Sono grata agli alberi
alla loro luce morbida
attorno all’onda del riflesso
del giallo del rosso
del marrone.
Tinte le foglie non più verdi
Assorbono i colori
dalla fonte primaria di luce.
E affondo gli occhi
nel riverbero del cielo.
Mentre l’azzurro si piega dolce
verso la cima degli abeti.
E l’avvolge con amore
in un abbraccio che sa di cose
ancora da scoprire.
O di cose che so che ricordo
che rivedo che mi parlano mute
mentre alzo la testa
e chiudo gli occhi.
E respiro il profondo azzurro.
E fondo l’anima con le rughe
del tronco che si affaccia
da un angolo e mi guarda
e mi chiama come tante volte
Io l’ho chiamato.
“Sono qui per te” sembra dirmi
come sempre sulla curva del viale
dritto impassibile ed eterno
compagno e amico.
La chioma va oltre la vista sopra
le altre chiome, sopra di tutto.
E mentre mi appoggio sento la linfa
scorrere come sangue che
si mischia a quel verde che
fugge e si ritrae accecato.
Una girandola di colori, e ogni colore una sensazione, un sentimento, e tutt’insieme conducono a uno scambio d’amore, di natura umana e vegetale.
Complimenti, bella appasionata poesia.
Amare gli alberi è amare la natura. Tanti poeti si sono commossi alla vista di un albero. Ricordo la bella poesia del Pascoli per un quercia caduta che, pur non dando più rifugio agli uccelli, dona se stessa fino all’ultimo agli uomini:
Dov’era l’ombra, or se la quercia spande
morta, né più coi turbini tenzona.
La gente dice: “Or vedo: era pur grande!”
Pendono qua e là dalla corona
i nidietti della primavera.
Dice la gente: “Or vedo: era pur buona!”
Ognuno loda, ognuno taglia. A sera
ognuno col suo grave fascio va.
Nell’aria, un pianto… d’una capinera
che cerca il nido che non troverà.
RISPOSTA
Davvero struggente. La quercia era considerata una divinità.
Autunno la stagione più poetica e romantica in assoluto, per i suoi colori per le prime nebbie che il sole ancora dolce dirada, per lo zampettare dei primi coraggiosi pettirossi, per i piccoli principi ranocchi che un po’ infreddoliti sbucano dai loro nascondigli,per le onde spettacolari nel cielo di uccelli migratori …forse la mia stagione preferita? Complimenti per la bellissima e suggestiva sua poesia
RISPOSTA
GRazie complimenti anche a te per la bella prosa.
“Sono qui per te” sembra dirmi
come sempre sulla curva del viale
dritto impassibile ed eterno
compagno e amico.
Il tema del dialogo con gli alberi, è molto suggestivo e non si risolve in un semplice prestar loro la nostra voce per confessare i nostri sentimenti, è molto di più, perché è proprio l’albero che riescee a trarre dal nostro intimo ciò che altrimenti sarebbe rimasto chiuso e inespresso dentro di noi.
Anche Carducci , dialoga col duplice filare dei cipressi che da S.Guido vanno a Bolgheri, ma sono questi che traggono dal suo intimo ricordi, rimpianti e sentimenti, ossia le “eterne risse” della vita:
“Intesi allora che i cipressi e il sole
una gentil pietade avean di me,
e presto il mormorio si fe’ parole:
“Ben lo sappiamo: un pover uomo tu se’.
Ben lo sappiamo, e il vento ce lo disse
che rapisce de gli uomini i sospir,
come dentro al tuo petto eterne risse
ardon che tu né sai né puoi lenir”
RISPOSTA
SI, “una gentil pietade” come un amico che capisce ma non può parlare, gli alberi sono cosi, muti ma esprimono tanto solo con l’essenza forse per questo le specie arboree si chiamano cosi.