Cattiveria virale

Ci sono personaggi abietti che si aggirano per la penisola, gente piccina che si serve dei social media o di qualsiasi altro mezzo per insultare le donne.

Non bastano le violenze fisiche  che tante devono subire, vengono attaccate tutti i giorni con violenza verbale inaudita.

E la storia si ripete, Ora è toccato a Silvia Romano della quale non voglio parlare se non per dire che gli infami che la insultano in ogni dove fanno schifo.

Ma prima di lei  Carola,  Greta e qualsiasi donna che per qualche motivo si metta in luce, abbia i riflettori puntati nel bene e nel male, nessuna viene risparmiata.

Aizzati da politici che non sanno che sfruttare il momento per guadagnarsi un pochina di visibilità che altrimenti non avrebbero.

Gente piccina, insipida, ignorante e cattiva. Uomini ma anche donne, la cattiveria non ha preferenze, non guarda al sesso di chi la possiede.

Per non parlare degli insulti a Liliana Segre che ha dovuto essere messa sotto scorta.

Ma che razza di paese siamo diventati?

Il virus non doveva farci diventare più buoni, più solidali, farci vedere i lati positivi delle cose?

A me pare che la cattiveria sia in aumento e che insultare sia diventato uno sport praticato giornalmente da una  miriade di perdigiorno che non aspettano che di avere un bersaglio sul quale sfogare le proprie frustrazioni, repressioni e odio.

Una società malata di una cattiveria spietata, ancora più di qualsiasi spietato virus.

6 commenti su “Cattiveria virale”

  1. Mariagrazia l’insulto è l’arma dei vili, di chi ha abdicato alla propria dignità umana e diventa una bestia, è la rinuncia all’intelligenza, al giudizio, all’uso delle parole, a tutto ciò che dà valore all’uomo. Quando poi riflette una mentalità comune che si fa forza del numero, è ancora più abietto.
    C’è però una rivalsa verso chi insulta, la condanna della “gente vera”, quella che si comporta con dignità, che rispetta il prossimo, che non si pone su un finto piedistallo per affermare la propria arroganza e pochezza.
    L’insulto ricade su chi lo fa, lo condanna senza rimedio.

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    molte persone hanno bisogno di una vittima verso la quale sfogare le proprie frustrazioni, per sentirsi migliori e per autoesaltarsi.
    Sivia è perfetta per questo fine: una giovane donna che ha degli ideali e li persegue, che ha ritrovato la libertà dopo essere stata un anno e mezzo in prigionia e molti italiani invece che sentire empatia per questa ragazza che cosa fanno? le si scagliano contro peggio dei suoi aguzzini.
    Un comportamento infame che scredita tutto il paese in un momento in cui il sentimento prevalente dovrebbe essere la solidarietà, questa ragazza diventa motivo per esternare le peggiori espressioni di odio. IN questi momenti mi vergogno un po’ di appartenere allo stesso paese dove vivono questi idioti.

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  2. Ciò che Lei ha scritto circa la meschinità di certa gente, nella fattispecie quella propensa a dare gratuiti “insulti” a Silvia Romano (e ad altri in passato), è giusto.

    Però mi domando e chiedo:

    – Che ci faceva una ragazza, poco più che ventenne, in uno sperduto villaggio nella savana africana?

    Quale specifico compito aveva per aiutare davvero quelle sventurate persone?

    Era, forse, un medico, un’infermiera professionale?

    Era, per caso, un’ insegnante?

    Era, magari, una cuoca?

    Era, certamente, una missionaria?

    Era, forse, un’ interprete?

    Oppure si limitava solo ad intrattenere bambini?

    O, ancora, semplicemente a trascorrere il tempo in qualche altro modo a noi ignoto?

    Forse provare a vivere esperienze avventurose?

    Non si sa.

    Ovviamente sono contento che la ragazza abbia potuto far ritorno a casa sua sana e salva ma… recarsi in luoghi che la stessa “Farnesina” reputa “pericolosi”, senza alcuna tutela da parte di nessuno e magari sfornita anche di specifiche competenze necessarie per dare un concreto aiuto, mi sembra alquanto… avventato.

    Cordiali saluti.
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    si, sa, se si leggono i giornali che Silvia Romano è laureata in Mediazione linguistica per la difesa sociale con una tesi sulla tratta di esseri umani.
    E’ andata volontaria in Africa a seguito di onlus la Orphan dreams e poi la Africa Milele,come cooperante per un orfanotrofio in Kenia, il suo compito è quello di far giocare e divertire dei bambini che non sanno cosa voglia dire e non conoscono una cosa che si chiama sorriso. IL perché abbia scelto questa strada è una domanda che andrebbe fatta direttamente all’interessata ma io potrei anche rispondere che saranno anche fatti suoi. Non crede? L’avventatezza magari ci sta ma è una prerogativa degli idealisti di quelli che sacrificano molto del loro tempo per fare del bene al prossimo, ci sono esempi illustri e non serve certo che li elenchi. Se in loro non ci fosse una buona dose di incoscienza nessuno potrebbe giovarsi della loro disponibilità ad aiutarli quando si trovano in situazioni di estrema difficoltà.

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  3. E se fosse scesa dall’aereo in minigonna e tacco 12? Imposta magari dal governo? Impostata magari dagli stessi indignati a frequenza cardiaca tachicardica su qualsiasi cosa tocchi la sensibilità neuronale del loro cervelletto (in senso diminutivo).
    Ecco le disposizioni governative per un’accoglienza gradita al pubblico italiano che ha visto il colore verde e lo scambiato per un segnale per dar fondo alla collera atavica ancestrale e ben nota agli homo habilis che si sono “distinti” in particolare crudeltà e raffinata cattiveria, peggio forse avrebbe fatto l’erectus essendo più evoluto e quindi possedendo un encefalo più complesso, avrebbero dovuto essere dettate dal popolo che allora avrebbe potuto anche scatenarsi a proporre delle mises più accuratamente disegnate per non turbare l’altrà metà del cervello dei tastieristi habilis e erectus .
    Quasi metà del nostro cervello serve a muovere le mani quindi i tastieristi incavolati sono certamente esseri evoluti. Almeno più degli habilis che hanno espresso a voce il loro disgusto per quel verde cosi sfacciato o magari tastierato sconcezze sgrammaticate visto che hanno un cervello meno abilitato ad usare le mani..

    Gli tagliassimo le mani soffrirebbero molto perché il loro cervello gli ordinerebbe di compiere l’azione e si troverebbe in gravi ambasce.
    Ma è un’evoluzione ancora di la da venire per raggiungere le vette che permettano a costoro di muovere le mani in corrispondenza col cervello e magari anche con un organo che taluni sanno di avere solo quando vanno in iperventilazione.. Attendiamo nuove scoperte scientifiche e magari perché no? ci mettiamo anche qualche filosofo di rango o di nicchia a studiare accorgimenti sintetici in provetta da iniettarsi, naturalmente su base volontaria, per aumentare le connessioni.
    Certe emerite defecate che si leggono ormai dovunque non fanno che imbrattare i muri del tempo di un’umanità disumanizzata ma arrogante presuntuosa e profondamente ignorante di ogni basilare minimo sentimento che non sia direttamente collegato con il proprio intestino.

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  4. Sono rimasto perplesso per lo sfogo… , alquanto feroce, esternato dalla Sig.ra Gazzato nella sua lettera su pubblicata.

    Non capisco, mi si perdoni, il perché di quell’acredine che mi è parsa fuoriuscire da quelle righe.

    Che cosa voleva intendere con quel…”Se fosse scesa dall’aereo con minigonna e un tacco da 12 cm.”?

    Le domande che personalmente mi porrei sono piuttosto ben altre, oltre al fatto che una discesa della Romano dall’aereo a guisa di vamp di Hollywood nessuno l’avrebbe voluta né alcuno se la sarebbe aspettata!!!

    Secondo me i casi potrebbero essere due sulla vicenda.

    1) O Silvia Romano si è convertita davvero, per sua libera scelta, all’islam e in quel caso tutto è ok perché ognuno può professare il credo che vuole.
    Ma…allora però, perché indossare, all’arrivo in Italia, invece che un normale vestito da donna “arabo-somalo” – vista la sua conversione – quel “costume” verde che, secondo una “esperta” scrittrice somala, rappresenterebbe piuttosto la sottomissione totale della donna musulmana all’uomo?
    Sono affari suoi della Romano?
    Quel vestito non è quello tradizionalmente indossato dalle donne somale né da qualsiunque donna musulmana: è invece, sempre secondo la scrittrice (che tra l’altro oltre a non essere una sprovveduta ha anche patito di persona le angherie e i torti di quegli stessi terroristi che hanno sequestrato la Romano), un chiaro simbolo di disprezzo verso le donne che, secondo l’islam dei terroristi, devono essere letteralmente succubi del maschio musulmano, più di quanto detta la normale dottrina maomettana.

    2) Se invece la Romano ha dovuto forzatamente convertirsi all’islam per salvarsi la pelle, come sarebbe comprensibile ed umano, non si capisce perché, una volta liberatasi dall’incubo della prigionia, non abbia gettato alle ortiche dottrina maomettana, e costume verde (con quel che rappresenterebbe) per scendere dall’aereo non certo in minigonna e tacco 12 bensì con maglietta, jeans e scarpe da tennis (tanto per citare un normale abbigliamento occidentale e pratico: anche qui sono affari della Romano?).
    Viene da chiedersi a questo punto se Silvia Romano non sia ancora adesso, in Italia, a Milano, sotto scacco dei terroristi, ché “sorvegliata” da una cellula islamica italiana, collegata a quella stessa africana che le impose e le impone tutt’ora, determinati comportamenti da tenere pena ritorsioni nei suoi confronti e dei suoi familiari.
    In buona sostanza la Romano potrebbe essere ancora condizionata da un ricatto dei terroristi…:
    “Anche se verrai liberata dovrai attenerti a queste condizioni (omissis), ricordati che noi ti teniamo sempre d’occhio e se sgarri…”.

    Leggo troppi libri gialli?

    Sono ipotesi e domande che io mi pongo.

    Ovviamente, poi, tutto ciò saranno davvero affari di Silvia Romano, della sua famiglia e degli eventuali inquirenti.

    Noi, mortali cittadini, possiamo solo fare semplici supposizioni o esprimere personali pareri, giusti o sbagliati che siano.

    Alla fin fine ognuno tornerà alla sua vita di sempre e la faccenda riguardera’, in fondo, chi di dovere.

    Cordiali saluti.
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    Capisco, forse ha ragione mi sono lasciata prendere un po’ dalla rabbia dopo aver letto tanti commenti negativi e tante offese e soprattutto tante critiche rivolte soprattutto a quel vestito e al suo atteggiamento. Ma ora , se vuole, può leggere nell’articolo successivo “Compassione”, meglio come la penso dopo aver riflettuto di più in merito ed, eventualmente continuare a commentare su quello.
    Cordiali saluti

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  5. Io ho scritto quello che pensavo sulla vicenda di Silvia Romano sull’altro post, che mi pareva il più appropriato.

    Vorrei raccontare come ho visto io la deriva perversa dell’insulto sui social.

    Una ventina d’anni fa mi ero iscritto al blog di Beppe Grillo, ma l’ho dovuto abbandonare dopo qualche mese perché mi dava lo stesso senso di disgusto a cui si riferisce la signora Gazzato.
    In quel caso la vittima più ricorrente era Berlusconi, che non veniva solo criticato per quello che faceva, ma appellato con i peggiori insulti, degni della fantasia di un bestemmiatore accanito.
    Si andava dal “maiale schifoso” al “nano pelato” passando per tutte le declinazioni che la lingua italiana consente.
    Non si contavano le maledizioni, gli auguri di mali incurabili, e le minacce di morte, anche queste declinate in tutte le forme possibili.

    La spiegazione di questo fenomeno, secondo me, sta nell’estrema facilità con la quale, su internet, si possono comunicare e rendere pubbliche le proprie idee, in forma gratuita ed eventualmente anonima.
    Prima l’unica lavagna per insultare erano i muri delle strade, ma era complicato e si rischiava di essere beccati sul fatto.

    Questo nuovo mezzo potente ha scatenato tutti i frustrati, i rancorosi, i complottisti, i falliti, che cercano di imputare il proprio fallimento alla malvagità altrui, e che, comunque, sfogano così il loro malessere.

    L’obiettivo può anche cambiare e le stesse persone se la possono prendere ora con uno e ora con un altro, purché riescano a sfogarsi rendendo pubblico il loro insulto.

    E’ noto che, oltre alle persone di cui parliamo, tra i più insultati di sempre ci sono, oltre al classico Berlusconi, ancorché diventato vecchietto, Salvini e la Meloni, la Boldrini e altrettante donne politiche di destra, e lo stesso Beppe Grillo (chi di insulto ferisce …)

    Bisogna anche distinguere gli insulti dalle minacce, e l’irritazione dall’odio. “L’italiano è una lingua maledetta” – diceva Fantozzi – e molti fanno finta di sbagliare termine. La criminalità organizzata minaccia, il terrorismo minaccia, e se la vittima si ribella passano dalle parole ai fatti.

    Questi di cui parliamo, invece, sono solo mentecatti che non avrebbero il coraggio di torcere un capello alle loro vittime, e svanirebbero come neve al sole se la magistratura li perseguisse. Loro insultano e basta.

    Per questo ritengo che le scorte assegnate a Liliana Segre e a Silvia Romano non avevano ragion d’essere, e sono state assegnate per motivi di strumentalizzazione politica.

    Si potrebbe fare anche un’illazione malevola (in un ambito di diffidenza e complottismo ci sta). Come facciamo a sapere se gli insulti anonimi e le eventuali minacce, ammesso che ci siano state, siano frutto di autentico odio o indignazione proveniente dalla “parte avversa”, o non siano state scritte proprio dagli “amici” per gonfiare i casi e presentare delle persone, che sono tutto sommato banali, come delle vittime candidate al martirio? A pensare male si fa peccato, ma a volte ci si indovina.

    Quanto al malvezzo dell’insulto, credo che i mezzi per estirparlo non esistano. Possiamo solo dargli importanza che merita, come alle zanzare e alle mosche cavalline, cioè zero.

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    non mi risulta ci sia una scorta prevista per Silvia, sembra essere una bufala montata ad arte per aizzare ancora di più e far montare la collera di chi la critica ancora più duramente dopo la notizia.
    Spero che tutto questo finisca presto, abbiamo altri problemi e credo che sarebbe utile che tutti dovessero firmarsi nome e cognome anche sui social in modo che nessuno si sentisse autorizzato ad offendere nascosto dietro ad una maschera.
    Ps: nel blog di Grillo ci sono entrata per sbaglio ma me ne sono sempre tenuta alla larga. Cosi a naso e fin dal principio.
    E non credo affatto all’ipotesi che questa bagarre sia stata inventata per far fare la figura della vittima alla vittima degli insulti, mi pare davvero fantasioso…a dir poco.

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