Dai libri la vita mi esce a parole
le vedo mi ruotano intorno
le fermo e le guardo
mi dicono quello che
voglio sapere.
Mi accolgono, sanno che cerco
nel loro fluire qualcosa che
resti, che sappia spiegare
quel gioco che è vita
che è giorni che è sere
che è notti.
E poi ancora domani,
le cerco di nuovo nei libri
che sono la chiave con
cui posso entrare
domani ed ancora domani
son lor a guidarmi.
Mi prendon per mano
io seguo l’istinto
e sono li dentro la vita
a parole.
“quel gioco che è vita
che è giorni che è sere
che è notti.”
I libri, con il loro contenuto di parole, come visione di vita, ricerca di verità, manifestazione di fantasia, fonte di emozioni,
Invito alle riflessioni…
O forse, né “visione”, né “ricerca”, né “manifestazione”, né “fonte”, né “invito”… I libri, non come intermediari, ma vita essi stessi dentro cui ci si sente immersi, “vita a parole”
A proposito di umanizzazione delle creazioni di fantasia, i personaggi pirandelliani, non vivevano di vita propria, autonoma dall’autore?
Risposta
certo, sono stati loro a dargli vita non viceversa come si crede. Ognuno nasce col proprio destino, quello di Pirandello era di essere “autore” dei suoi personaggi ma personaggio egli stesso del gioco della vita ” a parole”.
Ma poi davvero la vita è gioco? Ma si, in fondo a pensarci bene è gioco perché è tutta un azzardo, non sappiamo mai quello che ci può capitare il secondo dopo che ci siamo messi tranquilli perché c’è sempre qualche sorpresa e a chi dice chi si annoia direi che proprio non ha niente da fare e soprattutto voglia di fare perché volendo hai voglia quante cose la vita ti offre da fare.
Beh, vado a farmi una camomilla mi sa che questo pensiero cosi “sprofondo” mi ha stressata.
Risposta
beata te che hai sempre voglia di scherzare, beh non per altro ti chiami Serena.(Ma non troppo).
Suggerisco un piccolo saggio sulle parole, “Alla fonte delle parole”, della scrittrice Andrea Marcolongo, molto interessante.
L’autrice attraverso 99 etimologie, spiega come le parole servano a uscire dal caos dell’universo, a dare contorno e corpo al reale, “sono il nostro modo di pensare il mondo, il mezzo per definire ciò che ci sta intorno, e quindi di definire noi stessi”.