L’importante è che dia l’impressione di lavorare tanto e bene. Deve avere una buona parlantina, come un buon alto dirigente d’azienda, deve saper incantare una platea, convincerla che il proprio operato è il massimo dell’efficienza e improntato su solide basi di competenza, esperienza oltre che doti innate di capacità di convincere e di porsi obiettivi sempre più ambiziosi. Sapersi circondare di un team di collaboratori validi sia a livello operativo che sul piano umano che sappiano dimostrare dedizione al capo e alla “missione”. Utili si, indispensabili, mai. Salvo…intese.
Non basta, deve anche saper mantenere coi “sottoposti” un rapporto basato sul rispetto reciproco e fattiva collaborazione e per questo deve sempre dimostrarsi all’altezza della situazione e avere un comportamento affidabile, sereno ed equanime nei giudizi. Non serve che abbia grandi “visioni” strategiche, l’importante è che dia l’impressione di averne più d’una sempre pronta per essere estratta dal cilindro, all’occorrenza.
All’apparenza. Poi, non si sa. Nel caso del dirigente d’azienda, in un periodo relativamente breve, si potranno constatare i “frutti” del suo operato ed eventualmente, in caso questi non fossero soddisfacenti provvedere, con garbo ad una sostituzione indolore. Insomma il classico calcio nel sedere, ma con classe.
Ma per un presidente del Consiglio dei Ministri, col dovuto rispetto, tutto questo vale ma fino ad un certo punto.
“Quel” punto, a noi cittadini, non è dato sapere dove si colloca.
Per quanto mi riguarda l’attuale primo ministro quel punto l’ha superato da un pezzo. Ma non si vede all’orizzonte nessuna possibilità di un cambio al vertice. Sembra ormai inamovibile, indispensabile, ineguagliabile e persino imperscrutabile. Come un temporale estivo. Sai che appena passato uno, ne arriverà presto un altro, più prepotente e rumoroso del precedente. Va cosi, è la natura.
Conte si è presentato come una timida brezza marzolina ma poi, col tempo si sta dimostrando un uragano placido, che gira e rigira e minaccia di scoppiare da un momento all’altro, da qualche segnale di aprirsi ma poi si richiude e diventa sempre più incombente fino alla minaccia, non troppo velata di esplodere in pioggia torrenziale, grandine, fulmini e saette. Si potrebbe, sempre col dovuto rispetto, parafrasare un famoso detto: non abbaia, nel caso morde però, attenzione.
Anzi, si potrebbe dire che non solo ha sempre un eloquio forbito e sommesso, ma persino ricercato e si esprime sempre in termini civili e per nulla autoritari, del tipo, “abbiamo in progetto di esaminare tutte le proposte che possono fornire una vasta gamma di proposizioni atte ad affinare una scelta che deve dimostrarsi, nei fatti, la più collaborativa e partecipata possibile e mi attiverò in prima persona perché ciò sia attuabile anche in vista di una più accurata presa in esame delle istanze che provengono sia dalla maggioranza che da quella opposizione sana e disponibile a aiutare il governo nel cammino difficile intrapreso…”
Ha raccolto via via tanti consensi, si è fatto una buona sfera di amicizie altolocate, si aggira per l’Europa come un leader (che nessuno cura a parte Merkel ma solo per via del suo spiccato istinto materno) e fa e disfa a suo piacimento infischiandosene del Parlamento, esattamente come tanti prima di lui , ma lui ha l’attenuante del virus. Il virus lo sta portando oltre ogni insperato limite di sfrenata ma ben nascostamente coltivata ambizione.
Il virus gli ha dato quella marcia in più che solo un’ambizione illimitata permette di ingranare.
Ora che ha ottenuto di allungare i termini dell’emergenza può allargare anche le sue brame. Oh, naturalmente lo fa per il “bene degli italiani”, per la loro salute e benessere, su questo non ci deve piovere, ma deve essere una certezza ed un “imperativo categorico” (locuzione fin troppo nota usata da lui stesso durante un’ audizione alla Camera). Il suo “imperativo categorico”: proteggere i cittadini dal morbo sempre e comunque e con tutti i mezzi.
Ecco, con tutti i mezzi anche quelli che scivolano un po’ pericolosamente dalla china del dettato costituzionale ma, come ogni buon dirigente di alto o di massimo grado sa bene, si può derogare dalle regole senza dare troppo nell’occhio, sempre per il bene dell”azienda”, l’importante è che non si sappia troppo in giro e di farlo con estrema eleganza e un pizzico (abbondante) di furbizia.
L’inaugurazione del ponte (cotta e mangiata) è stata una delle tante occasioni per Conte di dimostrarsi benigno e magnanimo, efficiente ed equanime, sorridente ma severo, praticamente leader piucheperfetto.
Sfiorava gomiti e anche guance ma con la mascherina sempre ben calcata e a naso e bocca ben protetti anche se distanziati di millimetri dagli altri invitati alla manifestazione. Sorrisi a bocca stretta o larga, non si sa, ma sorrisi.
Dare a mostrare che si fa e ci si prodiga e si è costantemente sulla cresta dell’onda del consenso, visibile e tangibile e se per farlo occorre creare assembramenti chi se ne importa? Sono assembramenti responsabili di persone con la testa sul collo e la maschera sul volto. Quella d’ordinanza, perché quella che non si vede è ancora più spessa e vale una carriera.
Ma, forse, l’Azienda Italia ha aumentato il “fatturato”? Pare proprio di no, pare che l’unica cosa che aumenta siano i debiti e di molto anche. Ma non possiamo neppure prevedere di mettere un altro al suo posto, ma per carità, è anche una questione scaramantica, se lo guardate bene ha qualche cosa di “esoterico” nello sguardo.
Lo aveva detto all’inizio della sua avventura che sarebbe stato il nostro avvocato, che ci avrebbe difeso da tutto e contro tutto e ora lo sappiamo che faceva sul serio. Ma noi abbiamo capito da cosa ci sta difendendo? Ci è ben chiaro fino in fondo il ruolo che si è autointestato? Perché io, personalmente, non credo di avere bisogno di un avvocato, anzi, spero proprio di non averne mai bisogno. E allora?
Allora, beato quel popolo che non ha bisogno di avvocati