La musica mi tiene molta compagnia in questi giorni.
A me piace quasi tutta la musica ma ho qualche preferenza.
Oggi voglio proporre uno che ai suoi tempi ha fatto scintille, una voce “nera” un vero “re” del rock, uno veramente rock, a tutti gli effetti, purtroppo morto troppo presto e troppo presto ( forse) dimenticato:
Qui, poi era fantastico:
Elvis è un gigante della musica rock. Ma io preferisco certe sue performance non nel campo del rock’n’roll scatenato, ma più raccolto ed intimista. Non riesco a postare i link, ma i tre brani sono Suspicious minds, In the ghetto e Always in my mind. Specie l’ultima, ha un testo struggente d’amore.
Risposta
eccone una:
Uno dei più famosi cantanti rock, morto purtroppo prematuramente, fu Freddie Mercury, delle rockband Qeen.
L’Aids lo stroncò nel 1991 all’età di 45 anni.
un’altra magnifica esibizione della rock band Qeen, in “Too much love will kill you”
https://www.youtube.com/watch?v=ivbO3s1udic
“Too Much Love Will Kill You
Queen
I’m just the pieces of the man I used to be
Too many bitter tears are raining down on me… “
Voglio rendere omaggio anche ad un grande poeta-cantante italiano, Lucio Battisti, con questa malinconica, struggente canzone d’amore: I giardini di marzo
https://youtu.be/4m_eblAB-fs
Ho due amici di Parma sotto attacco del Covid. Lei è molto grave, lui molto meno; erano colleghi di mia moglie, con due figli, di 35 e 40 anni. Il figlio è in quarantena a casa, la figlia è infermiera in Ginecologia, è sanissima, e solo lei può avere qualche notizia dei genitori. Come si è sentito meglio, lui ha dedicato questa canzone alla moglie.
Risposta
Passo questo commento di Bifani (naturalmente coi migliori auguri per le persone citate), ma chiedo per favore che in questa sezione si parli solo di musica, grazie.
Una esecuzione particolare della famosa Lisboa antigua, nella versione orchestrale fatta da Nelson Riddle(1956), in cui è mixata la voce delle Regina del Fado, Amalia Rodrigues.
Nel video immagini fascinose della capitale portoghese.
Non ce n’è proprio..per nessuno
https://www.youtube.com/watch?v=U_t20f4PiRM
Risposta
perché, questo?
https://www.youtube.com/watch?v=q_9QkJA6tIU
E che dire del nostro “molleggiato”, qui in una canzone che lo lancia nell’azzurro senza bisogno di molle
https://youtu.be/HCyzGuipTd4
Risposta
si è unico però…qualche mossetta di Elvis, mi sa…
Propongo un brano di Jazz sinfonico, la famosa Rapsodia in blu di George Gershwin.
Concepita su di un treno per Boston, per conto del direttore delle dance band di New York. Paul Whiteman, fu ultimata in poche settimane come composizione per due pianoforti, ed orchestrata per Jazz band da Ferde Grofé.
Gershwin disse: “La sentii come una sorta di policroma fantasia, un caleidoscopio musicale dell’America col nostro miscuglio di razze, il nostro incomparabile brio nazionale, i nostri blues, la nostra follia metropolitana”.
La prima versione che propongo riproduce quella del debutto (1924) che ebbe un grande successo alla presenza di importanti personalità delle musica. Il glissando del clarinetto con cui inizia il brano fu un’improvvisazione fatta quasi per scherzo durante una prova, dal clarinettista Ross Gorman, che involontariamente ne creò il marchio inconfondibile:
https://www.youtube.com/watch?v=VAuTouBhN5k
In seguito nel 1942 venne trascritta per orchestra sinfonica la versione definitiva della durata di circa 16 minuti che generalmente viene eseguita e qui sotto riportata
https://www.youtube.com/watch?v=eFHdRkeEnpM
Buon ascolto, ne vale la pena.
Risposta
Grazie Alessandro, ne sono certa è uno dei brani musicali che preferisco, ha una sua incantevole magia e soprattutto in questo momento ha il potere di rincuorare.
Devo dire che dopo averle ascoltate entrambe, preferisco decisamente la prima.
Propongo l’ascolto di un tango argentino, il mai dimenticato Caminito.
Nacque nel 1923 come melodia, composta da Juan de Dios Filiberto, ispirato ad una via del quartiere Boca di Buenos Aires che lui era solito percorrere, e dove scambiava il saluto con una donna.
La strada ora è una celebre via-museo meta di turisti, famosa per gli edifici dalle facciate variopinte ricostruite negli anni cinquanta sullo stile originario delle case popolari degli immigrati del quartiere Boca, di origine soprattutto genovese
Nel 1926 Gabino Coria Penaloza scrisse il testo, anche lui ricordando una stradina adornata di fiori delle sua città, Olta, che percorreva con la donna di cui era innamorato.
Propongo due interpretazioni, una cantata da Carlos Gardel
l’altra eseguita al piano, mostra nel video vari aspetti delle famosa via.
Questo è il testo originario in spagnolo che narra di un uomo che ritorna in quel sentiero che aveva percorso con la donna amata: adesso la donna non c’è più e il tempo ha cancellati pure le tracce del sentiero.
Caminito que el tiempo ha borrado,
que juntos un día nos viste pasar,
he venido por última vez,
he venido a contarte mi mal.
Caminito que entonces estabas
bordeado de trébol y juncos en flor,
una sombra ya pronto serás,
una sombra lo mismo que yo.
Estribillo:
Desde que se fue
triste vivo yo,
caminito amigo
yo también me voy.
Desde que se fue
nunca más volvió,
seguiré sus pasos,
caminito, adiós.
Caminito que todas las tardes
feliz recorría cantando mi amor,
no le digas si vuelve a pasar
que mi llanto tu suelo regó.
Caminito cubierto de cardos,
la mano del tiempo tu huella borró,
yo a tu lado quisiera caer
y que el tiempo nos mate a los dos.
E questa ‘ la traduzione in italiano:
Sentiero che il tempo ha cancellato,
che insieme un giorno ci hai visto passare,
Sono venuto per l’ultima volta
Sono venuto per dirti il mio male.
Sentiero che eri allora
ammantato di trifoglio e canne fiorite,
sarai presto un’ombra,
un’ombra uguale a me.
Da quando se n’è andata
vivo triste,
sentiero amico
me ne vado anch’io.
Da quando se n’è andata
non è più tornata,
seguirò le sue orme,
sentiero, addio.
Sentiero in cui ogni pomeriggio
ho camminato felice cantando il mio amore,
non dirle, se si trova a passare,
che il mio pianto ti ha bagnato.
Sentiero coperto di cardi,
che la mano del tempo cancellò,
Vorrei cadere al tuo fianco,
uccisi entrambi dal tempo
Risposta
belle le immagini, molto suggestive e che dire della musica? Meglio, molto meglio parlare di canzoni e di musica e di poesia come questa.
A proposito di tango, avete mai visto una coppia così brava nel ballo di questa danza affascinante e sensuale?
https://www.youtube.com/watch?v=jOagc0YQSp0
Risposta
beh, effettivamente se la cavano…soprattutto lei.
Non è da meno questa Cumparsita, eseguita dalla stessa coppia impareggiabile:
Ayelen Sanchez e Walter Suquia:
Nel 1952 usci il film Moulin Rouge diretto da John Huston, sulla vita del pittore Henri Toulouse-Lautrec, interpreto da José Ferrer(Toulouse), Zsa Zsa Gabor(Jane Avril) e Colette Marchand(Marie Charlet).
Il film fu pluripremiato: Premio Oscar 1953 per la migliore sceneggiatura e per i migliori costumi; Golden Globe 1953 per la migliore attrice debuttante conferito a Colette Marchand; Leone d’Argento al Festival di Venezia 1953 a John Huston.
Nel film, bellissima l’esibizione della cantante Jane Avril interpretata da una splendida e luminosa Zsa Zsa Gabor. La canzone “It’s April again”, autore Georges Auric, è cantata da Muriel Smith.
https://www.youtube.com/watch?v=hSj5w17cHO4
Da questa canzone fu realizzata nel 1953 dall’orchestra di Percy Faith, la versione intitolata “The song of Moulin Rouge” cantata da Felicia Sanders. Questa versine è nota anche come “Where is your Heart”, un verso che manca nell’edizione filmica.
https://www.youtube.com/watch?v=4cs8M0g6bz0
Questa le parole nella versione inglese:
Whenever we kiss
I worry and wonder
Your lips may be near
But where is your heart
It’s always like this
I worry and wonder
You’re close to me here
But where is your heart
It’s a sad thing to realize
That you’ve a heart that never melts
When we kiss, do you close your eyes
Pretending that I’m someone else
You must break the spell
This cloud that I’m under
So please won’t you tell
Darling, where is your heart
It’s a sad thing to realize
That you’ve a heart that never melts
When we kiss, do you close your eyes
Pretending that I’m someone else
You must break the spell
This cloud that I’m under
So please won’t you tell
Darling, where is your heart
Darling, where is your heart
A proposito di canzoni tratte da un film, molto bello “River of no return”, dal film del 1954 di Otto Preminger, incomprensibilmente titolato in Italia “La magnifica preda”, facendo perdere il senso della vita che scorre senza poter tornare indietro.
Ecco la sequenza finale dove una Marilyn Monroe, dalla pelle di seta (nella parte di una cantante di saloon), canta la canzone con intensa espressività, e viene infine “rapita” dall’uomo (Robert Mitchum)che l’ha contesa con un rivale fino all’ultimo
https://www.youtube.com/watch?v=dLzeHkEQe9g
Risposta
splendida e “povera” Marylin! Stai facendo un bell’ excursus su musiche e film sempreverdi di grande valore artistico.
A proposito
L’ho appena sentita, mi ha commosso, soprattutto quando Bocelli canta
” I was blind but now I see”.
La famosissima e dolcissima Amazing Grace:
https://www.facebook.com/andreabocelli/videos/musicforhope-amazing-grace/637852630101359/
Molto commovente l’inno (pubblicato nel 1779, con parole scritte nel 1772 dal poeta inglese e sacerdote anglicano John Newton) e suggestiva l’immagine di quel piccolo uomo solo dinanzi al Duomo di Milano.
Questi i versi
Lyrics
Amazing Grace, How sweet the sound
That saved a wretch like me
I once was lost, but now am found
T’was blind but now I see
T’was Grace that taught my heart to fear
And Grace, my fears relieved
How precious did that grace appear
The hour I first believed
Through many dangers, toils and snares
We have already come.
T’was grace that brought us safe thus far
And grace will lead us home,
And grace will lead us home
Amazing grace, Howe Sweet the sound
That saved a wretch like me
I once was lost but now am found
T’was blind but now I see
Was blind, but now I see.
Sempre sul filone di famosi motivi musicali tratti dalle colonne sonore di un film,
ecco Johnny Guitar, musicato da Victor Young con testo di Peggy Lee che nel film è la stessa interprete della canzone: una donna canta il suo amore appassionato per il suo Johnny, appassionato chitarrista e grande pistolero, e lo invita a suonare la chitarra per lei
Il film, uscito nel 1954, con lo stesso titolo delle canzone, diretto da Nicholas Ray e interpretato da Joan Crawford (Vienna) e da Sterling Hayden (Johnny “Guitar”)
è realizzato in Trucolor, un procedimento che esalta i contrasti dei colori, in sintonia con le forti rivalità tra i personaggi, la tenutaria di un saloon-casa da gioco, Vienna, spalleggiata dal pistolero suonatore di chitarra, suo ex amante, e un gruppo di abitanti del villaggio, tra cui Emma, una donna aggressiva innamorata di Guitar, che vorrebbero il territorio da usare come libero pascolo per il loro bestiame.
Il film ha i toni di tragedia greca, tranne il lieto fine, in cui Vienna, salvata dalla forca da Johnny Guitar, uccide in duello la rivale Emma e finalmente può andare via col suo uomo ritrovato.
Propongo due scene del film in cui si può ascoltare la canzone:
https://www.youtube.com/watch?v=-zOXD5GH8Ok
https://www.youtube.com/watch?v=wHJElmUBkNg (s
Risposta
Notevole la scena finale, non proprio due angeli con la pistola.
Be’ se vogliamo parlare di duelli, non possiamo dimenticare Duello al Sole di King Vidor, il cui finale vale tutto il film:
tra le rocce del deserto texano, si sfidano in un duello all’ultimo sangue i due ex amanti (Jonnifer Jones e Gregory Peck). Entrambi feriti a morte, si ritrovano innamorati proprio nell’estremo momento delle loro vita.
Una delle canzoni più eseguite nel mondo e interpretata da musicisti di diversa estrazione tra cui opera, pop, jazz, rock, bande militari e musica folk, è la Paloma, del genere habanera, nelle versione del basco Sebastian de Iradier, che la lanciò, nel 1855 circa, durante un suo soggiorno all’Avana.
La Paloma è legata alla Principessa Carlotta di Belgio, che amava questa canzone, e alla sua tragica avventura con suo marito Massimiliano d’Asburgo, nominato imperatore del Messico. Lasciata la loro dimora del Castello di Miramare a Trieste, nel 1864, per prendere possesso dell’Impero, vissero tre anni tra rivolte e guerre civili: sembra che i repubblicani, loro nemici, cantassero una parodia della canzone per dileggiare la Principessa. Massimiliano fu condannato a morte dai rivoltosi e fucilato nel 1867, Carlotta si salvò perché era ritornata al Castello di Miramare dove impazzi per morire poi nelle sua patria, il Belgio.
Così, nel racconto L’anima tragica del Castello di Miramare di Mario Vierucci, sono descritti i suoi tragici ultimi ricordi:
“Nel Castello, a lei vicino stava il fido servo messicano che le cantava al tramonto la Paloma, la sua bella canzone, colmandole così il cuore di ricordi di luminosi mattini, quando, col biondo suo sposo, usciva a navigare…”
Dice l’autore: “Questo racconto mi è stato ispirato dall’insuperabile interpretazione dell’attrice Bette Davis nella parte della Principessa Carlotta, nel famoso film “Il Conquistatore del Messico”.
Propongo una versione cantata da Jantje Smit, allora sedicenne
https://www.youtube.com/watch?v=ho5YBX5qGuA
e la versione orchestrale di André Rieu
https://www.youtube.com/watch?v=R5L1UAGow3k
Questo è il refrain:
Si a tu ventana llega una paloma,
Trátala con cariño que es mi persona.
Cuéntale tus amores, bien de mi vida,
Corónala de flores que es cosa mía.
Ay, chinita que sí!
Ay, que dame tu amor!
Ay, que vente con migo, chinita,
A donde vivo yo!
Risposta
bellissima la canzone, tragica davvero la storia e bellissimo il castello di Miramare che nasconde molti segreti, suggestivo e incantevole. Come questa celeberrima aria. Grazie Alessandro per tutte queste interessanti informazioni.
Il ragazzo è bravissimo ma Andrè è commovente come la gente che canta anche con gli occhi. Formidabile.
Un’altra canzone che ha fatto il giro del mondo è Cucurrucucù paloma, scritta nel 1954 dal cantautore messicano Tomás Méndez , sempre su argomento di intensa sofferenza per la persona amata (“de pasión mortal… moría”) .
Gli interpreti, nel tempo, sono stati tali e tanti che è difficile fare una scelta.
Inizialmente la si trova nel contesto di vari film, il primo fu Escuela de vagabundos(1955), dove la canta Pedro Infante che si esibisce nel virtuosismo del cambio di registro, dalla piena vocalità al falsetto prolungato e modulato
https://www.youtube.com/watch?v=F7i3xljYFpg
(le immagini si riferiscono al film)
Seguirono altre interpretazioni, ognuna distinguendosi dalle altre, sempre inserite nel contesto di un film:
Lola Beltran, nel film Cucurrucucù Paloma di Miguel Delgado(1965)
https://www.youtube.com/watch?v=Pc9y7jlN8Cc
Caetano Veloso, nel film Parla con lei di Pedro Almodvar
Da ricordare la bellissima interpretazione in teatro lirico del tenore Juan Diego Florez
https://www.youtube.com/watch?v=Q7yfsNFoUvk
E infine, quella di un’altra donna, Rocio Dùrcal
Altri famosi interpreti, furono Harry Belafonte, Luis Miguel, Perry Como, Miguel Aceves Mejía, Hibari Misora, Gaby Moreno, Nana Mouskouri, Julio Iglesias, Shirley Kwan, Lila Downs, Joan Baez.
Be’, non resta che riportare il testo originale, molto commovente, e la traduzione in italiano
Dicen que por las noches
nomás se le iba en puro llorar;
dicen que no comía,
nomás se le iba en puro tomar.
Juran que el mismo cielo
Se estremecía al oír su llanto
cómo sufrió por ella,
que hasta en su muerte la fue llamando.
Ay, ay, ay, ay, ay… cantaba
ay, ay, ay, ay, ay… gemía
ay, ay, ay, ay, ay… cantaba
de pasión mortal… moría
Que una paloma triste
muy de mañana le va a cantar
a la casita sola
con sus puertitas de par en par
Juran que esa paloma
no es otra cosa mas que su alma
que todavía la espera
a que regrese la desdichada
Cucurrucucu… paloma
cucurrucucu… no llores
las piedras jamás, paloma
¡que van a saber de amores!
Cucurrucucu… cucurrucucu
cucurrucucu… paloma, ya no llores
(Dicono che nelle notti
non facesse altro che piangere
dicono che non mangiasse
che non facesse altro che bere
giurano che lo stesso cielo
fosse sconvolto sentendo il suo pianto
come soffrì per lei
anche in punto di morte continuò a chiamarla
Ay ay ay ay ay cantava
ay ay ay ay ay gemeva
ay a ay ay ay cantava
di passione mortale moriva
Che una triste colomba
di prima mattina va a cantare
alla sua casetta solitaria
con le sue porticine spalancate
giurano che quella colomba
non è altro che la sua anima
che sta ancora aspettando
che ritorni la disgraziata
Cucurrucucu colomba
cucurrucucu non piangere
le pietre mai, colomba
che potranno mai sapere dell’amore?
Cucurrucucu, cucurrucucu
cucurrucucu, colomba, non piangere più)
Risposta
certo che dietro ogni canzone (questa è celeberrima) c’è una storia e tu, Alessandro stai facendo, di questo articolo, una piccola e interessante enciclopedia.
“Plaisir d’amour ne dure qu’un moment.
chagrin d’amour dure toute la vie.”
Sono i primi due versi dell’appassionata romanza “Plaisir d’amour” composta nel 1785 da Jean-Paul-Égide Martini su parole tratte da un poema di Jean-Pierre Claris de Florian.
L’ingrata Sylvie ha promesso amore eterno al suo amante che per lei ha lasciato tutto, ma lei lo ripaga tradendolo con un altro uomo.
Motivo, possiamo dire, ricorrente (anche a parti invertite) da quando uomo e donna esistono.
Il motivo fu utilizzato da svariati artisti, fra cui Hector Berlioz che ne trasse un arrangiamento per orchestra. In tempi più recenti, la melodia fu utilizzata da chi non ti aspetteresti, Elvis Presly in “Can’t help falling in love” con testo diverso, e da Demis Roussos, in “I want to live” curata dagli Aphrodite’s Child.
Durante la rivoluzione francese, Maria Antonietta soleva cantarla ai tempi delle sua prigionia alla Concergerie, nell’attesa della condanna a morte.
Ecco alcune interpretazion:
Per voce femminile, di Elisabeth Schwarzkopf
https://www.youtube.com/watch?v=IjBNp07_qok
Per voce maschile, di Beniamino Gigli:
https://www.youtube.com/watch?v=deTRF2y6Ejg
Per solo orchestra, nell’esecuzuine di André Rieu
https://www.youtube.com/watch?v=hVDlm6ZbDo8
E infine, ecco l’interpetazione di Elvis Presley in “Can’t help falling in love”
https://www.youtube.com/watch?v=2YFYRYUoCPQ
Questo il testo originale in francese:
Plaisir d’amour ne dure qu’un moment.
chagrin d’amour dure toute la vie.
J’ai tout quitté pour l’ingrate Sylvie.
Elle me quitte et prend un autre amant.
Plaisir d’amour ne dure qu’un moment.
chagrin d’amour dure toute la vie.
Tant que cette eau coulera doucement
vers ce ruisseau qui borde la prairie,
Je t’aimerai, me répétait Sylvie.
L’eau coule encore. Elle a changé pourtant.
Plaisir d’amour ne dure qu’un moment.
chagrin d’amour dure toute la vie..
E questa la traduzione in italiano:
il piacere d’amore non dura che un momento,
la pena d’amore dura tutta la vita.
Ho lasciato tutto per l’ingrata Silvia,
E lei mi lascia e prende un altro amante.
La gioia dell’amore non dura che un momento,
La pena d’amore dura tutta la vita.
Finché quest’acqua scorrerà lentamente
lungo quel ruscello che costeggia il prato
Io ti amerò, mi ripeteva Silvia.
L’acqua scorre ancora. Lei invece è cambiata.
La gioia dell’amore non dura che un momento,
La pena d’amore dura tutta la vita.
Risposta
un capolavoro, altro non si può definire in tutte le versioni che hai postato.
Non so se sia più famoso il cocktail e la canzone, probabilmente la fama ha arriso in egual misura ad entrambi: Parlo di “Tequila sunrise”.
Il coktail, così denominato, risale alla fine degli anni trenta e fu ideato Gene Sulit, barman di un hotel di Phoenix, per un cliente abituale che, durante un’escursione, era rimasto colpito dall’alba nel deserto dell’Arizona.
L’ingrediente principale era il tequila, distillato dell’agave blu prodotto in Messico, con l’aggiunta di soda, succo di lime, e liquore di ribes).
Successivamente, negli anni ’70, “Bobby” Lozoff, un barista di un famoso ristorante delle California, il Trident di Saisalito, variò gli ingredienti secondari, sostituendoli con succo d’arancia e sciroppo di granatina.
Il cocktail fa tanto apprezzato dai Rolling Stone, nel ’72, da aggiungere il nome del cocktail a quello dell’American Tour di quell’anno che stavano festeggiando al Trident
Nel 1973, l’anno in cui esplose il successo del cocktail, un altro gruppo musicale, gli Eagles, lanciarono la canzone di Don Henley e Glenn Frey, titolandolo Tequila sunrise e ottenendo pari successo. La canzone si classificherà 64° nella graduatoria del Billboard Hot 100.
Questa è la versione degli Eagles
https://www.youtube.com/watch?v=ws-YqUcD0LY
una cover è stata prodotta dal cantante country Alan Jackson nel 1993
con bellissime le immagini.
Ecco il testo:
It’s another tequila sunrise
Starin’ slowly ‘cross the sky
Said goodbye
He was just a hired hand
Workin’ on the dreams he planned to try
The days go by
Ev’ry night when the sun goes down
Just another lonely boy in town
And she’s out runnin’ ‘round
She wasn’t just another woman
And I couldn’t keep from comin’ on
It’s been so long
Oh and it’s a hollow feelin’
When it comes down to dealin’ friends
It never ends
Take another shot of courage
Wonder why the right words never come
You just get numb
It’s another tequila sunrise
This old world still looks the same
Another frame
Risposta
peccato essere astemi (come me) ma la canzone è una di quelle che ti girano per la testa per giorni e giorni.
Anno 1836, guerra d’indipendenza texana contro i messicani.
Nel Forte Alamo (in realtà un complesso di una ex missione fancescana) sono asserragliati gli indipendentisti texani, al comando del colonnello Travis, con l’appoggio dei volontari di Jim Bowie e dell’avventuriero-eroe Davy Crocket.
Fuori, le truppe messicane al comando del generale Santana, pongono l’assedio e cercano di fare capitolare il forte. I messicani intonano il Deguello (che significa “massacro”) una carica suonata dalle trombe che preannuncia una battaglia all’ultimo sangue. Dopo 13 giorni di scontri infatti i texani cedono e vengono trucidati.
L’episodio delle battaglia di Alamo fu celebrato e ricordato in numerosi film americani, dandone una lettura leggendaria e il significato simbolico dell’espansione inarrestabile degli Stati uniti verso ovest (dopo la sconfitta infatti, riuscirono ugualmente ad ottenere l’indipendenza).
E’ il film La Battaglia di Alamo di John Wayne, del 1960, dove viene intonato il Deguello, che rese il motivo famoso, benché fosse stato utilizzato un anno prima nel film Rio Bravo.
Autore Dimitri Tiomkim Il celebre compositore ucraino, scampato alla rivoluzione russa e divenuto cittadino americano, vincitore di ben tre oscar per la migliore colonna sonora (Mezzogiorno di fuoco, Prigionieri del cielo, Il vecchio e il mare).
Propongo l’interpretazione di Nelson Ridle, anche per il filmato dalle magnifiche immagini della Monument Valley
Risposta
ah, ecco da dove deriva il termine fare un degheio…parola usata abbastanza spesso qui da noi in Veneto proprio per definire un disastro.
Certo i paesaggi e la musica sono davvero …da film, questa versione è davvero maestosa come lo sono i panorami.
Cel’ho in versione 45 giri comprato poco meno di 60 anni fa.
Dietro c’è “The green leaves of summer”, bello anche quello.
Un cantante che non tutti conoscono è Otis Redding, morto giovane insieme a tutto il suo complesso in un incidene aereo.
Io non mi intendo di musica e non so definire tecnicamente lo stile originalissimo delle sue canzoni.
Non c’è una voce cantante che fa la melodia e degli strumentisti che accompagnano e fanno l’armonia ritmata.
E’ come in una sinfonia in cui la voce e gli altri strumenti dialogano, si danno il cambio, si sovrastano, cantando ciascuno il suo spartito.
Non ricordo nessun altro complesso soul che suonasse in questo modo.
https://www.youtube.com/watch?v=yyhL0ioST_U
Risposta
lo conosco bene grazie, bellissima la canzone
Visto che non ci si può svagare in qualsiasi forma di intrattenimento, una RUMBA eccezionale, ballata da due professionisti del ballo latino,
SlaviK Kriklivyye e Elena Khvorova, sulle note delle “Foglie morte”, cantata da Andrea Bocelli (World Super Stars Dance Festival Latin 2007)
https://www.youtube.com/watch?v=l6A4DoX6Uq8
Risposta
wow appena mi sento in the mood mi scateno.
Certo che la bella Elena lascia poco all’immaginazione.
“somiglia” si fa per dire a questo:
“Vitti na crozza supra nu cannuni”
E’ il primo verso delle canzone siciliana più famosa, più bella, più triste e più misteriosa di ogni altra per quanto riguarda le sue origini, i suoi autori, il suo significato.
La canzone narra di un ottuagenario che si imbatte in un teschio posto sopra un cannone, e colto da curiosità, lo interroga, iniziando un dialogo surreale: Il teschio gli rivela come gli fosse toccata una morte violenta, senza “tocco di campane”, ossia senza il conforto di un funerale religioso. L’uomo, acquistata consapevolezza della morte che lo attende, rimpiange la vita sfuggitagli senza essersene reso conto, e la invoca ancora, ma è la morte a rispondergli. Non gli resta che rassegnarsi al letto di morte dove comincerà ad espiare i suoi peccati, che altrimenti sconterebbe con maggiore pena nell’altra vita.
Alcuni riconducono il fatto al tempo delle tante guerre che hanno tormentato la Sicilia, forse il morto è un soldato siciliano caduto nelle ribellioni contro i Borboni, o forse morto durante l’impresa dei Mille, altri, ritenendo che per “cannone” s’intenda l’imboccatura di una miniera, lo identificano ad uno dei tanti minatori morti nelle miniere di zolfo e rimasti seppelliti senza aver potuto avere per ciò il conforto di un funerale. Io propendo per questa interpretazione.
La canzone compare per la prima volta, nel 1950, nel film “Il cammino della speranza”, di Pietro Germi, autore Franco Li Causi, musicista agrigentino, i versi invece li avrebbe sentiti recitare lo stesso Germi ad un minatore di Favara.
Tuttavia, alcune testimonianza riferiscono che i minatori conoscessero già la canzone ai tempi delle riprese del film, come in questa testimonianza dello stesso operatore di seconda macchina delle troupe cinematografica:
“Scesi sotto terra e mi parve di trovarmi in un girone infernale: dalle rocce emanava un calore fortissimo, i minatori – che stavano scioperando da una settimana – erano seminudi o nudi del tutto. Portavo con me uno dei primi registratori audio magnetici, che aveva un filo di acciaio al posto del nastro. Con questo piccolo apparecchio registrai un indimenticabile coro dei minatori che cantavano Vitti ‘na crozza sul ritmo del motore un po’ sbiellato che pompava l’aria a quella profondità”.
Comunque sia, la paternità di Li Causi fu poi sancita in sede giudiziaria.
La canzone fu registrata per la prima volta su dischi Cetra a 78 giri nel 1951, cantata dal tenore Michelangelo Verso. In seguito venne inserito arbitrariamente un ritornello (“lalalalero lalero lallalà”), che stona fortemente col contesto delle canzone
Del testo esistono innumerevoli varianti, alcune con l’aggiunta di intere strofe, ma
quello più attendibile è il seguente:
Vitti na crozza supra lu cannuni
fui curiusu e ci vosi spiari
idda m’arrispunnìu cu gran duluri
murii senza toccu di campani.
Si nni jeru, si nni jeru li mè anni
si nni jeru si nni jeru un sacciu unni
ora ca sù arrivatu a uttant’anni
la vita chiamu e la morti arrispunni.
Cunzàtimi, cunzàtimi stu lettu
ca di li vermi sù mangiatu tuttu,
si non lu scuntu ca lu me piccatu
lu scuntu all’autra vita a sangu ruttu.
Risposta
“se non sconto i miei peccati in questa vita..”.ma quali peccati poveraccio, un uomo condannato per sopravvivere a lavorare in miniera? O come altri tanti altri uomini ma anche donne, condannati ad una vita che ha poco di questo nome…questa canzone è magnifica e ricorda molto il Crocefisso dove “l’Uomo” Dio “sconta i propri peccati (che non ha) per poter risorgere.
Non può mancare un omaggio a Venezia con questa appassionata canzone
dal titolo “Com’è triste Venezia” (originale “Que c’est triste Venise”) di Francoise Gorin, uscita nel 1964 e resa famosa dal cantante franco-armeno Charles Aznavour
La propongo nel video di Ahmad Farag Elian, con bellissimi scorci di Venezia nei dipinti di delicata colorazione del pittore paesaggista austriaco Franz Richard Unterberger (1838 – 1902)
https://www.youtube.com/watch?v=aMQ6GyUs-fc
Testo italiano
Com’è triste Venezia soltanto un anno dopo
Com’è triste Venezia se non si ama più
Si cercano parole, che nessuno dirà
E si vorrebbe piangere e non si può più.
Com’è triste Venezia se nella barca c’è
Soltanto un gondoliere che guarda verso te
E non ti chiede niente, perché negli occhi tuoi
E dentro la tua mente c’è solamente lei.
Com’è triste Venezia soltanto un anno dopo
Com’è triste Venezia se non si ama più
I musei e le chiese si aprono per noi
Ma non lo sanno che oramai non ci sei.
Com’è triste Venezia di sera la laguna
Se si cerca una mano che non si trova più
Si fa dell’ironia, davanti a quella luna
Che un dì ti ha vista mia e non ti vede più.
Addio gabbiani in volo, che un giorno salutaste
Due punti neri al suolo addio anche da lei
Troppo triste Venezia, soltanto un anno dopo
Troppo triste Venezia, se non si ama più..
Un po’ di allegria col Can-can di Jacques Offenbach eseguito dalla Venus Orchestra,
composta tutta da donne ad eccezione del… Direttore d’Orchestra (e ti pareva…)
https://www.youtube.com/watch?v=CU0IyxvcH4E
Qualche informazione sulla Venus Orchestra? Eccola:
https://venusorchestra.com/
Il ballo del Can-can fu il simbolo delle Belle époque -gli anni che vanno dal ventennio di fine ‘800 all’inizio delle Grande Guerra- veniva eseguito al Moulin Rouge. Lo si può vedere, magistralmente eseguito (non ho trovato il link della sequenza specifica) nel film di John Huston sulla vita di Toulouse Lautrec, intitolato per l’appunto Muolin Rouge(anno 1951)
Risposta
Caspiterina! Che bella orchestra! E che brava! Ma…non sarebbe stata più consona una bella direttrice d’orchestra? O le donne,anche in questo caso hanno sempre bisogno dell’uomo che le guidi?
Una romanza struggente, sia per la melodia sia per il testo, è “Fenesta ca lucive”.
Fu pubblicata per la prima volta nel 1842, per opera dell’editore Bernard Giraud, autori delle melodia sono indicati Guillaume Louis Cottrau e Vincenzo Bellini, testo napoletano di Giulio Genoino, mentore e consigliere di Masaniello.
La romanza fu ripubblicata nel 1854 con l’aggiunta di due strofe.
La melodia, databile tra il 1822 e il 1825, è quasi con certezza opera esclusiva di Vincenzo Bellini. Il compositore catanese, proprio in quel periodo visse a Napoli frequentando la scuola di musica di Nicolò Zingarelli, il quale era solito fare comporre agli allievi melodie popolari che in genere rimanevano anonime perché ritenute poco degne di un buon musicista. Altri particolari storici confermano questa ipotesi, ma più delle ricerche, valgono le note delle melodia, di inconfondibile fattura belliniana, note che riecheggiano anche in certe arie delle Sonnambula e delle Norma.
Il tema della canzone è il dolore inconsolabile di un giovane innamorato che dopo lunga assenza, torna sotto la finestra dell’amata e, trovandola al buio, teme che sia ammalata, ma apprende dalla sorella di lei una verità ancora più dolorosa: “Nennélla toja è morta e s’è atterrata” . Ma la lettura del testo, sotto riportato, è più eloquente di ogni commento-
Propongo l’interpretazione di Roberto Murolo
https://www.youtube.com/watch?v=OvOVryWwajg
E quelle Di Giseppe Di Stefano
https://www.youtube.com/watch?v=6UOUappuOyU
Ecco il testo, sono cinque strofe di cui generalmente vengono cantate la prima, la terza e la quinta strofa
Fenesta ca lucive e mo nun luce…
sign’è ca nénna mia stace malata…
S’affaccia la surella e che me dice?
Nennélla toja è morta e s’è atterrata…
Chiagneva sempe ca durmeva sola,
mo dorme co’ li muorte accompagnata…
“Cara sorella mia, che me dicite?
Cara sorella mia che me contate?”
“Guarde ‘ncielo si nun me credite.
Purzi’ li stelle stanno appassiunate.
E’ morta nenna vosta, ah, si chiagnite,
Ca quanto v’aggio ditto e’ beritate!”
“Jate a la Chiesia e la vedite pure,
Aprite lo tavuto e che trovate?
Da chella vocca ca n’ascéano sciure,
mo n’esceno li vierme…Oh! che piatate!
Zi’ parrocchiano mio, ábbece cura:
na lampa sempe tienece allummata…”
Ah! nenna mia, si’ morta, puvurella!
Chill’uocchie chiuse nun l’arape maje!
Ma ancora all’uocchie mieje tu para bella
Ca sempe t’aggio amata e mmo cchiu’ assaje
Potesse a lo mmacaro mori’ priesto
E m’atterrasse a lato a tte, nennella!
Addio fenesta, rèstate ‘nzerrata
ca nénna mia mo nun se pò affacciare…
Io cchiù nun passarraggio pe’ ‘sta strata:
vaco a lo camposanto a passíare!
‘Nzino a lo juorno ca la morte ‘ngrata,
mme face nénna mia ire a trovare!…
Mi sia concesso un piccolo peccato a di vanità nel celebrare la mia città con una canzone “Catania”, composta nel 2008 da Giuseppe Castiglia,
https://www.youtube.com/watch?v=3qyjNct5Kgo
L’autore è un comico catanese, cabarettista e barzellettiere, nonché autore di canzoni. Per conoscerlo meglio non c’è di meglio che ascoltarlo nelle sue esibizioni di intrattenimento, come le due proposte:
Una agli inizi della carriera lo vede in gara con un barzellettiere veneziano:
https://www.youtube.com/watch?v=Oqv87olGTfs
L’altra in età più matura lo vede esibirsi in un teatro di Cataniea
https://www.youtube.com/watch?v=WG1zRHQ7hM0
Queste le parole in dialetto siciliano (per chi lo capisce) della canzone Catania
Che bedda Catania, Catania di notti
Ppe’ stradi ‘nde chiazze e intra i cuttigghi
Catania fa a matri e annaca i so figghi
Poi l’alba d’argento s’ammisca cco mari
Catania e a genti ca si usca u pani
Ma quannu s’arrobba e si isunu i manu
Catania s’incazza e diventa vulcano
Catania é na pupa capiddi castani
Labbra carnusi e l’occhi ruffiani
E quannu mi sapi luntanu du ionna
Ca so vuci d’angelu mi dici “torna”
Catania umiliata, trattata ‘cche peri
S’attrucca e si pettina pe’ i furasteri
E quannu c’ancontra du ziti felici
Catania romantica li binirici
Musica, c’é musica, Catania abballa
Restu cca ucca aperta a talialla
Cchi bellu pettu, cchi formi
Catania ca non dormi
Musica cchi musica, Catania sona
E si ndo menzu quaccherunu stona
Fa na battuta sghizzusa, Catania spiritusa
Che bedda Catania, Catania di notti
Cu attracca cu vivi e cu fa cosi stotti
Catania pueti, finomeni e geni
Gilusa picchí ppi nuatri ci teni
Catania cco suli macari ndo ‘mmennu
Catania figghiozza d’o Patri eternu
Si porta a braccetto l’amico “liotru”
Fra uduri di chiummu, di zagari e citru
Musica, c’é musica, Catania canta
Tutti cco saccu, sta passannu a Santa
Vadda Catania ch’ é lesta ccu l’abitu d’a festa
Musica, chi musica, Catania ardita
O stadio soffri e vinci a so partita
Stanca c’abbruciunu l’ occhi
S’appinnica ‘nde scogghi
Catania d’a guerra, Catania urricata
Distrutta e ppi setti voti rinata
Non centrunu i soddi, non centra a fortuna
Catania ndo munnu ci n’é sulu una
Risposta
è vero ce n’è solo una, bravo Castiglia e che allegria, che luce che colori,che festa… che sogno la tua città…
La canzone è veramente splendida la consiglio per rifarsi un poco dalla cupezza dei tempi.
Grazie Alessandro
Allora anch’io con una canzoncina che credo sia comprensibile anche a chi non è veneziano:
A proposito di canzoni che evocano una città, mi piace ricordare un’altra città dove ho vissuto -Genova- detta la Superba per i magnifici palazzi monumentali che vi sorgono, e che ricordo con affetto perché vi passai tre anni e mezzo delle mia giovane vita, studente della facoltà d’ingegneria.
Quanti ricordi di quella città, e chiedo scusa a Mariagrazia se approfitto del suo blog, per evocare, per un istante, un breve lasso della mia vita privata, citando appena dei semplici nomi.
Villa Cambiaso, sede della Facoltà d’Ingegneria, la Casa dello Studente di Corso Gastaldi dove alloggiavo, e poi Piazza della Vittoria, Piazza De Ferrari, la cattedrale San Lorenzo, i Carrugi, il Porto, il Palazzo Ducale, il cimitero di Staglieno, lo stadio di Marassi, il Bisagno, il borgo marinaro di Boccadasse, la villa Pallavicini di Pegli…
Li mi trovai al tempo dei tafferugli per il congresso del Movimento Sociale Italiano, (ho agli orecchi il suono delle sirene che ricoveravano i feriti all’ospedale S.Martino),
lì assistetti all’ecclisse totale di Sole, lì trovai amici e compagni d’avventura di cui è rimasto solo il ricordo.
La canzone proposta -Genova per noi- tratta dello sbigottimento timoroso di quei provinciali che si recano in una grande città, e ne sono, nello stesso tempo, attratti e respinti.
Genova per noi è una canzone scritta da Paolo Conte, pubblicata per la prima volta da Bruno Lauzi nel1975
Ecco la versione di Paolo Conte
https://www.youtube.com/watch?v=02rd29IGY5g Paolo Conte
E questa la versione di Bruno Lauzi
https://www.youtube.com/watch?v=Cco-x-OwIks Bruno Lauzi
questo il testo
“Con quella faccia un po’così
Quell’espressione un po’così
Che abbiamo noi prima d’andare a Genova
E ogni volta ci chiediamo
Se quel posto dove andiamo
Non c’inghiotte, e non torniamo più
Eppur parenti siamo in po’
Di quella gente che c’è lì
Che come noi è forse un po’ selvatica ma
La paura che ci fa quel mare scuro
E che si muovo anche di notte
Non sta fermo mai
Genova per noi
Che stiamo in fondo alla campagna
E abbiamo il sole in piazza rare volte
E il resto è pioggia che ci bagna
Genova, dicevo, e un’idea come un’altra
Ma quella faccia un po’così
Quell’espressione un po’così
Che abbiamo noi
Mentre guardiamo Genova
Ed ogni volta l’annusiamo
E circospetti ci muoviamo
Un po’randagi ci sentiamo noi
Macaia, scimmia di luce e di follia
Foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia
E intanto, nell’ombra dei loro armadi
Tengono lini, e vecchie lavande
Lasciaci, tornare ai nostri temporali
Genova, ha I giorni tutti uguali
In un’immobile campagna
Con la pioggia che ci bagna
E i gamberoni rossi sono un sogno
E il sole è un lampo giallo al parabrise
Con quella faccia un po’così
Quell’espressione un po’così
Che abbiamo noi
Che abbiamo visto Genova”
Macaia o maccaja è una parola della lingua ligure, indica una particolare condizione meteorologica che si verifica nel Golfo di Genova, quando spira vento di scirocco, il cielo è coperto e il tasso di umidità è elevato.
Risposta
si, ma io so /da Gilberto Govi,) che Maccaia vuole anche dire Amaca (credo), comunque “prima di andare a Genova” non capivo bene il significato della canzone…dopo che l’ho visitata e m’è piaciuta un sacco, si.
In Italia è conosciuta come “Il Valzer delle candele”.
L’originale, tratto da un’antica melodia scozzese dal poeta Robert Burns, nel 1792, s’intitola “Auld Lang Syne”(I bei tempi andati) e ricorda i vecchi amici e il tempo passato con loro.
Diffusissima nel mondo la si usa cantare, nei paesi di lingua inglese, nella notte di capodanno. Fu registrata per la prima volta su disco nel 1940, da allora sono stati venduti oltre cinquanta milioni di dischi, ed e stata interpretata da innumerevoli orchestre (da Guy Lombardo a quella di Jimi Hendrix) e dai migliori cantanti (Louis Armstrong, Frank Sinatra, i Platters, i Beach Boys, Bruce Springsteen, Elvis Presley, etc.).
Propongo per prima la canzone originale scozzese nelle traduzione inglese cantata da Sabine Ehrensperger
https://www.youtube.com/watch?v=Hm1hwxc92Mo
Anche i cineasti l’hanno inserita spesso nelle colonne sonore di vari film, come Charlie Chaplin nel film “La febbre dell’oro”, Frank Capra nel film “La vita è meravigliosa”, Mervyn Le Roy nel film “Il ponte di Waterloo” di cui propongo un videoclip, anche per le immagini espressive dei due attori Vivien Leigh e Robert Taylor
Risposta
mi fa piangere, mi ricorda da bambina quando guardavo La vita è meravigliosa per la prima volta assieme alla famiglia.
Morte a Venezia è uno dei film più riusciti di Luchino Visconti, tratto da un romanzo breve di Thomas Mann, notevole per l’ambientazione in una Venezia di primo novecento, colpita dal colera.
Perfettamente adatta al clima la colonna sonora incentrata soprattutto sulla quinta e terza sinfonia di Gustav Mahler.
Interpreti principali Dirk Bogarde (il compositore Gustav von Aschenbach) e Björn Andrésen (il giovane Tadzio)
Vi si rappresenta il sentimento improvviso e ossessivo di un maturo intellettuale per la bellezza efebica di un giovinetto, incontrato nel prestigioso Hotel des Bains. l’intimo conflitto che ne nasce, tra la volontà di resistere e il piacere di abbandonarsi al sentimento che lo affascina, lo porterà alla consunzione morale e anche fisica: sarà contagiato dal colera, e ne morirà, proprio nelle spiaggia dove il ragazzo sembra indicargli un orizzonte lontano.
Propongo due scene, il trailer del film col commento musicale del IV movimento delle V sinfonia di Mahler
https://www.youtube.com/watch?v=SU1mBBM0pzw
e la scena in cui il protagonista interroga un girovago suonatore di chitarra per avere notizie sulla voce che circola a Venezia, benché soffocata dalle autorità per non danneggiare il turismo, dell’epidemia di colera. Non ne avrà conferma, ma la cantata triviale dello strimpellatore sembra uno sberleffo al suo sentimento gelosamente nascosto
https://www.youtube.com/watch?v=2WmVqXz2PnQ sberleffo
Risposta
va tutto bene ma…lo strimpellatore napoletano…a Venezia. Come se non si fossero cantanti a Venezia. Sembra strano, no?
Luchino Visconti era meticolosissimo nelle ricostruzione storico-ambientali, non credo abbia preso un abbaglio, e poi i napoletani li trovi dappertutto (come pure i siciliani) e quella specie di giullare dava un sapore esotico a quel’ambiente raffinato.
Risposta
certo, ovvio, un gondoliere veneziano sarebbe stato troppo scontato e persino un po’ kitch.
Non sono d’accordo col gondoliere kitsch, è un mestiere autentico e antico, e le gondole sono un capolavoro di artigianato, non per nulla sono uno degli emblemi di Venezia. Ma credo che tu abbia voluto scherzare.
https://www.vivovenetia.it/gondola-venezia/
Risposta
infatti, ma data l’atmosfera piuttosto cupa del film un gondoliere sarebbe sembrato troppo ilare e quindi stonato (nel senso di fuori posto)
Una romanza napoletana, fra le più commoventi, “Tu si’ ‘a Canaria”, nota anche come “Chiove”, versi di Libero Bovio e musica di Evemero Nardella.
Era da parecchi giorni che a Napoli pioveva ininterrottamente, quando Libero Bovio andò a visitare la cantante Elvira Donnarumma che, pur gravemente malata, accennò a cantare. Da ciò, il poeta napoletano trasse ispirazione per questo magnifico omaggio reso alla cantante che sarebbe morta qualche tempo dopo quella visita (1933).
La propongo nell’interpretazione magistrale di Giuseppe Di Stefano
https://www.youtube.com/watch?v=MdUZVR5_xpY
e in quella, altrettanto bella, di Sergio Bruni
Risposta
ora me l’ascolto, vagamente me la ricordo per averla sentita quando ero molto piccola forse alla radio…chi si? tu si a canaraia…chi si ? tu si l’ammore, tu si l’ammore che pure quanno more…vado a memoria e mi meraviglio anch’io di ricordarla…bellissima romanticissima e struggente.
Avevo dimenticato di riportare il testo della canzone, vale la pena leggerlo, corro ai ripari:
Tu si’ ‘a canaria(Chiove)
Tu staje malata e cante,
tu staje murenno e cante…
Só’ nove juorne, nove,
ca chiove…chiove…chiove…
E se fa fredda ll’aria,
e se fa cupo ‘o cielo,
e tu, dint’a stu ggelo,
tu sola, cante e muore…
Chi si’? Tu si’ ‘a canaria…
Chi si’? Tu si’ ll’Ammore…
Tu si’ ll’Ammore,
ca pure quanno more,
canta canzone nove…
Giesù, ma comme chiove!
Tu, comm’a na Madonna,
cante na ninna-nonna
pe’ n’angiulillo ‘ncroce,
ca vò’ sentí ‘sta voce,
‘sta voce sulitaria
ca, dinta notte, canta…
E tu, comm’a na Santa,
tu sola sola, muore…
Chi si’? Tu si’ ‘a canaria!
chi si’? Tu si’ ll’Ammore…
Tu si’ ll’Ammore,
ca, pure quanno more,
canta canzone nove!…
Giesù, ma comme chiove!
La musica ha anche celebrato grandi campioni dello sport.
Ne ho scelte tre per Fausto Coppi, il più grande ciclista di tutti i tempi, il nostro Campionissimo, invidiatoci dalle altre nazioni, e una per il suo più grande rivale Gino Bartali. Entrambi hanno entusiasmato l’Italia del dopoguerra (dire gli sportivi italiani, sarebbe riduttivo), onorati anche all’estero, per le loro gesta leggendarie.
https://www.youtube.com/watch?v=58aB36oeafI (Coppi-Gino Paoli)
https://www.youtube.com/watch?v=gpC39ZAaDO4 (Fostò-Fabrizio Gatti)
https://www.youtube.com/watch?v=VNN8TYJpjF4 (Hymne -Era)
https://www.youtube.com/watch?v=hBaQaFRJsbk (Barali -Paolo Conte)
Rari documentari delle loro gesta nei videoclip.
Questo è l’inno ufficiale delle regione Sicilia, opera del cantautore catanese Vincenzo Spampinato. Belle immagini delle Sicilia nel videoclip.
E’ morto all’età di 87 anni Little Richard (Richard Wayne pennimam), Il cantautore americano denominato anche “The Innovator” e “The Architect of Rock and Roll”.
Lo ricordo con “Tutti Frutti” la canzone che lo rese famoso, di cui fu autore insieme con Dorothy LaBostrie (1955)
Risposta
grandioso fenomeno indimenticabile.
Un pensiero a tutte le mamme, dovunque si trovino
https://www.galileonet.it/festa-mamma-azalea-ricerca-amazon/
Risposta
grazie Alessandro davvero un bel pensiero…dovunque si trovino.
Per chi ama la musica polifonica del XVI secolo, “Vergine bella”, madrigale spirituale a cinque voci di Giovanni Pierluigi da Palestrina. Nel videoclip, dipinto del Bronzino.
Testo di Francesco Petrarca. Si tratta della prima delle dieci stanze (tredici versi endecasillabi ciascuna), della canzone 366 del Canzoniere.
Vergine bella, che di sol vestita,
coronata di stelle, al sommo Sole
piacesti sí, che ’n te Sua luce ascose,
amor mi spinge a dir di te parole:
ma non so ’ncominciar senza tu’ aita,
et di Colui ch’amando in te si pose.
Invoco lei che ben sempre rispose,
chi la chiamò con fede:
Vergine, s’a mercede
miseria estrema de l’umane cose
già mai ti volse, al mio prego t’inchina,
soccorri a la mia guerra,
bench’i’ sia terra, et tu del ciel regina.
Risposta
“mulier amicta sole”, donna vestita di sole.
Di Claudio Monteverdi, “Dolcissimo usignolo”, testo di Giovanni Battista Guarini
Canta Emma Kirkby. La pittura della bella Venere è del veneziano Giovanni Contarini.
Monteverdi, fu un innovatore della musica del XVI secolo, segnando il passaggio dalla musica rinascimentale a quella barocca. Scrisse l’Orfeo, il primo melodramma italiano che influenzerà i compositori successivi.
“Dolcissimo uscignolo,
tu chiami la tua cara compagnia
cantando: «Vieni, vieni, anima mia».
A me canto non vale,
e non ho come tu da volar ale.
O felice augelletto,
come nel tuo diletto
ti ricompensa ben l’alma natura:
se ti negò saver, ti diè ventura.”
Risposta
uno degli effetti “collaterali” dell’emergenza virus è che da de mesi non vengono i giardinieri a massacrare il parco condominiale con gli attrezzi rumorosi coi quali distruggono fino all’ultimo filo d’erba e molti diversi uccelli sono arrivati ad abitare gli alberi (per loro non vale il distanziamento) , tra questi ci sono anche tanti usignoli e il loro canto incessante è una musica che ad ascoltarla può guarire le ferite dello stress subito in questi mesi. Come la musica e l’arte e la poesia anche le voci della natura sono curative ed una vera terapia. Grazie Alessandro per questi post che uniscono le varie arti aumentandone la forza universale.
Claude Debussy (1962-1918) è considerato “il padre della musica moderna”.
“Oppose alla magniloquenza della musica wagneriana, Il culto della raffinatezza minuta e preziosa, dell’eleganza agile e smaliziata”(Massimo Mila).
Ne è luminoso esempio il Prélude à l’après-midi d’un faune (Preludio al pomeriggio di un fauno), un breve poema sinfonico ispirato al poema di Mallarmé, L’après-midi d’un faune, di cui avrebbe dovuto costituire il preludio. Ma il progetto non andò in porto e l’opera fu eseguita a sé, a Parigi, nel 1894.
Nel 1912 fu utilizzato dall’impresario Sergej Djagilev, per un balletto con la coreografia del celebre ballerino Vaclav Nižinskij.
L’opera narra, in un ambiente bucolico (che si pensa essere la Sicilia di Teocrito) del risveglio di un fauno in un caldo pomeriggio e delle sue pulsioni erotiche verso alcune ninfe, ne corteggia una, fino a ricadere –dopo un crescendo e un diminuendo musicale- nuovamente nel sonno.
Debussy usò la scala musicale per toni interi che conferisce alla musica un potere “avvolgente”.
Questo è il balletto eseguito da Rudolf Nureyev e Charlene Gehm per la coreografia di NijinskY
Risposta
Ci stiamo facendo una raffinata cultura musicale siamo partiti da Elvis e ora Debussy, mi sembra bene. Grazie Alessandro poi me lo guardo.
Purtroppo il link postato precedentemente, che rimanda al balletto del Prélude à l’après-midi d’un faune, non rende giustizia alla musica.
Pertanto ripropongo solo l’esecuzione orchestrale
https://www.youtube.com/watch?v=6SHBek8BONQ
Dirige Georges Prêtre (1998)
Anche il filmato ha la sua parte nel mostrare come entrino in gioco via via i vari strumenti musicali, prima il flauto che introduce il primo dei due temi dell’opera, seguito da oboe, arpa e corno francese, poi via via tutti gli altri strumenti, ossia archi, clarinetti, cimbali.
Buon ascolto e buona visione.
Spesso nell’opera lirica la donna è stata celebrata per la sua bellezza e per i sentimenti d’amore che suscita. Ne propongo alcuni dei brani più celebri
“A te, o cara” dai Puritani di Vincenzo Bellini, cantano Juan Diego Florez & Nino Machaidze
https://www.youtube.com/watch?v=MaLJXYQ1jxE
“Donna non vidi mai” da Manon Lescaut di Giacomo Puccini, canta Jonas Kaufmann, The Royal Opera)
https://www.youtube.com/watch?v=esoABheVgcA
“O soave Fanciulla” dalla Bohème di Giacomo Puccini, cantano Jonas Kaufmann & Kristine Opolais
https://www.youtube.com/watch?v=1zjDh0Hkb3E
e infine sempre dalla opere di Puccini “Recondita armonia” dalla Tosca, canta Placido Domingo
https://www.youtube.com/watch?v=Iyh7r1uOhM0
Preponderanza di Puccini -grandissimo- ma la mia preferenza va a Bellini.
In memoria di Betty Wright, cantante soul, morta il 10 maggio a Miami, all’età di 66 anni
https://www.youtube.com/watch?v=NL49m-bg4YE
Betty Wright – Thank You For The Many Things You’ve Done
https://www.youtube.com/watch?v=qPGzeTcUU6g
You Can’t See for Lookin’
Risposta
bella e brava e molto belle le canzoni le ho ascoltate entrambe non saprei quale mi piace di più.
Chi non ricorda i Platters, il gruppo vocale che spopolò nella seconda metà degli anni cinquanta? Vendettero, a fine carriera, 53 milioni di dischi.
Originari di Los Angeles “si caratterizzarono per quella particolare tecnica vocale chiamata doo-wop che consiste nel rinforzare il canto solista con armonie vocali sincopate e cori utilizzati più come strumenti d’accompagnamento che come voci vere e proprie.”(Wp)
Nel 1955 sfondarono con la canzone pop “Only You (And you alone) del cantautore americano Buck Ram, cantata come prima voce da Tony Williams
Only you can make all this world seem right
Only you can make the darkness bright
Only you and you alone can thrill me like you do
And fill my heart with love for only you
Only you can make all this change in me
For it’s true, you are my destiny
When you hold my hand I understand the magic that you do
You’re my dream come true, my one and only you
Only you can make this change in me
For it’s true, you are my destiny
When you hold my hand I understand the magic that you do
You’re my dream come true, my one and only you
Risposta
53 milioni di dischi mi sembrano ancora pochi, erano semplicemente favolosi.
“Meravigliosa grazia! Com’è dolce questa parola.
Hai salvato un miserabile come me!
Un tempo ero perduto, ma ora mi sono ritrovato.
Ero cieco, ma ora ci vedo…”
Amazing Grace, è un canto religioso, la cui melodia è di probabile derivazione irlandese, le parole furono scritte nel 1772 dal prete anglicano John Newton, ispirate dalla sua personale esperienza: capitano di navi negriere, in gioventù, ricevette in seguito la grazia del pentimento, ripudiando l’infame mestiere. Da qui l’inno di gratitudine e ringraziamento a Dio
Innumerevoli sono le interpretazioni vocali e strumentali, fra cui quelle cantate da Aretha Franklin, da Nana Mouskouri, da Elvis Presley etc.
Bocelli la cantò settimane fa nel sagrato del Duomo di Milano in una piazza vuota a causa dell’epidemia di malattia di COVID-19.
Propongo la versione cantata da Nana Mouscouru
https://youtu.be/8_OiBGRY2EA
Amazing grace, how sweet the sound
That saved a wretch like me.
I once was lost, but now I’m found.
Was blind, but now I see.
‘Twas grace that taught my heart to feel
And grace my fears relieved.
How precious did that grace appear
The hour I first believed.
Through many dangers toils and snares
We have already come
‘Twas grace that brought us safe that far
And grace will lead us home
When we’ve been there ten thousand years,
Bright shining as the sun,
We’ve no less days to sing God’s praise
Than when we’d first begun.
Amazing grace, how sweet the sound
That saved a wretch like me.
I once was lost, but now I’m found.
Was blind, but now I see
Risposta
meravigliosa la canzone la poetica e l’interpretazione come pure le immagini di questo video, grazie Alessandro per il lavoro di ricerca che fai, molto interessante e piacevole da ascoltare. Quest’aria è particolarmente toccante ora che conosco anche da dove deriva lo è ancora di più.
La seguente serenata per violino e pianoforte, Enrico Toselli la compose all’età di appena sedici anni.
E’ conosciuta col nome “Rimpianto”, nella versione con testo in italiano di Alfredo Silvestre, e come “Nightingale Serenade” nella versione con testo in inglese.
Il musicista fiorentino (1883-1926) ebbe una vita sentimentale tormentata, sposò l’ex altezza reale ed imperiale, arciduchessa Luisa d’Asburgo-Lorena, di tredici anni più anziana di lui e già madre di quattro figli, ma il matrimonio, a quel tempo(1907) creò scandalo e terminò alcuni anni dopo con la separazione.
Toselli, minato dalla tisi, morì all’età di 42anni.
Ecco la versione strumentale(al violino André Rieu )
https://www.youtube.com/watch?v=dvClkTSNryU
e una versione cantata dal tenore Mario Lanza
https://www.youtube.com/watch?v=WSFp5C2Afk0
nel filmato belle serie di dipinti (cliccando su “Mostra altro” c’è l’elenco dei pittori)
Questo il testo:
Come un sogno d’or
scolpito è nel core
Il ricordo ancor’ di quell’amor
che non esiste più
Fu la sua vision
qual dolce sorriso
che più lieto fa,
col suo brillar,
la nostra gioventù
Ma fu molto breve in me
la dolcezza di quel ben svani
quel bel sogno d’or
lasciando in me il dolor.
Cupo è l’avvenir sempre più tristi
i di la gioventù passata
sarà rimpianto
mi resta sol
sì rimpianto amaro e duol’ nel cor!
Oh raggio di sole
Sul mio cammino ahimè non brilli più
Mai più, mai più
Risposta
dolcissima la musica bello il testo e anche le immagini del video. Alcuni hanno dei destini veramente tristi, ma la canzone non lo è, anzi è quasi gioiosa.
Caso veramente singolare il successo di “Dove sta Zazà?”, una canzone il cui testo di Raffaele Cutolo (niente a che vedere col boss della camorra), era stato scritto in italiano per una spettacolo di rivista di Renato Rascel, e solo successivamente, tradotto in napoletano e musicato da Giuseppe Cioffi.
Ne nacque nel 1944 una canzone dal successo folgorante, divenne di moda a Napoli e fuori Napoli, fece presa sui soldati anglo americani, che la divulgarono per il resto d’Europa e in America, in breve divenne l’inno del dopoguerra, tradotta in varie lingue. Successivamente La canzone divenne l’inno ufficiale della squadra del Bologna, in Argentina addirittura divenne la marcia dei “giustizialisti”, per decisione personale di Evita Peron
Il nome Zazà, stimolava la curiosità, diventò perfino oggetto di ricerche: qualcuno lo fece discendere da una commedia di Pierre Berton e Charles Simone, in cui si narra di una canzonettista che abbandona il suo amante, commedia cui si rifece Ruggero Leoncavallo per la sua opera Zazà. Più prosaicamente divenne sinonimo di “segnorina”, ossia di quelle ragazze che si “accompagnavano” alle truppe occupanti.
A detta dell’autore, Zazà voleva solo essere un nome onomatopeico che richiamasse il ritmo di una banda.
Ecco l’interpretazione classica di Nino Taranto
E quella di Gabriella Ferri.
“Era la festa di San Gennaro,
quanta folla per la via…
Con Zazá, compagna mia,
me ne andai a passeggiá.
C’era la banda di Pignataro
che suonava il “Parsifallo”
e il maestro, sul piedistallo,
ci faceva deliziá…
Nel momento culminante
del finale travolgente,
‘mmiez’a tutta chella gente,
se fumarono a Zazá!…
Dove sta Zazá?!
Uh, Madonna mia…
Come fa Zazá,
senza Isaia?…
Pare, pare, Zazá,
che t’ho perduta, ahimé!
Chi ha truvato a Zazá
ca mm”a purtasse a me…
Jámmola a truvá…
sù, facimm ambress
Jámmola a itruvà
con la banda in testa…
etc.
Risposta
entrambi grandiosi, ma Gabriella Ferri…impagabile, una donna di grande talento forse non capito quanto avrebbe meritato.
Rusalka, nella mitologia slava, è uno spirito dei laghi e dei fiumi.
Nell’opera di Antonín Dvořák, “Rusalka” appunto, c’è questo bellissimo canto alla luna:
https://www.youtube.com/watch?v=UwVYFpY3VL4
Canta Frederica von Stade, dirige Seiji Ozawa
Penso che ognuno di noi ha,
ha avuto, o avrà un sogno.
Sognare non costa nulla,
ma ti può portare nel più meraviglioso dei mondi,
sognare può suscitare le più profonde emozioni,
sognare ti fa cogliere da quel raggio di luce che ti illumina, ti rischiara, ti da calore prima
che si spenga.
https://youtu.be/_HMjOiHqE18
Risposta
la trovo sempre commovente
mi ha ricordato questa che ho scritto qualche anno fa
Dei sogni la mattina
non rimane più niente.
Mi sveglio e son svaniti
materia inconsistente.
Son fatti come noi
diceva quel Poeta
che cantava l’amore
tra il sogno e la
realtà dall’incerto sapore.
m.g.
Smile, though your heart is aching
Smile, even though it’s breaking
When there are clouds in the sky
you’ll get by
If you smile through your fear and sorrow
Smile and maybe tomorrow
You’ll see the sun come shining through
for you
Light up your face with gladness
Hide every trace of sadness
Although a tear may be ever so near
That’s the time you must keep on trying
Smile what’s the use of crying
You’ll find that life is still worthwhile
If you’ll just
Smile
https://www.youtube.com/watch?v=zwLD8Bq29Nw
Musica di Charles Chaplin, parole di John Turner e Geoffrey Parsons
Scena finale di “Tempi moderni”, canta Nat King Cole
Risposta
molto bella, Chaplin genio assoluto e commovente, la conoscevo naturalmente grazie di avermela ricordata.
“E vui durmiti ancora” è una delle più belle canzoni siciliane, forse la più bella insieme all’altra famosissima “Vitti ‘na crozza”.
La canzone è tutta catanese, infatti il testo è una poesia del poeta Giovanni Formisano (Catania, 1878) e la musica è del compositore Emanuel Calì (Catania, 1885).
Un altro catanese, lo storico Santi Correnti riferisce:
“Sul fronte della Carnia, durante la prima guerra mondiale, una sera, al chiaro di luna, un giovane soldato siciliano intonò la canzone. Il silenzio che aleggiava dava voce solo alle note della mattinata. Al termine dell’esecuzione si sentirono le espressioni di apprezzamento degli avversari austriaci: non arrivarono a capirne il senso, ma rimasero incantati dalla bellezza della musica”
Da allora diventò famosa.
Eccola nell’esecuzione di Giuseppe Santonocito e il suo complesso
E vui durmiti ancora
Lu suli è già spuntatu di lu mari
E vui, bidduzza mia, durmiti ancora,
L’aceddi sunnu stanchi di cantari
E affriddateddi aspettanu ccà fora;
Supra ‘ssu barcuneddu su pusati
E aspettanu quann’è ca v’affacciati.
Lassati stari, non durmiti cchiui,
Ca ‘nzemi a iddi, dintra sta vanedda,
Ci sugnu puru iù, c’aspettu a vui,
Ppi viriri ‘ssa facci accussì bedda;
Passu cca fora tutti li nuttati
E aspettu suru quannu v’affacciati.
Li ciuri senza vui non vonnu stari,
Su tutti ccu li testi a pinnuluni,
Ognun d’iddi non voli sbucciari,
Si prima non si rapì ssu barcuni.
Intra li buttuneddi su ammucchiati
E aspettanu quann’è ca v’affacciati.
Lassati stari, non durmiti cchiui,
Ca ‘nzemi a iddi, dintra sta vanedda,
Ci sugnu puru iù, c’aspettu a vui,
Ppi viriri ‘ssa facci accussì bedda;
Passu cca fora tutti li nuttati
E aspettu suru quannu v’affacciati.
(Giovanni Formisano)
Risposta
beh se è piaciuta agli austriaci è davvero eccezionale.
Zombie fu composto da Dolores O’Riordan in memoria di due ragazzi rimasti uccisi in un attentato dell’IRA a Warrington, nel 1993, e venne eseguita dal gruppo musicale irlandese The Cranberries, di cui essa stessa era la cantante.
Il gruppo divenne un’icona del rock degli anni ’90, vendendo circa 40 milioni di album nel mondo. Nel 2018 la O’Riordan fu trovata morta in un albergo di Londra all’età di 47 anni, forse uccisa dall’alcol.
La composizione è una denuncia contro la violenza, gli Zombie sarebbero coloro che non vedono quanta insensata essa sia. Il filmato (diretto da Samuel Bayer), in cui la cantante ha una tinta dorata ed è circondata da bambini che ricordano l’immagine di S, Sebastiano, alterna inquadrature della band con scene dell’occupazione militare britannica di un quartiere dell’Ulster.
Questa è la prima parte del testo
Another head hangs lowly
Child is slowly taken
And the violence, caused such silence
Who are we mistaken?
But you see, it’s not me
It’s not my family
In your head, in your head, they are fighting
With their tanks, and their bombs
And their bombs, and their guns
In your head, in your head they are crying
In your head, in your head
Zombie, zombie, zombie-ie-ie
What’s in your head, in your head
Zombie, zombie, zombie-ie-ie, oh
Risposta
suggestivo e molto significativo il video, bellissima la canzone notissima e un enorme successo, peccato per quella vita perduta.Grazie è sempre bello da ascoltare.
Così nacque Topolino (Mickey Mouse) il topo più famoso del mondo.
Steamboat Willi è il catone animato in cui ufficialmente apparve per la prima volta Topolino, inventato da Walt Disney e disegnato da Ub Iwerks. Era il 18 novembre 1928.
https://www.youtube.com/watch?v=BBgghnQF6E4
Nel cartone animato compaiono pure, la fidanzata Minnie e il gatto Pete, precursore di Pietro Gamba di legno
Però in via ufficiosa Topolino fece la sua comparsa in assoluto, pochi mesi prima, il 15 maggio 1928, in un cartone animato di prova, “Plane crazy”, muto e senza commento sonoro, che non trovò chi lo distribuisse. Uscì l’anno successivo col commento sonoro, così come nel link proposto
https://www.youtube.com/watch?v=kCZPzHg0h80
Questo cortometraggio sarà la traccia del primo fumetto di Topolino, uscito nelle strisce giornaliere deal 13 gennaio 1930 al 29 marzo 1930 col titolo “Le audaci imprese di Topolino nell’isola misteriosa.
I fumetti ben presto avrebbero preso il sopravvento sui cartoni animanti, soprattutto per merito di Floyd Gottfredson, che disegnò le strisce giornaliera e le tavole domenicali dal 1930 al 1976.
Gottfredson ben presto divenne anche autore delle storie che più di tutte caratterizzarono Topolino, in tutta la sua crescita, dallo scanzonato topo campagnolo, alla sua urbanizzazione ed interpretazione degli ideali dell’uomo americano, leale, positivo, pieno d’iniziative, amante delle avventure e della giustizia, fino al suo imborghesimento, e infine un ritrovato spirito d’avventura in compagnia di Eta Beta.
Dopo Gottfredson molti altri autori diedero e danno vita a Topolino: fra i migliori gli italiani Luciano Bottaro, Romano Scarpa, Giovan Battista Carpi, lo sceneggiatore Guido Martina, Massimo De Vita, Giorgio Cavazzano, etc.