Chi avrà ragione? I Brexiteers o i Remainers?
Intanto hanno vinto i primi e se la godono, bandieroni, brindisi, cori…mentre gli altri che volevano restare, ovviamente non ci stanno…questa cosa mi ha fatto venire alla mente uno splendido Al Pacino in una scena di “Profumo di donna” dove canta una canzoncina che fa, più o meno….”vorrei restare, ma vorrei anche andare…”etc.,mi pare di ricordare, dopo aver cercato di suicidarsi.
Ecco, a me la Brexit sembra un suicidio collettivo e mi dispiace, sinceramente, per gli inglesi.
Per quelli che sono felici, ovviamente, no e gli direi la fatidica frase della bicicletta e del pedalare, ma non sarebbe troppo polite, ma glielo dico lo stesso, và…ma per quelli che oggi piangono si, mi dispiace per loro.
Ho visto in uno dei tanti video di questa giornata storica, le bandiere della UE finite nei prati, gettate ai gatti con disprezzo.
Non è un bel vedere. Sa di qualche cosa che ora non metto bene a fuoco ma credo che assomigli un po’ al fanatismo cieco di certe ideologie del passato, che, purtroppo vanno riaffiorando.
Ci sono riusciti con Boris Johnson, lo hanno votato e sostenuto e ora festeggiano la vittoria, quella Brexit che a Theresa May non era riuscita, per Boris è stata una passeggiata.
Anche se…forse era arrivato quel momento, o volere o volare…e per i fautori testardi dell’uscita è un gran giorno per gli altri a very sad day.
Li ho visti mentre venivano intervistati, quelli che non sono affatto contenti, alcuni piangevano. Altri raccontavano le loro esperienze di guerra quando sono stati i Liberatori e, anche se molto anziani, non hanno mai scordato quei giorni. E quelle mani alzate a salutare il loro passaggio. E, dicono, soffrono al pensiero di essere e sentirsi europei ma non essere più parte dell’Unione europea. Pare un controsenso. Una sbandata una inversione a U che non si sa bene quali conseguenze possa avere. Nell’immediato e nel tempo.
I parlamentari europei ,in gran parte, hanno lasciato Bruxelles con qualche lacrimuccia, ovvio, per loro è come perdere un posto d’oro ben retribuito ben rimborsato e ora il futuro si presenta incerto.
Molti, qui da noi, manco sanno di questa giornata se non per avere sbirciato i titoli dei tiggì e tanti, scommetto hanno pensato che era ora che se ne andassero quegli spocchiosi degli inglesi, ma chi li cerca?
Dimentichi del tutto della Storia che forse manco conoscono e se la conoscono se ne fanno il classico baffo.
Ho letto i commenti agli articoli del The Guardian, on line. Molti sono furiosi, tristi, arrabbiati, sconsolati se la prendono con il governo e con… testuale ” those idiots” che hanno voluto uscire. Se ne accorgeranno -dicono – avremo problemi di ogni tipo, le fabbriche delocalizzerano, gli scambi commerciali rallenteranno, l’economia nell’insieme ne risentierà e poi…alcuni dicono, che si sentono come se li avessero messi in castigo e che viaggiare d’ora in poi sarà più difficile e gli inglesi, si sa, sono grandi viaggiatori.
Ho scritto anch’io la mia, ho detto come la penso, come sempre e cioè che hanno toppato alla grande.
E che il Regno Unito sta per diventare molto disunito e litigioso.
Chi fa da sé…esce dall’ UE.
Spero che ci ripensino, la dis-unione non può mai fare la forza.
PS:quella scena non l’ho trovata ma qui …sono fantastici entrambi.
L’unico aspetto positivo di questa Brexit è che finalmente è finito (ma sicuramente ci saranno altre code) il tormentone che durava da anni: dentro-fuori, fuori-dentro, e così via. Adesso, a buon ragione, cade quanto mai opportuna l’espressione della bicicletta: “Ora pedalate!”
Gli UK in realtà erano entrati nelle Ue in ritardo rispetto gli Stati fondatori, e godevano anche di un bel vantaggio, l’autonomia delle moneta, ossia aver mantenuto come moneta la sterlina. Una partecipazione piena di riserva, in sintonia con il loro carattere di isolani, nonostante i trascorsi imperiali. Un ritorno allo splendido isolamento, senza però l’impero coloniale di una volta.
L’uscita del Regno Unito dalla Ue, indebolisce entrambe le realtà politiche, una mossa che sembrerebbe estendere ad esso la teoria delle stupidità degli individui teorizzata da Carlo Cipolla.
In più, si potrebbe profilare un rinfocolarsi delle aspirazioni scissionistiche delle Irlanda del Nord e delle Scozia. Infatti entrambe agiteranno la bandiera dell’europeismo per tornare a rivendicare la loro indipendenza.
Insomma, parafrasando un noto detto, si potrebbe concludere che “chi di scissione ferisce di scissione perisce”.
Io credo che, con riferimento al diagramma di Carlo Maria Cipolla, gli inglesi sperino di piazzarsi nel quadrante di chi fa il proprio interesse a danno degli altri.
Come dice Alessandro, già avevano rifiutato la moneta comune, e questo era un presagio da non trascurare.
In pratica, dopo la deindustrializzazione della Thatcher, l’UK è diventato un Paese diverso dagli altri. Producono relativamente poco e gran parte del loro reddito proviene dalla finanza.
Hanno rapporti particolari, quasi perversi per un Paese europeo, con i Paesi del Commonwealth e con gli USA.
Per loro è importante potersi muovere in libertà e con la massima spregiudicatezza.
Se i vincoli europei appaiono pesanti per noi, figuriamoci per loro!
Secondo me hanno fatto bene i loro conti e, almeno finché la situazione internazionale non cambia, staranno meglio fuori.
L’incertezza era motivata soprattutto dai costi dell’uscita e dalle altre complicazioni a cui sarebbero andati incontro, ma la strategia era decisa.
Secondo me, la Brexit indebolirà il Regno Unito, oltre che per le ragioni già dette (rischio di smembramento dell’Unione stessa) perché nel futuro più che mai varrà il detto che l’Unione fa la forza.
Già oggi ci si deve misurare con potenze economiche quali gli Usa, la Cina, il Giappone, nel futuro (2050) si profileranno nuove potenze quali India, lndonesia, Brasile, Russia e Messico
https://www.lifegate.it/persone/news/classifica-economie-globali
Dalla Brexit, verrà danno pure alla Ue, basti vedere che gli UK sono la seconda potenza economica europea dopo la Germania.
Nel mio commento delle 21.34 ho dimenticato di segnalare, nell’articolo citato, l’interessante diagramma a torta, dove si evince che soltanto l’Europa Unita potrebbe competere con gli Usa e come i tre settori Usa, Asia ed Europa si spartiscano l’economia mondiale in parti pressoché confrontabili. Ma, se l’Ue si sfascia, che avvenire potranno avere i singoli stati?
La UE, come ho sempre citato, deve trovare la forza, e soprattutto la volonta’, di unirsi, politicamente, in una confederazione. Se non riuscirà ad intraprendere quella strada sarà la sua fine e non solo il crollo della istituzione UE in quanto tale ma anche dei singoli Stati che la compongono. Non che tali nazioni cesserano di esistere ma, alla lunga, continueranno a contare sempre meno, singolarmente, sulla scena planetaria. Poveri di materie prime strategiche e succubi di eventi socio-politico-climatici (vedansi guerre ed attentati in Siria, Libia, cambiamenti climatici, migrazioni di massa…) gli Stati europei, disuniti, non potranno, alla lunga e singolarmente, far fronte adeguatamente agli eventi incalzanti. Non è più il tempo degli imperi coloniali di Sua Maestà britannica, delle grandeur napoleoniche, dei possedimenti dove non tramonta mai il sole o dei sacri romani imperi germanici: il mondo è cambiato ma sembra proprio che i governanti europei questo non lo abbiano proprio capito o si rifiutano di capirlo. I Britannici hanno preferito uscire dalla UE sperando di rinverdire i fasti del loro passato e ora tutto è da vedersi, per loro. Ma è anche vero che la attuale UE non può e non deve continuare a mantenersi come è oggi, turlupinandosi sulle migrazioni di massa, chiudendo gli occhi dinanzi ad eventi bellici in atto alle sue porte (Siria, Libia, crisi iraniana…) e soprattutto usando la istituzione UE per fare, ogni stato comunitario, il proprio interesse nazionale a scapito di un più grande e nobile comune. Non può sussistere una UE che pensa prevalentemente ad emanare disposizioni sulla dimensione dei cetrioli o delle vongole o a sanzionare i Paesi economicamente più fragili o in difficolta’ imponendo loro di risolvere i loro problemi con le loro forze previo procedimenti di infrazione o quant’altro. O vi è un Governo europeo federale che sovrintende alla moneta, alla economia, alla difesa, alla politica estera comune, lasciando in autonomia gli Stati per altre questioni interne, oppure si rischiano davvero scissioni, Exit varie, avvento di sovranismi, populismi ecc. I Paesi europei devono sentirsi tutelati, devono sentirsi parte di una comunità federale che li faccia sentire cittadini di una nazione e non meri appartenenti alla UE per le demenzialita’ da ottemperare e invece lasciati soli per quanto concerne cose più serie quali migrazioni, economia, difesa, ecc. Passaporto europeo, cittadinanza europea…
Perché i governanti europei non puntano a realizzare quanto sopra? Perché non si siedono attorno ad un tavolo e cominciano ad agire in tal senso invece di ciarlare infruttuose mente ed ipocritamente su crescita (del singolo in verita’), su pace (e poi se la tirano), su clima o migrazioni (e poi tutto resta come sempre)?
Perché non si costituisce un seggio unico europeo al Consiglio di Sicurezza ONU al fine di avere più peso politico che non i singoli Paesi, per trattare sulle grandi problematiche mondiali (clima, dazi, migrazioni, malattie, fame, guerre…)?
Lasciamo per ora i britannici ad inseguire il loro sogno brexit ma il resto della UE pensi a darsi una mossa positiva altrimenti penso proprio che, continuando di questo passo, altre exit avverranno.
RISPOSTA
ha fatto una sintesi, a mio parere molto realistica dello stato dell’arte dell’attuale UE, concordo sul governo europeo e su una spinta a lasciare da parte egoismi nazionali per confluire dentro una vera federazione di stati che possa davvero contare sulla scena internazionale. E concordo anche con Alessandro che ritiene la Brexit un moodo per indebolire la UE, certo meno siamo etc.etc.. e potrebbe pure darsi che altri dopo il Regno (dis)Unito, vogliano intraprendere la stessa strada, intanto vediamo cosa succede agli inglesi e poi…
Ma siamo sicuri che davvero tutti gli stati membri sono “sinceramente” convinti della necessità di rafforzare l’Unione o, piuttosto, la maggior parte continuano (pur senza darlo a vedere) a fare come si suol dire “gli affaracci propri)in attesa degli eventi?
Una ultima cosa volevo aggiungere al mio commento.
Si dice tanto che il nostro Paese, il nostro governo, riscuota oggi in Europa delle simpatie e sia ben visto…
Se così è perché l’Italia allora non si fa promotore, presso gli altri Paesi, magari i più rappresentativi: Germania, Francia, Spagna, Benelux…, di indire un vertice per parlare e trattare su di un progetto federale europeo (unica governance economica, forze armate comuni, seggio unico UE all’ONU…ecc.)? Perché l’Italia non accenna mai agli altri suoi partner di focalizzare l’attenzione sulle summenzionate possibilità?
RISPOSTA
Non crede che ora che c’è un italiano, David Sassoli che mi sembra una persona più che degna per quella funzione,a presiedere il Parlamento europeo forse si potrebbe suggerire al governo italiano di farsi promotore di una simile iniziativa? Questo potrebbe essere il momento giusto.
Perché non mandare una lettera aperta (o chiusa) direttamente al nostro premier che si dice cosi in buoni rapporti con i partners europei?
Ottima idea. A quale indirizzo email inviare una…petizione sulla necessità di indire un summit per gettare le basi di una unione politica federale?
RISPOSTA
Basta digitare su Google: Contatti Presidenza del consiglio dei ministri ed escono un sacco di possibilità
Ho eseguito. Una copia anche per il Suo blog.
Grazie.
RISPOSTA
grazie anche a lei, se avrà un seguito (speriamo) avrà dato un contributo per una buona causa.
Personalmente sono scettico sulle probabilità che il nostro attuale premier Conte ed il suo governo (David Sassoli, presidente del parlamento europeo, compreso) possano avere la forza ed il prestigio di “convincere” gli altri partners europei ad aderire ad un summit per trattare sulla possibilità ed opportunità di buttar giù almeno una bozza di unione politica confederale.
Purtroppo l’Italia non mi sembra avere quella credibilità, quel carisma, quel prestigio e quella capacità diplomatica da…”trascinare” gli altri in una simile impresa!!!
Comunque, come Lei ha augurato, uno ci prova…per le buone cause.
Cordiali saluti.
RISPOSTA
Certo, vale sempre la pena provare a portare avanti ciò in cui si crede perché sono convinta che ognuno di noi può ( e dovrebbe) portare il suo contributo, grande o piccolo che sia, a migliorare le cose.
Pubblico di seguito la lettera che ha inviato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.:
“””Unità politica europea (alla cortese attenzione del presidente Giuseppe Conte).
romolo piccinini
mar 4 feb
a segrcd, info.politicheeuropee,
Mi permetto di inviare la presente, con la speranza che essa non venga cestinata, per sensiblizzare il nostro premier e con lui tutto il governo italiano, sulla possibilita’ di portare il nostro Paese a farsi promotore, presso gli altri partners europei: magari fra i più significativi (Germania, Francia, Spagna, Benelux…), di una iniziativa atta a trasformare la attuale UE in una confederazione politica di Stati.
In buona sostanza l’Italia potrebbe sollecitare la indizione di un summit, fra i Paesi che vogliono starci, per buttar giù una bozza di unione politica.
Una unica governance che sovrintenda alla economia, alla moneta, alle tasse uniche per tutti in collaborazione con una BCE che abbia poteri di una vera Banca federale (tipo Federal Reserve americana) col compito di stampare ed emettere valuta;
un solo dicastero per una difesa comune con una specie di “Pentagono” a dirigere le forze armate europee fornite dei medesimi armamenti: armamenti tra l’altro, finanziati dall’apposito ministero dell’economia federale col contributo di quello dell’economia: in tal modo le spese per la difesa sarebbero minori che non quelle sostenute dagli attuali singoli Paesi comunitari;
un’ unica politica estera con un solo ministero e un seggio europeo al Consiglio di Sicurezza all’ONU per far avere più peso, in quella sede, al nostro continente per trattare e gestire meglio le problematiche planetarie (guerre, migrazioni, cambiamenti climatici, fame…);
un passaporto ed una cittadinanza europea….
In buona sostanza trasformare la attuale istituzione UE, con Stati nazionali tra loro ancora litigiosi, disuniti, egoisti e disorganizzati, in un organismo statale confederale solido, prestigioso e con voce in capitolo, previa stesura di una Costituzione, democratica e condivisa avente come faro i nostri valori di civiltà giudaico-cristiana e dove alcune prerogative siano appannaggio di un governo centrale mentre altre restano di competenza “nazionale”.
Ogni Stato manda al Parlamento europeo un numero proporzionale di rappresentanti (Paesi fino a cinque milioni di abitanti un rappresentante, quelli da cinque a dieci due rappresentanti e cosi via): il Parlamento emana leggi inerenti l’Unione, elegge il Presidente della confederazione il quale, a sua volta, forma il governo nominando i suoi collaboratori (ministri o commissari che dir si vogliano) tra i rappresentanti parlamentari.
Può l’Italia arrivare a far questo?
Può il nostro Paese, oggi così ben accetto alle cancellerie europee, mettersi alla testa di un tale disegno politico?
Può il nostro premier e il suo esecutivo passare alla storia, come lo furono De Gasperi, Adenauer, Schumann… che posero le basi, ben circa sessanta anni fa, per pervenire ad una futura unione politica?
Può l’Italia far ciò avvalendosi anche del supporto dell’attuale presidente parlamentare Sassoli?
CECA, EURATOM, MEC furono istituzioni poste, all’epoca, come antesignane dei futuri Stati Uniti d’Europa.
Invece… dopo tutto questo tempo, oggi siamo ancora al palo, se non peggio.
Di Europa unita, politicamente, neanche l’ombra mentre di brexit, di nazionalismi, di populismi e di rischi implosione UE ce n’è tanta, tanta probabilità.
Con la speranza che qualcosa si faccia in tal senso porgo rispettosi saluti.””””
Gli armamenti, uguali per tutte le forze armate europee, dovrebbero essere finanziate dal dicastero federale dell’economia congiuntamente a quello della difesa e non da quello… dell’economia (ho ripetuto due volte ministero dell’economia!!).
Approvo l’iniziativa di Romolo, ispirata da Mariagrazia, auguri sinceri di successo.
Gli inglesi non si sono mai veramente sentiti parte della UE. Hanno continuato a guidare a sinistra, si sono tenuti la loro sterlina, usano spine con standard inglesi per le loro lampade e pc, pensano in “piedi” e “pollici”. Li faceva rabbrividire l’idea di dover allinearsi ai diktat dei mandarini di Bruxelles o di essere nello stesso club di un Sarkozi che prende e va a bombardare la Libia senza dire niente a nessuno. Lo scorso mese di luglio sono stato a visitare la fabbrica delle Morgan ( auto sportive uniche al mondo, per chi non lo sapesse), ed all’osservazione di molti di noi se un’auto così ambita dovesse avere la guida a destra, il nostro Cicerone, sospirando , ha detto che forse era il momento che noi “continentals” cominciassimo a pensare a guidare a sinistra. In Inghilterra , quando c’è il mare grosso e si fermano i collegamenti sulla Manica, gli inglesi dicono che “il continente è isolato dall’Inghilterra”. Gli inglesi non sono mona. Hanno tradizioni e rapporti con il mondo che conta ( Emirati, Medio Oriente, Singapore, ex Commonwealth) e guardano con grande trasporto ( ricambiati) agli USA. Può darsi che sul breve abbiano qualche difficoltà, ma sul medio /lungo essersi liberati da QUESTA (e ripeto :QUESTA) Europa sarà una mossa vincente. Non avranno molta nostalgia degli Europei : con i tedeschi se le sono suonate di santa ragione, l’unico vero asset francese che li intriga è il vino rosso e lo champagne, gli spagnoli sono per il divertimento delle isole del Mediterraneo ( e si litigano per Gibilterra) e non parliamo degli Italiani, per i quali valgono ancora le espressioni francamente pesanti che Churchill fece su di noi. Come sapete, gli unici dell’intero popolo italiano a salvarsi nella considerazione del vecchio Winston furono i ragazzi della Folgore ad El Alamein. Gli unici inglesi un po’ sorry sono il liberals fighetti degli esclusivi clubs inglesi. Per gli altri, “one man one vote” e chi vince ha ragione. God save the Queen!
RISPOSTA
Non sarei cosi certa che i remainers si adatteranno cosi presto e che il Regno Unito rimarrà tale, già sembra che ci siano segnali di disunione.E non sarebbe certo un bel risultato.
E che la UE sia quella bestia nera che viene dipinta, se meglio organizzata potrebbe essere una grande risorsa in molti sensi, non credo che gli inglesi avranno tanti vantaggi dall’uscita, ma credo che abbia svolto un ruolo fondamentale la paura dell’immigrazione incontrollata. Un paradosso se pensiamo alla loro storia.
Gli inglesi hanno molte peculiarità, le loro fisse,…però se penso ad Hitchcock, Shakespeare, Piccadilly, la apple pie, Trafalgar e…i Beatles e i Rollings allora God save the Queen for a long time.
Anche perché ha il suo bel da fare.
Sono sempre più convinto che se la UE non trova la forza di scrollarsi di dosso la ruggine degli atavici nazionalismi per unirsi in una confederazione di Stati, farà una misera fine venendo sempre più emarginata, nel contesto mondiale, da Paesi emergenti o che sono già emersi (India, Russia, Cina, USA, Brasile, Giappone, Paesi islamici…).
I pericoli rappresentati oggi, in seno alla attuale UE, di future exit da parte di Stati comunitari è reale. Del resto come si può dar torto ai nazionalismi e populismi vari oggi serpeggianti in Europa?
Basti pensare, ad esempio, alle demenziali norme comunitarie che focalizzano l’attenzione più sulle dimensioni dei cetrioli o delle vongole che sull’impostare una difesa comune; ci si fa, ad esempio, scarica barile sul problema migranti clandestini e non si prendono adeguati provvedimenti in merito; vi sono, sempre ad esempio, conflitti in Libia, in Siria (praticamente alle nostre porte) che rischiano di riversare sulle nostre coste, europee, migliaia di profughi e i governanti europei non vedono e non sentono nulla lasciando la gestione di quei problemi a Russi e Turchi…!!!
La UE, purtroppo, non è una famiglia, dove la solidarietà e il mutuo soccorso (siamo tutti noi europei sulla stessa barca) dovrebbero regnare. La UE è bensì un condominio dove ogni Stato si comporta da perfetto… condomino. Tutti abitano nello stesso stabile (Europa) ma ognuno, in realtà, ha il suo reddito, la sua indipendenza, le sue gioie o i suoi problemi che non vengono minimamente condivisi. Il condomino ricco, che abita sul piano attico, pensa per sé e magari biasima quello povero, cassintegrato che, avendo moglie casalinga e figlio malato da curare, è in arretrato con i pagamenti millesimali. Entrambi vivono in quel palazzo ma conducono vite distinte, in tutto.
Può capitare pure che il condomino povero abiti a pian terreno, con l’uscio del suo appartamento affacciantesi nell’androne dello stabile dove, spesso, vanno a bivaccare barboni e quant’altri. La cervellotica regola di quel condominio stabilisce che chi abita al pian terreno debba provvedere a rifocillare i derelitti, a curarli, se necessario portarseli a casa sua ché l’atrio deve essere libero per il transito degli altri condomini !! Eventualmente, se a qualche altro condomino che sta sopra gliene va, un barbone potra’ essere facoltativamente ospitato. Logica vorrebbe che o quegli abusivi nell’atrio condominiale vengano espulsi oppure ospitati tra i vari condomini. Tali opzioni, ovviamente, dovrebbero essere prese previa una assemblea condominiale. Ed invece…
Il condomino ricco può installare sistemi di allarme nel suo appartamento, sbarre alle finestre… per tutelare la sua sicurezza. Il condomino povero, che ha le finestre a pian terreno, sulla strada e un portoncino quasi di compensato… si arrangia. Il condominio non provvede a rendere sicuro tutto lo stabile. Ognuno si barcamena come può. Tutti i condomini però devono provvedere, di tasca loro, a versare le quote millesimali, a ripararsi i tubi di scolo che passano sotto i loro appartamenti, a mettere obbligatoriamente alle finestre tendine a fiori blu o altre cose del genere e guai a sfallare: l’amministratore commissione è lì pronto a multare gli sgarri. In un simile, disastroso frangente, qualcuno, a cui tali sistemi non calano, pensa bene di traslocare. Questa, più o meno è l’Europa di oggi. Una UE dove prevalgono gli interessi nazionali, dove nessuno Stato può sentirsi davvero al sicuro e tutelato, anzi, deve guardarsi il didietro per eventuali turlupinature!!! Ai vari vertici europei in genere non si conclude mai niente salvo cianciare di crescita (crescita di qualche Paese a scapito di altri), di sviluppo (idem come sopra), di stabilità (la stabilità ogni Stato pero’ la deve conseguire da solo ché non esiste una governance federale sovrintendente alla economia e al buon funzionamento della collettività UE). Sempre da solo ogni Stato conduce la sua politica estera, provvede alla sua difesa… ha il suo sistema fiscale, ecc. ecc. mentre, sempre da solo, checché se ne dica il contrario, deve accogliere, sempre e comunque, clandestini e migranti laddove altri Paesi, europei, se ne lavano le mani senza nemmeno prendersi la briga di sedersi attorno ad un tavolo per decidere, di comune accordo e a maggioranza, sul da farsi.
Non servono riunioni in tal senso ché tanto c’è il condomino sull’androne dello stabile ad accollarsi l’incombenza!!!
La chiudo qui lasciando il lettore a riflettere sulle tante altre scempiaggini oggi vigenti fra Paesi UE. Poi non ci si lamenti delle brexit gia’ attuate o di altre eventuali exit ancora in… incubazione.
La colpa del “fallimento” UE, se ci sarà, sarà della stessa, miope, politica degli Stati… UE.
Cordiali saluti.
RISPOSTA
ha fatto davvero un bel quadretto…ci aggiungerei che per questo bel risultato teniamo impegnati e profumatamente retribuiti un numero considerevole di parlamentari i quali, per sovrappiù si permettono anche di assentarsi dal “lavoro” spesso e volentieri.
Be’ , la UE più che organizzata andrebbe rifondata : non ha una strategia commerciale comune ( ed infatti si è lasciata uccellare in Africa dai Cinesi come un vero pollo), non ha un esercito comune ( ed oggi quando ci si siede per negoziare mettono tutti la pistola sul tavolo, come fanno gli americani, i cinesi, i russi e financo i turchi), non riesce neppure ad armonizzare le tasse e le imposte ( vedi le fughe in avanti di Eire e i livelli insopportabili in Italia). Non ci lega niente se non un euro tagliato apposta sui tedeschi. Gli Inglesi, già poco convinti da sempre, hanno detto : no grazie! Come dargli torto? Per quanto attiene all’immigrazione, non credo proprio che gli Inglesi ne abbiano paura. Semplicemente la vogliono gestire a modo loro, perché ne hanno l’esperienza visto che sono più di settanta anni che bene o male integrano emigranti. Per questo hanno lasciati quei disgraziati inchiodati sulle spiagge di Calais. Perché sapevano che non li potevano gestire ed avrebbero scardinato i loro sistemi. Così come l’esperienza se la sono fatta i francesi con i migranti delle ex colonie africane e dell’Indocina. Capito perché li lasciano a marcire sugli scogli di Ventimiglia? Perché hanno i loro sistemi e modelli e non vogliono che nessuno gli imponga qualcosa. Quindi , non paura, ma realismo nell’affrontare un problema. A differenza di noi italiani, che non abbiamo una vera e propria esperienza consolidata di immigrazione ( 10/15 anni?) e non ci siamo neppure posti il problema di come li avremmo trattati una volta arrivati. Agli altri europei non sembra vero : hanno trovato i co@@@@@ diturno e menano il can per l’aia. Evviva la UE! Con un po’ più di buon senso e meno demagogia, ora Salvini non esisterebbe. Comunque, God save the queen!
RISPOSTA
Certo,ma…ha mai sentito parlare di Windrush generation?
https://www.ilpost.it/2018/04/27/generazione-windrush/
magari dopo aver letto non sarà più cosi sicuro sui come e perché degli inglesi sull’immigrazione e dintorni.
A parte che l’espressione “.. li lasciano marcire sugli scogli” dice già molto sulla sua interpretazione del problema.
Ma comunque.. questo link forse è ancora più chiaro:
https://londranews.com/windrush-generation-che-cosa-era-e-perche-riguarda-anche-noi/
Certo. Come Lei scrive nella risposta, per il bel risultato ottenuto dalla attuale UE bisogna dire grazie ai tanti “onorevoli” parlamentari, profumatamente retribuiti dai contribuenti e spesso assenteisti, che del futuro collettivo europeo importa poco o niente, a quanto pare.
Non è del resto una novità scoprire che la UE e’ divenuta, col tempo, una specie di mucca alla quale i vari Stati mungono; i piu’ furbi lo fanno sia per i propri nazionalistici interessi sia per i lauti stipendi parlamentari che percepiscono mentre i piu’ grulli lo fanno solo per i propri interessi personali mentre il tornaconto del proprio Paese può anche tranquillamente andare a farsi benedire. E pensare che all’inizio, circa una sessantina di anni fa (tanti a dire il vero) alcuni illuminati statisti europei pensarono di metter su alcune istituzioni: CECA, EURATOM, MEC… con l’intento di arrivare poi, in un ragionevole lasso di tempo, ad una unione politica fra i loro Paesi. Le istituzioni succitate dovevano essere antesignane, trampolini di lancio, per una cooperazione ed integrazione sempre più stretta fra Stati europei sfociante nei beneaugurati Stati Uniti d’Europa.
Invece, in corso d’opera, tutto è stato stravolto, quasi tutto distrutto. Di quel castello faticosamente iniziato rimane ben poco. Invece di pervenire ad una unione politica, dopo la cui realizzazione: ma solo dopo, avrebbero potuto in seguito aderire altri Paesi europei, gli Stati fondatori hanno cambiato programma. Hanno cominciato ad annettere altre nazioni, altri sistemi politici in una sorta di accoglienza a “cani e porci” senza però stabilire prima una base solida, politicamente coesa e soprattutto unita politicamente da cui partire, come avrebbe potuto essere quella costituita dagli allora primi sei Stati fondatori (Germania, Francia, Italia, Benelux…). Niente di tutto questo è avvenuto. Allargarsi divenne un imperativo frenetico: tutti potevano entrare, Paesi occidentali e Paesi orientali, quest’ultimi addirittura con una storia ancora pervasa dalle cicatrici sovietiche loro lasciate dal comunismo. Un passato certo diverso da quello dei cugini occidentali che bisognava ponderare. Invece…
Così, senza un razionale percorso e senza una vera coesione, siamo pervenuti ad una UE che altro non è che uno sconnesso assemblaggio di nazioni il cui unico obiettivo sembra essere quello di arraffare quanto più possibile di quelle risorse che, messe a disposizione per gli utili collettivi, in realtà finiscono per il tornaconto nazionale o… personale. Un po’ come se un condomino utilizzasse i soldi che gli altri versano come quota condominiale per ripitturarsi tutto il proprio appartamento e arredarselo anche, giocando sul fatto che una piccola infiltrazione d’acqua sul soffitto gli avrebbe danneggiato tutta la casa per cui ora si avvale del supporto… condominiale!!! La UE è divenuta una istituzione su cui lucrare e basta. Una istituzione che, a guardare bene, non si sa proprio a che cosa serva davvero se non che per i fini succitati.
Il nostro governo, oggi così ben visto dalle cancellerie europee, i nostri onorevoli eurodeputati, riusciranno a trovare la strada del riscatto e ad impegnarsi seriamente per rimettere in carreggiata il vecchio progetto dei “padri fondatori”?
Si fa presto a dire che bisogna uscire dall’euro, fuggire dalla UE ma… per fare poi cosa, da soli?
Certo la tentazione di mandare tutto a quel paese, viste le situazioni attuali, è forte ma… un ultimo disperato tentativo di convincere i governanti europei a sedersi intorno ad un tavolo per rilanciare quel disegno è possibile farlo da parte italiana?
Se poi, dopo aver tentato di tutto, gli Stati, specie quelli più influenti: Germania, Francia, Spagna, Austria, Benelux… proprio non ne vogliono sapere di istituire una confederazione politica allora si assumeranno le loro responsabilità di fronte alla storia e che vadano pure tutti a quel paese, la UE ha chiuso.
RISPOSTA
Speriamo di no. Certo tra i parlamentari europei ce ne sono alcuni con buona volontà, competenza e voglia di fare ma molti invece stanno li parcheggiati in attesa che si aprano migliori prospettive anche se già in quel posto ci sarebbe molto da fare e fare bene.
Nessuno nega che ci siano stati errori e sofferenze pesanti anche per molti. E’ inevitabile. Ma è altrettanto innegabile che il difficile problema dell’immigrazione e dell’integrazione sia stato affrontato in Inghilterra in maniera seria . Non è facile rispondere alle domande: posso garantire eventualmente un letto d’ospedale a tutti quelli che ne hanno bisogno? posso fornire un banco di scuola a tutti i bambini che arrivano? ed un lavoro dignitoso ai loro papà perché provvedano alla famiglia? quesiti enormi a cui una risposta va pur data. Gli inglesi , va detto, l’hanno data a milioni di immigrati. Con i loro sistemi, ma l’hanno data. Sistemi che non avrebbero certo previsto di beatificare una Carola Rackete se avesse speronato una motovedetta di Sua Maestà nel porto di Portsmouth. Questo proprio no ! Ed anche i francesi hanno fatto tanto sull’integrazione, Negli ultimi anni difficilmente sono salito su un taxi a Parigi il cui autista non fosse un algerino. Però al tempo stesso una mattina ho visto a Porte d’Italie una retata di Africani degna della Wermacht. Segno che l’immigrazione non è una passeggiata di salute, ma roba seria. E mi lasci dire che l’espressione “…li lasciano a marcire sugli scogli” non ha nulla a che vedere con la mia interpretazione del problema, ma piuttosto con l’approccio di Macron a questa tragedia. E tutto questo dentro la felice UE. O no?
RISPOSTA
Certo, sinora hanno saputo organizzare l’immigrazione molto bene e gli è anche molto servita per far funzionare tutto, ma, ad un certo punto, quando l’welfare comincava ad essere troppo costoso hanno pensato bene di cominciare a “tagliare i rami secchi”. Persone nate o arrivate li da bambini, cresciuti, studiato, lavorato, pagato le tasse, dopo una vita, si trovano di colpo a non avere una nazionalità. A me sembra una cosa di una crudeltà sconvolgente per un paese come il R.U. con una la storia di accoglienza ma anche se vogliamo di sfruttamento ( in senso molto lato perchè nessuno ha da lamentarsi) della manodopera straniera decisamente non degna di un grande paese.
Ma, ha ragione quando dice che altri paesi europei hanno accolto molto ma anche molto impiegato nelle fabbriche e nei servizi gli immigrati. Ora gli inglesi che hanno scelto la Brexit pensano di poter regolare i flussi a loro modo cioè non facendo entrare più nessuno e cacciando o lasciando in un penoso limbo quelli che già ci sono.
La ritengo una decisione né saggia né degna della tradizione di un grande paese democratico e della sua storia.