Si parla molto dell’importanza che le donne denuncino prima possibile le violenze che subiscono, prima che succeda l’irreparabile. Ma nel caso di Marianna Manduca, denunciare il marito violento, molte volte, non è servito. Marianna era mamma di tre figli che sono stati adottati da un cugino dopo che il marito Saverio Nolfo, nel 2007, l’ha ammazzata a coltellate. Una delle tante vittime di femminicidio che, nonostante le ripetute denunce, lo stato non è riuscito a proteggere dalla furia omicida dell’uomo che aveva sposato e dal quale si stava separando.
Dopo processi, corsi e ricorsi, la Cassazione ha rigettato la richiesta dell’ Avvocatura di Stato di riavere indietro dai figli della vittima i 250mila euro di indennizzo che gli era stato riconosciuto per la perdita della madre.
Se anche lo stato si mette contro le donne vittime di femminicidio e chiede ai figli di ritornare dei soldi che gli erano stati riconosciuti, con la “causale” che “l’omicidio era inevitabile”, significa che ormai la vita delle donne vale ben poco. Come vale poco la vita dei loro figli che dopo aver assistito alla tragedia familiare della separazione e alle liti ed infine alla fine orribile della madre, devono anche essere coinvolti in altre beghe legali perché qualcuno ha pensato che quei soldi non gli spettavano.
Ma questa storia è solo una delle tante, non la conoscevo e non ne avevo seguito i rivolti che spesso e volentieri vengono spiattellati su tutti i media con poco rispetto per le vittime. La cito perché c’è questa richiesta ai figli di ritornare dei soldi che gli erano già stati attribuiti da un giudice che aveva accolto la domanda di risarcimento danni. E non mi sogno di giudicare i giudici, né chi avrebbe forse potuto evitare questa morte mettendo sotto sorveglianza chi poi si è rivelato un assassino feroce visto che la donna lo aveva reso noto più volte a chi di dovere. Ma, osservo, che anche in casi come questo, c’è chi non perde occasione per denunciare, non i reati o chi li commette, ma chi, secondo loro, strumentalizza le morti al fine di far ricadere le colpe sempre e comunque sugli uomini. E se durante l’anno in corso, l’anno terribile della pandemia, gli omicidi ci dicono essere diminuiti, quelli con donne come vittime sono aumentati. Forse perché molti uomini non accettano ancora l’idea che le donne possano “farla franca”, nel caso volessero evitare di essere malmenate o abusate o trattate come schiave o peggio. In fondo “l’uomo” è sempre il più forte, perdinci, pensano “gli uomini” che ragionano ancora con il modello maschio-dominante. E l’idea che la donna abbia un a volontà propria e che loro la devono rispettare, non gli va proprio giù.
E pensare che, a guardarsi attorno oggi, la mentalità maschio- dominante sembra essere stata rimossa, ma non è affatto cosi. Ci sono ancora uomini anche di una certa cultura che affermano che il femminicidio è una tragedia strumentalizzata dalle femministe che sembrano quasi contente che le donne vengano uccise per avere uno strumento di lotta in più per scagliarsi contro gli uomini (sic). Invece che unirsi a chi chiede allo stato più attenzione nei riguardi della violenza contro le donne, ci sono uomini che sottovalutano il problema al punto di ritorcerlo contro le “femministe” che se approfitterebbero. Lo riterrei incredibile se non l’avessi letto e non lo leggessi sempre più spesso in molti articoli o commenti dove si parla di questo problema. C’è chi arriva persino a parlare di responsabilità delle donne uccise perché incapaci di capire con chi si relazionano!
Buontemponi che hanno voglia di scherzare? Sarebbe di pessimo gusto e a me sembra proprio che chi lo afferma ne sia seriamente convinto. Se pensiamo che le violenze domestiche non sono cessate neppure durante questo anno orribile e che tante donne si sono tenute dentro la loro pena e che però alcune di loro sono morte per aver osato ribellarsi a qualche richiesta maschile a cui non avevano dato seguito, fa ancora più indignare questo voler girare, è proprio il caso di dirlo, il coltello in una piaga che non si rimargina. Un “no” può scatenare la furia omicida in uomini di ogni età e condizione sociale e dopo quel “no” detto più volte, magari tra le lacrime, delle donne che lo hanno pronunciato, non resta che un’immagine sfocata su un’epigrafe.
E le polemiche di chi vorrebbe cancellare la giornata che le ricorda. Intollerabile.
Quello che più mi ha colpito in questa tragedia, trattata nell’articolo, è l’indifferenza delle istituzioni preposte al terribile e ricorrente problema della violenza sulle donne.
Non una o due denunce erano state fatte (già una dovrebbe bastare), ma ben dodici, ripeto dodici denunce, rimaste inascoltate!
Bene ha fatto il figlio delle vittima a denunciare la sordità dei magistrati che hanno potuto tollerare e in definitiva rendersi responsabili del terribile misfatto -sei coltellate per finire la donna, più il ferimento del suocero che vanamente difendeva la figlia.
Il tribunale di Messina aveva riconosciuto le colpe dei giudici condannando lo Stato al risarcimento di 259 mila euro a favore dei tre figli, ma la Cassazione ha annullato la sentenza, rinviando il processo ad un secondo appello che si terrà il 9 dicembre 2020.
Giustizia omissiva, farraginosa e lenta: sono passati più di 13 anni dalla barbara uccisione della 32enne donna di Palagonia (Catania) , madre di tre figli e ancora lo Stato resiste nel riconoscere un risarcimento che mai potrà compensare i figli dalla perdita delle madre.
Risposta
caso incomprensibile e veramente duro da digerire, so che ci sarà chi dirà che lo stato non deve mantenere i figli di Marianna e anche chi dirà che se il marito l’ha uccisa qualche motivo c’era, perché sono cose che ho sentito fin troppe volte, ma ora lei non c’è più da 13 anni, il marito/padre è in galera e i figli vivono con una famiglia di parenti che li ha adottati. E ora si ricomincia tutto daccapo. Lo stato ci pensa a cosa vanno incontro ancora quei ragazzi e la famiglia che li ha adottati?
Il lockdown ha peggiorato la statistica del femminicidio in Italia, un delitto ogni tre giorni! Ci siamo inselvaggiti, anziché migliorare di fronte al pericolo.
E, a quanto leggo nell’articolo di denuncia, c’è gente cha fa ipotesi farneticanti di compiacimento delle femministe. Finora, come giustificativo, ero rimasta al “Se l’è cercata”, ma non si finisce mai d’imparare.
Risposta
Milena, non solo, ormai siamo alle “perversioni femminili” delle donne che si oppongono alla violenza sulle donne, perché la “spalmano” su tutto il genere maschile. Secondo alcuni bisognerebbe fare nomi e cognomi degli assassini e rivolgersi solo a loro (anche a quelli morti o in galera) mentre a quelli “in potenza” (non di Potenza) bisogna suggerire di scrivere sui muri “non sono violento”… almeno se non mi pestano la coda altrimenti…”
“A proposito di identità, domani si celebra la Giornata contro la violenza sulle donne. Si consumeranno fiumi di scritti e di discorsi, pochi sinceri, molti ipocriti e d’occasione, poi tutto terminerà a tarallucci e vino, qualcuno magari festeggerà a modo suo, ammazzando una donna. Manca, in famiglia e a scuola, una educazione sessuale, non solo genitale di modello scandinavo, fatta non solo di blabla, ma di esempi concreti, tesa ad insegnare amore e rispetto tra i due generi e a sottolinearne l’assoluta parità valoriale all’interno del genere umano.
Le violenze poi, non sono solo fisiche, ma anche se non soprattutto psicologiche e ricattatorie. Anche la Chiesa, rispetta solo Maria, madre di Cristo, insegna che fu Eva a far cadere Adamo nella trappola del peccato originale, e le sante sono subordinate agli omologhi maschi. Niente donne nel sacerdozio, per carità!””
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Questo post è scritto nero su bianco ( e questo non è l’unico) sul blog di un noto settimanale (notare soprattutto quel “qualcuno festeggerà a modo suo ammazzando una donna…”di un cinismo ributtante!) Lo lascio anonimo perché si tratta dello stesso personaggio che non fa che andare a scrivere ovunque ci sia posto, tutto quello che gli viene in mente per denigrare “le donne” anzi “alcune donne”, non tutte no certo: quelle del suo privè vengono salvate, non solo portate in palmo di mano e messe su un altare … fino all’ostentazione del ridicolo. Le “altre”, diciamo quelle che non amano (come amerebbe lui) interloquire col medesimo e gli hanno più e più volte detto un semplice “no grazie” e lo ignorano passando sopra alle sue continue provocazioni, vengono bersagliate continuamente e per anni di messaggi perfidi e trasversali e insinuazioni di ogni sorta e in ogni luogo possibile e immaginabile.
Naturalmente non fa mai il nome ma chi deve capire capisce.
E non lo fa sicuramente solo a “viso scoperto” ma in mille modi sotterranei dove, con tutta probabilità, il nome esce anche troppo. E non è certo il primo, ma ogni volta mi illudo che sia almeno l’ultimo.
Anche questa è violenza, anzi della peggiore perché si insinua fra le pieghe della credibilità di chi “osa” scrivere ed esprimere sempre e comunque come la pensa anche quando viene aspramente criticato, anzi a maggior ragione: se si crede nelle proprie idee e in quello che si fa, niente e nessuno può impedire di estrinsecare liberamente e nei modi leciti, le proprie potenzialità.
Quel “bla bla bla” riferito agli articoli che si occupano della triste commemorazione ( il mio è solo un piccolissimo contributo) serve a denigrare chi “blatera” secondo questo gentiluomo, di questi fatti tragici.
E siccome a “blaterare” non è il medesimo che blatera ovunque e in grande quantità ammantandosi di “grande cultura e conoscenze illimitate”,( salvo schernirsi quando è necessario per far risaltare la sua innata “umiltà”?, il “bla bla bla” non lo soddisfa e perciò lo evidenzia. Inutile e insensata tattica di distrazione dal problema molto grave della violenza continua incessante e insopportabile contro le donne, anche e soprattutto quella di chi è ossessionato da qualche “no” che non riesce a mandare giù. E rivela la sua “violenza” anche cosi:
“Le violenze poi, non sono solo fisiche, ma anche se non soprattutto psicologiche e ricattatorie”…già appunto.
Un bell’esempio di come si possa essere uno Stalker facendosi passare per intellettuale e “santo”.
Ecco un esempio di “bla bla bla”
https://www.huffingtonpost.it/entry/catanzaro-e-padova-altri-due-femminicidi-nel-giorno-della-violenza-contro-le-donne_it_5fbe0633c5b66bb88c627b64?utm_hp_ref=it-homepage
chissà che uomini sono quei due? Due a caso? Quante centinaia di assassini di donne di sono in galera o fuori? C’è da chiederselo perché è un grave problema sociale e non social.
Altre due donne assassinate una a Padova e una a Catanzaro, meno male che oggi è il 25 Novembre.
Chissà da dove arrivano gli uomini che uccidono le donne? Forse da Marte? Ma si, sono marziani e le donne che li incontrano sono delle povere sfortunate vittime della loro stessa incapacità di capirlo di accorgersene e di evitare di essere ammazzate, incidenti, non omicidi, non assassini ma marziani, peccato non capirlo, se non sono abbastanza intelligenti e le donne finiscono così, di chi è la colpa?. Poverine. L’importante è tenere duri i banchi, l’uomo il vero uomo le donne le tratta con i guanti altro che venticinquenovembre.
Vogliamo dirla tutta? i femminicidi sono un’invenzione delle femmisinistre androfobe! Basta con questi sussulti femminstaioli, i marziani sono tra noi ed è a loro che bisogna dare la caccia. Inizi, dunque.
A proposito di giornata contro la violenza sulle donne, oggi si ha notizia di altri due femminicidi, uno a Padova, un altro a Catanzaro, tanto per tenere sù la statistica. E qualcuno mostra insofferenza su eventuali scritti che pongano l’attenzione su questo micidiale fenomeno che, lungi dall’estinguersi, è in pauroso incremento.
Se la parola ha un valore (e ce l’ha, altrimenti sarebbero inutili, giornali, libri, conferenze, lezioni, i nostri stessi commenti, etc.) non vedo perché non se ne debba parlare. Chi ha il dono della parola, invece lo usi contro questa infame stortura della società -che lo faccia con una parola o con mille parole, non importa- senza farsi intimidire da certe manifestazioni di insensibilità.
Gazzato, su Rai4, stasera c’è un film, A vigilante, di una donna che ha subito violenze dal marito, che le ha ucciso il figlio. Vendica se stessa ed altre donne vittime dei loro uomini. Non sarà un capolavoro , ma il tema mi intriga, come un tempo le vicende delle due poveri Thelma e Louise.
Leggo ora che Conte ha promesso ai figli di Marianna Manduca che non dovranno ritornare i 250 mila euro, ha detto Conte che lo stato deve riconoscere i propri errori.
Meno male, speriamo che non se ne dimentichi e che avvii subito le procedure per sanare questa che sarebbe davvero una grossa ingiustizia e soprattutto una precedente insopportabile per uno stato veramente democratico.
Però, se da un canto è giusto che quel risarcimento venga riconosciuto, mi chiedo come fa Conte ad interferire in una sentenza?
So che c’è in atto un secondo appello, sarà la Magistratura a valutare e probabilmente il risarcimento verrà riconosciuto.
Forse quello di Conte è solo un auspicio.
Risposta
ecco, più che un auspicio a me francamente sembra un’intrusione a gamba tesa. Va bene che la richiesta è venuta dall’avvocatura di stato e quindi credo che lo stato potrebbe ritirarla, ma, a meno di annullare il processo le cose andranno per il loro corso, ma Conte sa che sarà favorevole ai ragazzi.. Poteva anche intervenire quando è partita la richiesta, perché aspettare ora? Per fare bella figura? La cosa è rimbalzata su tutti i giornali, Non vorrei essere maliziosa ma mi sembra che voglia recuperare un po’ del consenso perso.
Vogliamo chiamarlo tentativo di esercitare una certa pressione?
O tentativo di trarre vantaggio da una sentenza che si prevede favorevole?
Risposta
esattamente, entrambi.