Lo devo dire: il virus è un carognone di quelli ai quali non si deve dare tregua, ma il cielo è davvero sempre più blu.
Non lo ricordavo cosi da quando ero bambina ed è passato un po’ di tempo.
Atmosfera surreale. Nella mia breve e circoscritta passeggiata mattutina ho potuto apprezzarlo meglio che dal balcone. E’ fantastico e si accompagna ad un arietta leggera e profumata di margherite nontiscordardime e ranuncoli. Poi, l’erba, tenera, di un verde cangiante e le prime foglie degli alberi, i primi fiori sugli alberi, quelli che solito fanno venire l’asma a chi è allergico ai pollini…semplicemente fantastico questo primo scorcio di primavera.
Non ci sono auto in giro e quelle poche vanno frettolose alla meta. Niente in confronto alla miriade di mezzi di tutti i tipi che infestano le strade quando tutto è “normale”. Eppure sono inquinanti, sparano agenti altamente tossici nell’aria e fanno ammalare, ma nessuno, o pochi pensavano, prima, di dover indossare quella orribile e terrificante mascherina. Perché, tanto, lo smog era quasi un dovere respirarlo a pieni polmoni, farlo respirare ai bambini nelle carrozzine, con madri magari fumanti e parcheggianti sotto il tubo si scarico di qualche Suv acceso perché, di fretta, sul marciapiede, in attesa, in pieno sole, di qualcuno che sta facendo qualche compera voluttuaria ma può arrivare da un momento all’altro e perché farlo aspettare che la chiavetta metta in moto l’automezzo?
E i mezzi pubblici? Vecchi, vecchissimi, che sparano nell’aria morte, fermi in fila ai semafori, due tre o anche quattro insieme, mentre la gente gli passa accanto, serena, quasi come se stesse respirando aria di montagna.
Uno schifo! E per quanto si dicesse, si pregasse e strapregasse perché questa follia finisse, non c’è mai stato verso se non qualche ridicola misura presa in fretta e senza convinzione da qualche sindaco in odore di fallimento.
Ora, invece, “grazie” al virus carogna, anche con la mascherina o la sciarpa, si sente che l’aria è cambiata.
In un bel prato vicino a casa, stamattina non c’era nessuno ed ho respirato a pieni polmoni quell’elisir che mi ha ricordato tanto ma tanto le mie corse da bambina nei prati circostanti la casa dei nonni. Casa che ho amato e che ritorna spesso nei miei sogni. E il cielo era lo stesso e il profumo della natura, pure.
Quanto siamo stupidi, quanto poco capiamo delle cose veramente importanti.
Ci voleva un carognone di virus per fermare questa sarabanda di mostri che sputano morte nell’aria, ci voleva una tragedia per farci aprire gli occhi e guardare il cielo e capire quanto ci mancava quell’azzurro e per quanto tempo è rimasto coperto da una coltre quasi invisibile ma molto molto carogna, quasi quanto il virus.
Mi domando se impareremo nulla da questa terribile lezione. Temo proprio di no. Sarebbe chiedere troppo che fosse contingentato il traffico sempre, anche dopo, che si prendesse davvero cura del cielo e della natura che in questi giorni è cosi generosa e ci riempie gli occhi ed il cuore e ci consola con tutta la sua meravigliosa magia.
Consulto da una vita varie stazioncine barometriche casalinghe. L’ultima che ho, precisissima, da un mese, segna livelli bassissimi di umidità, incredibili, qui poi, Bassa padana parmense. Oggi solo 23%, un record mai visto, da decenni. Ma sarà un bene, o no? Non è un’aria troppo secca?
Chiuso l’accesso ai visitatori a causa dell’emergenza coronavirus, nello zoo di Hong Kong i due panda giganti, finalmente soli, si sono accoppiati. La novità è stata accolta con trepidazione dalla direzione del giardino zoologico di Ocean park che spera in una gravidanza, dopo anni di tentativi infruttuosi.
Ying Ying e Lee sono una femmina e un maschio di panda di 14 anni, ma malgrado abbiano raggiunto la maturità sessuale da anni, non si erano mai accoppiati. Sono arrivati allo zoo nel 2007 e finora nessun tentativo di favorire la loro unione aveva avuto successo. Si era anche fatto ricorso all’inseminazione artificiale, ma Ying Ying non è mai riuscita a portare una gravidanza a termine. Ora invece la natura sta facendo il suo corso, in uno zoo ormai deserto, che ha chiuso i battenti a fine gennaio. La stagione dell’accoppiamento va da marzo a maggio. Questo succede ad Hong Kong ma c’è voluta questa pandemia per capire che la natura ha bisogno di rispetto ma anche di spazi senza che l’ uomo sia onnipresente e invadente ….La natura a volerla vedere e ascoltare ci sta dando tante lezioni.
Risposta
che bella questa notizia Carmela, grazie. Certo tra l’avere una folla di curiosi costantemente a guardarti ogni mossa che fai e un silenzio e una insperata intimità ce ne corre…speriamo bene e che sia un parto gemellare.
Bisogna cavare il meglio da ogni circostanza, è vero. Così è successo ciò che mai sarebbe potuto accadere in tempi normali, che il mondo s’è fermato, o quasi, e che quel corteo di macchine di acciaio in continuo movimento s’è arrestato.
Le polveri sottili sono come una sorta di coronavirus, invisibili anch’esse, mortifefere ugualmente, solo che abbiamo imparato a conviere con esse.
Forse il bilancio sarebbe immutatato, ciò che esse ora non fanno, lo fa il virus “carognone”.
È pure vero che tutta la natura si fa più bella, perché l’aria è più pulita, il sole più splendente, i profumi si percepiscono meglio così i colori.
Quando tutto sarà finito, qualcosa forse cambierà, e forse la lezione del virus carognone potrà migliorare la qualità della nostra vita.
Risposta
lo prendo come un auspicio che spero tanto si avveri.
Sogno ad occhi aperti…
… Quando il peggio sarà passato, mi piacerebbe che si istituisse a livello mondiale una settimana (o 10 giorni… o anche due settimane) di lockdown in memoria (e monito!) dell’epidemia e di tanto altro che in questa esperienza abbiamo imparato. Chiuso tutto – fabbriche, turismo, attività ricreative – a parte i servizi essenziali e trasporti ridotti. Una pausa-memoriale forzata da consumarsi ad inizio marzo, allorché inizia la primavera meteorologica ed in un certo senso un nuovo ciclo della vita. Sarebbe stupendo, pagherei per ottenerlo.
Risposta
Davvero bella questa proposta, si ci sto, mi associo. E poi vorrei sognare anch’io un po’…traffico sempre contingentato sulle arterie principali:Polizia stradale in assetto di guerra con palette e strumenti per il calcolo delle autovetture e dopo un tot…stop. Tornare indietro , non si passa, aspettare…tornare a case fare quel che vi pare…forse ci abitueremmo di più a camminare e a prendere i mezzi pubblici.
E gli aerei? L’aria è molto più pulita anche perché ci sono molti meno voli, guardate il cielo non si vedono quelle terribili scie cosi inquinanti che si attraversano e accavallano e rimangono minuti prima di scomparire…voli contingentati, solo compagnie serie che promettono voli comodi e sicuri, insomma tornare un po’ indietro per andare molto avanti nella cura del nostra pianeta semidistrutto dall’avidità umana.
E i rumori? Questo impagabile silenzio non si sentiva da decenni, non ci accorgevamo neppure di vivere immersi in un frastuono incessante…insomma chi avesse altre proposte si faccia avanti…magari qualcuno ci ascoltasse.
Condivido il compiacimento per questo cambiamento di ambiente, ma c’è un fatto che continua a lasciarli allibito.
E mi lascia allibito che anche Greta Thunberg e tanti sedicenti ambientalisti ed ecologisti (tranne quelli seri come Gianfranco Bologna) cerchino di aggirare elegantemente con acrobazie ideologiche il macigno che abbiamo davanti.
Siano troppi sulla Terra. Maledettamente troppi!
Il bello del paesaggio che apprezziamo in tempi di coronavirus è soprattutto la mancanza di esseri umani che invadono ogni dove, fanno rumore, inquinano, sporcano, o, semplicemente … ci sono, e tutto sarebbe più bello se ce ne fossero di meno.
Anche se riduciamo i nostri consumi e il nostro inquinamento, quando sulla Terra saremo il doppio di oggi i risparmi e i comportamenti virtuosi non serviranno più a niente, travolti dalla marea di nuovi esseri umani.
L’unica via di uscita è quella indicata da Jacques Cousteau, che di natura se ne intendeva: scendere sotto il miliardo di abitanti.
Un miliardo non è affatto poco. E’ la popolazione mondiale ai tempi della rivoluzione francese.
Nonostante fossero pochi, erano già emersi quasi tutti i grandi geni dell’umanità, a dimostrazione che non è la quantità che fa la qualità.
E come si fa a decrescere? Chi agita scenari di genocidio sa di essere in malafede. Ovvio che, per diminuire, bisogna ridurre le nascite.
E come si fa? Semplicemente come ha faltto l’Italia dagli anni ’60 ad oggi.
E, se non lo facciamo, come dice lo scrittore e divulgatore scientifico americano David Quammen, ci penseranno i virus a ridimensionarci.
Dalla Spagnola del 1918 non c’erano più state grandi epidemie per mezzo secolo abbondante. Negli ultimi tempi, mentre la popolazione raddoppiava, abbiamo avuto la SARS, La MERS, questa qua, e altre minori.
Quelli che dicono che la popolazione mondiale si stabilizzerà automaticamente senza bisogno di fermare la crescita demografica forse hanno ragione.
Francamente io avrei preferito il controllo demografico alla regolazione naturale affidata ai vuìirus.
Risposta
Non si può non essere d’accordo sul controllo delle nascite sopratutto tra quelle popolazioni che hanno gravi problemi di sussistenza.
Ma rimane il fatto che si può anche inquinare di meno in mille modi conosciuti e da scoprire. Si può, ma soprattutto si deve.
Perfettamente d’accordo.
Se una barca fa acqua si devono fare 2 cose, più o meno contemporaneamente per non affondare: sgottare l’acqua e cercare di tappare la falla.
Una sola delle due non basta.
Se diminuissimo di numero dovremmo anche cercare di consumare e inquinare di meno.
Ma con un miliardo di abitanti sarebbe facilissimo.
L’energia si potrebbe produrre quasi tutta da fonti rinnovabili e sarebbe sufficiente, mentre oggi non basta.
L’agricoltura sarebbe ridotta e si userebbero meno veleni.
Le città potrebbero essere meno sovrappopolate e calerebbe la delinquenza e l’aggressività sociale, oltre al rumore e all’inquinamento.
I popoli che oggi migrano rinunciando alle proprie radici e alla propria cultura potrebbero trovare le risorse per vivere bene nel proprio Paese.
Il riscaldamento globale rallenterebbe.
La natura si riapproprierebbe dei suoi spazi e per uscire dalla città e incontrare ambienti naturali basterebbero pochi minuti.
Uno scenario da coronavirus, ma senza il coronavirus.
Risposta
naturalmente io mi riferisco a quei paesi dove le donne sono costrette a sfornare figli a ripetizione fin da poco più che bambine, non certo all’Italia dove il tasso di denatalità non è mai stato cosi alto e nel tempo (ma anche subito) creerà non pochi problemi.
La sproporzione tra le aeree abitate e quelle desertiche è attualmente fin troppo evidente. Le politiche dissennate di sfruttamento di molti popoli da parte dell’Occidente ne è una delle principali cause.
Non è così che sono andate le cose.
I colonialisti hanno sfruttato i territori, ma non hanno impoverito i popoli.
In Africa hanno portato via soprattutto risorse minerarie di cui i nativi non sapevano che farsene.
L’Italia in Libia e nel corno d’Africa ha sicuramente speso più di quanto ha ricavato.
Le colpe dei colonialisti che hanno provocato l’esodo massiccio dall’Africa, paradossalmente, sono state altre.
I popoli africani da sempre puntavano a fare più figli possibile, sia per farsi mantenere in vecchiaia, mancando forme di previdenza pubblica, sia per rendere più forte la propria etnia e farla prevalere sulle altre. Avere una bella famiglia numerosa era anche un importante status symbol.
A fronte di un’altissima natalità, c’era una fortissima mortalità infantile e giovanile che teneva la popolazione in equilibrio.
I colonialisti hanno portato la medicina moderna, la chirurgia, gli ospedali, le macchine che hanno aumentato la produttività, e la mortalità giovanile è calata di molto. Di qui l’incremento demografico esplosivo degli ultimi decenni.
A questo si è aggiunta la diminuzione delle terre fertili causata dal riscaldamento globale, che ha ridotto la produzione agricola.
Altro fatore che ha impoverito i Paesi del terzo mondo, e sopratutto l’Africa, è stato il risorgere dei conflitti etnici e religiosi e le spese sproporzionate dei governi in armamenti, sia per difendersi dai nemici esterni che per tenere a bada le rivolte interne.
E qui, effettivamente, c’è stata una responsabilitò di americani ed europei che glieli hanno venduti, magari attraverso la corruzione dei governanti.
Certo, se il colonialismo non fosse mai esistito, sarebbe stato meglio per tutti. I meccanismi che hanno danneggiati i Paesi colonizzati, però sono stati complessi.
Risposta
certo, sono stati complessi i meccanismi. Ma obietto che i colonialismi hanno portato soprattutto distruzione, morte e schiavitù, sfruttamento delle risorse “pagate” ai nativi con calci nel sedere. Lenzini, si informi meglio sui “benefici” o scarsi danni provocati dal colonialismo, mi sa che qualche cosa le è sfuggito.
In quanto alla forte natalità in paesi del terzo mondo, lo sappiamo, non è una novità, le donne sono trattate come animali da riproduzione e cominciano a sfornare figli a più non posso appena possibile e , le donne non hanno mezzi di contraccezione e gli uomini non ci pensano nemmeno a “consentirli” o a collaborare.
Ma il problema nasce soprattutto quando quelle popolazioni sono ridotte alla fame e devono chiedere aiuti o emigrare per sopravvivere ma mancando una cultura di base gli aiuti servono a poco se non cambia la mentalità. E la mentalità di un popolo richiede molto tempo e molti sforzi per cambiare. E soprattutto volontà politica.
Io credo di aver valutato abbastanza a fondo le questioni del colonialismo, in particolare quello africano.
Mio suocero aveva anche vissuto in Libia e in Etiopia e mi aveva raccontato un po’ di cose.
Quando sono arrivati gli europei l’Africa era già in crisi. Le civiltà evolute che erano fiorite anticamente in Etiopia, Zimbabwe e altrove si erano estinte.
I Paesi della fascia mediterranea si erano salvati perché erano stati colonizzati dagli arabi, che li avevano integrati nel loro impero senza trattarli da colonie.
Il resto dell’Africa, con l’eccezione dell’impero etiopico, era in sfacelo, in preda a guerre etniche e tribali.
Gli europei hanno imposto con la forza la “pax europaea” erede della pax romana.
Hanno creato condizioni di stabilità ed hanno modernizzato in una certa misura la vita delle colonie. Tutto sommato, la gente comune stava meglio di prima. Chi era a stato spogliato e sfruttato erano state piuttosto le elites, i pochi che detenevano la ricchezza.
Purtroppo, questo ha creato delle società passive, incapaci di autogovernarsi, che, quando gli europei se ne sono andati, sono cadute nel caos.
Come si fa ad uscire da questa situazione. Alcuni fanno un discorso neocolonialista e dicono che, se siamo stati noi a fare il danno, noi lo bobbiamo riparare. Ma abbiamo il diritto di farlo?
Gli africani che vengono in Europa sono in gamba quanto noi. Perché, per sistemare il loro Paese, devono aver bisogno della nostra consulenza?
Io ripeto che, fino a che non si realizzerà anche in Africa una necessaria emancipazione femminile e non si ridurrà la popolazione, saranno in perenne emergenza e non potranno affrontare nessun problema.
Come faranno non lo so, ma è una cosa che dovranno fare loro. Noi abbiamo già fatto troppi danni con il colonialismo, abbiamo continuato a farli con gli armamenti, le missioni e gli aiuti, distorcendo le loro società. Meglio non farne altri.
Risposta
già, meglio lasciare fare a loro magari aiutandoli con l’esperienza e il know how, se ce lo chiedono.
Però …”gli europei hanno imposto con la forza la “pax europaea” erede della pax romana.” ecco…appunto. E le élites sono più che mai élites proprio anche grazie alla arroganza dei colonialisti.