Conte ha avuto il suo momento, ha rovesciato le scarpe e le ha ripulite dei sassi che contenevano da mesi, lo ha fatto in pubblico e sopratutto, sulla zucca del ministro che sembrava inebetito, instupidito, incredulo. La sua faccia era un caleidoscopio di espressioni, una più buffa dell’altra.
Il compito di Conte era, prima di tutto, umiliare quello che era diventato un grosso macigno sulla testa dei grillini; nessuno di loro lo sopportava più.
E con ragione, anzi, mille ragioni.
Ma il matrimonio era stato fatto in piena consapevolezza, magari non sapevano appieno a cosa andavano incontro, certo, è comprensibile, ma un matrimonio è sempre un’unione di due soggetti, in questo caso consenzienti entrambi e sufficientemente maturi per capirne le conseguenze.
Dunque, l’avvocato ha fatto un discorso a difesa di chi lo ha voluto in quel ruolo.
Infatti la prima parte del suo discorso è stata una filippica contro le malefatte del “bruto”.
Malefatte che, però, lui, ha avallato e anzi, si è preso la responsabilità di tutte visto che a lui spettava la guida di questo strampalato governo, il più osceno della storia repubblicana.
Ha, con evidente soddisfazione, pubblicamente svergognato quello che era stato per 15 mesi “l’alleato”, il “socio”, “l’amico”, sul quale, sia lui, che, l’inutile, mellifluo DiMaio, avevano speso parole di zucchero filato per mitigarne gli eccessi,
E’ stato co-protagonista delle nefandezze perpetrate dal ministro contro i più deboli, comprese le donne verso le quali Salvini non ha esitato a usare un atteggiamento di disprezzo.Basti pensare a come si è scagliato contro Carola Rackete, a come l’ha insultata (zecca), a come ha tentato in tutti i modi di farla passare per una abietta criminale. Tutto questo ostentando la sua fede con studiato opportunismo, baciando crocifissi e invocando la Madonna, come fossero sostenitori della Lega e suoi sponsor.
Dove stava Conte quando tutto questo succedeva?
Avrebbe dovuto stare a Palazzo Chigi e avrebbe potuto esprimere la propria contrarietà sulla linea dura, spietata e volgare del ministro dell’Interno.
Non lo ha mai fatto.
Al contrario, è stato alla meglio evasivo, alla peggio lo ha persino lodato, in due parole: complice.
Per non parlare del fatto che gli ha parato il sedere con la magistratura quando poteva rischiare 15 anni di galera per sequestro di persona. Una cosa di cui lui e i grillini tutti, dovrebbero sentire tutta la responsabilità in eterno.
La seconda parte del discorso è stato un’apologia del governo e soprattutto della politica dei Cinquestelle: spudoratamente di parte per un premier che deve rappresentare l’Italia e non imporvvisarsi capo di un partito.
La sua magniloquenza è stata, ovviamente, apprezzabile da un punto di vista meramente stilistico.Ma a me è sembrata un inutile sfoggio di retorica mirata a difendere se stesso e il partito che lo ha sponsorizzato e al quale, evidentemente, è legato e deve riconoscerlo. Quella esposizione del programma dei sogni, ancora da realizzare e non realizzato ma che potrebbe ancora esserlo, altro non è stata che una mossa per cercare di non affondare.
Ho molto apprezzato il breve intervento di Emma Bonino, la quale, senza tanti giri di parole, gli ha detto chiaro che, pur essendo una persona che ispira fiducia e a tratti persino simpatia, non si pò dimenticare che lui non era un passante e tutto quanto è successo, è successo anche per sua responsabilità.
Insomma, chiaramente gli ha dato del para…spifferi, in altri termini, dell’ipocrita.
Come sono ipocriti i grillini dal primo all’ultimo, sapevano che l’odiato leghista non era certo il massimo per governarci assieme, dopo anni di insulti reciproci, ma si sono adattati alla grande e lo avrebbero fatto ancora se lui non avesse fatto saltare il banco. Salvini si è dimostrato uno spregiudicato giocatore d’azzardo sulla pelle degli italiani, ha puntato tutto sul voto e, almeno in questa prima fase, ha perso.
E ha perso male. Ieri sembrava, senza averne minimamente la simpatia, uno dei personaggi più meschini di Sordi.
Di quelli che capiscono che il gioco non gli è riuscito e cercano di salvare capra e cavoli.
Per ora, i cavoli se li è presi in faccia e la capra gli ha mandato un bel calcio sul sedere servito, platealmente, con un discorso preparato nei minimi dettagli in collaborazione con gli spin doctors del Movimento Ipocrita Ingessato.
Ora i cavoli sono tutti nostri.
Come sempre, del resto.
Ma, almeno, questo bislacco governo è caduto. Finalmente.
Si, qualcosa di positivo è uscito fuori da questo guazzabuglio, è caduto il governo costruito sulle mire illusorie di due opposti partiti.
Il governo che verrà, qualunque sia il modo, dovrà affrontare in modo serio problemi vitali per la sopravvivenza del Paese.
In primo luogo, evitare il peggio cui stava andando incontro l’attuale “governo del cambiamento”, ma io direi dei sogni ingannevoli, perché impossibili da realizzarsi.
In secondo luogo, rilanciare un clima di collaborazione edi solidarietà nel perseguire obiettivi irrinunciabili quali il rilancio delle attività produttive di reddito e un’equa redistribuzione di esso.
In terzo luogo rientrare nel novero delle nazioni che contano per la creazione di una Unione Europea “vera”, in prospettiva sempre più irrinunciabile.
Per ottenere questo ci vorrà lungimiranza, competenza, onestà, spirito di servizio ed equaninità.
Non sono virtù utopistiche al di fuori dell’umana natura, nessuno preso singolarmente potrebbe disconoscere queste qualità.
E allora?
Ci vogliamo credere?
RISPOSTA
E perché no? Essere ottimisti non costa nulla e soprattutto aiuta a non disperare. Perché questi alla disperazione ci portano se continuano così.