Diamoci una smossa!

“Fin che el dotor pensa, l’amalà more”.

Recita un vecchio detto veneto.

E il governo “dottore”, non sa trovare nessuna soluzione alla crisi dell’ex Ilva.

Nessuna soluzione sembra in vista. Un governo cosi sprovveduto non si era mai visto.

Quando i due partiti che hanno deciso di fondersi nel primo governo di questa sfortunata legislatura, quello per intenderci chiamato “gialloverde”, si sono accordati per chiamare l’avvocato Giuseppe Conte a guidare l’esecutivo, cerrtamente non avevano previsto di ritrovarsi divisi e contrapposti dopo pochi mesi, uno a sostenere un nuovo esecutivo sempre a guida Conte e l’altro all’opposizione.

Salvini e Dimaio sono i primi colpevoli di questa situazione.

Giuseppe Conte è assolutamente e totalmente inadeguato al ruolo.

Nessuna meraviglia, altri prima di lui sono stati inadeguati, ma lui è il top dell’inadeguatezza.

Ma guardatelo: dice, fa, briga, disdice, ri-briga, sorride, e piange, poi biascica, si immola in mezzo agli operai di Taranto e si lascia coinvolgere dalle loro proteste, sembra tutto vero e invece è solo un attore.

Un attore che si autoconvince dei ruoli che via via va interpretando.

Lo vuole a tutti i costi questo ruolo. Lo deve aver sognato da bambino, forse la sua biografia nasconde qualche episodio nel quale si è sentito umiliato ed ora è in cerca di riscatto.

Ma il suo riscatto personale non può passare attraverso la rovina del paese.

Saprà prendere in mano la situazione e dare una svolta a questa trattativa stagnante?
Temo proprio di no. Ci vuole decisione, coraggio e polso fermo mentre questa storia dell’acciaieria di Taranto fa tremare i polsi.

La soluzione non c’è, i Cinquestelle non cedono sullo scudo penale pena la dissoluzione del partito già in via di estinzione.

E Conte è impotente davanti alla volontà politica di rimanere aggrappati all’ultima scialuppa di salvataggio, all’ultimo spiraglio di credibilità che i Cinquestelle stanno perdendo per strada ogni minuto che passa.

Non è abbastanza forte e non ha la capacità di rovesciare i tavoli.

Conte non è un salvatore della Patria ma solo una comparsa di un film di cui non conosce neppure il titolo.

Hanno sbagliato in tanti nella storia dell’acciaieria, in pochi hannno pagato ed ora il prezzo più alto lo pagherà tutto il paese. Come sempre.

La situazione è molto compromessa, i propietari attuali se ne infischiano e stanno già attuando la dismissione dell’azienda , stanno già chiudendo alcuni reparti e oggi c’è stato pure un incidente che ha dato la misura di come la fabbrica sia già in via di abbandono.

L’Arcelor Mittal non sembra intenzionata a onorare il contratto. Barbara Lezzi, l’ex ministra del Sud, col dentino avvelenato dalla improvvisa destituzione, afferma che lo scudo è solo una scusa e che se ne andrebbero anche se fosse ripristinato.

Ma ha tutta l’aria di essere una scusa, la sua, per far andare a gambe all’aria tutto l’esecutivo: muoia DiMaio con tutti i Dimaimiei.

La guerra fratricida dentro il Movimento è iniziata da un pezzo ma dopo la sconfitta in Umbria è ormai dichiarata e a colpi alti e bassi o alternati.

Con l’ex Ilva ci vuole un governo che abbia autorità che si dimostri fermo sulle proprie decisioni e che pretenda che vengano onorati gli impegni, ma per fare questo deve veramente essere compatto e non andare tremebondo in ordine sparso.

Lo scudo si può ridare per vedere se si tratta veramente di una scusa, con tante scuse.

E poi pretendere che l’azienda venga bonificata mentre è attiva e che una parte dei lavoratori, eventualmente in cassa integrazione, venga adibita alle opere di bonifica.

Bonifica che deve essere adeguata e che finalmente riporti la città ad essere un posto vivibile.

Se non riuscirà in questo intento il governo deve essere dismesso immediatamente.

Non è in grado di governare.

Liliana for president

La trovo un’idea davvero meravigliosa quella lanciata da Lucia Annunziata e da Hufftington Post e subito sottoscritta dal direttore di La Repubblcia, Verdelli: candidare Liliana Segre alla presidenza della Repubblica.

Non solo per quello che rappresenta: un simbolo di Pace per la quale lotta tuttora dopo una intera vita di testimonianza da sopravvissuta al Lager.
Ma anche perché è donna e sarebbe ora e tempo, finalmente, che quel ruolo fosse rappresentato da una donna.
Mi pare di sentire già i mugugni che dicono che una donna o un uomo non fa differenza perchè pari sono.
Eh no, signori. Pari non sono affatto e la storia del nostro paese lo dimostra: non c’è mai stata una donna primo ministro o presidente della Repubblica.
Mi sembra che quel tempo sia arrivato e che Liliana Segre per quel ruolo sarebbe perfetta.
E, come ha sottolineato Lucia Annunziata ad un convegno, togliererebbe anche l’alibi al protrarsi di questo governo litigioso, nato dulle ceneri del precedente, con il partito di maggioranza relativa che non sa da che parte girarsi e dove si gira gira combina guai.
Guai enormi di cui i Cinquestelle neppure si rendono pienamente conto. Un esempio per tutti: la diatriba sul ridare o non ridare, lo scudo penale all’Arcelor Mittal che minaccia di lasciare la ex Ilva nel pantano.

Poi ci sarebbe anche il fatto che anche solo l’idea, lontana, vaga, che Silvio Berlusconi, che oggi si è avvalso della facoltà di non rispondere al processo sulla comiisstione stato-mafia, potrebbe ambire a quella carica, mi fa venire la pelle di gallina, oca e anatra, tutte insieme.

E poi, chi potrebbe mai dire che Liliana Segre non sarebbe super partes? Come potrebbe chiunque dire che lei, con la sua esperienza, non potrebbe che essere assolutamente e inevitabilmente sopra tutte le parti ed il massimo dell’ obiettività?

La destra estrema avanza pericolosamente in tutta europa, basti vedere la Spagna dove Vox, con un leader, tanto per dirne una, antifemminista, ha fatto il pieno di voti, una presidenza della Repubblica retta da una donna-simbolo come Liliana Segre, non potrebbe che fare onore all’Italia contribuendo a farne un argine forte a derive populiste sempre più minacciose.

Ne sarei davvero entusiasta.

Ruota di…scorta

Matteo Salvini, l’ex ministro, dice che anche lui riceve insulti e minacce come la senatrice Segre.

Ma Salvini è un baldo giovinotto barbuto e forzuto che nella vita ha lavorato (poco) e guadagnato (tanto), proprio grazie alle “cannonate” che spara.
E’ un “vezzo” della Lega fin dai primordi.
Sparare…”cannonate”.
Lui, prima si paragona a Segre, poi però tira i remucci in barca e le esprime ampia solidarietà…boh, a crederci…si si , lui è solidale da buon cristiano ma da leghista la solidarietà se la mette nel marsupio.
E però le sparate fanno punteggio, s’è visto. Gli credono, si sa far credere.
Il “vangelo” secondo Matteo S. o S.Matteo, va alla grande in Italia.
Ha avuto persino la benedizione dell’arcivescovo di Vaticanopoli, cosa vuole di più?
Eppure sta sempre in televisione a dire con l’aria santificata delle cose che, all’apparenza, sembrano di buon senso comune.
Ma solo all’apparenza perché. poi, quando si arriva al dunque, per esempio, il “fratello” africano si prende una porta sbattuta in faccia e un bel “prima un italiano” e lo stesso vale per chi lo salva da morte certa.
Slam alle “zecche”. Se fosse stata uomo Carola cosa si saprebbe presa come offesa?
Forse parassita. O para…etc.?
Matteo Gambadilegno piace, piace al popppolo che lo osanna con le palme (anche delle mani) ad ogni suo passaggio. Non ha di che lamentarsevene…sevicisi…insomma avete capito.
Eppure lo fa perché fa grado.

Gli diamo una scorta?
Beh magari per ora solo una ruota magari con un manico cosi ci gioca un po’ nei tempi morti.
Almeno fino alle prossime (molto prossime) elezioni.
Dopo la scorta gliela daremo per forza e mica per amore (di patria).

La classica ruota di scorta. Insomma.

Un bel parlar non fu mai letto

C’è chi dice: “basta criticare Renzi”…
E chi lo dice? No no, criticare criticare prego.
Non ne fa una giusta e se la fa è sbagliata anche quella.
E’ lui il principale responsabile della (ri)crescita della bellabarba di Salvini.
Si lui.
Perché Zingarotti mai e poi mai si sarebbe messo coi cinquestille (ormai vedono i consensi col contagocce).
Tanta baldanza per poi dopo solo due mesi incocciare l’iceberg più grosso che potessero trovare sulla loro strada i nuovi (già logori) governanti per caso.
Si direbbe che l’Arcelor Mittal sia favorevole a Salvini, vogliono chiudere l’ex Ilva e magari perché no anche il porto di Taranto?
Ma, veramente, questa cosa ha molti colpevoli ma uno di questi è proprio lui, Renzi, quando diede la prima volta lo “scudo penale” alla cordata franco.indiana (tramite ilpovero Calenda che non poteva fare altrimenti).
E, l’averglielo dato e poi tolto e poi ridato e poi ritolto, li ha scombussolati un tantino.Beh, qui lui non c’entra più, è vero…però.
Se non ci fosse stato dall’inizio? Beh forse se ne sarebbero scappati subito a gambe levate.

Ma chi si sarebbe preso quel mostro sanguinario che ha ridotto la città ad un posto invivibile se il governo non gli avesse garantito un lasciapassare nel caso di incriminazioni che non gli spettavano?

Ma l’acciaieria è anche un gioiello della siderurgia italiana, seconda in Europa e faceva gola.
Ora, Renzi, sempre lui, dice che bisognerebbe ridargliela la maltolta (dalla ex ministra del sud) immunità.Ed ecco dove ricasca l’asino, seppur onorevole.
Eddai. Sempre lui, Renzian contrario, ora che sta fuori dal PD deve lavorarselo ai fianchi cosi il suo neonato partitino prende il volo.
E poi volete che non lo critichiamo, che non parliamo di lui?
Certo, un bel tacer non fu mai scritto ma se lui non se ne sta zitto ma straparla in continuazione alla Trump, come si fa a tacere?

Chi avvelena il biberone?

Il governo è ancora un neonato ma ha già la barba di Matusalemme.
Zingaretti lo ha detto chiaramente che si può governare da amici, non da avversari.
Beh, certo come no?
Mi sa che questa faccenda dell’Ilva sia una grana troppo grossa per un governo cosi “immaturo”, che avrebbe bisogno di crescere ma c’è chi gli sta inquinando… il biberon.
E i colpevoli del sabotaggio sono i due maggiori fautori, due “genitori” degeneri che ora stanno boicottando la loro stessa creatura.
Beh, DiMaio veramente era ritrosetto anzichennò, all’inizio, ma poi si è lasciato convincere dal “partner” ex del Pd, ora di IV (sta per Italia Viva…facciamo i dovuti scongiuri) ma ora che, viste come sono andate le elezioni in Umbria, dove i cinquestelle hanno fatto un flop gigantesco, non è più cosi convinto che non avrebbe fatto meglio a cedere alle lusighe dell’altro pretendente.
Mentre l’altro “genitore” l’ineffabile cavaliere onorario Renzi da Rignano, ora che si è levato dal Pd si sente liberato da quel laccio che gli stringeva il collo e libero finalmente di boicottare il Pd da fuori senza patemi e remore che, comunque,non aveva neanche prima, ma cosi è meglio. Lui, dopotutto è uno che guarda al risultato.
Ed il risultato potrebbe essere il prossimo governo DimaRenzi con l’appoggio di qualche destraiolo che ci sta.
Se pò fà come dicheno a Rovigo.
Certo che se La Mittal molla perché non ha più lo scudo e il governo neonato non glielo ammolla, potrebbe saltare la …molla al naso a Zingaretti che comincia a stancarsi tanto che, nel suo entourage ormai lo chiamano Zinga…rotti.
Ma non voglio scherzarci troppo su, la situazione è grave, ci sono molte famiglie che rischiano di rimanere a terra, il governo giallo-rosso-celesterosapallido si deve dare da fare…
Conte pensaci tu…
in fin dei conti sei tu il premier, sei tu che guidi questa banda D’Affori coi sui cinquecentoe…rotti pifferi.
E se si rompono i pifferi i cocci poi sono tuoi. Sappilo o sappialo o …insomma,
prendi nota sulla tua agenda e portati avanti col lavoro perché qui tra poco la baracca crolla.
E questa volta …non c’è due senza tre, non vale per te.

Verona chieda scusa!

La rozza manifestazione di razzismo di alcuni tifosi della squadra di Verona nei confornti di Mario Balotelli, non disturba di un pelo Salvini, anzi, dice, è l’ultimo dei suoi problemi.
Ci credo, è sincero, non gliene importa un fico secco.
Anzi, quasi quasi li difenderebbe quelli che sugli spalti facevano buuu e imitavano le scimmie indirizzando le loro “goliardate” verso il giocatore di colore.
Lo ritiene persino troppo “sensibile” e permaloso e lo mette in fondo ma proprio in fondo della sua agenda, sulla quale spiccano i 20mila che rischiano il posto all’Ilva.
Bene, bravo, bis!

Quando lui era vicepremier assieme al suo ex amico DiMaio, non sembrava tanto preoccupato di come venivano condotte le trattative per la vendita della grossa impresa siderurgica tarantina, ora che è all’opposizione è diventata il suo primo problema.
Giusto! Ma come cambiano le prospettive.

L’episodio di razzismo a Verona (l’ennesimo) è una delle tante occasioni perse dalla politica per dimostrarsi compatta su come si deve agire in questi casi: vanno in ordine sparso, come sempre.
Sono d’accordo con Milena Bartolini che ha detto che bisognerebbe fermare le partite in questi casi.

Si e sarei ancora più severa, farei saltare un giro alla squadra.
Perché non si ripetano questi vergognosi episodi, perché sono semplicemente vergognosi sintomo della vergognosa dabbenaggine di chi permette che queste cose avvengano ancora nel terzo millennio e si gira dall’altra parte.
Razzismo, si e anche rozzismo, del peggiore che in questo caso investe il mondo del cialcio ma che sta crescendo in molti altri settori.
Ha ragione Supermario ad essere indignato e arrabbiato.
E secondo me non dovrebbe essere considerato italiano “del tutto” chiunque non rispetta le differenze di colore, culturali o religiose, non chi si trova ad avere una pigmentazione diversa dagli altri.

Verona ammetta che si è trattato di razzismo dei peggiori e chieda scusa, subito e senza se o ma.

Riverbero d’autunno

Sono grata agli alberi

alla loro luce morbida

attorno all’onda del riflesso

del giallo  del rosso

del marrone.

 

Tinte le foglie non più verdi

Assorbono i colori

dalla fonte primaria di luce.

E affondo gli occhi

nel riverbero del cielo.

 

Mentre l’azzurro si piega dolce

verso la cima degli abeti.

E l’avvolge con amore

in un abbraccio che sa di cose

ancora da scoprire.

 

O di cose che so  che ricordo

che rivedo che mi parlano  mute

mentre alzo la testa

e chiudo gli occhi.

 

E respiro il profondo  azzurro.

E fondo l’anima con le rughe

del tronco che si affaccia

da un angolo e mi guarda

e mi chiama come tante volte

Io l’ho chiamato.

 

“Sono qui per te” sembra dirmi

come sempre sulla curva del viale

dritto impassibile  ed eterno

compagno e amico.

 

La chioma va oltre la vista sopra

le altre chiome, sopra di tutto.

E mentre mi appoggio sento la linfa

scorrere come sangue che

si mischia a quel verde che

fugge  e si ritrae accecato.