamo, siamo solo presi dalle notizie che ci atterriscono e facciamo fatica a vedere oltre.
Eppure Novembre è un mese speciale, con le sue feste liete o tristi e con l’Estate breve di San Martino sul suo cavallo e col suo manto.
Passeggio la mattina come sempre e mi sorprende sempre il mutare delle stagioni anche quest’anno. Forse quest’anno ancora di più.
Mi solleva l’anima camminare vicino agli spiazzi erbosi, i pochi rimasti ma ancora verde brillante del colore dell’erba rasata e il contrasto che fa l’azzurro del cielo col giallo rosso arancio delle foglie degli alberi. Sempre più nudi, Si preparano alle sferzate della tramontana che non mancherà di arrivare, come ogni anno, puntuale da nord. E li scoprirà del tutto rivelando la loro nuda bellezza.
Sono belli anche spogli gli alberi, sarà perché li amo in modo incondizionato ma li trovo belli sempre. Tutti gli alberi dal maestoso noce all’ultimo arbusto di pungitopo con le sue bacche rosse.
Una lunga fila di carpini maestosi costeggia la via che porta verso casa. Li osservo in questi giorni: hanno una chioma immensa che ormai arriva quasi a coprire la strada e da qualche giorno sono diventati gialli e le foglie ricoprono buona parte del terreno sottostante.
Ma sono sempre li. Ogni giorno li saluto, quasi uno per uno. Direte che sono un po’ matta, si forse, ma sono degli amici speciali, non mi chiedono mai niente, sanno solo dare felicità, emozione, e gioia.
Questo anno strano sta per finire. Ci avviciniamo al 2021, il bisesto 2020 presto ci lascerà, ma non lo scorderemo facilmente, rimarrà impresso nella storia del mondo come uno degli anni più funesti che si ricordino.
Ancora un po’ di pazienza e poi forse, gli alberi nudi si vestiranno di galaverna o di brina o di neve. Che meraviglia, già mi pregusto la scena.
Basta aspettare e la neve arriva, quasi sempre.
la curva del disagio
“Il governo dov’è”? gridano gli operai della Arcelor Mittal in corteo a Genova e gli agenti della Polizia in assetto antisommossa sono schierati davanti a loro, circa un migliaio.
Protestano contro i licenziamenti e non sembrano temere la carica della Polizia, che però non avviene, tutti ammassati a fare cordone di protezione, gli operai di colpo applaudono verso il plotone; uno di loro si è tolto il casco ed è rimasto a capo scoperto imitato presto da tutti gli altri.
Una bella scena. Dei lavoratori che solidarizzano con altri lavoratori, degli uomini che dimostrano empatia verso altri uomini in difficoltà.
Cosa è successo? La polizia ha capito che i manifestanti erano pacifici e che non serviva caricare ma abbassare la guardia e cedere alla simpatia spontanea e naturale? Un sentimento nato li per li che fa pensare a come lo stato in questo momento sia poco rappresentato e lo fa chi porta la divisa e di solito picchia, lo fa, forse, perché sente in cuor suo che è giusto cosi.
E’ un bel segnale ma è anche un indizio di come le cose potrebbero degenerare presto se il governo non si fa sentire sulle questioni importanti che non sono solo l’andamento della curva dei contagi.
L’hennè
Parliamoci chiaro. Per ora i capelli non me li taglio, li lascio crescere. So che sono aperti i parrucchieri ma io, lo confesso li temo. Non che mi fossero troppo simpatici nemmeno prima, ma un paio di volte l’anno ci andavo e facevo il taglio più corto che potevo per tirare più a lungo possibile la successiva seduta.
Però adesso anche no. In fondo i capelli lunghi si possono pettinare all’insù, fare una bella pony tail, cioè coda di cavallo (ma parla come magni, dirà qualcuno) oppure lasciarli ricadere sulle spalle, tanto ormai è quasi inverno e ci sta.
Però capisco che anche loro devono vivere e non saranno tanto contenti di questa mia decisione ma tant’è io non desisto. Non dico che potrei tagliarmeli da sola perché temo che l’effetto sarebbe disastroso…per quanto…ma credo che li lascerò crescere folti e ribelli ancora per un bel po’, poi vedrò.
E allora? Qualche lettore passante di qui, potrebbe pensare. Questa è andata. Ma no, niente paura è che non avevo voglia di parlare di politica perché se lo facessi…uhu, temo che mi lancerei sull’onda come una surfista a Malibù ( ma ci sarà il mare a Malibu?,o si dice Maribù? Buh!).
Insomma credo si sia capito che rinuncio al parrucchiere per evitare il contagio. Non so se ci avete fatto caso, ma la frase “evitare il contagio” è divenuta un cult.
Evitiamoilcontagio… va forte e io lo evito in tutti i modi. Potrei anche passare per maniaca ma lo evito e spero di continuare cosi.
E cosi, secondo me dovremmo fare un po’ tutti: cercare al massimo di evitare il contagio il più possibile.
Ma, mi domando, quando questa storia sarà finita e prima o poi finisce come tutto, avrò ancora il coraggio di tornare dal parrucchiere? O mi lascerò crescere una chioma stile Lady Godiva?
Perché potrei anche rimanere traumatizzata. Lo hanno messo i conto i cervelloni che pontificano di zone gialle, rosse, verdi arancioni e lillà?
Temo di no. Finita l’emergenza Covid, e prima o poi finisce non può andare avanti fino a fine legislatura, sarebbe quantomeno sospetto, finirà anche la paura del contagio?
Temo che ci vorrà del tempo, molto tempo almeno per me e forse altri due o trecento italiani, perché per gli altri noto che sono sempre più audaci e assembrati molto più del necessario, quasi fosse prescritto da medico (cosa che non è) ma siccome sarebbe fortemente sconsigliato o persino vietato dalla legge straordinaria dell’emergenza, allora notiamo una gara a fare il contrario. E’ un classicone.
Proibisci ad un italiano di fare qualcosa e vedrai la rincorsa che prende per farla chiamando pure gli amici, i parenti, persino quelli emigrati all’estero da lunga pezza.
Insomma, alla fine della fiera resterò con la mia chioma lunga e folta fino ai piè se qui non verrà qualcuno a portarmi la notizia che l’epidemia è finita e mi posso rilassare ed andar dal parrucchiere che la possa alfin tagliare, mi dispiace proprio tanto se vi sembro esagerare, ma il governo sembra proprio che non se ne voglia andare ed allora mi prenoto la seduta anzichennò e la metto in calendario pel 2023 e persino se mi gira, potrei farmi anche l’hennè.
Unità
Hanno una bella faccia, Biden e Harris, sono una bella coppia.
Il nuovo presidente degli Stati Uniti è arrivato sul palco correndo, poi si è fermato e ha salutato la folla che lo attendeva da ore.
Un bel sorriso franco e aperto, un bello sguardo leale, un bel viso disteso e senza rughe, forse aiutato da qualche maschera idratante, un bel capello bianco splendente ben pettinato all’indietro, fisico asciutto ma in forma perfetta.
Lei in tailleur bianco accecante che faceva risaltare ancora di più i bei capelli nerissimi e la carnagione olivastra. Bella, sorridente gaia, felice.
Joe Biden ha iniziato il suo discorso ringraziando tutti e abbracciando virtualmente tutti gli americani ed ha avuto parole anche per chi non lo ha votato e ha detto che vuole il paese unito e che sarà presidente anche di quelli che oggi sono delusi per aver perso.
Un’America unita e che ritorni ad offrire a tutti la possibilità di crearsi un futuro come più gli piace perché l’America, da detto, deve essere il paese dove tutto è possibile per tutti.
E poi ha ringraziato chi ha sfidato il Covid alle urne per permettere agli americani di esprimersi in un delle elezioni più contrastate e anche più partecipate della storia d’America.
Poi ha rivolto un pensiero ai tanti morti per Covid ed ha detto che da domani comincerà a sentire tutti gli scienziati e gli esperti e metterà in campo una task force per debellare il virus.
Ha detto tante altre cose tutte molto sensate, per esempio che l’America è il paese di tutti, comprese le minoranze che si devono sentire parte integrante del paese e ha ringraziato la sua famiglia e la moglie, la bella Jill, una donna elegante di origini italiane che mi sa impareremo a conoscere presto. E ha ringraziato la sua Vice, Kamala Harris per l’impegno che si prende e per essere la prima donna in assoluto e la prima donna di colore a svolgere quel ruolo.
Ha parlato sempre con una forza che sembrava scaturirgli da dentro, quest’uomo che sembrava piccolo e magro e con la voce flebile ha tirato fuori una verve ed una carisma inaspettati . I suoi occhi brillavano e a volte erano un po’ velati di malinconia, ma quello che si notava in lui era soprattutto la grande forza che sprigionava dalle sue parole, dallo sguardo e da tutta la sua persona.
Ha ricordato il nonno che gli diceva : “Joe tieniti stretta la tua fede” e anche la nonna che invece gli diceva” No, Joe , vai e dispensala a chi incontri”.
Un uomo di fede Joe Biden, uno dei pochi presidenti cattolici della Storia d’America. Una fede forte che traspare dalle sue parole e dallo sguardo che esprime empatia ed ho avuto l’impressione che tutte le persone che erano sotto quel palco, come altrove in tutta l’America, mentre l’ ascoltavano, si siano sentite parlare direttamente come in una conversazione a due.
Tanti bambini, in spalla dei genitori che sventolano bandierine e partecipano ai canti. Tutti con la mascherina, alcuni piangono, molti annuiscono con la testa alle parole di Biden e si vede dal lampo degli occhi la soddisfazione di sentirsi finalmente compresi.
L’America – ha detto Biden – deve ritornare ad essere un paese giusto, leale, forte, prospero, sano, senza discriminazioni di alcun genere e poi ha aggiunto, non ci devono essere stati blu o rossi ma Stati Uniti e l’applauso e l’incitamento della gente è arrivato alle stelle.
Niente retorica, neppure l’ombra nel suo discorso, un discorso imparato a memoria ma che sembrava inventato li per li e quello che mi ha impressionato di più è stata la facilità con la quale Biden, il nuovo presidente americano, l’uomo più potente della terra, si rivolgeva alla folla chiamandola “Folks” (gente), come si chiamerebbe un gruppo di amici ad una festa in famiglia.
Sembravano due ragazzini ad una festa di compleanno, Joe e Kamala e invece sono due persone con un background pazzesco, una storia di sofferenza e di impegno durato una vita.
Guardarli rincuora. Sono un bel presagio, quanto di meglio l’America potesse trovare in questo momento cosi difficile.
Questa volta gli americani hanno scelto bene. Grazie anche da parte di chi americana non è ma vive in questo piccolo mondo nel quale basta gettare un sassolino in uno stagno per vedere le onde diramarsi in tutto il pianeta.
E speriamo che anche qui, prima o poi, la politica trovi questo senso di unità e di condivisione che manca dalle nostre parti da troppo tempo e del quale avremmo un grande, urgente bisogno.
Tutti dietro la lavagna
La situazione è drammatica.
Non fanno che ripeterlo. Ed evidentemente è cosi.
Per il Covid e per le conseguenze del Covid sulla nostra economia. Parlo dell’Italia perché il resto del mondo ha problemi analoghi ma non uguali, se è vero che siamo sulla stessa barca (infetta) è anche vero che i governi reagiscono in maniera diversa e le misure, sia di contenimento che di assistenza alla popolazione sono diverse da paese a paese.
Qui la cosa che mi disturba parecchio e ormai da un bel po’ e che sembra che se i contagi aumentano e se gli ospedali scoppiano la colpa stia tutta degli italiani che non sanno comportarsi.
Tutti dietro la lavagna dunque.
Io che non frequento nessuno da quasi un anno e mi guardo bene dall’andare anche solo vicino alla porta di un bar, sono, naturalmente tra gli italiani “incoscienti” e “irresponsabili”.
Insomma, signori, la barca fa acqua ma la colpa è della ciurma non degli alti ufficiali e meno che mai del capitano.
Loro sono tutti i n regola chi non rispetta le regole siamo noi e noi dobbiamo essere puniti.
Per ora abbiamo l’Italia a colori, ma potremmo anche vederne di tutti i colori, mutare colore come i camaleonti se non facciamo attenzione.
E però…si sente in giro aria di ammutinamento.
Mi sa che la ciurma non ne può davvero più di vedere il capitano e il suo drappello di ufficialotti che passeggia sul ponte ponderando misure sottotraccia, bisbigliando e tramando chiusure e coprifuochi.
Mi sa che la “ciurma” ne sta per avere le scatole piene, anzi, direi strapiene e stanno per scoppiare.
Non dico che non servano le misure ma i rimbrotti e le minacce anche no.
Vi siete fatti le vacanze al mare? Ci avete messo ai domiciliari per tre mesi? Avete riaperto le scuole per richiuderle un mese dopo?
E ora state pensando ad un patto di legislatura? Vi siete dati di gomito e fatto l’occhiolino di sopra la mascherina e vi siete accomodati sottocoperta con una bottiglia di rum?
Si sentono i borbottii arrivare fin qui anche con le finestre chiuse.
Governo, ufficiali, capitani, il Covid impazza ma gli italiani impazzano di più, fra poco.
E non sarà un bel pazziare…
Progressive lockdown
Atmosfera da progressive lockdown.
Ci hanno pensato tutta la notte, poi, pare abbiano tirato le somme sulle “misure di prevenzione e lotta al Covid”.
Che poi sarebbero tenerci a casa il più possibile, spaventarci a morte sparandoci cifre come raffiche di mitragliatrice.
Non intendo dire che non ci credo, alle cifre, per quanto vanno prese sempre con il dovuto rispetto ma anche con le pinze da ostetrico.
Ma ho come l’impressione che a pagare in questa brutta vicenda, alla fine, siamo sempre noi, sempre il solito Pantalone Popolo sovrano che altro non è che suddito. Alla fin fine.
La macchina dello stato si è messa in moto per arginare l’epidemia ma non nel senso che avrebbe dovuto prendere e cioè aumentare gli “anticorpi” del paese organizzando la sanità i trasporti, la scuola…no, si sono persi mesi dietro ai banchi a rotelle e che altro?
Ah, si, a come distanziarsi in spiaggia e soprattutto i nostri governanti hanno pensato a come rilassarsi dopo la fatica del precedente lockdown sul quale avevano buttato il sangue.
Hanno pensato a come ricavarsi il loro piccolo personale palcoscenico con i battimani del pubblico plaudente e poi i selfie e le toccate di gomito e le passeggiate in centro per il premier, magari con tanto di sontuosa fidanzata…
Non hanno pensato che doveva arrivare questo tsunami, eppure gli esperti avevano parlato chiaro (insomma quasi), ma loro no, forse non gli hanno creduto, forse hanno preferito crogiolarsi negli allori che persino la stampa estera gli ha tributato per come avevano saputo gestire bene la pandemia.
E i sacrifici degli italiani? Beh, robetta di fronte alla capacità del governo di fronteggiare il nemico e quasi annientarlo.
Quasi. Perché un nemico cosi tenace è pericoloso anche da morto figuriamoci se esala ancora qualche ultimo respiro…
E ora? Siamo qui a richiudere tutto, ma progressivamente, vediamo come vanno le curve, un po’ alla volta perché gli italiani sono stanchi, sono stremati, l’economia è al collasso, intere categorie di lavoratori soffrono e sono prossimi alla miseria…insomma chi glielo ha fatto fare al governo di voler governare a tutti i costi in un simile momento?
Ma non sarebbe stato meglio assecondare un po’ le presunzioni e le arroganze di capitan Salvini e lasciargli “pieni poteri”? Si sarebbero risparmiati questa improba fatica di navigare in acque sempre più burrascose con il rischio di finire addosso ad un iceberg vagante.
Si sarebbe certo divertito poco a pienipotereggiare in un momento come questo.
Ma è andata cosi, Renzi ha voluto a tuti i costi questa alleanza tra acerrimi nemici con a capo un signor Nessuno diventato presto Unico e Solo Salvatore di una Patria alla Deriva.
Chi lo avrebbe mai detto?
Un problema troppo serio
“La lettera della signora Persenico (la trovate nel link subito sotto, ndr) descrive un’iniziativa lodevole (fermare la violenza sulle donne), ma temo del tutto inefficace, forse molto dispendiosa e anche, mi permetta signora, un po’ ridicola. Lei vorrebbe far dire a uomini disegnati su un manifesto: “non sono un violento”? E allora? Tutti o quasi quelli che hanno ammazzato, trucidato, sfigurato le loro vittime, professavano di non essere dei violenti. Anzi, nella maggior parte dei casi, venivano descritti (o si descrivevano) come ottimi partners, padri di famiglia, genitori modello…ma poi si è visto e si vede, purtroppo ancora che la realtà è ben diversa. Anzi, temo che in tempi di pandemia molte donne non denuncino neppure più le violenze e i “non violenti” se la passano ancora troppo bene. Se la signora vuole coinvolgere gli uomini nelle manifestazioni anti violenza contro le donne, lo faccia con altri metodi. Questo mi sembra essere una presa in giro e il problema è troppo grave per essere ridotto a quasi una sorta di happening un po’ vintage. Le donne si ribellino alla violenza e denuncino e cerchino di imparare a difendersi e a capire quando è il momento di tenere gli occhi bene aperti per non cadere vittime dei “non violenti” solo a parole. Quei soldi, piuttosto, vadano spesi per aiutare i figli delle vittime del femminicidio, mi pare un impiego senz’altro migliore”.
Questa mia letterina ( in risposta a quella che trovate subito sopra), compare oggi su “Italians”del Corriere della Sera.
Ho risposto di getto, come faccio spesso. Posso anche sbagliare.
Il problema è troppo serio e andrebbe affrontato a livello politico, certe iniziative, a mio avviso, finiscono per sminuirlo e attirarci contro la facile ma feroce ironia dei tanti maschilisti che girano. Compresi i tanti “non violenti” a parole.
Comunque, pubblicandola qui, la faccio conoscere anche a chi fosse sfuggita e, al contrario di me, la ritiene un’iniziativa da prendere in considerazione.
Bello e simpatico
Cosa si può dire di Gigi Proietti che non abbia già detto lui stesso di sé nella sua lunghissima carriera?
Che parole usare per esprimere il dispiacere di aver perso un attore e un uomo come lui?
Difficile trovarne di adeguate, sembrano tutte troppo povere.
Resta solo una grande tristezza nel renderci conto che anche persone del suo fascino e del suo carisma muoiono.
Ho faticato a scrivere la parola “muoiono”, l’ho corretta più volte perché il correttore automatico segnava rosso.
Segno che non avrei voluto scriverla. E però alla fine ce l’ho fatta.
E ora non resta che arrendersi all’evidenza. Abbiamo conosciuto l’allegria che Proietti ci ha regalato a piene mani in tanti anni ed ora conosciamo la tristezza che ci prende alla gola nel sapere che non c’è più.
Ma io ancora faccio fatica a crederci.
Lo vedo nei panni del cantante da night, mentre, con la sigaretta tra le dita si prepara a cantare il pezzo più esilarante della sua collezione e imposta la faccia “piacionica” e con quell’accento franco- romanesco intona:
“Nu me romp er cà”.
Forse non sarà la sua macchietta più riuscita, ne abbiamo a centinaia da guardare per ricordarlo, ma quella a me ha fatto sempre piangere dal gran ridere.
E voglio ricordarlo cosi, bello e simpatico e anche un po’ para…mentre si immedesima nella parte e fatica a non scoppiare a ridere della sua stessa comicità:
Oltre l’altopiano
Sono certa che a buona parte degli italiani, non importa nulla o manco sa che ci sono le presidenziali in America e che Trump potrebbe vincere ancora. Si, lo so che i sondaggi danno Biden vincente, ma abbiamo già visto come funziona coi sondaggi: spesso non ci pigliano, anzi toppano alla grande.
E allora, in previsione di questa ennesima tragedia, mi sono comprata il barattolo del mio miele preferito nella misura king size, la più grande che ho trovato. Perché io credo e spero che Trump perda ma…come diceva Totò: “prudenzia non è mai troppo”. E non vorrei che la delusione mi lasciasse troppo amaro in bocca.
E per citare un altro grande aggiungo che sono “tempi di poca soddisfasione”, (il pugile Peppe, detto “Er pantera” interpretato dal grande Gassman ne “L’audace colpo dei soliti ignoti”).
E non lo sono per noi, come per il mondo intero in questo periodo cosi buio. Tanti americani pensano già a dove scappare perché un altro mandato di Trump non lo reggerebbero, ma non sanno dove: alcuni paesi gli hanno già chiuso le frontiere. L’Italia non credo che li respingerebbe, per motivi che sono talmente noti che non serve citarli.
Ma io gli accoglierei volentieri pensando che scappano da quel Tizio lì.
Insomma non mi sento per niente sicura che Biden ce la faccia, Ho sentito qualcuno, qui da noi, chiamare Biden “sardina rinsecchita”. Avrei voluto rompergli il muso (notare che sono una non violenta) ma mi sono trattenuta e non solo per via del contagio.
Se vince ancora Trump, l’America, che in molti già chiamano Trumpland, non solo non ci guadagna e neppure il resto del mondo, ma vedrà il film vero, quello di cui ha visto solo il trailer e non saranno risate, ma tutto il contrario.
Per il Covid in America sono già morti in 230 mila, Trump non ha intenzione di fare niente di più di quanto ha fatto (cioè nulla) e perciò in attesa di un vaccino di cui va predicando da mesi ma di cui non si vede ancora traccia, il prezzo che gli americani pagherebbero ancora alla pandemia potrebbe essere molto alto.
Ma non solo, ho letto che quasi 30 milioni di americani sono in forse se potranno mangiare ogni giorno e se una o zero volte. Mi pare una bella cifra per la democrazia più grande del mondo, non la sottovaluterei. Certo che le politiche isolazioniste di Trump non sono un buon viatico neppure per convincere i cinesi a svelarci quale antidoto hanno scoperto contro il Covid.
Mi auguro che i nostri scienziati lo scoprano da soli perché nonostante le preghiere dei cinesi, il “miracolo” in cui sperano (e non sono certo i soli), potrebbe non avverarsi e Trump potrebbe vincere ancora. Win again!
E allora io mi sono già premunita: mi attacco al barattolo di miele come l’orso Yoghy e quando sarò arrivata alla fine ne ho già pronto un altro della stessa marca, biologico, italiano e di un a nota casa di un altrettanto noto altopiano, poco distante da qui.
E che qualcuno da lussù (ben oltre l’altopiano), anche se non ce lo meritiamo, ci protegga.