Quello che mi colpisce di più del delitto di Colleferro è, ovviamente, la violenza. Fredda, cinica, assoluta, immotivata.
La violenza che gira per le nostre città sottotraccia ma ben visibile negli atteggiamenti e nei modi di porsi di molti, giovani e anche meno giovani. Violenza che penetra nelle ossa e ti lascia esterrefatto. Quando chiedo, ad esempio, di tenere al guinzaglio un cane feroce per strada e mi rispondono che è buono. E mi fanno quel mezzo sorriso di scherno che significa:” che cosa me ne frega se tu hai paura? Anzi, lo porto in giro apposta per far paura alla gente, per darmi importanza che altrimenti non avrei, Passerei totalmente inosservato”.
Qualcuno ha detto che il ragazzo barbaramente ucciso dal branco, si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Non sono d’accordo. Willy Monteiro Duarte era li perché c’era andato di proposito, dopo il lavoro, anche se era tardi, voleva raggiungere gli amici in quel luogo dove sapeva di trovarli. E sapeva anche che li in quel posto, spesso nascevano liti e tafferugli tra bande rivali. Non poteva non saperlo.
Ma faceva parte della vita, della sua giovane ed entusiasta vita. Stare un po’ con gli amici dopo il lavoro, cosi per finire la “serata” di sabato (che ormai era domenica) che viene considerata dai giovani, una notte intera da passare davanti ai locali, col bicchiere in mano a bere, a fumare e a parlare e anche a litigare, come in questo caso.
Mi sono venute in mente le parole che mia nonna da piccola mi diceva: “di notte girano solo ladri e assassini”.
Ma la notte, soprattutto di sabato, è diventata popolata da tanti giovani che vogliono stare insieme e divertirsi, ma, purtroppo è anche un tempo che serve ai violenti, ai rissosi, ai frustrati dalla vita che di giorno è una rincorsa a “scolpire il fisico” , per esercitarsi nei “giochi” più violenti, per sentirsi onnipotenti in una società che li emargina, che li dimentica, che ne ha paura e che non sa più indirizzare verso degli ideali.
Non esistono più ideali ma solo cultura della violenza, ignoranza e sopraffazione per molti, troppi giovani che si imbevono di idee e di cultura violenta servita da cinema e televisione e da tutti i mezzi di comunicazione di ultima generazione e più sofisticati e crescono dentro un brodo di coltura che mescola il disprezzo per gli altri e l’autoesaltazione di se stessi e ne fa una miscela che può diventare esplosiva e finire, come in questo caso, per uccidere un ragazzo senza alcuna pietà, solo perché ritenuto un “rivale”.
Come nel più orrendo dei videogiochi che hanno maneggiato fin da piccoli, non distinguono più la realtà dalla finzione. In preda a sostanze di ogni genere che gli atrofizzano la facoltà di provare qualsiasi sentimento se non la rabbia nei confronti di chiunque si trovi sulla loro strada nel momento di massima eccitazione che arriva in quelle notti chiamate spesso “da sballo”, violente per volontà e delirio di fare del male, di colpire alla cieca, di sfogare frustrazioni e di dare libero sfogo a pulsioni quasi meccaniche, quindi disumane.
Willy ne è rimasto vittima proprio forse perché di costituzione gracile, nobile di carattere, gentile e con la “pretesa” di sedare una lite in cui era coinvolto un amico e che, quasi incurante del pericolo, si era messo a sfidare gli “invincibili” o quelli che amano considerasi tali e proprio il fatto di sembragli una vittima persino troppo facile, ha rinvigorito la loro stupida e criminale voglia di colpirlo. E di lasciarlo morto a terra. Willy cosi gracile e cosi temerario, cosi ingenuo da mettersi contro il branco dei selvaggi che lo hanno massacrato, solo perché voleva sedare una rissa.
Riportare alla normalità una di quelle stupide e banali battaglie da strada fra gruppetti che si fronteggiavano spesso in quel luogo e che finivano spesso a cazzotti e tutti lo sapevano, ma nessuno ha mosso un dito per fermarli.
La caserma dei Carabinieri a pochi passi, la gente che dai balconi sentiva il chiasso, i passanti, testimoni indifferenti che sapevano e giravano alla larga da quelle bande di giovinastri facinorosi e pericolosi e mentre l’amico fuggiva e riusciva a mettersi in salvo, Willy finiva la sua giovane vita nel gioco al massacro della stupida violenza del branco cieco e selvaggio. Qualcosa, forse, si sarebbe potuto fare per fermarli e non si è fatto. E ora non restano che le fiaccolate per le vittime.
Quanti come lui dovranno rimanere vittime della stupidità, della droga, dell’alcool, dell’incuria e dell’avidità e indifferenza di una società che non sa più prendersi cura dei bambini, dei giovani, e in definitiva del proprio futuro?
Temo tanti, troppi e sempre di più se non parte da chi dovrebbe dare l’esempio una netta e dura condanna di uno “stile” di vita violento e barbaro che si sta insinuando sempre più ferocemente tra i giovani e dilaga ovunque e che rischia di diventare una vera e propria “guerra” di inciviltà, che purtroppo dimostra l’impotenza delle Istituzioni che dovrebbero prevenirla e l’indifferenza e quasi la complicità di chi avrebbe il dovere di denunciarla e di combatterla con ogni mezzo fornito da uno stato che vuole continuare a definirsi democratico e civile.