Si sente spesso dire: “Si stava meglio quando si stava peggio”.
Certo, il futuro può fare paura e allora si prova a nascondersi dietro le braghe del primo che ci rassicura: pat pat, bambino, dormi mentre ti canto la ninna nanna e intanto mi piazzo al potere…
Ma che si stesse meglio quando si stava peggio è un motto popolare e giusto il popolo potrebbe trovarlo saggio. Per popolo, in questo caso, intendo la massa, non certo cervelli pensanti.
La massa non si distingue fa massa, corpo a se stante, fa spesso danni, si lascia ingannare, lo trova più semplice che pensare col proprio cervello, tanto se c’è qualquno che pensa per te ti eviti la fatica.
E non si preoccupa delle conseguenze di questa irresponsabilità.
Deriva dalla mancanza di responsabilità inculcata dalle politiche degli ultimi decenni.
“Lasciate fare a me” recitava chi aveva capito che le masse vanno preso per il loro verso.
Amassatevi e cosi conterete, era lo slogan in voga ai tempi del berlusconismo sfrenato.
Ha fatto danni a dismisura. ha fatto passare il messaggio che seguire il predicatore a bocca spalancata fosse la panacea di tutti i mali accumulati in anni di politiche predatorie che si sono approfittate della democrazia per lucrarci sopra.
Non si stava meglio quando si stava peggio, semplicemente a qualcuno piace stare sempre a ricordare quanto “i bei tempi andati” fossero, appunto, belli.
Si stava peggio quando si stava male e ci sono stati momenti in cui si è stati molto ma molto male.
Bisognerebbe averlo sempre a mente e ricordarlo ma solo per non ricaderci non per crogiolarci con la falsa aspettativa di un presente fondato sul passato che ritorna.
Solo i vigliacchi rinculano.