Ormai, questa ricorrenza a ricordo delle vittime di femminicidio, sta diventando, sempre di più, una triste conta dei morti, o meglio, delle morte.
Numeri: un po’ di meno, un po’ di più, statistiche, dati che ci mettono davanti alla realtà di un fenomeno aberrante.
Che però, in molti faticano a riconoscere.
Le morte ammazzate sono sempre un numero difficile da digerire, a meno che non si voglia negare l’evidenza. E c’è anche chi lo fa.
Donne che hanno avuto la “fortuna” di innamorarsi di uno “normale”, normalissimo che si rivela un killer spietato che le sopprime, il più delle volte perché non accetta che la donna non sia “sua” ma decida di lasciarlo.
Eppure molti discorsi relativi a questo orrore vertono sull’opportunità o meno di chiamarlo “femminicidio”.
Non piace ai puristi. No, non è corretto chiamare cosi l’omicidio di donne colpite a morte dal compagno.
Anche gli uomini vengono uccisi e allora perché non chiamare maschicidio questo fenomeno?
Un quesito esaltante!
Soprattutto illuminante su come, in epoca di massima comunicazione ma scarsissima comunicabilità, empatia, condivisione e solidarietà, si cerchi di sottrarre attenzione al problema.
E non lo fanno solo gli uomini, no, molte donne si “battono” per cancellare questo termine che le perturba,
quando non le scandalizza.
Sarà cosi importante? Io penso di no. E penso che sia sciocco perdersi in inutili polemiche su un termine adottato per praticità, perdendo di vista il vero problema: gli uomini “normali” i compagni “affettuosi” che si rivelano, a volte senza preavviso, dei mostri .
Ma nel docu-film che ormai è diventata la realtà quotidiana, tra un po’ saranno di più quelli che stanno dalla parte dei mostri.
Anch’io trovo non corretto il termine “femminicidio”.
Gli omicidi in Italia sono calati di numero, ma comunque sempre troppi. In ogni caso mi stupirei se venissero uccisi soltanto maschi: tutto sommato, se nella follia omicida, un terzo circa dei morti sono donne non mi pare cosa strana.
Inoltre comunque vorrei dire che la violenza fisica – che porta a volte ad assassinii – può venire scatenata, in soggetti deboli e più predisposti, anche dalla violenza psicologica della compagna (e dell’ambiente). Le donne, di regola, non cercherebbero di usare violenza fisica contro soggetti più forti di loro fisicamente: è logico; ma evidentemente non è per niente facile convivere in modo sano ed equilibrato.
RISPOSTA
Alberto P.(la chiamo cosi perché c’è già un alberto ospite di questo blog)
A me sembra follia totale anche perché l’uomo è sempre ilcompagno della donna usccisa o quasi sempre e quello che dice di amarla, gli omicidi in generale avvengono durante rapine o regolamenti di conti nella criminalità
Ma è comprensibile l’irritazione dell’uomo davanti ad una donna che non si conforma più a certi cliches che l’uomo aveva incamerato pensando che fossero eterni. Tutto si evolve anche lo stereotipo femminile dunque anche l’uomo dovrebbe crescere di conseguenza.
Invece purtroppo ciò, troppo spesso non avviene.
Ma, comunque, converrà con me che non è il femminicidio la soluzione dei problemi di coppia. Non lo è neppure l’omicidio ma il caso contrario è rarissimo anche se qualche caso ogni tanto si sente, ma avviene quasi sempre per autodifesa dopo reiterate minacce.
Lei ha detto “tutto si evolve”: sono tendenzialmente d’accordo: Darwin ci ha mostrato un modo per capire come siamo diventati quello che siamo. Le caratteristiche delgi esseri viventi hanno delle spiegazioni: sono il frutto di una selezione naturale. Questa poteva andare anche in modo diverso, forse, ma è andata nel modo in cui noi vediamo.
Il fatto che esistano uomini aggressivi significa che nel passato lontano i loro progenitori si riprodussero e lo fecero magari sconfiggendo uomini meno aggressivi. Teniamo conto dell’ambiente, cultarale anche, in cui abbiamo formato i nostri geni. L’ambiente cambia: chi si adatta all’ambiente porta avanti le informazioni genetiche. Anche oggi l’ambiente sta cambiando: le donne di regola sono protette e possono scegliere i loro partner; non sono sicuro che ciò avvenisse di regola tra gli uomini primitivi, quelli che hanno avuto il nostro patrimonio genetico. E’ anche la cultura una sorta di patrimonio genetico: l’aggressività può essere addomesticata e comunque è in cambiamento.
RISPOSTA
Alberto P.
non sono proprio sicura cosa intenda con “le donne di regola sono protette e possono scegliere i loro partner”… mi sfugge soprattutto quel “possono scegliere”, perché all’ uomo la scelta viene imposta?
Certo che siamo il prodotto di continue lotte per la sopravvivenza e sopravvive il più forte, ma non per questo, mi auguro, siamo in un periodo in cui massacrare il più “debole” serva a far avanzare l’umanità. Mi pare piuttosto il contrario: con questi massacri l’uomo potrebbe addirittura produrre un’involuzione e tornare a quando non era in grado di bloccare i propri istinti aggressivi e dirigerli verso altre pulsioni meno devastanti.
Sarebbe davvero tragico!
…: intendo dire che se guardiamo al passato o anche a luoghi diversi dall’Occidente, spesso le cose erano ben diverse.
Si, comunque è possibile anche tornare indietro.
RISPOSTA
capisco cosa intende, ma guardare al passato, in questo caso non aiuta, ci serve prima di tutto capire il presente e vedere come sia possibile gestire una situazione che sembra andare ogni giorno di più fuori controllo.
“A volte senza preavviso…”
No.
Il preavviso c’è SEMPRE. E’ che spesso ci facciamo i film da soli e non guardiamo la realtà. Un insulto cattivo è un preavviso, un ceffone, una strattonata sono allarme rosso.
Ci vogliono meno retorica e più occhi aperti.
RISPOSTA
Certo, hai ragione eyes wide shut…che facciamo mettiamo un cordone sanitario tra uomini e donne? oppure perchè non dividere in due il pianeta?Sarebbe un’idea no?
Ironia a parte, insomma è sempre colpa nostra che non capiamo i segnali che il compagno si sta traformando in mostro.
Secondo me tutto parte dalle origini ,c’è stato un errore di trascrizione iniziale nella Bibbia ,Eva non è nata dalla costola di Adamo ma invece il contrario e infatti Adamo che nacque da Eva mi sembra anche più logico,l ‘uomo per cui ha sviluppato un rapporto di dipendenza sempre nascosta e non ha mai potuto far accettare il suo lato femminile .obbligato ad essere l’uomo” forte “ si ribella e scaglia contro l’elemento femminile, al momento vissuto come antagonista … ps chi colpisce una donna per me non è un uomo ma un malato di mente.
RISPOSTA
Carmela mi piace la tua tesi, dunque il vero sesso forte siamo noi.Da sempre. Ma forse l’ho sempre saputo.
Il termine femminicidio non piace perché rimorde troppo alle coscienze, schiaffa in facca alla gente un male che non riusciamo ad eliminare.
Dal punto di vista della lingua, è perfetto, come omicidio, infanticidio, parricidio.
http://www.treccani.it/vocabolario/femminicidio_%28Neologismi%29/
RISPOSTA
Si, inizialmente non piaceva nanche a me ma poi ho capito perché, perché è veramente un termine che esprime tutta la scelleratezza dell’atto.
Aridagli con “la colpa” e le divisioni… cerchiamo di essere seri, si parla di morti, non di spaccamenti-di-capelli-in- quattro da sito “social”.
Quando si scatena un incendio il primo che lo vede tira l’allarme o chiama i pompieri, quando si tratta di violenze invece è tutto un affannarsi a decidere quale è più grave, più giustificabile, più politically correct, più meritevole di hashtag fighi e pollicioni, prima io o prima te, tocca al maschio progressista o alla femmina liberata.
CHI MENA VA DENUNCIATO e possibilmente messo in condizione di non farlo più.
Subito.
Senza se e senza ma, senza farneticare di moral suasion o di marce di protesta o di raccolte firme. Il Padreterno dettò una regola: NON UCCIDERE. Era un Comandamento, non una “linea guida” o una raccomandazione di Bruxelles.
Non specificò femmine, maschi, adulti o bambini.
E già che c’era, prevedendo nella Sua infinita onniscienza l’arrivo di logorroici pestatastiere su blog e feisbuk, aggiunse “Le tue parole siano SI e NO, e il resto è del Maligno”
E dato che conosceva i futuri ideologi, religiosi e politici e le loro guerre sante ed esportazioni di civiltà, ci mise anche un perentorio e definitivo “Mia è la vendetta”.
Non c’è spazio per la creazione di liste, categorie, graduatorie e nomi mediaticamente acchiappanti.
NON UCCIDERE basta e avanza.
RISPOSTA
Magari, ma vediamo che purtroppo non basta e neppure avanza ma avanza solo la brutalità di uomini (poche le donne, pochissime) che uccidono continuamente la loro compagna. Anche quando gli sta dicendo che aspetta un bambino suo. Orrido, ma succede. Alberto a te non risulta forse?
Quest’Alberto batte sempre un tasto.
Non vuol sentire parlare di femmicidio e si appella a Dio onnipotente che ha comandato:
“Non uccidere”
dimenticandosi di specificare chi.
Ma non sa che Dio era maschilista? Anzi Dio e proprio maschio, con una folta barba, non si discute.
Creò l’uomo maschio a sua immagine e somiglianza, e la donna solo dopo, da una costola, per il suo sollazzo.
Poi se ne scordò, ecco perché non ha specificato chi non si debba uccidere.
RISPOSTA
ironia un po’ amara?
Cara signora, a me personalmente dà fastidio il fatto che si decida di creare degli stereotipi, e anche il semplice fatto di inventarsi delle parole nuove. Così come mi dà fastidio sentir usare termini inglesi, come “welfare”, “Job’s act”, “Gay pride”, oppure sentir parlare di “cratere” per indicare un’area terremotata, o di “esondazione” invece del più corretto “straripamento”. Cambiare le parole o inventarsene di nuove è un velleitarismo sciocco e spesso serve a non far capire cosa c’è sotto, oppure a fare di ogni erba un fascio, come nel caso del femminicidio, visto che, dietro questi fatti, a parte l’elemento comune di una donna ammazzata da un uomo, ci sono vicende diversissime. Che, dalla notte dei tempi, siano più i maschi che uccidono le femmine piuttosto che il viceversa, è un dato incontestabile. Esiste anche tra gli animali sociali. I leoni a volte uccidono le leonesse, i maschi di scimpanzé a volte attaccano e feriscono le femmine. Noi uomini ci proponiamo di superare le nostre tendenze istintive, ma non è facile. Un uomo e una donna, in caso di litigio o di rottura di un rapporto, reagiscono diversamente perché hanno un corpo e un cervello diversi. Per una donna è normale non usare la violenza, per un uomo è una lotta contro sé stesso. Una lotta che a volte si perde. Una donna che vuole uccidere un uomo non trova naturale aggredirlo. I casi di “maschicidio” storicamente erano compiuti con uno stile diverso. La donna avvelenava l’uomo, oppure lo faceva uccidere da un altro uomo. Prima che in Italia fosse introdotto il divorzio, ci sono stati molti casi del genere: donne che volevano lasciare il marito per l’amante, ma non volevano rinunciare ai suoi soldi. Voglio anche lanciare una piccola provocazione: sottolineare ed enfatizzare come si sta facendo oggi il fenomeno del femminicidio è un atteggiamento maschilista. E’ un atteggiamento che presenta la donna come una poveretta un po’ scema che, presa dall’amore o dalla voglia di sistemarsi, non ha capito subito che il compagno era una persona inaffidabile e pericolosa. Un uomo infido che ha nascosto la sua vera natura e una donna ingenua e sprovveduta che ci è cascata. La visione presenta evidentemente un uomo intellettualmente superiore alla donna e capace di imbrogliarla, il che non mi risulta sia vero. Tutt’altro! A volte si presenta la questione come se per gli uomini uccidere la loro compagna o ex compagna fosse un piacere sadico. Molti uomini, dopo compiuto il femminicidio, si suicidano o si costituiscono. Ciò significa che stavano vivendo un passaggio tragico della loro vita e che la vita stessa non aveva più senso. Tragico per colpa di una mentalità perversa? Probabilmente, sì, ma è anche vero che le loro donne non se ne rendevano conto, e spesso non hanno fatto niente per rendere questo passaggio meno doloroso (e di conseguenza meno pericoloso). Con ciò non intendo, ovviamente, difendere chi usa la violenza contro una donna. Come al solito, volevo evidenziare il lato B della questione, visto che tutti si accaniscono a sottolineare il lato A. Per combattere il femminicidio, bisogna prima di tutto imparare a capirci tra uomini e donne e la comprensione si basa sul riconoscimento del fatto che siamo diversi. Non è credibile che uomini buoni diventino mostri all’improvviso. O erano mostri già dall’inizio, e la donna doveva essere abbastanza accorta da accorgersene ed evitare di andarci a stare insieme, oppure sono diventati mostri dopo anni di incomprensioni. Il matrimonio o comunque la costituzione di una coppia, è una delle decisioni più importanti delle nostra vita, e non va presa alla leggera, lasciandoci guidare dalla bellezza, dalla ricchezza, dal fascino, o, peggio, dalla necessità. Se facciamo la scelta sbagliata i nodi vengono al pettine. E quando succede, se siamo bravi, ce la caviamo con un divorzio, che non certo una bella cosa. Se non siamo bravi a preparare e gestire la crisi, si rischia di finire uno (o anche entrambi) al cimitero e l’altro in galera.
Il femminicidio è una realtà tragica per le donne, ma anche per gli uomini e per la società. In tutto il mondo si cerca di combattere questa piaga, con tanta fatica e risultati incerti. Non è banalmente una questione di buona volontà e di consapevolezza, e criminalizzare la categoria dei maschi supponendo (maschilisticamente) che loro da soli abbiano la soluzione in mano e non vogliano applicarla, non rappresenta la realtà del problema e non aiuta a risolverlo. Per risolverlo bisogna lavorare su entrambi i fronti e impegnarsi insieme, uomini e donne.
RISPOSTA
La soluzione ai problemi di coppia non può essere mai quella che molti uomini “scelgono”. Ovviamente vale anche per le donne ma i casi non sono comparabili.
Ha ragione quando dice che le soluzioni ai conflitti vanno trovate assieme, ma, purtroppo la violenza maschile, sotto tante forme impedisce qualsiasi intesa anche dal lato pratico. Spesso le donne sono costrette a scappare e nascondersi per non subirla. Il maschilismo è purtroppo una realtà sempre più diffusa. Le donne dovrebbero imparare fin da piccole a considerarlo un ostacolo al conseguimento di un buon rapporto con l’altro sesso. Invece la società ha sempre sottovalutato questo aspetto riducendolo ad una “fobia” o al massimo ad una forma di incomprensione da parte delle donne del carattere dei maschi.
Insomma, comunque la si giri si tende a dare la colpa alle donne. Non escludo che ci sia anche da parte delle donne,a volte,la scarsa attenzione ad alcuni sintomi rivelatori, ma il fatto di scoprire che il campagno è un violento non significa che si sia già risolto il problema, ma, al contrario, i problemi semmai aumentano. Riconoscere il maschilismo insito nel comportamento maschile è sempre un’arma a doppio taglio, se lo si contesta si rischia di essere definite sprezzantemente “femministe”, se lo sottovaluta, in alcuni e anche molti casi, si rischia anche molto di più.Un problema molto complesso che rischia di complicarsi se non lo si valuta obiettivamente ma si tende sempre e comunque (in generale) a scaricare la colpa sulle donne. C’è molto da fare su questo fronte.
Non vorrei dare l’impressione di cercare di rigirare la frittata. Proprio perché ho fiducia nelle donne e credo nella parità di diritti e di doveri, non mi piace l’immagine della donna vittima passiva dei capricci di un uomo. Credo che il percorso per cercare di eliminare questa piaga si debba fare insieme. Proprio l’intelligenza più lucida e pacata delle donne rispetto all’impulsività degli uomini, e il loro maggiore senso pratico possono essere la carta vincente, o, quanto meno, giocare un ruolo essenziale. Voler risolvere il problema dei femminicidi agendo soltanto sulla testa degli uomini mentre le donne aspettano pazientemente che qualcuno risolva la cosa per loro mi sembra irrealistico e pure non rispettoso verso le donne.
RISPOSTA
Lenzini
diciamo che la “paziente attesa” è nel DNA delle donne, senza generalizzare perché ci sono anche quelle che la perdono di brutto o ne ne hanno per niente.
In linea generale sono d’accordo con lei, ma non mi pare che l’intento delle donne sia quello di cambiare la testa agli uomini, anzi , il più delle volte è proprio quello che porta a far degenerare le discussioni. Ma se qualcuno pensa di doverla per forza cambiare alle donne perché la provocazione parte innanzitutto da loro, allora non ci sto.
Insieme mi sta benissimo (quando si può) ma non vorrei che ritornassimo alla solita litania che la donna deve essere “comprensiva” e scendere a compromessi anche quando a “compromettersi”, a volte fino all’estremo limite, è sempre e solo lei.
…..la “paziente attesa” è nel DNA delle donne….
Ahia.
E la danza è nel DNA dei neri, la pulizia dei pavimenti nel DNA dei fippini e il mandolino nel DNA dei napoletani. E l’avidità nel DNA degli ebrei.
Lo vedi com’è facile?
Di nuovo, ahia.
RISPOSTA
I tuoi sono luoghi comuni, il mio era un gioco di parole che, evidentemente, scusa ma non hai capito. Se vuoi te lo spiego.
In realtà, non ho mai pensato che le donne debbano portare pazienza e accettare compromessi. Anzi, tutto il contrario. Penso che una donna non debba accettare il compromesso di sposare un uomo che non ama. Penso che una donna non debba accettare di restare con un uomo quando la convivenza è diventata sgradevole e pericolosa. Penso che una donna non debba accettare di mettere al mondo dei figli con un uomo inaffidabile; prima di farlo deve cercare di accertare se ha le doti di buon marito e buon padre. Lo stesso devono fare gli uomini: mai sposare una donna solo perché è bella o perché è ricca. Queste scelte si pagano. E, in ogni caso, mai contare sul fatto che i difetti si potranno correggere col tempo e la vita insieme. Il più delle volte le persone, dopo il matrimonio o l’avvio d i una convivenza, tendono a peggiorare invece di migliorare. Insomma, io credo che i femminicidi nascano da una scelta sbagliata. Uno sbaglio fatto sia dall’uomo che dalla donna che, se avessero riflettuto bene, si sarebbero guardati bene dal mettersi insieme, perché erano manifestamente incompatibili. Formare una coppia è un investimento e, come in tutti gli investimenti, la cautela è meglio dell’entusiasmo.
RISPOSTA
non c’è dubbio.Ma cosi c’è il rischio che non i sposi più nessuno, infatti i matrimoni sono in calo e le comvivenze presentano gli stessi rischi.
Meglio sarebbe forse andare a scuola di non violenza.
Il padre di Borgia. l’uomo che ha accoltellato a morte l’amante trentenne che aspettava un figlio da lui, ha detto che le donne insistono troppo con il volere l’emancipazione, ecco perché gli uomini perdono la testa. E’ un “punto di vista “…di un uomo. Mille volte meglio se taceva.