camminodasola

Questa ordinanza di non uscire, a mio parere ha dell’incostituzionale. Capisco evitare gli assembramenti, ma io cosi mi sento ai domiciliari, non so se sia una privazione della libertà che va contro la Costituzione.
Questa è come una condanna penale.
E capisco anche che la gente deve mettersi in testa che in questa emergenza ci vuole la massima prudenza, l’ho scritto fin dall’inizio quando ancora sembrava che la cosa fosse meno grave e mi sono anche presa della “troppo prudente”. Se non della fifona.
A me ha fatto impressione subito e ho iniziato a seguire le regole prima ancora che le emanassero. Cosi, per non saper né leggere né scrivere.
Ma poi ho visto i capannelli fuori dai bar, i parchi straboccanti e me ne sono stata sempre lontana ma pensavo che fosse sbagliato e che prima o poi sarebbe arrivata la stretta.
Ma ora, che non possa uscire di casa, che mi martellino con lo slogan “iorestoacasa” e che praticamente mi costringano, mi sembra, pur con tutta la prudenza che bisogna mettere in questi casi, una privazione della libertà che va oltre i diritti costituzionali.
Insomma, mi chiedo, può un governo, anche in casi eccezionali proibire alla gente di uscire di casa per un tempo indefinito?
Capisco un giorno, qualche ora, ma cosi, senza sapere fino a quando, non so, mi sembra che vada oltre ogni possibile seppur necessaria, misura eccezionale.
Certo, non ho nessuna voglia di convivi, evito evito, mi lavo le mani, sto a casa più che posso, ma che ora, mi limitino anche nelle passeggiate al parco…credo che ci sia bisogno di più che di un’ordinanza comunale o decreto ministeriale per privare dei cittadini della loro libertà personale in questi termini.

Si, ok, Iorestoacasa ma escoecamminodasola. Credo che questo nessuno me lo possa impedire.

4 commenti su “camminodasola”

  1. Cerchiamo di trasformare in opportunità quella che sembra una situazione insostenibile.
    Per esempio far lavorare di più la fantasia, mettere in atto la propria creatività, apprezzare il riposo e la meditazione, scoprire che tante uscite non sono poi così necessarie, usare gli strumenti tecnologici per sentirsi ugualmente inserito nella comunità.
    Sono dell’avviso che occorre sempre cogliere e il meglio dalle circostanze e che un cambiamento delle abitudini possa anche rinnovarti, far scoprire nuovi e piu profuqui modi di impiego del proprio tempo.
    E se invece tutto ciò non avvenga, avremmo contribuito a contenere e alla fine debellare il male.

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    grazie Alessandro per questo tuo incoraggiamento, si è vero, tante cose si possono fare sempre sperando che finisca quanto prima.

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  2. No io non cammino da sola ma col mio cane e per i campi dietro casa mia per una piccola passeggiata incontrando solo qualche merlo ,gazze e piccole api che ho notato cominciano a girare di fiore in fiore perché nonostante tutto la primavera è arrivata ,mi soffermo a respirare questa aria strana ma fresca e forse più pulita ,almeno lo spero .La sensazione che provo e la stessa di quando lavoravo e in alcuni periodi ero costretta a casa per malattia con i controlli del medico inps ,mi sentivo costretta dalla malattia a cambiare le mie abitudine a non poter uscire e aspettavo con una certa insofferenza il giorno della guarigione .Ripensandoci però a mente fredda non sono malata ,sto bene posso fare quello che voglio anche se in spazi più limitati e come diceva spesso un mio ex collega da poco in pensione “ sono finalmente padrone del mio tempo”e per questo mi sento fortunata .Si questo è il tempo per dare spazio alla creatività per esempio sto pensando di provare a fare il pane da me visto che l’ho finito ci riuscirò? Ai posteri….

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    grazie anche a te Carmela di questo bel racconto, si è arrivata primavere e l’aria, puoi esserne certa, è molto più pulita, le rilevazioni oggi dicevano, mai stata cosi pulita da tempi immemori, ci sono anche i lati positivi e poi fare il pane in casa…sento già il profumo fin qui.
    Saluti al tuo…accompagnatore fidato.

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  3. Lettq su facebook:

    Sabina Musumarra
    Ieri alle 09:15 ·
    “Era l’11 marzo del 2020, le strade erano vuote, i negozi chiusi, la gente non usciva più.
    Ma la primavera non sapeva nulla.
    Ed i fiori continuavano a sbocciare
    Ed il sole a splendere
    E tornavano le rondini
    E il cielo si colorava di rosa e di blu
    La mattina si impastava il pane e si infornavano i ciambelloni
    Diventava buio sempre più tardi e la mattina le luci entravano presto dalle finestre socchiuse
    Era l’11 marzo 2020 i ragazzi studiavano connessi a Gsuite
    E nel pomeriggio immancabile l’appuntamento a tressette
    Fu l’anno in cui si poteva uscire solo per fare la spesa
    Dopo poco chiusero tutto
    Anche gli uffici
    L’esercito iniziava a presidiare le uscite e i confini
    Perché non c’era più spazio per tutti negli ospedali
    E la gente si ammalava
    Ma la primavera non lo sapeva e le gemme continuavano ad uscire
    Era l’11 marzo del 2020 tutti furono messi in quarantena obbligatoria
    I nonni le famiglie e anche i giovani
    Allora la paura diventò reale
    E le giornate sembravano tutte uguali
    Ma la primavera non lo sapeva e le rose tornarono a fiorire
    Si riscoprì il piacere di mangiare tutti insieme
    Di scrivere lasciando libera l’immaginazione
    Di leggere volando con la fantasia
    Ci fu chi imparò una nuova lingua
    Chi si mise a studiare e chi riprese l’ultimo esame che mancava alla tesi
    Chi capì di amare davvero separato dalla vita
    Chi smise di scendere a patti con l’ignoranza
    Chi chiuse l’ufficio e aprì un’osteria con solo otto coperti
    Chi lasciò la fidanzata per urlare al mondo l’amore per il suo migliore amico
    Ci fu chi diventò dottore per aiutare chiunque un domani ne avesse avuto bisogno
    Fu l’anno in cui si capì l’importanza della salute e degli affetti veri
    L’anno in cui il mondo sembrò fermarsi
    E l’economia andare a picco
    Ma la primavera non lo sapeva e i fiori lasciarono il posto ai frutti
    E poi arrivò il giorno della liberazione
    Eravamo alla tv e il primo ministro disse a reti unificate che l’emergenza era finita
    E che il virus aveva perso
    Che gli italiani tutti insieme avevano vinto
    E allora uscimmo per strada
    Con le lacrime agli occhi
    Senza mascherine e guanti
    Abbracciando il nostro vicino
    Come fosse nostro fratello
    E fu allora che arrivò l’estate
    Perché la primavera non lo sapeva
    Ed aveva continuato ad esserci
    Nonostante tutto
    Nonostante il virus
    Nonostante la paura
    Nonostante la morte
    Perché la primavera non lo sapeva
    Ed insegnò a tutti
    La forza della vita.”

    Non so chi l’abbia scritta, ma mi é piaciuta ❗️

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    grazie si è molto bella e speriamo di buon auspicio, credo ci sentiamo un po’ tutti cosi, grazie Sabina

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  4. I versi sono della veneziana Irene Vella, giornalista freelance (fra le tante altre cose, si definisce inviata di «Verissimo», di «Pomeriggio 5», e di altre trasmissioni Mediaset) che proprio alle città vuote del suo Veneto, e alle emozioni che ci attraversano in questi giorni, ha dedicato una poesia su Facebook. Poesia postata da altri, per un po’ rimasta acefala di autore .Adesso sono arrivati i medici cinesi ad aiutarci e devo dire che la cosa mi rincuora perché la vita è così non puoi mai sapere da dove o chi arriverà l’ aiuto di cui hai bisogno ma sicuramente arriverà …
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    grazie a Irene e grazie anche ai medici cinesi e però devo anche ringraziare dal profondo del cuore i medici e paramedici italiani che sono al fronte e fanno miracoli, un grazie sentito a loro e alle loro famiglie che sopportano lo stress di saperli sempre in prima linea, oggi più che mai.
    E ringrazio di cuore tutti quanti si prodigano per far ritornare la situazione alla normalità al più presto, Vigili del fuoco, Forze dell’ordine. impiegati della PA e quanti altri in questo momento dimentico, grazie davvero dal profondo del cuore. Passata la tempesta vi meritate tutti un encomio solenne.
    Hai proprio ragione Carmela, l’aiuto può arrivare da chi meno te l’aspetti…io spero anche da lassù.

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