Qualcuno ha definito il primo ministro: “il premier mediatore”, ovviamente per l’evidente capacità di mediare tra le varie forze politiche con le quali ha avuto a che fare durante questa sua esperienza.
Veniva da tutto altro settore ed ora si trova su una “cattedra” che ha ottenuto senza particolari meriti politici. ma, sembra, solo tramite “conoscenze”. Insomma i suoi “santi in paradiso”sembrano essere i cinquestelle, sempre da quelle parti stiamo.
Ha risposto alle domande del Copasir, bello come un sole. Ha avuto anche parecchio tempo per pensare ad una linea difensiva. Essendo avvocato non gli sarà stato difficile.
Si difende dalle accuse di aver permesso che un politico americano, William Barr, parlasse coi nostri servizi segreti.
Si difende dicendo che è tutto falso. Falso tutto, i giornalisti raccontano solo falsità e Salvini, che lo accusa di aver favorito Trump dovrebbe pensare ai suoi affari coi russi. Spieghi quelli.
Non fa una grinza. Il Premeditatore ha salvato l’intelligenza dei nostri intelligenti servizi. E ha salvato il suo, personalissimo e segretissimo …intelletto.
Ci credo che è arrivato dove è arrivato. Per forza, una simile faccia…d’angelo non poteva non arrivare cosi in alto.
Ce lo terremo a lungo.
Ha la stoffa, ce l’ha a metri, ne ha intere pezze.
Negare sempre anche davanti all’evidenza.
Il premier mediatore ha mediato per sé e ci ha messo la pezza.
Vedremo se el tacon regge o se si sbrega.
Carriera fulminante quella di Conte, se da uomo qualunque qual
era (nel senso buono , s’intende) -avvocato e docente- è assurto bruciando tutte le tappe, alla Presidenza del Consiglio,
pur “senza tituli” politici, ignoto ai più, perfino a Mattarella, che gli ha conferito l’incarico non senza perplessità. Però era noto a Di Maio.
E questo avviene in un Paese di carrieristi politici di lungo corso, di burocrati e super burocrati, di burosauri, un Paese dove vigono tortuosi tirocini e lunghissime anticamere anche per un posto di operatore ecologico.
I casi sono due, anzi tre:
-o Conte è un vero fenomeno di natura, una sorta di bambino prodigio un po’ cresciuto, e allora teniamocelo stretto;
-o la fortuna l’ha baciato in fronte, consentendogli di profittare di una congiuntura favorevolissima, quella di due personaggi che ambiscono alla massima carica politica e, come due forze uguali e contrarie, si elidono a vicenda, ma non si annullano, anzi si alleano e lo sostengono: e allora stia attento perché, se la fortuna è notoriamente cieca, la sfortuna -come disse qualcuno- è oculatiassma.
-o, infine, in un Paese dove esistono tre forze principali tra loro incompatibili, e nessuna delle tre ha la maggioranza assoluta,
il sistema proporzionale esautora di fatto il PdC, il quale resta alla mercé dei due segretari di partito che si accordano per avere la maggioranza parlamentare.
Insomma, l’incognita Conte, non conta poi tanto, e c’e qualcuno che non gli fa sconti e anzi gliele canta:
“Chi troppo in alto va,
cade sovente
precipitevolissimevolmente”.
RISPOSTA
Certo, ma non James Kont! Troverà sempre il suo “gancio in mezzo al cielo”.
Io non conosco affatto Giuseppe Conte.
Non lo conosco ne’ come politico ne’, tantomeno, come avvocato semplice cittadino.
Non posso nemmeno sapere dei suoi maneggi, legali o no, con le personalità istituzionali statunitensi, per cui non sono in grado di esprimere un mio onesto parere sulla vicenda “spionistica” nella quale Conte è implicato, cosi’ come non so come sta messo Salvini per il suo operato in Russia, per cui spetterà a chi di dovere stabilire come vanno le cose (colpevoli o innocenti?).
Quel che posso affermare è che il nostro, purtroppo, è un “singolare” Paese.
Uno Stato dove chi viene eletto può agire come meglio crede in barba alle democratiche desiderata degli elettori che su quella poltrona lo hanno messo.
Dove perfetti sconosciuti e mai democraticamente eletti diventano nientemeno che Presidente del Consiglio, laddove, spesso, è difficile entrare pure come usciere se non sei in graduatoria o quant’altro.
Dove lo Stato ti multa se non paghi ciò che a lui è dovuto entro i termini mentre lui Stato, a sua volta, non estingue i suoi debiti con i creditori costringendoli, molto spesso, al fallimento o, peggio, al suicidio.
Dove, impunemente, in nome di un falsissimo buonismo, si accolgono cani e porci (termine usato senza offesa per sventurati) salvo poi favorirci su con malaffari a tutti i livelli (caporalati, ONG, truffe ecc.) e costringendo quei fuggiaschi a bivaccare per le nostre strade, a delinquere o ad essere sfruttati peggio dei piantatori di cotone negli USA di ottocentesca memoria.
Dove per far prevalere i propri interessi personali politici e non si va anche contro il proprio Governo ed interessi nazionali: disposti pure a vendersi il padre e la madre, se ciò fosse necessario.
E dove i giovani ingegnosi e volenterosi se ne devono andare all’estero per affermarsi perché qui non hanno futuro.
Degrado, menefreghismo, corruzione, spregiudicatezza, ignoranza fanno si’ che le cose non vanno, da noi.
Tante, un elenco lunghissimo ma, a quanto pare, nessun politico ha mai mosso un dito per cambiare davvero questo Paese il quale, secondo me e per quanto se ne possa dire il contrario, agli occhi del mondo resta sempre, aldila’ delle solite: brava gente, clima ottimo, gastronomia ottima, intelligenza, inventiva, creatività degli Italiani ecc., restano però qualità non sfruttate perche’ rests sempre un Paese popolato da dei poco di buono, da mal visti e da inaffidabili.
Del resto ciò si vede da quanto conta in Europa e nel mondo il nostro Paese rispetto a Germania, Francia, Regno Unito…
Cordialmente.
RISPOSTA
Certo, non ci possiamo consolare con pizza e mandolino, o speck e bagna cauda o fegato alle veneziana e lidi ferraresi, ma…capsiterina che bello il nostro paese. Apprescindere…e fino a ch enon lo distrugge del tutto la speculazione.
Amo il mio Paese, l’Italia.
Per questo sono oggi amareggiato dal fatto che la nostra Patria, che da sempre non ha mai goduto di autorevolezza e prestigio nel mondo, non ne goda anche attualmente, men che meno.
Pur avendo enormi potenzialità l’ Italia, infatti, non sa gestirle in maniera adeguata e fruttuosa.
Corruzione, clientelismo, criminalità più o meno organizzate, litigiosita’ perenne interna, lassismo, menefreghismo e amor patrio nullo o quasi, unito a un individualismo notevole e con classi politiche mediocri a farla da padroni, fan si’ che da noi si scappi.
Specie i giovani, quelli intelligenti e preparati.
Del resto è stata sempre una prerogativa italiana quella di andare ad arricchire altri Stati piuttosto che il proprio.
Cristoforo Colombo, ad esempio. Pur appartenente ad una città marinara, Genova, invece di favorire la sua patria, si pose al servizio degli Spagnoli che, dopo averlo sponsorizzato, ovviamente trassero i giusti vantaggi da quell’impresa da lui coraggiosamente compiuta che offri’ alla corona castigliana un ricco continente: quasi tutto per loro!!
Cosi’ come fece Vespucci, che favori’ gli iberici e non Firenze, sua città natale.
Il toscano Giovanni da Verrazzano era al soldo dei Francesi; Giovanni e Sebastiano Caboto, alle dipendenze inglesi, esplorano le coste del nord America.
E poi Meucci, la cui invenzione telefonica, in USA, le venne trafugata da uno spregiudicato americano, Bell, che si arricchi’ alle sue spalle.
E Guglielmo Marconi, sponsorizzato dagli Inglesi grazie anche alla nazionalità irlandese della di lui madre.
Ed Enrico Fermi, che prevalentemene negli USA trovò considerazione.
E poi i premi Nobel Dulbecco e Rubbia e tanti, tanti altri, più o meno illustri italiani, che solo all’estero trovarono sostegno alle loro geniali potenzialità.
In campo internazionale il nostro Paese non è mai stato considerato da nessuno; a cominciare da Metternich che già al Congresso di Vienna del 1815 considerava l’Italia (e forse anche la popolazione che l’abitava) una semplice espressione geografica.
Dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente siamo stati sempre terra di conquista: Vandali, Unni, Eruli, Ostrogoti, Bizantini, Arabi, Longobardi, Franchi…. si sono succeduti nel possesso della nostra terra.
Così, mentre in Europa si costituivano forti e solidi regni o imperi (Inghilterra, Francia, Spagna, Portogallo, Impero Asburgico, Sacro Romano Impero Germanico…) da noi nessuno muoveva un dito per fermare le invasioni straniere o adoperarsi per mettere su un solido e organizzato regno, come accadeva nel resto d’Europa.
Da noi, invece, si preferiva la frammentazione: in liberi comuni prima e signorie poi, spesso in lotta fra di loro e antesignani di quelli che, in seguito, saranno gli staterelli preunitari legati, direttamente o non, alle potenze all’epoca imperanti.
La noncuranza di cui pativamo in Europa, anche dopo la sofferta acquisizione della libertà nazionale ed unità politica, raggiunta col Risorgimento, ci fu dimostrata in diverse occasioni. Eravamo, difatti, considerati una specie di Mastro don Gesualdo in campo internazionale: un cafone arricchito si’ ma sempre indegno di sedere al consesso dei veri nobili!!
“Lo schiaffo di Tunisi”, laddove la Francia ci soffio’ la Tunisia da sotto il naso, incurante delle nostre desiderata e
tra l’indifferenza delle altre potenze europee per le quali la Francia era sempre la Francia mentre noi contavamo un ca…* , la dice lunga di quanto era presa sul serio l’Italia.
La presa per i fondelli datataci in seguito da Francesi ed Inglesi col Patto di Londra, è un altro tassello che indica la totale inconsistenza politica e marginalità italica.
Al termine della Prima Guerra Mondiale, in barba agli accordi stipulati con noi da Francesi ed Inglesi e nonostante il nostro sanguinoso contributo in vite umane per la vittoria comune, non ci fu dato altro che la legittima riconsegna di Trento e Trieste.
Di ampliamenti coloniali e quant’altro, come pattuito, neanche l’ombra perché dei possedimenti tedeschi e di quelli dell’ex Impero Ottomano fecero man bassa britannici e transalpini alla faccia nostra e per mostrare quanto ci si filavano.
Non dimentichiamoci che quella “vittoria mutilata” favori’ l’ascesa del fascismo e la sua successiva presa di potere.
Anche qui la singolarità italica si mostrò in tutto il suo splendore. Megalomania, dittatura, repressioni, folle alleanza con un … folle come Hitler, come risposta sconsiderata ai comportamenti snobistici dei grandi dell’epoca: Inglesi e Francesi (che dopo essersi spartiti mezzo mondo proibivano, pure, all’Italia quel posto al sole dove Mussolini voleva stare per portare i nostri connazionali a costruire un futuro in terra amministrata da italiani invece di recarsi a lavorare per gli altri) furono i pilastri della stoltezza italica che sembra proprio non avere limiti.
Quel connubio col nazismo, forse indotto, indirettamente, dalla Societa’ delle Nazioni (l’ONU dell’epoca) col suo ambiguo comportamento nei nostri confronti (sanzioni e ostacoli non mancarono certo contro una Italia aggressore dell’ Etiopia) purtroppo, fu fatale al nostro Paese.
Successive promulgazioni di leggi razziali, condivisione di idee e programmi con il nazismo portarono l’Italia ad impengolarsi nella piu tremenda tragedia mai vissuta nel corso della sua storia.
Successe di tutto in quel contesto.
Disorganizzazione militare, strategica e politica; tradimenti; eccidi; oceaniche folle che prima osannanavano il duce si dissolvevano per ricompattarsi poi a salutare, festose, i pomposi soldati angloamericani a bordo dei loro cingolati.
Nella più generale confusione e disorganizzazione, tipicamente italiana, accadde che gli Angloamericani, inizialmente i nemici da combattere mentre i tedeschi rappresentavano gli alleati, divennero, perché in Italia, si sa, le cose cambiano dalla sera alla mattina a secondo degli interessi e convenienze, gli amici buoni da accogliere mentre gli altri, i tedeschi, i cattivi da annientare.
Così, mentre Tedeschi e i Giapponesi perdevano la guerra ma salvavano il loro onore rimanendo fedeli al loro credo fino in fondo e guadagnandosi la stima dei nemici, noi diventavamo ancor più i perenni inaffidabili, i voltagabbana per eccellenza, gli eterni Mastro don Gesualdo della storia.
La chiudo qui perché mi sembra di aver scritto una lunga, triste pagina di storia del nostro beneamato Paese.
Non pretendo certo che l’ Italia diventi una superpotenza ma un Paese organizzato, serio e razionale.
Lo spero proprio, anche perché solo in tale veste l’Italia può sperare di dire la sua in Europa onde autorevolmente contribuire alla unita’ politica di parte del continente oltre che far star bene i suoi cittadini.
Cordialmente.
RISPOSTA
si, una lunga pagina triste come è stata ed è la nostra storia ma lei ne ha fatto un sunto gustoso anche se amaro.
Siamo il paese dei mille campanili e mille e uno campanelli.
Ps: Rita Levi Montalcini e tante altre, dove le mettiamo? Eddai, sarà un caso ma sono sempre maschi a venire nominati.
Però. Piccinini, non trova strano che un cittadino italiano affermi “Io non conosco Giuseppe Conte”…bene o male è il premier di questo paese da oltre un anno, dovrebbe averlo notato.
Non conosco Giuseppe Conte, come penso anche altri lo ignorino, perché fino a qualche mese fa egli esercitava la professione di avvocato: era, quindi, un normalissimo cittadino come Lei, come me e come tanti altri mentre, in campo politico, a differenza di Di Maio, Grillo, Gentiloni, Renzi, Letta, Berlusconi, Salvini, ecc., non era mai apparso.
Oggi, grazie a fortunate, per lui, circostanze, esercita il ruolo di Primo Ministro. Ovviamente oggi tutti sanno chi è Giuseppe Conte.
Si ignorano, invece, le sue colpe o virtù nelle Vicente spionistica e in cui è coinvolto. La magistratura indaga e appurera’ la posizione del Sig. Conte.
Non spetta a me dare un giudizio sugli avvenimenti di cui sopra e dei quali conosco più niente che poco.
RISPOSTA
neppure io conosco Conte. Quello che so di lui lo leggo sui giornali. Ma non mi risulta che la magistratura stia indagando sull’affair servisi segreti ma il Copasir che non ha ancora desegretato le dichiarazioni del presidente.
Ora per lui, dopo il curriculum taroccato, sembra ci sia un’inchiesta rivelata dal Financial Times, su una sua perizia fatta qualche giorno prima di insediarsi a palazzo Chigi, su un’azienda del settore delle comunicazioni, che , a quanto dicono, avrebbe preso un grosso appalto grazie alla “golden power”esercitata proprio dal governo guidato da chi aveva fatto la perizia e cioè Giuseppe Conte nel suo ruolo di giurista.
Credo che dovremmo interessarci di più a chi guida il paese a chi ha le “chiavi di casa” e potrebbe servirsene per scopi non proprio nobili.
L’impressione che ne ho avuto da subito è di un arrivista opportunista e non mi ha mai ispirato una grande fiducia, ma tutto il contrario.
Grazie per le informazioni.
Anche per me il Sig. Conte sembra un opportunista.
Oltre a ciò mi pare anche una persona priva di amor proprio e di dignità personale.
Basti pensare che ha accettato l’incarico di Primo ministro, nel primo Governo, quello gialloverde, pur sapendo che il suo ruolo sarebbe stato marginale perché offuscato da quello di Salvini e Di Maio, i veri piloti del team.
Il Sig. Conte, si ricordi, al Parlamento europeo, pur essendo stato pubblicamente tacciato di essere un burattino nelle mani dei due suindicati: Salvini in primis e Di Maio poi, ebbe il coraggio di ribadire che quella insinuazione rivoltale era… infondata!!
Sinceramente io invece sarei sprofondato per la vergogna e per la mia reputazione oltremodo compromessa.
Il giorno stesso, dopo un serio esame di coscienza, avrei rassegnato le mie dimissioni da “premier” e me ne sarei tornato a casa a continuare a svolgere le mie piu’ dignitose professioni (penso proficue) di docente e di avvocato piuttosto che continuare a stare in un governo il cui mio solo compito, tutto sommato, e’ quello della comparsa, del “premier fantoccio”.
Invece, oltre a non aver rassegnato le dimissioni dopo essersi beccato pubblicamente in faccia l’appellativo di burattino, il Sig. Conte ha perseverato (non aveva detto alla stampa che quella sarebbe stata, per lui, solo un’esperienza da concludere quanto prima?) accettando ancora una volta, il ruolo di Primo Ministro, stavolta in… giallorosso.
Concludo ponendomi e ponendo la domanda:
– È possibile e normale che in Italia si possa divenire presidenti del consiglio senza aver ricevuto democratici consensi dai cittadini?
È possibile che una stessa persona possa svolgere l’incarico di presidente del consiglio di due successivi e antitetici governi?
Se ciò, a quanto pare, è fattibile…allora, secondo me, qualcosa non quadra nel sistema e, soprattutto, nella cosiddetta DEMOCRAZIA.
RISPOSTA
A quanto pare è possibile ma,cone in questo caso, non auspicabile. Comunque non credo che il Conte 2 abbia vita lunga dopo la batosta presa in Umbria.
Certo che fra le tante personalità che hanno onorato l’Italia c’e’ anche Rita Levi Montalcini.
Ma ci sono anche state Maria Montessori, Grazia Deledda, Matilde Serao…e tante altre geniali o eroiche donne.
Ma io non intendevo essere “maschilista”, come penso Lei voleva insinuare solo perché nell’elenco dei geni italici ho tralasciato quelli di sesso femminile.
Il concetto che invece desidero far passare è quello, confermato del resto dalla storia passata e da quella odierna, che gli italiani tendono (suppongo perché costretti dagli eventi avversi) da sempre a recarsi all’estero per cercare fortuna, avvantaggiando cosi i Paesi che li accolgono.
Sembra, difatti, che fuori dai patri confini le potenzialità italiche vengano oltremodo valorizzate, ragione per cui mentre gli Stati che accolgono i nostri compatrioti si avvantaggiano del loro operato, da noi, in patria li si ignora, talvolta li si denigra, o, peggio ancora, li si ostacola in ogni modo.
Alla fin fine da noi, andando cosi le cose, resteranno solo prevalentemente gli anziani, i migranti dequalificati, i delinquenti e tutti quei mediocri cittadini che dovranno sopravvivere in una società insolita in cui diventera’ sempre più difficile inserirsi e vivere.
Che Dio ci aiuti!!!
RISPOSTA
nn intendevo affatto darle del maschilista, ho solo notato che prevalentemente si ricordano nomi maschili che hanno onorato la patria mentre, su mio invito lei ne ha trovati altrettanti di femminili, ma cosi va il mondo e non certo da oggi.
Per il resto sono molto d’accordo, ma non credo che qui rimangano solo i medriocri o peggio i deliquenti, che pur ci sono e non se ne vanno, purtroppo, ma tante persone che si ostinano a voler credere nel proprio paese e a non abbandonarlo.