Nella notte tra il 10 e l’11 dicembre del 1944, nella città del nordest dove vivo, i fascisti sono andati a prendere dei giovani partigiani e, dopo averli torturati, li hanno appesi ai quattro lati della grande piazza principale come monito per i cittadini. I loro corpi martoriati sono stati lasciati esposti per ore senza alcuna pietà per i familiari che hanno dovuto pregare il parroco di portarli lontano dagli sguardi della gente che passava.
Perché il mattino dopo era lunedì, giorno di mercato settimanale e quei poveri corpi straziati erano li come se si trattasse dii bestiame macellato.
La piazza ora si chiama “Piazza martiri della Libertà”, in onore di quei ragazzi che avevano dai 18 ai 22 anni e che col loro sacrificio hanno permesso che l’Italia venisse liberata dal fascismo.
Ogni anno, in quella ricorrenza alcune scolaresche si fermano davanti al cippo a loro intitolato per la commemorazione.
Oggi 12 dicembre, mi trovavo a prendere un cappuccino nella pasticceria che frequento abitualmente che si trova proprio davanti a quel monumento ed è successo quello che non avrei mai immaginato.
Accanto a me c’erano degli uomini, avanti con l’età, frequentatori abituali che conosco di vista.
A questa frase di uno di loro: ” ah si, ieri c’è stata la festa per quei quattro (erano 6 ) che potevano starsene a casa invece che fare i comunisti di m…”, non lo so cosa mi sia scattato dentro, so solo che ho sentito la mia voce che diceva: “si vergogni, abbia rispetto per morti, questa piazza si chiama “Martiri della Libertà” e lei non si permetta di dire queste stupidaggini proprio qui, abbia rispetto per quei ragazzi che hanno permesso anche a lei di fare certi sproloqui in pubblico”…e altro che ora non ricordo.
Me ne sono meravigliata io stessa. Di solito non faccio caso ai discorsi della gente, se ne sentono di tutti i colori, non intervengo certo nelle chiacchiere da bar.
Ma quella frase, quel disprezzo, quella faccia schifata…mi ha fatto rivoltare le budella, ho visto quell’uomo con la divisa da federale impartire ordini, ho visto le camicie nere che vanno casa per casa a prendere quei ragazzi mentre dormivano, li ho visti portare alla Casa del Fascio e li ho visti mentre li torturavano…
e non ho potuto fare a meno di gridare tutto il mio sdegno per quella frase cosi ignobile, cosi sciocca proprio lì a pochi metri da quel monumento che ritrae un partigiano con le mani legate rivolte verso il cielo…
E ora, che ci ripenso a mente fredda, lo rifarei non una ma mille volte.
Eccidio di Mirano (Venezia) – Nella notte tra il 10 e l’11 dicembre 1944, Mirano fu teatro dell’eccidio di sei partigiani, fucilati dai fascisti.
La Brigata Partigiana Martiri di Mirano fu una brigata partigiana che operò nei mesi precedenti al 27 aprile 1945 (giorno della Liberazione) nel territorio delMiranese, in provincia di Venezia. La città di Mirano per onorarli ha dedicato loro, nel 1945, la sua piazza principale e nel 1975 un monumento di Augusto Murer.
Seviziati e trucidati sulla piazza di Mirano la notte tra il 10 e 11 dicembre 1944: Cesare Chinellato, anni 22; Giovanni Garbin, anni 21; Bruno Garbin, anni 18; Cesare Spolaor, anni 22; Severino Spolaor, anni 21; Giulio Vescovo, anni 22; Uomini che hanno dato la vita per renderci tutti liberi solo 75 anni fa ,non e’ poi un tempo così lontano, ma la memoria nostra e’ sempre troppo corta e la riconoscenza poi non ne parliamo .Non riesco a capire poi questa voglia di tante persone di sputare insulti e odio gratuito soprattutto su persone di elevata statura morale ( vedi la Senatrice Segre)
Mariagrazia,
hai fatto bene a riprendere aspramente quel signore, un giudizio il suo che elogia la neghittosità del quieto vivere e la viltà del subire, oltre ad essere uno schiaffo a chi ha perso la vita per un ideale di libertà.
Anche qui a Catania abbiamo Piazza dei Martiri delle Libertà -gli aguzzini esistono dappertutto e in ogni tempo, e sono sempre uguali a se stessi- ma si tratta di altra occasione: per essersi ribellati alla tirannia borbonica, furono fucilati nel 1837, otto patrioti catanesi.
Tra essi, Salvatore Barbagallo Pittà, scrittore e segretario del Comitato rivoluzionario, fondatore del giornale letterario Lo Stesicoro.
RISPOSTA
onore sempre a tutti i Martiri per la Libertà, non c’è bene più prezioso.
A proposito di eccidi commesso dai fascisti, ecco un’altra poesia commovente di Salvatore Quasimodo:
Alle fronde dei salici
«E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento».
(S. Quasimodo, da Giorno dopo giorno
RISPOSTA
Bellissima e molto nota, tra le più commoventi su un tema cosi terribile.