Entra il sole sfacciato prepotente e illumina
la tappezzeria rossa del salotto, i cuscini
i tappeti i quadri, i ficus.
Ho passato il mocho col disinfettante
lo faccio tutti i giorni, mi conforta.
Strano, una cosa cosi banale
eppure…
E il pavimento è subito asciutto di nuovo
e mi sento che ho fatto qualche cosa.
Una cosa. Una stupida cosa.
E’ Pasqua.
Esco sul terrazzo. Il bosco ha rinnovato
il miracolo, come sempre come se fosse
una qualsiasi primavera. Sfacciato
come il sole.
Ed è meraviglioso.
Non l’ho mai visto cosi bello. Mai.
Luccica, splende, parla, canta.
Ci sono,mi dice, lo sento, ci sono.
C’è, il bosco c’è e ci sono anch’io.
Ed è bello esserci.
Sfacciatamente
esserci.
Ecco come la natura rifiorente della primavera, che in altri tempi avremmo apprezzata come un bene normale, la riscopriamo come una bellezza “sfacciata”, perché si mostra in tutta la sua rigogliosa bellezza. ora che non possiamo goderne appieno,.
“Eccomi, sono venuta puntuale all’appuntamento -sembra voler dire- e tu che fai, non vieni con me?”
“Adesso non posso -è la risposta- ma la tua bellezza è tale e così improvvisa che mi fai apprezzare ancora di più la gioia di vivere”.
Poesia spontanea, immagino scritta di getto, espressa da un animo sensibile che mostra tutto il suo amore per la natura.
Quest’anno sarebbe stato meglio avere un aprile piovoso.
La gente sarebbe stata in casa più volentieri e la pioggia avrebbe fatto bene alla campagna e ricaricato le riserve idriche.
Risposta
già che sfacciata …siccità.