L’onorevole ministro Di Maio, mi ricorda uno di quei salamini che Jacovitti metteva dappertutto. Ce n’era sempre uno che spuntava dalle vignette.
Forse il paragone non calza troppo col ministro, ma vedere la sua faccia spuntare dovunque, me lo ha ricordato. Un po’ la figura del salame ultimamente, però, a mio parere, la sta facendo.
Di Battista non gli ha mandato ancora lo “stai sereno” ma lo ha fatto chiaramente capire: scende in campo.
Col coltello tra i denti. Si candida al 100%, ha detto ad una Gruber altrettanto agguerrita che gli ha fatto notare che non può arrivare nel suo studio a dire che i Cinquestelle sono delle mammolette in mezzo agli squali, ma che prima di apprestarsi a governare, avrebbero dovuto studiare e che giustificare la sconfitta epocale dicendo che loro sono come tante Alici (sotto sale) in Wonderland, ormai fa saltare la mosca al naso del più glaciale dei giornalisti televisivi ( e non ).
Se dovesse cadere il governo (per opera di Salvini, dice Di Battista), allora lui è pronto a fare il proprio dovere di barricadero che non ci sta a passare per fesso (lui ha usato un altro termine).
Il cambio della guardia sembra imminente, tra Di Battista e Di Maio non corre più sangue fraterno, ma piuttosto da fratelli coltelli.
Ma, dopotutto, Luigi se lo doveva aspettare: in questo anno di governo ha dimostrato di non essere all’altezza della sua importante funzione pubblica e di aver sviluppato di più la sua relazione amorosa con la fidanzata che l’economia italiana.
Anche come capo politico ha lasciato molto a desiderare, niente da dire sul suo atteggiamento partenopeo, un pelo attendista, ci starebbe, se non ci fosse il leghista ipercinetico da contrastare.
Ma Di Battista è romano e quindi più “nordista” di Luigino e con una carica di voglia di spaccare il mondo ( e anche il muso del leghista) che gli si legge chiaro tra le righe dei suoi ultimi interventi,come in quelle della sua ultima fatica letteraria “Politicamente scorretto” che sembra scritto apposta per dire: “occhio ragazzi che ne ho per tutti”.
Tentano il tutto per tutto dalle parti della Casaleggio è Co., fanno entrare il centravanti di sfondamento, ambizioso e stracarico di energia prima che la partita si chiuda definitivamente in favore della squadra avversaria.
Di Maio, comunque può dormire sonni tranquilli, un posto per lui si trova sempre.
Non finirà come Totti. Al massimo finirà fatto a fette con contorno di sottaceti, che con questo caldo è sempre un bel finire.
Se Di Maio è il salamino, la lisca di pesce, pur essa spesso disegnata nell’angolino di vignette già stipate di personaggi piu o meno fantasiosi, chi sarebbe?
Facile assimilarla alla nostra Italia.
Dibba al posto di Dima? Dalla padella nella brace, Dibba al più con la sua moto reboante potrebbe fare concorrenza a Marlon Brando nella parte del Selvaggio.
Per governare non bastano cilindrata e marmitta rumorosa, occorre almeno un barattolo di sale fino da mettere sulla zucca per cappello, giusto come Fortunello.