Lascio ancora questo spazio ad Alessandro per commentare un evento sportivo che avrebbe dovuto essere rimandato, ma non ad ottobre, ma fino alla fine della pandemia. Su questo sono in sintonia con quanto scrive Alessandro e trovo anch’io indecente dare il via libera a questa manifestazione che non può non creare assembramenti magari senza mascherine e pochi o nulli controlli, in questo momento in cui si discute in Parlamento la proroga dello stato di emergenza. Non si capisce come si coniughi uno stato di emergenza con manifestazioni di questo genere. Una spiegazione forse ce l’ho ma, per il momento, lascio la parola ad Alessandro e allo sport.
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Dopo il Tour de France ecco il Giro D’Italia. Per la prima volta nel mese di ottobre, tra temerarietà e incoscienza, temerarietà perché, in questo periodo, i passi dolomitici e alpini potrebbero essere impraticabili e le discese insidiose, incoscienza perché dopo l’esplosione della seconda ondata del covid-19 in Francia, forse sarebbe stato il caso di trarne insegnamento e cancellarlo.
Ma sembra che anche oggi si ripetano quei periodi di incoscienza che precedono le grandi catastrofi.
Ecco la carta d’identità:
Ventitre giorni, ventuno tappe, di cui ben quattro in Sicilia (ogni tanto il Giro se ne ricorda), un record! Il tutto per un totale di 3.507 chilometri.
Tre tappe a cronometro, 50 gran premi della montagna, salite per un totale di 450 chilometri. Saranno invece 58.309 i metri di dislivello complessivi.
I partecipanti saranno altri di quelli del Tour, salvo rare eccezioni, ormai ci si specializza sempre più per una particolare gara.
Mancherà il vincitore dell’anno scorso Richard Carapaz, che ha tentato l’avventura del Tour senza successo; dei primi dieci classificati al Tour, nessuno è presente.
Favoriti, Geraint Thomas (Maglia Gialla al Tour de France 2018) e Simon Yates (fresco vincitore della Tirreno-Adriatico), da non confondere col fratello gemello Adam Yates, che si è distinto al Tour.
Tra gli Italiani è ancora Vincenzo Nibali, nonostante l’età, ad aspirare alle sua terza vittoria, ma si aspetta alla prova il giovane Giulio Ciccone, vincitore l’anno scorso delle maglia azzurra del migliore scalatore al Giro.
Altri nomi da tenere presente, Jakob Fuglsang, Miguel Angel Lopez, Aleksandr Vlasov, Rafal Majka e il neo campione del mondo della specialità cronometro, Filippo Ganna che vanta anche ben quattro titoli mondiali dell’inseguimento su pista.
Il nostro velocista Elia Viviani se la dovrà vedere con Peter Sagan, il tre volte campione del mondo su strada(dal 2015 al 2017) grande deluso del Tour, al suo debutto al giro.
Oggi Filippo Ganna ha vinto la prima tappa, da Monreale a Palermo, cronometro di 15 km, precedendo Almeida e Bjerg. Male Nibali che perde un minuto da Thomas, uno dei favoriti alla vittoria finale, mentre Lopez è costretto al ritiro per una caduta.
Alessandro Stramondo
La seconda tappa, da Alcamo ad Agrigento, mostra un bel paesaggio collinare con le sue colture ordinate, rara presenza umana, paesi dispersi con case basse ammassate lungo la ragnatela di vicoli stretti e tortuosi, tutti col loro duomo, o il loro castello o ruderi d’altri tempi, da mettere in mostra.
Poi la vista a volo d’uccello, o meglio d’elicottero, di un mare azzurro turchese mozzafiato e di coste rocciose alternate a spiagge di sabbia e dune.
Si susseguono inquadtrature dei corridori che pedalano in un clima mite, mentre al nord imperversa il maltempo, con brevi flash sui paesaggi, uno dei quali offre il grandioso scenario, visto dall’alto, della Scala dei Turchi, di Porto Empedocle, degradante sul mare.
Poi la magnifica visione della Valle dei templi di Agrigento, col suo tempio di più superba e placida bellezza, il Tempio della della Concordia.
Un solo appunto da fare al servizio Tv, anzi una domanda. Chi decide di mandare in onda gli spot pubblicitari? Perché, nel momento più bello, zac, e ti rifila lo spot di un prodotto che non frega niente a nessuno, interrompe la visione di un monumento e indispettisce a tal punto che, fosse pure il migliore, non lo acquisteresti neppure gratis.
Be’, ma chi ha vinto la tappa?
È vero, c’è anche un traguardo da tagliare e non è un traguardo facile. Arrivo in leggera salita, sprint lunghissimo a perdifiato, quanto basta per tenere lontani i velocisti puri: come ieri, la spunta un italiano, Diego Ulissi che in volata batte il favorito Sagan. Maglia rosa ancora Ganna.
Infine, seconda vittima tra i favoriti, stavolta è Vlasov che abbandona colto da malore.
Domani, l’Etna, largo agli scalatori.
Oggi il Giro sale sull’Etna. E’ un’occasione che non voglio farmi sfuggire, mi studio l’itinerario, nel tratto finale delle tappa i corridori percorreranno i diciannove chilometri delle Mareneve che da Linguaglossa portano a Piano Provenzana, io percorrerò in auto l’atro ramo che da S.Alfio si congiunge con quello, a tre chilometri dal traguardo. Senonché un posto di blocco mi ferma a 4 chilometri dal bivio, sono arrivato tardi, solo un numero limitato di macchine era stato fatto passare.
Pazienza lascio la macchina al bordo dello stradale, e con lo zaino in spalla mi incammino
Gli amatori salgono in bicicletta, poi anche lor vengono fermati, si va solo a piedi, una coppia trascina la carrozzella del figlioletto di due anni. Un furbo cerca di passare in bici, ma viene inseguito e costretto a tornare al posto di blocco.
Come al solito le autorità si premuniscono con decisioni balorde in pieno disprezzo del pubblico, costretto a fare chilometri e chilometri a piedi, anche quando non è necessario. Arrivo dopo un’ora di camminata in ripida salita, poi altrettante in ripida discesa-
Tempo grigio e ventoso, ogni tanto una spruzzatina d’acqua, ma a volte tra le nubi estese fa capolino il sole, il vento che soffia tra le abetaie, sembra il lamento di un gigante invisibile. Non c’è posto per sedersi da ambo i lati della strada lame taglienti di una nera e frastagliata colata lavica, dove tuttavia crescono già gli abeti e lo spino santo. Il cellulare prende e non prende, occorre spostarsi e trovare il posto giusto.
È l’ora di mettere qualcosa in pancia, ma ho dimenticato i viveri, in compenso ho portato un inutile binocolo. Per fortuna che l’acqua da bere non mi manca, spero che basti. Manca però l’ombrello, mi riparerò il capo col giornale.
Sono seduto sul guardrail anch’esso tagliente ma almeno riesco a sopportarlo.
La folla comincia a crescere, è meglio indossare la mascherina.
Molti aspiranti ciclisti vestiti di tutto punto, è organizzata anche una gara secondaria per dilettanti sullo stesso percorso finale del Giro.
Passano gli autobus delle varie case ciclistiche, tutti nomi stranieri,
Ora sta soffiando il vento, ha ripreso la pioggia leggera ma fredda, i girini a quest’ora (ore 15) saranno ancora a Belpasso. non sono sicuro che resisterò per vederli passare In ogni caso mi aspetta un’ora di camminata a piedi prima di raggiungere la macchina. Rimango.
Eccoli finalmente, preceduti dalle moto della polizia, è un uomo solo che avanza, in piedi sui pedali, il corpo piegato in due, guarda lo striscione dei tre chilometro al traguardo, sono i più duri, e intanto soffia il vento gelido e gocce di pioggia cadono impietose sulle sue spalle. E’ l’equadoriano Caceido che vincerà la tappa
Seguono altri due dannati delle bicicletta, sono l’italiano Visconti e Vanhoce, poi un gruppetto, c’è anche Nibali, si stringono, quasi che la compagnia alleviasse la fatica, Infine il gruppo dei molti che s’accontentano di resistere. Ma non è finita, isolati o a gruppetti i ritardatari, tra essi Simone Yates che due anni fa era arrivato secondo sull’altro versante dell’Etna.
Sono passati in un fiat e dopo quattro ore e mezza di attesa ora mi attende un’altra ora di cammino per raggiungere la macchina. E’ una salita che man mano mi sembra insormontabile, dopo ci sarà la discesa, anch’essa ripida, ma non arriva mai, comincio a dubitare di potercela fare, credo sia lo prima volta ad aver fatto male i conti con la mia resistenza. Passano alcune auto di coloro che erano riusciti a superare il posto di blocco, faccio il segno dell’autostoppista, ma quelli passano a velocità, quasi a volere sfuggire alla pietà umana. Due, tre, quattro, nessuno si ferma.
La salita non finisce mai, calano le tenebre, piove, sono allo stremo, quando duecento metri avanti scorgo una camionetta, inverte la marcia raccoglie un gruppetto di pedoni che come me arrancano. Che sfortuna, non trovarmi lì! Comincio ad agitare i il giornale con ampi gesti, vedo che lo sportello si richiude, non ho più speranza…
E invece lo sportello si riapre, mi hanno scorto e mi aspettano. Sono gli agenti delle forestale, lode a loro, mi fanno salire, sono salvo, non ho mai creduto nei miracoli, ma stavolta penso davvero che Lassù qualcuno mi abbia visto.
Risposta
si, lo credo anch’io.
Evviva, l’Italia ha trovato un campione! Nel momento del lento declino di Nibali, e dei risultati deludenti di altri corridori, su cui con troppa speranzosa fiducia si erano riposte le nostre speranze, sorge un campione completo che già avevo paragonato a Fausto Coppi: si tratta dei piemontese Filippo Ganna che ieri a Camigliatello Silano ha dimostrato di avere grandi doti di scalatore, vincendo per distacco la quinta tappa. Il giorno prima, a Villafranca Tirrena s’erano disputate la volata i velocisti spuntandola il francese Demare su Sagan.
Ganna, affermatosi su pista nell’inseguimento (tre volte campione del mondo in questa specialità), e vincitore da qualche settimana della maglia iridata della cronometro individuale, ora rivelatisi ottimo scalatore, non solo per questo somiglia al Campionissimo, ma anche per come ha esordito al Giro s’Italia: gregario di Thomas (Coppi lo era di bartali), ha ancora, secondo me, la possibilità di vincere il Giro
Allora Coppi (1940) lo vinse in virtù della possibilità di fare la sua corsa, occasione che gli fu concessa per uno stato di cattiva forma del suo capitano.
Ganna, oggi, può usufruire delle stessa libertà visto che Thomas s’è ritirato.
Purtroppo, proprio per dare assistenza al suo capitano, Ganna ha accumulato dalla maglia rosa Almeida un ritardo che potrebbe essere incolmabile (17’ 44”), ma non è detto: se confermasse che il successo di ieri non è stato un fuoco di paglia (e non lo è, sempre secondo me) -mi voglio rovinare in una previsione che nessuno oserebbe fare- Ganna potrebbe vincere questo giro d’Italia.
L’altro possibile vincitore, potrebbe essere il vecchio leone Vincenzo Nibali (5° a 1’1”) se con la sua condotta regolare, senza mai strafare, riuscirà a tenere a bada le velleità di quegli uomini di classifica che si ritrovano oggi separati da pochi secondi o da qualche minuto.
Lasciata la Sicilia, il Giro risale lo Stivale, e si scopre un altro asso del pedale.
Ieri avevo celebrato Ganna, come corridore completo (passista, cronoman, scalatore) oggi devo celebrare un formidabile sprinter, il francese Aranaud Demare, che con la vittoria di tappa di oggi a Brindisi (battuto Sagan), e di ieri a Matera, (battuto Matthews), e con quella già vinta a Villafranca Tirrena (battuto ancora Sagan) ha già collezionato ben tre vittorie di tappa con sprint irresistibili.
Nelle tappa di oggi è stato battuto anche il record di velocità delle tappe del Giro, l’incredibile media di 51, 234 km/h
Il tre volte ex-campione del mondo Sagan, uscito dal Tour con le ossa rotte nella competizione per la Maglia Verde, vinta da Bennet, sperava di rifarsi al Giro per conquistare la maglia del miglior velocista (qui, la Maglia Ciclamino), ma ha incontrato questo Demare, Campione di Francia, dallo sprint esplosivo irresistibile, naturalmente “portato”, fino alle ultime centinaia di metri, da un “treno” formidabile, quello della Groupama-FDJ.
Infatti, tutta la squadra concorre a fare il treno che si forma a circa dieci chilometri dall’arrivo, e poi, via l’uno, via l’altro si arriva all’ultimo “vagone” – l’italiano Jacopo Guarnieri (merita la menzione)- l’ultimo a scostarsi, che deve tirare il capitano alla vittoria. Frutto di meticolosa preparazione.
Risposta
grazie Alessandro per questa ventata di vitalità, ormai non si parla che di Covid e di poco altro e il governo sembra sparito nelle nebbie, almeno qui c’è la grinta e la voglia di vincere e la speranza e tanto altro…
Il Giro perde “pezzi”, ma prosegue.
Dopo i ritiri di Lopez, Vlasov, Thomas, ieri, nell’ottava tappa, è toccato a Simone Yates, trovato positivo al covid-19.
La tappa, da Giovinazzo a Vieste (200km) la vince il britannico Dowsett, del team israeliano. Con un energico scatto finale stacca l’italiano Puccio e Holmes.
Il vincitore, affetto da emofilia, piange per l’emozione davanti al microfono.
Nella tappa di oggi, da San Salvo a Roccaraso(208 km), si affronta l’Appennino. Niente battaglia tra i favoriti, vince Guerreiro che nelle volata stacca il compagno di fuga, lo spagnolo Castrovejo. Con Almeida, ancorai rosa, Guerreiro è il secondo portoghese che si mette in luce.
Domani secondo riposo, la classifica generale che vede invariata la maglia rosa.
Primo degli italiani è Pozzovivo, che scalza Nibali per pochi secondi. Avanza Fuglsang.
1. Almeida
2 Kelderman a 30”
3 Bilbao a 39”
4 Pozzovivo a 53”
5 Nibali a 57”
6 Fuglsang 1:01
Risposta
ci vuole un cero…meno male che c’é San Salvo a Roccaraso dove chi altri poteva vincere se non Guerreiro? Bisogna essere soldatini di piombo per arrivare alla meta. Forza e coraggio…Castrovecio non mi pare un gran favorito ma io non ci capisco quasi niente.
Nel Giro d’Italia, festival dei velocisti: la decima tappa Lanciano-Tortoreto(177km) è appannaggio di Peter Sagan. L’ex campione del mondo, visto che in volata non la spuntava più, è riuscito a concludere una fuga lunghissima e mantenere 24” di vantaggio sul gruppo in rimonta. Degli uomini di classifica solo Fuglsang, a causa di una foratura ha perso terreno.
L’undicesima tappa, da Porto Sant’Elpidio a Rimini di 182 km, ha visto un nuovo trionfo di tappa del fenomeno francese Arnaud Démare che allo sprint ha battuto ancora una volta Peter Sagan.
Per il campione di Francia è la quarta vittoria di tappa, mentre l’Italiano Viviani, investito da un motociclista delle stradale e ruzzolato per terra, ha disputato ugualmente la volata classificandosi decimo.
Degli uomini di classifica esce di scena Steven Kruijswijk trovato positivo al corinavirus. Al Giro, seguita l’ecatombe, che vinca alla fine, l’unico che rimarrà in gara?
Il Giro va avanti nonostante il coronavirus che ha colpito anche alcuni poliziotti delle scorta, ai quali vanno i nostri auguri di guarigione.
La 12a tappa con partenza e arrivo a Cesenatico (204km) si corre nel ricordo di Marco Pantani, il “Pirata”, le cui spoglie si trovano proprio a Cesenatico.
Tempo impietoso, pioggia e freddo, sull’ultima salita, il passo delle Siepi, attaccano Mark Padun e Jhonatan Narváez, che, nella discesa successiva, profittando di una foratura del compagno di fuga, s’invola verso la sua prima vittoria..
Nel dopo tappa, la madre di Pantani ricorda il campione e chiede la verità sulla sua sorte e su quell’episodio –la squalifica a Madonna di Campiglio per ematocrito oltre la soglia consentita- che compromise tutta la sua carriera.
La tredicesima tappa Cervia-Monselice, di 192 km, piatta come un biliardo, presenta alla fine due “muri”, scalate brevi ma ripidissime, che riescono a fare selezione, il gruppo si divide in tre tronconi, il primo con gli uomini di classifica, il seconde e terzo con i velocisti Sagan e Demare che restano tagliati fuori dalla disputa per la vittoria.
Nel gruppo di testa si impone Diego Ulissi, alla sua seconda vittoria, battendo la maglia rosa Almeida che però, grazia all’abbuono di 6”, incrementa il suo vantaggio sugli aspiranti alla vittoria finale, in particolare su Pozzovivo e su Nibali.
Domani la cronometro, e domenica si sale a Piancavallo. La classifica generale subirà uno scossone, coronavirus permettendo.
La 14^ tappa Conegliano-Valdobbiadene – trentaquattro chilometri da disputare a cronometro, con due scalate brevi, ma dure- si è svolta nel magnifico paesaggio collinare veneto, patrimonio dell’Unesco, con la vista di filari di vigneti da cui si produce il Prosecco veneto, noto in tutto il mondo.
La tappa, ha confermato le grandi qualità di filippo Ganna, un vero campione, sempre più simile a Fausto Coppi, che ha vinto la sua terza tappa al Giro.
Pare incredibile come possa essere stato sacrificato al servizio di Thomas (poi ritiratosi),un giovane della qualità di Ganna, che avrebbe potuto vincere il Giro se fossa stato gestito con maggiore saggezza.
Pure la maglia rosa Almejda, giunto sesto, ha confermato le sue qualità e ha guadagnato secondi preziosi su tutti gli uomini di classifica. Nibali torna ad essere primo degli italiani, ma il suo ritardo è aumentato a 2’30” dalla maglia rosa.
Notevole la prestazione dello statunitense Mc Nulty, terzo classificato, che in classifica generale s’è piazzato al quarto posto.
Domani si sale a Piancavallo.
Oggi 15^ tappa, prima tappa alpina, dalla Base Aerea Rivolto (Frecce tricolori)a Piancavallo, di 185 km, quattro Gpm.
Nella salita finale Gheoghegan Hart, Kelderman e Hindley attaccano la maglia rosa Almejda che rimane staccato, ma con una strenua difesa, riesce a contenere il distacco e salvare il primato in classifica generale per 15″. All’arrivo Almejda stramazza a L suolo stremato.
Vince In volata Hart, che affianca Kelderman partito da dietro, e poi lo stacca di 4″.
Nibali cede nel finale, ma limita i danni, non così Pozzivivo che rimane più staccato.
La classifica generale, vede Keldelman insidiare Almejda a 15″, seguono Hindley, Gheorghecan Hart, Mjka.
Nibali, primo degli italiani, retrocede al 7^ posto a 3′ 29″, 8^ Pozzivivo a 3’50”.
Nota negativa la caduta di Ganna, a causa di una frenata improvvida di in motociclista del seguito. Non è la prima volta che questo tipo di incidente accade.
A tre giorni dalla fine, giovedi, il Giro s’è risvegliato dal torpore in cui era caduto. Torpore non per quanto riguarda la disputa delle vittorie di tappa, sempre combattutissime, ma per ciò che riguarda la conquista delle maglia rosa, trofeo massimo del Giro.
Dopo che Almeida s’era installato al primo posto della classifica generale, da ben quindici tappe nessuno sembrava intenzionato a scalzarlo, mentre lui e la sua squadra si limitavano ad un controllo degli uomini di classifica.
Così nella 16^ tappa, Udine-San Daniele del Friuli, vinta da Jan Tratnik , con un entusiasmante tiratissima volata con cui batteva Ben O’Connors, Così anche nelle 17^ tappa, Bassano del Grappa – Madonna di Campiglio, in cui il caparbio O’Connors si prendeva la rivincita cogliendo la vittoria di tappa.
Ed ecco che nella tappa dello Stelvio, c’è stata grande battaglia che ha infranto i sogni di Almeida, rivoluziondo la classifica generale.
Sui terribili tornanti del re dei valichi alpini, nello sfondo magnifico del parco nazionale, la Maglia Rosa cedeva a poco a poco terreno, nonostante stringesse i denti, all’attacco di Hindley, Geoghegan Hart, Bilbao, Fuflsang e Kelderman. Nibali..
Lungo la salita interminabile, alla fine in testa rimanevano in due, Hindley e Geoghegan Hart, che si claasifcavano nell’ordine.
Più staccati Bilbao, Fuglsang e Kelderman, mentre Nibali veniva riassorbito dal gruppetto di Almeida, il quale si classificava 7° a 4’51”..
La classifica generale, ora vede tre uomini entro pochi secondi l’uno dall’altro, Kelderman in maglia rosa, Hinley, secondo ad appena 12” , terzo Geoghegan Hart, a 15”.
Più staccati Bilbao (a 1’19”) e Almeida(a 2’16”). Nibali è 8° a 5’47”.
Giochi fatti? Assolutamente no, anche se, per un veto dei francesi di passare per Briancon a causa del coronavirus, il tappone di sabato che prevedeva la scalata di quattro colli (Agnello, Izoard, Monginevro e Sestrere) è stato sostituito da un altro precorso che prevede tre scalate del Sestriere, assolutamente più pedalabile del percorso annullato.
Intano oggi 19^ tappa, Morbegno-Asti , decurtata per richiesta (o ptotesta?)dei corridori, causa il maltempo, con partenza spostata ad Abbiategrasso.
Vince con una vertiginosa fuga il ceco Cerny, che resiste all’inseguimento di un gruppo di cinque corridori: bella impresa!
Classifica generale invariata, Kelderman, maglia rosa.
Domani di scala il Sestrire, e dopodomani la cronometro di Milano.
A risentirci domenica, alla conclusione del Giro.
Risposta
deve essere stata dura sullo Stelvio con questo tempo
A due gioni dalla fine, chi sono gli aspiranti alla vittoria del Giro?
Eccoli:
Wilko Kelderman, 29 anni, olandese, del team Sunweb.
Joi Hindley, 14 anno, australiano, del team Sunweb.
Tao Geoghegan Hart, 25 anni, Gran Bretagna, del team Ineos.
Pello Bilbao, 30 anno, spagnolo, del team Bahrain Mc Laren.
Sembrerebbe incredibile, ma nessuno dei primi quattro in classifica ha vinto uno solo dei grandi giri(Tour de France, Giro d’Italia, Vuelta di Spagna) e neppure una delle cosiddette classiche di un giorno (Milano-Sanremo, Giro di Lombardia, Parigi-Roubaix, Liegi-Bastogne-Liegi, Giro delle Fiandre, etc.)
E’ il Giro degli “sconosciuti” e delle “moria” dei più quotati, fuori competizione o per per anzianità, o per cattiva forma, o per malasorte.
Ritirati, i favoriti Thomas, Lopez e S.Yates.
Nibali, ha deluso rispetto le aspettative: il vincitore di due Giri d’Italia, di un Tour de France, di una Vuelta, di due giri di Lombardia e di una Milano-Sanremo, in declino inesorabile per l’età (36 anni) ha fatto ciò che poteva.
Hanno deluso anche Aru(ritiratosi), Pozzovivo, Ciccone, Viviani.
L’unico italiano che ha mostrato la stoffa di un campione, Filippo Ganna, è stato sacrificato come gregario al servizio di Thomas! Peccato, speriamo che presto possa affrancarsi dal tirocinio d’obbligo riservato ai giovani
Non sono bastati 3482 km per stabilire chi vincerà il Giro d’Italia, tutto si deciderà negli ultimi quindici chilometri dell’ultima tappa a cronometro di domani.
Infatti nelle tappa di oggi, Alba-Sestriere, con la scalata del Sestriere da ripetere tre volte, in un entusiasmante finale, Keldreman, la nuova maglia rosa fresca di un solo giorno, non resiste all’attacco del suo stesso compagno di squadra Hindley, e di Geoghegan Hart. Sulle ultime rampe rimane staccato di 1’35” quanto basta per perdere la maglia rosa,
Hindley, e di Geoghegan Hart si disputano una volata da sputare l’anima, prevale quest’ultimo che, in virtù degli abbuoni ottenuti, riesce ad annullare i tre secondi di svantaggio che aveva rispetto al rivale e lo appaia in classifica generale: stesso tempo! Non era mai successo.
E’ necessario il conteggio dei centesimi delle cronometro precedenti per stabilire chi dei due oggi debba indossare la maglia rosa: per 80 centesimi è avanti Hindley, ma sarà la cronometro di domani a decidere chi sarà l’ultimo ad indossarla.
Il giovana Almeida, che aveva interrotto la serie di quindici maglie rosa consecutive, si fa onore classificandosi quarto. Nibali è undicesimo, primo degli italiani.
Un giro d’Italia entusiasmante, che ha richiamato molta folla (tutta munita di mascherine), a dispetto di qualche tartufone che non apprezza il Giro, e considera un “ipnoinduttore” le magnifiche riprese televisive.
E’ Geoghegan Hart, il vincitore del Giro d’Italia 2020: nell’ultima tappa, la Cernusco sul NavIglio-Milano, Il giovane britannico della Ineos, pur classificandosi 13° , stacca di 39” Hindley, strappandogli di dosso la maglia rosa, senza però averla mai potuta indossare in gara: è la prima volta che il Giro viene conquistato all’ultima tappa.
La frazione, 15 chilometri a cronometro, è appannaggio del giovanissimo Filippo Ganna, che conclude il Giro con quattro successi di tappa confermando la sue grandi qualità di passista-scalatore.
Magnifico finale di Giro che, negli ultimi quattro giorni ha visto la maglia rosa passare della spalle di Almeida a quelle di Kelderman, poi di Hartley e infine di Geoghegan Hart, lasciando gli appassionati col fiato sospeso. Giro che ha decretato un impietoso ricambio generazionale, basta vedere l’età dei detentori delle maglia rosa, compreso il nostro Ganna, tutti compresi tra 22 e 25 anni.
Ma il Giro è piaciuto non solo per questa sfida all’ultima tappa, ma anche per l’agonismo, e la sportività insieme, dei competitori: significativo il contatto di gomito in segno di saluto tra i due contendenti prima della partenza, e l’abbraccio tra Ganna e Geoghegan Hart, i due trionfatori delle giornata: all’inizio entrambi sacrificati per il capitano Thomas, dopo il suo incidente e successivo ritiro, hanno ugualmente lottato l’uno mettendosi al servizio del compagno di squadra meglio piazzato.
Ma la scena segnata da più gioiosa emozione è l’attesa del vincitore che il cronometro decretasse la vittoria, e la sua successiva esultanza, con l’abbraccio della la fidanzata e il bacio sulla mascherina, poi opportunamente abbassata, affinché quel gesto fosse onorato come si deve.
Tutti sbagliati i pronostici di chi fossero i favoriti, né Thomas, né S.Yates, né Lopez, e neppure Nibali hanno vinto il Giro. Nibali comunque è primo degli italiani, e oltre alla rivelazione Ganna, anche Masnada ha ben figurato. In ombra gli altri italiani.
A Demare la maglia ciclamino dei velocisti e a Guerreiro quella azzurra degli scalatori.
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Risposta
beh, finale egregio di uno dei giri d’Italia più tormentati e particolari di tutti i tempi, credo.
Anche senza essere appassionati, leggendo le tue cronache dalle quali traspira la tua passione sportiva, si ha la misura di quanto questo sport sia ancora e sempre seguito e amato, nonostante tutto.
E anche gli abbracci e i baci e l’emozione che tu hai ben descritto mi sembrano un bel segnale che presto saremo fuori dall’incubo che dura da troppo tempo.
Lo sport è emozione come la vita. Speriamo di poter tornare presto ad abbracciarci tutti e a non guardarci di soppiatto come possibili “untori” e viva lo sport che è anche un modo per vivere la “normalità” in tempi che di normale hanno ben poco.
Grazie Alessandro per il tuo impegno.
Grazie a te Mariagrazua per avermi ospitato.
Spero che il tuo augurio si avveri e che possiamo presto riprendere la vita “prduta”, quella che tanto spesso abbiamo sprecata e che ora ci appare preziosa.
Grazie ancora.