Le mele nel cesto

In questi giorni si parla tanto della zuffa tra i governatori del Veneto e della Lombardia e il premier Conte.

A dire il vero tre “cai soa giusta”, li definirebbe Goldoni, con l’intento di definire tre persone che hanno degli aspetti, diciamo, un po’ controversi, naturalmente visti dal lato della politica. Niente di personale.

Ma torniamo all’ Autonomia differenziata, prevista dalla Costituzione, che le tre regioni del nord, dopo il successo del referendum, stanno chiedendo da oltre un anno a questo governo di confermare, o quantomeno di cercare di arrivare ad una definizione.

Sembrerebbe una faccenda complicata. Da come ne parlano i Cinquestelle: una vera e propria “rapina” da parte dei ricchi “nordisti” nei confronti delle popolazioni del sud o su e giù di li.

Io ho provato ad immaginare di spiegare la cosa ad un bambino (prima di tutto per cercare di capirla meglio io visto che non è per niente facile).

Dunque, la vedo cosi (magari sbaglio): poniamo che ci sia una enorme cesto dove i cittadini italiani devono mettere, per ordine dello Stato, le mele (tasse  e  gabelle varie) che raccolgono. Queste mele, una volta raccolte da tutte le regioni, saranno  usate dallo stato secondo dei criteri stabiliti dallo stesso.

Ora i tre moschettieri autonomisti: Zaia, Fontana; Bonaccini, vorrebbero, che una parte di quelle mele rimanessero nella loro regione per rendere più efficienti alcuni servizi, tipo: scuola, sanità etc.etc.

Ma lo stato dice che bisogna pensarci bene; non possiamo fare differenze tra i cittadini, non possono esserci cittadini di serie A e di serie B.

Ma i tre rispondono che loro versano molte più mele di altri che addirittura non ne versano per nulla e che una volta che le mele sono finite nel cesto dello stato, non si sa bene come vengano usate,se vanno marce e vengono sprecate e a chi vadano e se davvero vanno a chi ne ha bisogno o se chi ne ha bisogno non le vede neppure col binocolo, mentre altri (già ricchi) si pappano anche quelle dei poveri…

Questa cosa ha un nome e cioè: corruzione ed è molto difficile, a quanto sembra, sconfiggerla.

I tre dicono che l’Autonomia differenziata corrisponde a maggiore responsabilità da parte delle regioni nel gestire le risorse, meno sprechi e quindi maggiore efficienza per i cittadini e nessuna ruberia nei confronti di altri ma la possibilità anche per loro di gestire in maniera più proficua e più responsabile le risorse che, altrimenti, se ne vanno in sprechi e corruzione.

E, sempre i Tre, ma soprattutto Zaia e Fontana, dicono che le regioni, con maggiore autonomia non solo gestirebbero meglio le risorse, ma farebbero il bene dell’Italia intera che ha solo da guadagnare dallo sviluppo di regioni che hanno un Pil alto e che producono ed esportano ed attirano investimenti stranieri.

E le altre regioni ne ricaverebbero un vantaggio perchè lo stato, non potendo più contare su troppe “mele” del cesto provenienti sempre dagli stessi, investirebbe di più affinchè le regioni più” povere” avessero la possibilità di sviluppare meglio  la propria economia per poter mettere la loro parte di “mele” nel cesto e, magari, non dover sempre aspettare che lo stato gli faccia da “mamma”, rendendosi  indipendenti.

Chissà se un bambino capirebbe questa storia? Sembra difficile per una buona parte di adulti( certo non è facile), soprattutto quelli che non vorrebbero che le cose cambiassero e preferirebbero che rimanesse tutto come sta per poter approfittare, alla bisogna, delle “mele” che  vanno a riempire “cesti” che sono già fin troppo pieni.

Con buona pace dell’Unità dello Stato, della Patria e della Famiglia.

 

1 commento su “Le mele nel cesto”

  1. Mariagrazia non occorre fare l’esempio delle mele, chi non vuol capire non capirà neppure con gli esempi più elementari.
    Le autonomie regionali sono previste dalla Costituzione italiana per una migliore gestione dei problemi locali, perciò chi adduce motivi di unità nazionale o di solidarietà tradite, per non concederle, è in malafede.
    L’autonomia non è indipendenza è ) dare più potere ad una gestione locale, concordandola con lo Stato Centrale.
    Giusto il principio di solidarietà nazionale che chi più ha più deve dare, ma c’è un limite in tutto, e questo limite lo manifestano le popolazioni locali (vedi referendum) e uno Stato democratico non può e non deve ignorarlo.

    RISPOSTA
    grazie di questa concisa ma esaustiva rappresentazione di un problema di cui si discute da anni.
    Ma, allora, io forse l’ho solo complicato con la storia delle mele.

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