“””Certo, a guardarli paiono due bravissimi ragazzi animati dalle migliori intenzioni ma mi hanno dato l’impressione di essere legati, di non potersi esprimere fino in fondo e come vorrebbero. Diversi sia nell’atteggiamento che nel modo di porgersi: contenuto e quasi strisciante il vicepresidente, molto più spontaneo e gioviale Di Battista.
Li ho visti già vecchi, logorati dagli ultimi avvenimenti di Roma e soprattutto troppo poco “coppia”, l’unione non li rendeva più forti, anzi, sembravano darsi sulla voce e quasi contraddirsi a vicenda.”””
Mi scuso per l’autocitazione, non è elegante lo so, ma leggendo i giornali questa mattina mi è venuta in mente quella mia vecchia lettera del 25 set.2016 “Che paese sarebbe con Grillo al governo?”.
http://lettere-e-risposte.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/09/25/che-paese-sarebbe-con-grillo-al-governo/
Mi arrivarono molte bordate allora, grilline e non , ma oggi mentre leggo delle bordate di DiBattista contro il Movimento e la sua caduta rovinosa alle ultime elezioni, dell’asservimento totale alla Lega, del poco carattere dimostrato da
Di Maio nell’essersi appropriato di troppe poltrone con esiti catastrofici…e tutto quello che ben sappiamo, beh, allora fate un po’ voi.
Politicamente scorretti però mi sembrano entrambi, il primo perché getta palate di fango sul piatto dove mangia, il secondo perché ha la spudoratezza, l’arroganza e l’ignoranza di paragonare Dibba a D’Alema, Da Libero di oggi” A chi si è preso la briga di raccontare quanto scritto da Di Battista e pubblicato dal Fatto, il vicepremier grillino ha risposto in modo tranchant: “Alessandro? È il D’Alema del M5s. Ormai lo conosciamo: è fatto così…”.
Massimo D’Alema ha una storia politica che non a tutti può piacere, può non risultare simpatico, ma paragonare la sua lunga militanza politica (con tanti sbagli e chi non ne fa?ma certamente con luci e ombre) a un saltimbanco populista giramondo libercolaio che cerca ogni occasione per mettersi in mostra e guadagnare sulle miserie del suo stesso partito…diciamolo, suona perlomeno politicamente eticamente umanamente molto molto scorretto.
Sono paragoni improponiili, ma forse la similitudine riguardava solo l’aspetto di guastafeste che ebbe D’Alema col governo Renzi.
Ad ogni modo come diceva Tino Scotti “Dura minga, non può durare”.
Mentre siamo in pieno affanno per evitare la procedura di infrazione, Salvini insiste con la flat tax e Di Maio, visto il fallimento del reddito di cittadinanza, rilancia col salario minimo e con le cifre iperboliche di chi ne trarrebbe vantaggio.
A sentirli siamo nel Paese del Bengodi, riduzione delle tasse, aumento delle spese, iva bloccata, infrazione respinta al mittente, povertà sconfitta, migranti dietrofront e avanti march, mercato delle armi in pienaespansione, debito in ascesa da alta montagna che però rassicura la Ue da uns nostra imminente bancarotta.
E dove s’è visto un miracolo del genere?
RISPOSTA
Beh guastafeste…che “feste” c’erano da guastare? Quelle del guastatore? Quelle di quello che ha ridotto il PD a questo pollaio di galletti amburghesi allo spiedo che stanno mettendo sulla graticola Zingaretti appena arrivato?
Tante delle colpe di questo governicchio le ha proprio lui, Renzi che aveva in mano il mondo e ci ha giocato a calcetto. E ancora ci sta giocando da irresponsabile.
Zinga vuole l’Unità mentre lui sta avvelenando i pozzi cosi tanto perché ha a cuore il destino del paese. Vergogna! Senatore dei miei stivali capace di far perdere la voglia di fare politica anche a Ghandi.