I muri parlanti dei
dotti espedienti
dei muri silenti.
Son tracce di gloria
sfuggita di mano
che parla del sogno
che tutti facciamo
Il sogno di vivere
la nostra vita
sereni e contenti
finché sia finita.
La chiave nel collo
che tutti portiamo
anche se ci costa
e non lo vogliamo
ci apre le porte
del dovemaisiamo
ma poi le richiude
e non ci troviamo.
Sfidare la sorte
fa bene alla vita
perché fa pensare
che non sia finita.
Ci spinge lontano
per vie sconosciute
ci prende per mano
in terre perdute.
Ci fa intravedere
speranze infinite.
Lasciamo che i muri
ci parlino piano
silenti o cantanti
urlanti o bercianti
son dotti mercanti
o poveri amanti
son tristi fardelli
o infami balzelli
son vita son morte
son cose non dette…
Son voci passanti
di cui resta l’eco
sui muri vibranti
di un vicolo cieco.
Difficile trovare il giusto senso di questa poesia, che, scritta di getto, sembra sgorgare come immagine immediata del proprio intimo sentire. L’ approccio ad essa non può essere certo l’analisi logica del pensiero, occorre scavare oltre il nudo significato delle parole, è necessario vedere oltre, oltre il suono di esse e percepire i richiami di esperienze antiche elaborate e conservate nel profondo di se stessi.
A cominciare dai muri parlanti e dai muri silenti. Il muro denota un ostacolo, un limite, se è silente delimita un eremo dove ci chiudiamo per sfuggire il mondo e tutto ciò che da lui scaturisce, i pericoli, le difficoltà, ma anche le affermazioni, le nuove scoperte. Una rinuncia sé, in cambio della sicurezza
Se il muro però parla è già una compagnia, un desiderio di chi, pur solo, sente il bisogno e vuole comunicare.
La chiave nel collo, anch’essa è bivalente: è quella che conserva nel cassetto dell’animo i nostri sogni, i progetti, le speranze, i segreti, il mistero del nostro futuro? E se il cassetto rimane chiuso, sono destinati a restare lì, irrealizzati?
Oppure è quella che ci apre la porta verso l’esterno, che dal chiuso ci permette la fuga verso il mondo, la realizzazione di sé, la sfida dell’ignoto, la rinuncia alla sicurezza per la conquista delle libertà?
Mi pare che questa sia la via indicata… ma quel “vicolo cieco”! Se è quello che immagino, purtroppo, non è possibile eludere.
Complimenti, bella poesia,
Risposta
Grazie, molto bella anche questa tua sintesi e “spiegazione” che serve anche a me in quanto non capisco neppure io che cosa scrivo e mi devo interpretare.
La chiave del cassetto dei nostri sogni a volte la perdiamo a volte la buttiamo a volte la ritroviamo…è un azzardo sempre la vita da quando si nasce a…nessuno ci dice mai quanto è lunga e dove si ferma la strada che percorriamo e se lo sapessimo allora la vita, già tanto difficile, lo sarebbe anche di più. La scoperta è giorno dopo giorno, di quanto possiamo e di quanto subiamo fino a che ci siamo e combattiamo e soffriamo e qualche volta anche gioiamo è una specie di torneo al quale partecipiamo inconsapevoli di cosa ci aspetta.
In quanto al vicolo cieco…è venuto in mente e te ma non credo volessi intendere quello che pensi, ma piuttosto una sorta di luogo “protetto” nel quale rifugiarci quando abbiamo paura. E i “muri vibranti” forse sono le voci di quanti abbiamo amato e non ci sono più.
“La scoperta è giorno dopo giorno…”
Verissimo, è ciò che più affascina nell’età giovanile, una curva che s’impenna e nel tempo tende ad appattirsi… Ma sta a noi contrastare questa tendenza e mantenerla in salita fino all’ultimo.
Risposta
ma non è certo facile.