Si sta meglio quando si sta bene

Si sente spesso dire: “Si stava meglio quando si stava peggio”.

Certo, il futuro può fare paura e allora si prova a nascondersi dietro le braghe del primo che ci rassicura: pat pat, bambino, dormi mentre ti canto la ninna nanna e intanto mi piazzo al potere…
Ma che si stesse meglio quando si stava peggio è un motto popolare e giusto il popolo potrebbe trovarlo saggio. Per popolo, in questo caso, intendo la massa, non certo cervelli pensanti.
La massa non si distingue fa massa, corpo a se stante, fa spesso danni, si lascia ingannare, lo trova più semplice che pensare col proprio cervello, tanto se c’è qualquno che pensa per te ti eviti la fatica.
E non si preoccupa delle conseguenze di questa irresponsabilità.

Deriva dalla mancanza di responsabilità inculcata dalle politiche degli ultimi decenni.
“Lasciate fare a me” recitava chi aveva capito che le masse vanno preso per il loro verso.
Amassatevi e cosi conterete, era lo slogan in voga ai tempi del berlusconismo sfrenato.

Ha fatto danni a dismisura. ha fatto passare il messaggio che seguire il predicatore a bocca spalancata fosse la panacea di tutti i mali accumulati in anni di politiche predatorie che si sono approfittate della democrazia per lucrarci sopra.
Non si stava meglio quando si stava peggio, semplicemente a qualcuno piace stare sempre a ricordare quanto “i bei tempi andati” fossero, appunto, belli.

Si stava peggio quando si stava male e ci sono stati momenti in cui si è stati molto ma molto male.
Bisognerebbe averlo sempre a mente e ricordarlo ma solo per non ricaderci non per crogiolarci con la falsa aspettativa di un presente fondato sul passato che ritorna.

Solo i vigliacchi rinculano.

Semi avvelenati

Ci salverà il poeta da chi semina odio?
Da chi distribuisce pensieri disumani
Gettati un po’ dovunque dal palmo delle
mani?

Come seminatore di semi avvelenati
Che col tempo producono gesti scriteriati?
Chi hai visto quelle scene che fan raccapricciare
Neppur per un istante potrà dimenticare.
L’astio, il ribrezzo, il fascino mortale
Di idee che col buon senso nulla hanno a che fare.

Ce la farà il poeta da solo coi suoi versi
a far passar l’idea che non siam tutti persi
dietro le note stridule di chi ci vuol far passare
che Cristo morì di freddo portandolo all’altare?

Io non lo so davvero se il poeta può farlo.
Però cosa vi costa? Lasciatelo tentare.

I “pesciolini” in faccia a Salvini

Finiamola con la retorica del”ragazzi” italiani “sdraiati”.
Mattia Santori e i suoi amici hanno dimostrato che giovani non sono affatto indifferenti come li vogliamo dipingere ma covano dentro di sé una passione per la “Giustizia” che travalica ogni partitismo e ideologia ma guarda al futuro. E il futuro non può essere di un paese “legato” alle promesse di squali della politica.
Le sardine hanno fatto benissimo, hanno rotto la quarta parete, finalmente e ora si devono allargare a tutto il paese per fermare la deriva di destra che ormai sta dilagando in tutta Europa.
Mi auguro viviamente che l’Emilia si mantenga rossa e che Bonaccini vinca auncora una volta.
E’ importante, sarebbe un segnale forte che Salvini e Co, il loro strapotere e la loro arroganza non sono graditi in un paese che è rinato dalle ceneri di una dittatura devastante e ora è un paese libero e democratico solo grazie al sacrificio dei partigiani e di chi ha combattuto per liberarlo dal fascismo.
Certi slogan, certi ammiccamenti, certe tendenze fin troppo chiare, sono purtroppo dei pessimi segnali del deterioramente della nostra democrazia.
Ora questa “novità”, questa determinazione e questa sicurezza dimostrata dalle “sardine”, dovrebbe rivoluzionare il centrosinistra, dargli una sferzata, fargli comprendere che è finito il tempo delle beghe ed è iniziato il tempo di lavorare sodo per riportare l’Italia sui binari che sono stati tracciati dalla Costituzione.
Questo si è quello che si definisce “volontà del popolo sovrano”.
Il popolo è sovrano quando con tutti i mezzi democratici fa sentire forte e chiara la sua voce ed il suo ” no”, perentorio a qualsiasi forma di autoritarismo.

Fallimento

Il governo non è in grado di risolvere nessuna delle gravi pendenze. Prima fra tutte la questione dell’Ilva.
I cinquestelle sono dei buffoni parvenue lo dimostra DiMaio con la sua incompetenza e con i soldi che butta nel suo entourage, soldi nostri.
Lo dimostra la ex ministra Trenta che si tiene un appartamento in centro a Roma come se fosse ancora in quel ruolo e non la cacciano.

Il PD ha fatto una mossa sbagliata unendosi a questi qui.

Deve sottrarsi al più presto dalla stretta mortale di DiMaio e Co. dichiarare fallimento per incompatibilità.
Alle urne chi ci andrà dovrà riflettere molto bene se vuole mettere l’Italia in mano alla destra populista e xenofoba.
Se lo farà sarà una sua responsabilità della quale dovremo pagare tutti.
Ma la sinistra ha il dovere morale di opporsi con tutte le sue forze al ritorno di una forma di governo che somigli ad una dittatura ma ha anche il dovere di sottrarsi a questo balletto inconcludente, prima possibile.

 

Non abbocchiamo

Idea semplice ma geniale quella dei quattro ragazzi che sono riusciti a mobilitare cosi tanta gente e a riempire quella piazza formidabile a Bologna.
Quasi un miracolo evangelico, Zingaretti è persino tornato rubizzo dopo che il colore predominante della sua faccia tendeva (troppo) al giallo.
Sono belli quei “pesciolini” di cui ci sono tante foto, portati da chi ha raccolto l’invito ed è andato a manifestare per la democrazia.
In fondo le sardine sono un pesce “povero” ma pieno di sostanza, da noi si fanno “in saor”, cioè a strati alternati di sardine pre fritte e cipolla tritata.
Chi non la conosce la prelibata specialità veneziana?
E poi sono belle quando sguazzano a frotte nel mare e anche quando sono sul banco del pescivendolo, dentro quei contenitori, fresche e luccicanti che è un peccato mangiarsele.
“Noi non abbocchiamo”, diceva uno slogan in Piazza Maggiore.
Bravi ragazzi, avanti cosi, non abbocchiamo, io no di certo.
Ed ora questa esperienza si ripeterà sempre più di frequente e andrà a contrastare “superman” e i suoi superpoteri. Finalmente.
Una marea di sardine luccicanti, argentee con lo sguardo vivo a contrasto della retorica insipida di chi promette a vanvera cose che sa benissimo che non farà mai.
Lo abbiamo già sperimentato, cosa ci vuole ancora per capire che anche questi, il popolo lo stannno prendendo per i fondelli?
Che ci spieghi Salvini che cosa ci facevano i suoi all’Hotel Metropol di Mosca, quali intrallazzi stavano combinando?
Non lo ha ancora fatto.
Non ci accontentiamo di “io non ne so nulla”, troppo comodo, deve spiegare per filo e per segno cosa stavano tramando.
E si dissoci da Orban e compagnia se vuole veramente essere preso in considerazione come leader di un partito che vuole davvero governare dentro le regole della democrazia, altrimenti non gli credo.
Ora che la sinistra ha ripreso “colore”, ora che stanno di nuovo parlando di idee e non solo di come fare per liberarsi di Renzi, che finalmente si può sfogare a prendersi a casina sua transfughi di Forza Italia, ora forse è arrivato quel benedetto momento in cui la sinistra poù dire una parola in piazza.
E per questo deve ringraziare quei quattro ragazzi, la loro bella idea, la creatività che esce nei momenti difficili e tutta quella gente che crede ancora che ritornare a credere in degli ideali non sia, dopotutto, un’utopia irrealizzabile.

Scafata politica

Lara Comi, berlusconiana, bocconiana, ex europarlamentare di Forza Italia, ora agli arresti domiciliari per corruzione.

Quattro lettere il nome, quattro il cognome. Quadrata, Lara, mi è sempre sembrata. Corrotta e corruttrice…veramente non pareva.  Almeno le donne mi sembravano meno propense a questi giochetti di prestigio eppure lei, Lara, secondo gli inquirenti ha una propensione a tutte le pratiche del malaffare da fare invidia al più scafato dei faccendieri scafati.

Ne ha combinate, stando all’inchiesta “mensa dei poveri”, di cotte e di crude. Tangenti, intrallazzi, montature e smontature, l’hanno intercettata mentre diceva al telefono: “dirò che non ho mai preso 17K…meglio che parliamo su Telegram…”

Insomma una tosta. Con quella faccia un po’ cosi da giovane un po’ già vecchia.

La ricordo mentre difendeva Berlusconi, all’epoca, in Tv nei talk, mi sembrava una determinata  seppure giovane ma preparata. Un po’ antipatica a dir la verità, un po’ troppo gelminiana, nel senso di sfegatata fan di Berlusconi.

Una pupilla del “capo” come si deve, come si conviene alla migliore tradizione “liberista”, ora “in manette”.

Se ne libererà? Mah. Io glielo auguro, spero possa dimostrare la sua innocenza, che risponda ai giudici, che non faccia come il suo capo che tace e che si avvale della facoltà di tenere la bocca chiusa.

Comi dovrà parlare se vuole difendersi dalle tante accuse. Cosi giovane e già cosi compromessa dalla politica. Politica sporca a quanto pare, molto sporca, meschina anche un tantino laida.

Una  “bella” rappresentante del  berlusconismo , cresciuta coi jingles della tivvù di papi, paffutella ma già con lo sguardo intriso di avidità per quello che la “politica” può offrire sul piano pecuniario, materiale, solido.

Quadrato,appunto,  come lei.

Fino a prova provata del contrario.

 

 

Facce toste

Manca il pane a Venezia, come nella poesia e piove, continua incessantemente, ha piovuto tutta la notte. Qui, in terraferma teniamo d’occhio i fiumi, se il mare non riceve potrebbero uscire dagli argini , anche se sono altissimi e sono molto controllati.
Venezia sotto acqua e anche sotto una marea di chiacchiere, le solite, contro la politica che ne fa da sempre una passerella sulle passerelle, vicino ai simboli della città, ben sapendo che quelle foto sono una vetrina e che faranno il giro del mondo.
E poi ci sono le chiacchiere sui social dai quali su Venezia “piove” di tutto, robaccia, immondizia indifferenziata come quella, tra le tante, che…” visto che vuole l’autonomia, anneghi”. Qualcuno, che non merita nessuna pubblicità, lo ha scritto sul solito FB. Il libro delle facce…toste.
E poi ci sono le chiacchiere di chi con Venezia ha qualche conticino in sospeso: troppo” cara”, troppo “signora”, troppo “altera”, insomma troppo tutto.
La città più fragile, più originale e anche più bella del mondo è, ancora e sempre, troppo spesso un’opinione diffusa, quasi mai condivisa, tagliente, supponente a volte arrogante e spesso volgare.
Ora, poi, da quando c’è questa” meravigliosa” opera ingegneristica che, purtroppo, dopo tant’anni giace sommersa e, pare, fatica ad alzarsi. lei, che doveva essere il “miracolo”, ad argine della marea troppo alta, si sta rivelando un pozzo infinito di corruzione di scandali di veleni e di opportunismo politico, ancora di più e peggio che mai.

E Pantalone paga, sempre paga, ora anche col bancomat, dietro fattura, con Iva, tracciabile, come le orme lasciate dalle scarpe infangate nel salotto buono della città, quando si ritireranno le acque e finalmente potrà ricominciare a vivere “normalmente”.
Lasciatela in pace, non infierite, sfogatevi altrove, ora Venezia ha bisogno solo di essere aiutata ad uscire dal fango che la sommerge, sia quello reale che quello virtuale.
Che fa ancora più danni del primo.

Risultato immagini per foto di venezia allagata san marco
2 giorni fa
Risultato immagini per foto di venezia allagata san marco

Occhio alla salama al sugo!

Zingaretti non ha ” tutta un’altra storia” davanti a sé ma ha la Storia. Se l’Emilia Romagna non vince la battaglia di Stalingrado, il Pd, assieme a tutta la sinistra può considerarsi in grave difficoltà se non addirittura proprio finito.
Lo slogan dei bolognesi accorsi in massa in Piazza Maggiore a Bologna per contrastare il comizione del leaderone della Legona, è suggestivo: “Bologna non si Lega” e sono suggestivi loro e sono belli da vedere e sanno di speranza che la rossa Emilia Romagna non diventi di colpo verde, anche se il verde è il colore che mi piace di più,ma sugli alberi non sulle bandiere di partito.

Ma lo slogan andrebbe sviluppato in “Bologna si lega assieme a tutta la regione Emilia Romagna per battere la candidata della Lega alle prossime, troppo prossime elezioni regionali che valgono un importante test nazionale”.Un po’ lunghetto, ma forse più efficace.

Non che Bergonzoni non mi piaccia: è una bella ragazza, fiera, determinata, magari potrebbe anche lavorare non troppo male, nonostante non abbia la competenza dell’attuale governatore, ma lei non mi piace perché donna de Halonso, troppo donna de Halonso. Dove per Halonso mi riferisco naturalmente al leader Matteo (Gambadilegno) Salvini. Incombe con tutta la sua mole (salviniana) dietro alla figura slanciata della bella leghista. Troppo per i miei gusti.

Stefano Bonaccini ce la può fare, ma Zingaretti gli deve dare due mani, la sinistra tutta, se ancora esiste, deve battere un colpo forte,fortissimo con entrambi i pugni e se occorre ( e occorre) anche con le mani dei piedi, tanto da far rintronare i timpani fino al più sperduto vicolo del sud Italia.

Perché la Lega in Emilia Romagna non deve governare per una ragione semplice: che Salvini è troppo goloso di tortellini al sugo e di salama e salamella e non ce ne sarebbe più per nessuno.

Bonaccini salva la salama al sugo da Salvini e salva pure i tortellini. Ne va della Libertà di tutto il paese : uno cosi ingordo non può essere un vero e convinto democratico.

“Secci roversi”

Povera Venezia

Venezia con l’acqua alla gola, letteralmente! Il 12 novembre, 2019, come nel 1966, marea eccezionale, toccato il picco massimo alle 23.00 di 1.87 mt. Il che significa che chi tornava a casa a quell’ora doveva solo nuotare o aspettare a Piazzale Roma che la marea scendesse quel tanto da permettergli di camminare con l’acqua alle ascelle. Qui in terraferma a quell’ora l’acqua scendeva a “secci roversi”, come si dice qui, e il vento ad un certo punto sembrava portarsi via il condominio con annessi e connessi. Faceva paura qui, figuriamoci in Laguna, a qualche chilometro. I veneziani non hanno certo paura dell’acqua: da qualsiasi parte arrivi, non la temono, ma questa è troppa. Troppa grazia o piuttosto disgrazia, Sant’Antonio. Ho visto le immagini della citta’ allagata: fanno paura. La Basilica inondata e i danni, ancora una volta, sono ingentissimi, incalcolabili. Il sindaco ha fatto chiudere le scuole, certo i bambini e i ragazzi non potevano arrivarci in canoa. Ha anche chiesto la stato di calamità naturale. Ma che ci vengono a fare i politici a Venezia: le sfilate sulle passerelle? Sedici anni dopo la posa della prima pietra del MOSE, l’opera definita in tutti i modi più eclatanti, vediamo che non serve ancora a niente, costata cinque miliardi e mezzo di euro. Una vergogna per lo scandalo della corruzione, ora sembra che sia addirittura controproducente, non solo non è in funzione ma richiede cento milioni di euro all’anno di manutenzione! Ma chi ce lo ha fatto fare?

Maria Grazia Gazzato

Leggeremo e ascolteremo di tutto da tutti, nelle prossime ore: dichiarazioni, proclami, inutile cordoglio, scempiaggini tecniche, accuse e scuse, piagnucolii assortiti. Vorrei dire solo quanto mi dispiace, e ricordare quello che di Venezia disse il mio maestro Indro Montanelli, con sarcasmo e molta tristezza, dopo essersi tanto battuto per la città:

«Come scrissi in tempi lontani, e come ormai mi sono stancato di ripetere, Venezia non aveva, per restare Venezia, che una scelta: mettersi sotto la sovranità ed il patronato dell’Onu per riceverne il trattamento, che certamente le sarebbe stato accordato, dovuto al più prezioso diadema di una civiltà non italiana, quale la Serenissima mai fu né mai si sentì, ma europea e cristiana, intesa unicamente alla conservazione di se stessa, quale tutto il mondo civile la vorrebbe».

La vicenda del Mose – anch’io, una decina di anni fa, sono stato portato a vederlo, come se si trattasse di un’opera pronta all’inaugurazione – nelle prossime ore aggiungerà amarezza all’amarezza: tutti diranno che la colpa è di qualcun altro.  Come sempre in Italia.

 

Pubblicato oggi su Italians del Corriere della Sera con la risposta di Beppe Severgnini.

Paura e chiacchiere a Venezia

Venezia con l’acqua alla gola, letteralmente!
Il 12 novembre, 2019, come nel 1966, marea eccezionale, toccato il picco massimo alle 23.00 di 1.87 mt.

Il che significa che chi tornava a casa a quell’ora doveva solo nuotare o aspettare a Piazzale Roma che la marea scendesse quel tanto da permettergli di camminare con l’acqua alle ascelle.

Qui in terraferma a quell’ora l’acqua scendeva a “secci roversi” e il vento, ad un certo punto, sembrava portarsi via il condominio con annessi e connessi.

Faceva paura qui, figuriamoci in laguna, a qualche chilometro. I veneziani non hanno certo paura dell’acqua: da qualsiasi parte arrivi, non la temono, ma questa è troppa. Troppa grazia o piuttosto disgrazia, Sant’Antonio.

Ho visto le immagini della citta allagata: fanno paura. La Basilica inondata e i danni, ancora una volta, sono ingentissimi, incalcolabili.

Il sindaco ha fatto chiudere le scuole, certo i bambini e i ragazzi non potevano arrivarci in canoa. Ha anche chiesto la stato di calamità naturale. Forse arriverà Conte e De Micheli, a fare che? A passeggiare sulle passerelle?

Sedici anni dopo la posa della  prima pietra del Mose,  l’opera definita in tutti i modi più eclatanti, non serve ancora a niente, costata cinque miliardi e mezzo di euro, una vergogna per lo scandalo della  corruzione, ora sembra che sia addiruttura controproducente, non solo non è in funzione ma richiede cento milioni di euro all’anno di manutenzione!

Ma chi ce lo ha fatto fare?

Anche il litorale ha avuto danni enormi, a Jesolo il mare è arrivato fino in centro creando danni agli hotels e alle abitazioni.

I danni, in generale, sono ingentissimi, i pescatori sono con le mani nei capelli e non è ancora finita perché anche per oggi sono previsti 120 centimetri.

Per chi ci vive a Venezia è una tragedia, ancora come sempre, purtroppo, largamente annunciata: dopo 53 anni dal disastro del ’66 , nulla è cambiato, “l’acqua granda ” fa ancora paura nonostante tutte le grandi, infinite chiacchiere fatte da tutti i governi da quel giorno indimenticabile.