Governo…indeciso

IL governo ha tanti soldi ed è corteggiato dagli industriali?
Oh, poffarbacco, ma che pensino ai soldi che hanno nei conti perché prendersela con Conte?
Paghino, anzi anticipino (alle calende) la Cassa integrazione sempre annunciata e mai pervenuta ai lavoratori disoccupati.
Annuncia Conte, annuncia tanto, fa e disfà e si lamenta pure degli ingrati industrialotti che tirano l’acqua al loro mulino.
Ma qui la partita è grossa, i soldi sono tanti. A chi darli? A chi a causa del lockdown ha dovuto chiudere, licenziare, organizzarsi per seguire le misure di contenimento pagare e strapagare luce acqua e gas e affitto e tasse?… e tutto coi soldi propri perché il governo promette e basta e poi a chi gli dice: “guarda caro governo che io non ho visto una lira di quanto annunci da mesi” …lui risponde candido…ma non è mia la colpa ma della Burocrazia, io che c’entro? Tutti da lui vanno, pover’uomo. Ma lui in fondo che colpa ne ha?
Lui potrebbe anche tornarsene a fare il professore, l’avvocato, che gli importa di governare un paese ingovernabile?
Dunque il presidente di Confindustria ha ragione a bocciarlo, visto che si boccia da solo. Certo lo boccia per motivi che sono pro domo sua ma se non ci sono gli industriali chi fa lavorare i lavoratori?
Ma per Conte questo è un concetto inarrivabile. Una specie di quesito della Susy. A lui importa solo che gli dicano finalmente a chi dare tutti quei soldi. La Von Der Leyen ha detto che dobbiamo ringraziare i nostri figli e nipoti che ce li prestano, tutti quei soldi… ma chi non ha da mangiare a questo non ci pensa altrimenti gli passerebbe la fame , cara Von Der…
Facciamo cosi, Conte non dia retta a nessuno, li dia a ….sòreta. Magari, hai visto mai? è più brava di lui a distribuire i pani e i pesci.
Oppure lo chieda a noi, magari qui qualche suggerimento disinteressato da dargli lo troviamo.

Moralisti della domenica

Questo diceva Nicola Morra, alto esponente dei Cinquestelle,  nel 2019:

“La nostra posizione è netta, l’articolo 11 della Costituzione fa capire chiaramente cosa deve essere una politica di pace. In più, in tempi di crisi la spesa per gli F35 è assolutamente folle, ogni giorno di più scopriamo di essere un Paese a sovranità limitata”.

E Di Battista nel 2017:

“Anche Alessandro Di Battista, ad agosto 2017, aveva parlato degli F35 con il solito piglio combattivo: “Chi ci ha fatto entrare in questo programma dovrebbe essere preso a calci in c..o. È sempre la stessa storia. Ci fanno entrare in programmi fallimentari, poi ci dicono che sono sbagliati ma è tardi per uscire perché i costi sarebbero esagerati. Sono vili traditori della Patria, sono i cosiddetti esperti che danno degli inesperti ai portavoce 5 Stelle”.

Qualcuno tra i grillini penserà: bei tempi! Già ma non ritornano a meno che i grillini non finiscano di nuovo all’opposizione ma le loro intenzioni sono di segno opposto: regnare fino alla fine dei loro giorni.

Ma potrei portare alti esempi, a centinaia di come negli anni il Movimento si sia scagliato pancia a terra contro gli armamenti venduti (o comprati) dall’Italia. Una crociata feroce questa degli innocenti grillini che però, col tempo si è ingentilita.

Infatti ora che vendiamo due fregate militari all’Egitto, non ci trovano nulla da dire. Il ministro degli Esteri, uno dei più agguerriti contro le armi da guerra vendute dall’Italia all’estero, non ha emesso un solo fiato. E’ afono , niente esala dalla bocca coperta dalla mascherina del ministro. Fa l’uomo mascherato e tace.

Si può fare dell’ironia sui fondi dal Venezuela perché nei panni dei rivoluzionari i grillini sono ridicoli, ma bisognerebbe fare  piena luce sulla vicenda e invece verrà prontamente insabbiata, come tutto quanto risulta troppo scomodo alle forze politiche che governano e intendono farlo a lungo, a prescindere.

Ma questa ipocrisia ora somiglia molto a quella di quanti si strappano i capelli per Montanelli.

Moralisti della domenica, dicono. Lasciatelo in pace che ha fatto di tanto male? Nulla, ha solo pagato una bambina come si fa con una vacca al mercato per farne la sua schiava sessuale. Un ufficiale dell’esercito usurpatore che si è macchiato di crimini orrendi, ma che poi viene a patti con la propria coscienza, tanto all’epoca si usava…. Troppo comodo, direi. Avrebbe potuto anche dire una parola di pentimento, ma no, perché avrebbe significato riconoscere che era stata un’azione a dir poco vile. E ora le femministe possono anche “tacere la bocca” ma chi le sta a sentire quelle, davanti ad un uomo del calibro del grande giornalista?

Come lo è, ipocrita, vendere armi ai paesi in guerra sapendo che serviranno per uccidere degli innocenti ma lavarsi la coscienza dicendo che il nostro Pil ha bisogno del fatturato della nostra industria bellica, la cantieristica italiana poi, è un gioiello, vogliamo perdere delle commesse che danno da vivere a tante famiglie? Questa poi è enorme, da 9 a 11 miliardi di euro. Nemmeno l’anima più rivoluzionaria dei Movimento saprebbe contestarla, ora che sta al governo.

In fondo anche loro adesso trovano che Pecunia non olet. Si impara ad amare il denaro quando lo si “capisce” veramente.

La realpolitik insegna che non si deve guardare troppo per il sottile quando ci sono di mezzo gli interessi di un Paese.

I genitori di Giulio Regeni che attendono da anni di sapere come perché e da chi il loro figlio è stato brutalmente assassinato, possono attendere, anche all’infinito, business is business. E dire che si sentono “traditi dallo stato” è un’espressione forte, ma comprensibile.

E noi vendiamo le fregate e i grillini se ne fregano se “L’Italia ripudia la guerra con l’articolo 11 della costituzione” che proprio loro hanno sbandierato in mille occasioni.

“Verità per Giulio Regeni”, si appuntano le spillette ma poi se l’Egitto ci chiede le  fregate noi gliele diamo e ce ne freghiamo.

Giusto, cosi si fa, la morale si fa prima di andare al governo, quando si sta comodi seduti al caldo protetti dal Potere, allora chissenefrega della Morale, roba da stupidi sognatori qualunquisti e caciaroni.

Rivoluzionari da operetta

Capisco che abbiano tanti problemi, come, ad esempio, statua di Montanelli si o no? Ma non sarà sfuggito a nessuno che è uscita una notizia bomba ma proprio bomba e cioè che i grillini nel 2010 avrebbero preso soldi da Maduro.
3,5 milioni di euro in valigetta diplomatica passata attraverso le ambasciate e consegnata a Gian Roberto Casaleggio, padre fondatore del Movimento e ora il successore alla guida del Movimento, Davide Casaleggio,  minaccia querele.
Gli esponenti di punta del Movimento si sono rifiutati di rispondere alle domande di ABC il giornale spagnolo che ha diffuso la notizia, tacciata subito come fake news.
Soldi che sarebbero stati versati dal Venezuela per finanziare un “partito rivoluzionario anticapitalista”.
Fa ridere!
Si, fa ridere pensare a Crimi o a DiMaio come “rivoluzionari anticapitalisti”, per non parlare poi di Casaleggio figlio o anche del miliardario Beppe Grillo.
Lo stesso DiBattista che scrive bestsellers (!) per Mondadori, nei panni del rivoluzionario anticapitalista fa scompisciare.
Ma il PD che dice?
Rimasto di cera? Come al solito o come di frequente in questo periodo postlockdowniano, ma anche pre e durante.
Ma dai…non ci crede nessuno a questa cosa.
Ma solo vedere Gian Roberto Casaleggio con l’aria sognante e distratta con un ideale per capello che se ne va all’ambasciata venezuelana a prendere la valigetta coi bigliettoni proveniente da quei luoghi lontani e leggendari non fa tenere la pancia dalle risate?
E magari aveva anche un colt nascosta sotto il gilet, non si sa mai avesse incontrato qualche malintenzionato?
Tre milioni e mezzo sono una cifra di cifra, perbaccolina. Ci sta in una valigetta?
Mi fa venire in mente la valigetta di Govi nella commedia
“Sotto a chi tocca”, dove interpreta un signore che sta per ereditare una grossa cifra da uno zio defunto e ha bisogno di una valigetta per riporci qualche effetto personale mentre si reca in vista ad un cugino col quale si contende l’eredità.
Dice, il personaggio: “non ho una valigetta”…e se la fa prestare da una vicina di casa…
Esilarante come questa spy story che vede i “rivoluzionari anticapitalisti” che siedono al Parlamento, viaggiano in auto blu, vestono in doppipetti e si fanno le vacanze a Formentera (virus permettendo)…
Ma, un momento, non è che ora, visto l’atteggiamento cosi confortevolmente adattato alla nuova situazione di privilegiati, chi gli ha fornito quella somma per fare la rivoluzione, voglia fargli una sorpresona e dirgli: sai che c’è? che siete dei rivoluzionari da operetta e abbiamo proprio buttato i nostri soldi, meglio che lo sappia chi di dovere con chi ha a che fare…
No? No, Vabbeh è una fake, una delle tante, c’è chi si diverte cosi…e infatti c’è da crepare dalle risate.

Il medium

Eccolo!

La pecora bianca in  grado di far apparire nero tutto il gregge. Sulla strada, alla ricerca dell’immunità.

Non importa il nome, anche se inizia con Di, come inizia con Di, l’altra pecora, diventata nera.

E’ diventata nera perché si è adattata e accucciata a seguire le logiche della politica, ha perso del tutto il tratto rivoluzionario ed è diventata un ostacolo all’avanzare del Movimento. Quello che si è definito Cinquestelle. Baluardo dei valori di libertà e trasparenza che si è trasformato in un Acchiappavoti per stare li.

Ovviamente parlo di Alessandro (il Grande, valoroso combattente per la Libertà e la Giustizia), Di Battista e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, rispettivamente, ormai, pecora bianca e nera del Movimento.

Ex maggiordomo di corte, Di Battista, ora divenuto all’improvviso il Joker che spariglia e che fa saltare tutti i banchi.

Era necessario andare in TV a litigare col mondo? A litigare persino col suo mondo, quello che lo ha reso famoso, scrittore, giramondo e deputato, a suo tempo, ora non più, ma non si sa mai.

Ecco che cosa ne dice Grillo, apparentemente sarcastico:

“Dopo i terrapiattisti e i gilet arancioni di Pappalardo, pensavo di aver visto tutto…ma ecco l’assemblea costituente delle anime del Movimento. Ci sono persone che hanno il senso del tempo come nel film “Il giorno della marmotta”.

Ma, sarà sincero?

Ha una bella faccia DiBattista; ha viaggiato, ha letto, ha scritto, ha amato e vissuto, diventato padre, che qualcosa insegna sempre ed ora è pronto.

Pronto per i suoi ideali,  personali, irrinunciabili e non più procrastinabili stati generali. Si, è arrivato anche il suo momento.

Il momento di dire Basta! Ragazzi, io sono qui, sono il portatore sano dei valori del Movimento che solo con me può riprendere animo, coraggio, fiato, vitalità e vigore.

Eccolo. Ha un certo non so che di messianico nello sguardo. Guarda lontano a quel futuro che ha in mente e che ora è deciso a realizzare. Ma non è ambizione personale quella che lo spinge, ma il desiderio di lavorare per il proprio paese ora, adesso e qui.

Conte potrebbe essere il leader del Movimento se lo volesse e smettere la casacca di premier per indossare quella di capo di partito che però non conta niente. Conte non conta, ha pensato Di Battista, tra un po’ lo faranno (o lo faremo) fuori e gli conviene abbozzare, con lui alla guida il Movimento arriverebbe al 30%. Sondaggi alla mano.

Ma poi, il capo sarebbe lui, la pecora bianca, alias il grande condottiero di ventura e di avventura, l’uomo che ha nel suo destino di portare il Titanic di nuovo a navigare spedito come se non avesse mai incontrato l’iceberg.

Indietro nel tempo a tutta birra, alle prime fantastiche visioni del fondatore che di lassù piange sconfortato a vedere che fine sta facendo la sua creatura.

E chi se non un medium del calibro della pecora bianca avrebbe mai potuto sentire quel grido arrivare dagli spazi infiniti se non chi negli spazi finiti ha vissuto gli ultimi anni, dietro i fasti della ribalta ed ora è pronto a ribaltare anche il tavolo ovale del buffet micragnoso, per vista politica, degli stati generali di Villa Pomposiphili?

Le forme del tempo

Conosco la forma del tempo

è fatta di tante figure,

figure che hanno col tempo

cambiato di forma e colore.

Che sono rimaste però

fissate per sempre nel cuore

.
Le ho tutte davanti ogni giorno,

mi parlano spesso di me.

Sorridono oppure sono tristi

dipende da come le guardi.

Si fanno più indietro ogni volta

che provo soltanto a parlargli.

Il tempo da forma ai ricordi

di tanti che non sono più qui

che sono però a me d’attorno

che stanno al riparo di giorno.

 

Ma il tempo che arrivi la notte

e li sento girar per le stanze.

Lo fanno con gran discrezione

e il tempo scandisce le danze.

 

Son forme che vivon di luce

riflessa sui vetri di notte

le sento vibrar d’armonie

ridenti cascate di note.

 

 

 

Chi sta con la ragione?

Non sono i sovranisti il problema principale, adesso, ma i sottonisti.

Quelli che stanno sempre “con la ragione e mai col torto” e intanto “Dio è morto” in tanti posti del nostro paese per incuria della politica e di chi ci governa, ora, come tante volte in passato.

E’ morto sul ponte di Genova ora ricostruito, ma che ha lasciato una ferita che non si rimarginerà mai.

E’ morto nelle RSA lombarde dove il virus ha colpito ferocemente e dove persone già deboli sono state letteralmente sterminate senza poter dare un ultimo saluto ai propri cari. Si poteva e si doveva fare di più per salvarle.

E’ morto negli ospedali dove medici e infermieri hanno perso la vita per cercare di salvarla ad altri per curarli a mani nude e senza nessun “dispositivo di sicurezza”.

Eppure, che il virus poteva arrivare ed essere feroce lo si sapeva. Lo si doveva sapere e si doveva provvedere in anticipo a mettere in atto tutte quelle operazioni atte a contrastarlo.

E’ morto dove non è stato subito chiuso e istituita “zona rossa” con effetto immediato. E molti sono morti proprio a causa di un contagio che si è diffuso troppo rapidamente.

Ed è morto dovunque nel mondo non si rispettano i diritti umani, non si rispetta l’umanità dell’uomo ma si calpesta per interesse, grandi, immensi interessi o anche piccoli meschini interessi.

E il sottonista però tace o parla adottando un linguaggio oscuro e incomprensibile o troppo ricercato e o al massimo da la colpa al caso, alla fatalità, all’ineluttabilità del destino che si sa è sempre cinico e baro, soprattutto coi più deboli e se qualche volta lo è anche con i forti i potenti o gli strapotenti , più spesso con loro ha un occhio di riguardo  e i sottonisti tengono sempre un occhio di riguardo sui potenti.

Il sottonista è un politico dedito all’uso personale, privatistico, al massimo nepotistico della politica, non si lancia in invettive contro le lobby perché sa che dietro ci sono potentissimi potenti e un potente, prima o poi può sempre tornare comodo.

Se i sovranisti prendono in giro il popolo che pretendono di voler mettere al primo posto per turlupinarlo ed asservirlo meglio, i sottonisti navigano a pelo d’acqua stando attenti a gettare più fango possibile sui sovranisti ma, allo stesso tempo si comportano più o meno allo stesso modo, facendo più spesso i propri immediati interessi e calcoli politici che gli interessi del paese  che si ritrovano, a volte per puro caso, a governare.

Se il populismo è da contrastare, lo è altrettanto il sottonismo che è solo il rovescio della stessa medaglia ma più strisciante e inafferrabile e  tanti, senza rendersene neppure conto, ne sono vittime, a volte inconsapevoli a volte solo ipocritamente convinti di stare “dalla parte della ragione”.

 

Sproloqui

Avete fatto caso a quanti sproloqui si trovano in rete?

Una cloaca massima di ogni sorta di individualismi che vomitano le più volgari scemenze su qualsiasi tema.

Una massa indistinta di persone, soprattutto uomini, si diletta giornalmente a mandare messaggi criptici o chiarissimi contro qualcuno.

Le donne sono quelle più prese di mira.

Lo rivela uno studio di Amnesty international: le donne ricevono più attacchi degli uomini e un terzo di questi sono attacchi sessisti. L’indagine si intitola “Il barometro dell’odio” ed è stata effettuata su un largo numero di commenti ricevuti da persone note, della politica o dello spettacolo e della cultura.

E non basta.  Ci sono molte persone che sparlano alle spalle. Non si limitano a tenere un comportamento scorretto e a volte persino indecente nei riguardi di una donna che “pretende” di dire come la pensa (vedi i casi di tante donne in politica, una per tutte Laura Boldrini, ma ce ne sono esempi infiniti) ma, non paghi, cercano di calunniarla in tutti i modi e ovunque gli sia possibile.

Ma questo è il rischio che si corre quando ci si espone. Le donne in particolare, lo corrono molto più degli uomini.

Per un sacco di motivi.

Il primo è che il maschilismo è una grave malattia della nostra società che in Italia sembrava debellata ed invece è come un virus che ogni tanto rialza la testa e fa danni. Tanti danni, troppi.

E non mi si dica che adesso il maschilismo è un fiaba per “veterofemministe” che è il “complimento” più simpatico che ti arriva se osi anche solo pensare di denunciare certi atteggiamenti maschili ricorrenti e molto fastidiosi.

Quello degli insulti via web ne è uno dei tanti aspetti, ma ce ne sono a bizzeffe.

Gli uomini “moderni”, o molti di loro, considerano chiusa la partita del femminismo, relegata in soffitta, ora le donne hanno la massima libertà e non si lamentino, sono sempre state trattate alla pari e ora più che mai.

Ma in quale fiaba? Quella che si raccontano quelli che si ritengono al massimo della neutralità, altrimenti detti “gender fluid”, un neologismo coniato da un non meglio identificato sociologo per definire chi non si riconosce in nessun sesso in particolare ma “spazia”( tra i generi), molto in voga soprattutto tra i giovani. Ma poi, quando se lo dimenticano, non esitano a mettersi in cattedra e pontificare da “maschio” molto convinto del proprio genere e per niente fluido.

Il secondo motivo è che, molti, sia gli uomini che donne, non amano la franchezza, preferiscono i giri di parole e le frasi che dicono o non dicono e anche, al limite essere presi per i fondelli piuttosto che sentirsi dire la verità nuda e cruda.

Preferiscono la smelensaggine di chi è bravo soprattutto ad adulare quelli che chiama “amici”, ma che  sono solo utili strumenti nelle sue mani per soddisfare le  proprie esigenze che sono quelle di sfogare paranoie e frustrazioni che la vita presenta a tutti, ma  che qualcuno preferisce riversare sugli altri e che  trova sempre il modo per incolpare gli altri di qualsiasi cosa pur di sfogare le proprie perversioni mentali sul genere umano. In due parole per odiare e offendere chiunque non gli dimostri subito supina devozione. Che, l’odiatore di “professione” pretende sempre e cerca in ogni modo di ottenere, anche il più subdolo.

E sono più di quanto non si pensi, sia uomini che donne.

Ma, in generale, gli insulti più gravi sono quelli degli uomini nei confronti delle donne.

In questo studio sono stati  analizzati oltre 42mila commenti e un terzo di questi erano offese sessiste nei confronti di donne.

Non a caso.

Ma l’esempio viene spesso dall’alto e anche da molto in alto.

Per esempio, uno a caso: Donald Trump. Come insulta lui le donne in tutte le occasioni possibili ormai è noto.

Ma poi c’è anche Matteo Salvini nei riguardi in particolare di una donna, Carola Rackete, definita in tanti modi, tra questi anche “zecca”, che non mi sembra affatto male come insulto.

Ma ne potrei citare esempi infiniti.

E se “l’esempio” viene dall’alto figuriamoci cosa può arrivare dal “basso”.

Le peggiori sordide volgarità sono state dette nei confronti di Silvia Romano, un elenco infinito di spropositi di ogni tipo dei quali qualsiasi persona che si definisca “essere umano” dovrebbe vergognarsi.

Ma non si vergognano, no. Anzi, ne fanno addirittura crociate, sui social e ovunque sia possibile. Perché la “causa”, cioè, denigrare in tutti i modi una donna, è “sacra” a tanti uomini che non hanno capito e forse non capiranno mai che cosi facendo calpestano sulla faccia la propria stessa madre, o la loro stessa compagna di una vita o occasionale, della quale sono capaci di dire le migliori cose sempre e comunque, l’importante è che sia la”loro”. E sempre che non cessi di esserlo perché altrimenti…

 

 

 

 

Dove va a parare Conte?

Ho visto qualche foto di Conte in questi giorni e mi sembra perplesso. Perplesso sugli Stati Generali voluti da lui stesso ma molto criticati in generale dalla stampa e dall’opposizione.

Che cosa siano, non lo ha capito bene quasi nessuno e forse lui è il primo a non capirlo.

Vorrebbero essere una riunione allargata a tutti quei soggetti che se ne intendono di economia e che potrebbero delineare le linee guida su come utilizzare la valanga di soldi che dovrebbe essere in arrivo per noi dalla Unione Europea. Insomma una Befana fuori stagione che però richiede molta competenza per essere gestita.

A chi dare cosa, quanto e come? Deve essere una cosa cosi, almeno per una profana di economia come la sottoscritta.

Però una cosa l’ho capita. Conte non vuole andare in Parlamento a parlare di questa cosa. Ma non sarebbe quello il luogo deputato? Più deputato di cosi! Eppure no, non gli sta bene, vuole fare le cose in “privato”, non vuole avere i riflettori puntati addosso in fondo è un timido. Vuole un incontro a tu per tu con competenze eccellenti che gli possano dare una mano su come distribuire quella immensa torta che gli sta diventando indigesta prima ancora di assaggiarla.

Ovviamente, immagino, saranno tutti uomini. Logico, cosa ne capiscono le donne di economia? Al massimo sanno di quella domestica, ma di quella con la E maiuscola ne sanno poco o nulla. O forse una o due donne ci saranno anche, ma solo perché non si dica che siamo maschilisti.

Temo che anche questa bella trovata di Conte non sia che un gioco di prestigio alla Silvan, al quale, se ci fate caso, il premier un po’ assomiglia. Ma non è facile neppure fare l’illusionista e lui lo sa bene per come deve destreggiarsi tra i partiti, alleati di governo. Alleati…si fa per dire, diciamo non belligeranti per questioni di cuore…o meglio di tasca, o meglio ancora di affezione al proprio posto di lavoro.

Si stanno veramente dimostrando affezionati alla loro “scrivania” i nostri governanti meritano un pubblico encomio per la fedeltà e dedizione alla loro mansione.

E anche Conte è cosi: dedito anzi devoto, quasi Pio e tra poco Beato, per quanto si dedica al suo lavoro.

Ma gli servirebbe un miracolo. L’Italia della Fase 3 è messa maluccio, un milione di lavoratori attendono da mesi la cassa integrazione che mai non arriva e la povertà aumenta e le imprese sono in affanno e il debito aumenterà e le tasse chi le pagherà se la disoccupazione salirà?

Il dopo Covid si presenta problematico sotto tutti i profili.

Certo non tanto come la Fase uno, certo che no e grazie al cielo, ma ora si presentano tutti i problemi che finora erano stati messi in secondo piano e anche in terzo. Ora la litigiosità e le divergenze tra i partiti alleati si faranno sempre più evidenti… e noi?

Aspettiamo fiduciosi gli Stati Generali di Conte e poi forse ci capiremo qualcosa su dove vuole andare a parare.

E speriamo che non debba, dopo che lo avremo capito, ma capito davvero,  andare a…nascondersi.

 

L’etichetta

“Esordisce con un monologo per esprimere apoditticamente la sua posizione e attacca chi la contesta”.

Questo mi scrive Luigi Lenzini in uno dei suoi ultimi (ma non l’ultimo spero) commenti riferendosi, naturalmente alla sottoscritta.

Una sua opinione, certo e mi sa che forse ha anche ragione (sono andata a cercare sul vocabolario il significato), a volte sono veramente apodittica, me lo diceva sempre anche mia madre…”e non essere sempre cosi apodittica, perdinci”, ma io niente, capatosta, mi ostino a voler scrivere come la penso senza consultarmi con nessuno, senza mettere dei puntini di sospensione, senza esprimere alcun dubbio su quanto vado scrivendo…della serie, ad esempio…fermarmi a riflettere e lasciare degli spazi bianchi con la parola “riflessione”e tanti puntini, per circa mezza pagina. No, nulla di tutto ciò, mi ostino a riempire tutta la pagina…

Dunque…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….(ho riflettuto). Arrivo al dunque:

Commentando l’articolo “Senso” qui pubblicato il 20.5.2020 ,  Luigi Lenzini , scrive:

“Francamente, mi sembrava che i miei messaggi fossero utili, quanto meno per fare da ” spalla” e dare ad altri spunti per dire cose interessanti.
Un po’ per rompere la monotonia di questo circolo privato di 3 o 4 persone che sono sempre d’accordo e vivacizzare un pochino l’ambiente.
Ma se mi si considera uno di un’altra razza (e inferiore), se si leggono i miei messaggi saltando le righe e dandone per scontati i contenuti, non ha senso continuare la frequentazione.”

 

Bene, oggi sulla rubrica Italians , noto forum del Corriere della Sera, molto spesso citato su questo blog, compare questa lettera sempre di Luigi Lenzini di cui riporto solo qualche frase:

 

“Se esprimi un certo tipo di idee, vieni etichettato come appartenete ad una razza culturalmente inferiore. Una razza – come si diceva ai tempi del razzismo nazista – che distrugge la civiltà invece di crearla ed alimentarla. Chi appartiene a questa razza politicamente scorretta non ha neppure diritto di parlare, e starlo a sentire è tempo perso. Faccio qualche esempio. Se dici che le donne – maggioranza degli elettori – hanno le loro responsabilità se non c’è parità di genere.”…

e qui  seguono altri esempi, che, guarda caso, sono tutti temi toccati in questo blog e esaustivamente commentati dal signore in oggetto, su vari articoli , tutti, naturalmente vergati da me in modo apodittico, a suo dire, ma, ripeto, largamente commentati dallo stesso, proprio qui sopra. Uno di questi, appunto “Senso” è quello da cui ho tratto questa sua frase.

Ho l’impressione, mi sbaglierò, che Lenzini con la lettera al blog citato, stia facendo un’operazione che in inglese si definisce: “fishing for compliments” (pescare complimenti), è perfettamente legittima, s’intende, la lettera è pubblicata su un noto blog dove ognuno può esprimere le proprie idee siano queste di destra, di sinistra, di centro e volendo anche ad angolo retto, ottuso, acuto…piatto e giro…forse è questo, proprio l’angolo giro che Lenzini cercava qui senza però trovarlo e per questo, giustamente, in base alle proprie esigenze si rivolge a chi gli fornisce una più ampia visibilità e, molto probabilmente, una risposta da parte dei tanti fruitori dello stesso blog, che quasi certamente, lo avranno commentato  favorevolmente complimentandosi, immagino. E non è il solo “che parla a suocera ” sempre nello stesso blog, beh mi pare un onore, davvero, dico sul serio, non scherzo………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..(altra breve ma necessaria riflessione)

Ma, qualche lettore (ammesso che sia arrivato fin qui senza che gli sia cresciuta la barba) che ancora non è avezzo alla mia apoditticità si chiederà: “Mariagrazia ma che caspita scrivi? E si chiederà anche giustamente dove voglio andare a parare,

Orbene, allora rispondo che è giusto, ha ragione chi se lo chiede, e me lo sono chiesta anch’io e dopo una  brevissima riflessione………………………………………mi sono anche risposta.

Ecco qui:

“Ma se mi si considera uno di un’altra razza (e inferiore), se si leggono i miei messaggi saltando le righe e dandone per scontati i contenuti, non ha senso continuare la frequentazione.” Questo, ripeto, scrive Luigi Lenzini…….

Ah Lenzì, io da tutta la vita combatto con tutte le mie forze quelli che mettono etichette…l’etichetta sugli esseri umani è proprio una cosa che mi urta la nervatura, mi fa rizzare i capelli in testa  e perciò nun ce provà come dicono a Roma oppure se preferisci: “ma che ca…spita disito”?(veneto stretto ma comprensibile), e che qui si considerino le persone “di un’altra razza o razza inferiore” come hai scritto, sia qui,che in quella tua bella letterina su Italians …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….(riflessione)

a me pare una…………………………………..ma…. te lo faccio dire dall’autore stesso della dotta citazione che intendevo fare:

 

 

 

I talenti e le mele

Conte un po’ risentito dalle parole di Franceschini che gli ha detto di farsi da solo gli Stati generali, visto che se la canta e se la suona e di mandargli il report, sta pensando di indire gli stati Particolari, quasi degli stati… d’animo. Perché lui ci è e anche ci fa e quindi è sempre in Bonafede su tutto e ci mette la faccia e anche due.
Ora però che , pare, sta per nascere il suo partito…si il suo partito, perché avete qualcosa da ridire? Renzi si è fatto il suo o no? E Conte sta per farsi il suo, oh bella, vedi un po’.
Il partito dei premier trombati (e lui lo sta per essere, non subitissimo ma ci siamo quasi, almeno credo, se continuano le incomprensioni reciproche e la tendenza di Conte ad andare avanti a proclami e a Dpcm pensando di stare in emergenza a vita). Dunque il suo partito avrà pure un nome, ci hanno pensato su un po’ , un paio d’anni e poi Casalino e la sua Band, ha partorito un’idea eccezionale, veramente eh!
Sentite: Con te. Si, Con te. Più semplice di cosi, si vive.
Acchiappa, ha presa, meglio del Bostick.
Ma con me non attacca. Eh no, troppo piacionico, ma chi si crede di essere?
Gigi Proietti? Il cantante da night di Nu me rompè er…?
Eddai, su andiamo… stati generali, si. Stati caporali, forse.
Ma che nome di partito sarebbe?
Beh per essere un buon partito Conte, lo è, non v’è dubbio di scorta, ma io avrei una bella sporta di dubbi che possa funzionare.
Sembra il Partito dell’amore, quello di Cicciolina, vi ricordate?
Ecco Conte potrebbe essere il nostro Cicciolino nazionale.
In fondo un po’ porno lo è, eddai. Lui dice di no per essere istituzionale ma poi, in privato, si scatena.
Si toglie quella faccia da premier e si trasforma in Rodolfo Conticino e non ce n’è per nessuno, hai voglia a scrivere libri.

Renzi con il suo “La mossa dell’asino”, gli fa un baffo.
Conte punta tutto sul suo sex appeal. E ne ha ben donde. In fondo ognuno fa con ciò che, ha i i talenti vanno messi a frutto.

Se son mele, meleranno.