Staccare la luce è un gesto crudele. Chissà quanti, in Italia, non hanno la corrente elettrica perché non hanno pagato le bollette.
Ricordo che da bambina avevo una paura tremenda del buio. Volevo dormire con la luce accesa, anche una piccola luce. Ma non era permesso. Dovevo spegnere e dormire. Non si poteva tenerla accesa. Era crudele, ma dovevo ubbidire. E avevo gli incubi da sveglia. Ricordo che aspettavo terrorizzata che un flebile filo di luce entrasse dalle imposte sprangate e riuscivo ad addormentarmi solo quando quella diafana speranza riusciva a penetrare quel nero impenetrabile.
Staccare la luce a chi non paga le bollette è un gesto crudele.Incivile, senza pietà. Nessuno dovrebbe mai rimanere al buio.
L’elemosiniere del papa ha fatto un bel gesto. Staccare quei sigilli e riportare la speranza in quel palazzo è stata una cosa di grande giustizia e umanità. Nessuno dovrebbe mai rimanere al buio.
Facciamo che non succeda più che un intero palazzo rimanga al buio perché gli inquilini non pagano. Si può fare, in mille modi. Si aspetta. Si pazienta, come si fa coi bambini che hanno paura del buio. Si aspetta che crescano e siano loro a volerla spegnere.
La luce dovrebbe essere garantita sempre a tutti. Come l’acqua. Come la speranza.
Ci possono essere milioni di motivi per cui qualcuno non paga, non si può staccare la luce o l’acqua perché non si pagano. Dovrebbe esserci un sistema di solidarietà nazionale che interviene e provvede a saldare i conti con chi la eroga.
Il comune dovrebbe prevedere un fondo di solidarietà che automaticamente si attiva per impedire che una famiglia, una persona sola, chiunque, rimanga senza corrente o senza acqua. E che nessuno rimanga mai al buio, al freddo e senza speranza.
Una civiltà senza speranza non ha futuro.
Pubblicato su “Italians” del Corriere della Sera
Sono d’accordo, luce e acqua non dovrebbero mai mancare, sono beni essenziali, un po’ come l’aria, non dovrebbe essere consentito staccarli perché non può essere pagata la bolletta, l’idea di istituire un fondo di solidarietà è una buona idea.
Se la società non è in grado di garantire questo tipo di aiuto al prossimo bisognoso, ha fallito proprio in quella funzione che dovrebbe essere il collante di una società moderna. Bene ha fatto l’elemosiniere del papa a rompere gli indugi e, a costo di commettere una irregolarità, ridare la corrente elettrica agli abitanti di quel palazzo.
In quanto alla percezione del buio, la mia è molto diversa. In tempo di guerra, a parte l’oscuramento, per cui dopo una certa ora occorreva spegnere ogni luce o tappare balconi e finestre, la corrente elettrica mancò per molto tempo nel paese dove eravamo sfollati.
Era un’estate caldissima, e la sera si stava fuori all’aperto. Il marciapiedi dinanzi il proprio uscio diventava un’estensione delle casa, e lì si stava con sedie, poltroncine, sdraio, a discutere, cantare e scherzare, nonché familiarizzare con le truppe accampate, sia che fossero italiani e tedeschi, sia che, tempo dopo, fossero gli alleati.
Mai come allora potei ammirare il cielo stellato, la luna rischiarava le notti e in sua mancanza, la via lattea luminosissima dava l’idea dell’immensità del firmamento.
Uno spettacolo meraviglioso che non ricordo di aver visto mai più.
Quando, dopo l’armistizio, ritornò la luce, si udì risuonare un “OooH!” nelle case di tutto il paese, il ritorno delle luce fu salutato quasi come la fine della guerra.
Però quelle nottate rischiarate dalle stelle, passate all’aperto fino a tarda ora mi sono rimaste impresse nelle memoria e mi hanno fatto sempre amare il buio.
Cara signora, le faccio presente che ci sono migliaia di persone a Roma che fanno sacrifici sul mangiare, sul vestire, su tante altre esigenze, per poter pagare regolarmente le bollette.
Mettere il pagamento delle bollette come ultima priorità e spendere i soldi per tutt’altro, come fanno gli occupanti di quel palazzo, dove sono attive perfino una fabbrica di birra e una discoteca che producono reddito, è una pesante ingiustizia verso le persone perbene.
Lei invoca un ente che paghi le bollette a chi non se lo può permettere.
Questo ente esiste già e si è fatto avanti proprio in questa occasione: è il Vaticano.
Per cosa paghiamo a fare l’8 per mille?
Mica è detto che i soldi debbano servire solo a pagare le spese del clero e ad aiutare l’Africa?
Che li usino anche in Italia! Che l’elemosiniere saldi le bollette arretrate e si faccia carico di quelle future e il problema è risolto, senza far fare la figura dello stupido a chi fa sacrifici per non essere moroso!
Cordiali saluti
RISPOSTA
Caro signore,
le bollette le pago anch’io da sempre e tutte.
Ci saranno anche i furbi e in Itaia e sono tanti anzi tantissimi. Compresi gli evasori o percettori di pensioni senza titolo.
Ma ci sono le situazioni vere d ipovertà e la luce e l’acqua sono servizi essenziali.
Io dico che un Comune dovrebbe pagare per chi è in pericolo di vedersi tagliare la luce, ma poi deve farsi rimborsare con rate dilazionate o chiedendo di impegnarsi in lavori socialmente utili. Non ho detto che deve fare dei regali. Ma tutto in poche righe non si può scrvere. Non sono Alice in Wondeeland!
Potrebbe farlo il comune(per esempio) e si potrebbe convogliare li parte dei soldi che vengono tarttenuti alla fonte come ad esempio il 5 per mille.
La chiesa già lo fa e lo sappiamo, il gesto del cardinale voleva essere eclatante per contrastare l’indifferenza.Ma non possiamo lasciare l’onere di contrastare la povertà o la miseria solo alla chiesa.
Un paese civile non può vedere gente per strada e povera da non potersi permettere il minimo per sopravvivere. Deve cercare contromisure per aiutarli.
Buona giornata
Posso postare la sua mail sul mio blog?
E la luce o l’acqua sono servizi essenziali.
La capisco, ma forse ne so più di lei, dato che quel palazzo sta nel quartiere S. Giovanni dove risiedo anch’io, ed è fonte di imbarazzo e preoccupazione per i residenti. Farò qualche foto e gliela manderò per farle inquadrare meglio la situazione.
Il Comune dovrebbe pagare? Ma allora quanti smetterebbero di pagare le bollette?
Ci vorrebbe un’istruttoria e decidere a chi pagare e a chi no. In questo caso la maggior parte di quegli occupanti non rientrerebbero, perché non si sa neanche chi sono.
Mi creda! Ci sono persone ben più bisognose di quelli. La maggior parte di quegli occupanti sono furbastri che ci marciano. L’intervento del vescovo è stato fatto lì solo per fini mediatici e politici.
Se vuole, pubblichi la mia lettera, purché, ovviamente, in forma integrale.
Buona giornata
RISPOSTA
Lei ne sa di sicuro più di me.
Ma io affermo un principio generale: il diritto alla casa e a non rimanere privi dei servizi essenziali.
I casi possono essere molteplici e non credo serva che li elenchi.Non mi riferisco solo a quella particolare situazione.
Io penso, al contrario, che l’intervento del cardinale sia stato dettato da un impulso umanitario di cui ora dovrà pagare le conseguenze legali e pecuniarie. E che abbia voluto mettere in luce il problema del degrado e dell’indifferenza verso il problema (in genenerale ) della carenza cronica di soluzioni abitative.
La casa dovrebbe essere un diritto, nessuno dovrebbe dover vivere per strada, se in quel palazzo c’è una situazione di degrado, di povertà e di occupazione abusiva di uno stabile di proprietà dello stato, è lo stato (in questo caso l’amministrazione comunale) che deve intervenire.
Ps:
Non taglio nulla che non sia nell’ordine: offese dirette a me o chicchessia o espressioni di intolleranza formulate con torpiloquio.
Vorrei che il mio blog fosse e rimanesse un luogo di discussione rispettoso delle idee altrui e delle regole basilari della buona educazione.Se qualcuno le ha raccontato altre cose, ha detto delle cose non vere.
Se vuole continuare la discussione può farlo intervenendo direttamente nel blog nel quale è rubricato.
Cordiali saluti.
Ripeto che quel palazzo è atipico e non ci sono solo poveracci. Tra l’altro c’è una discoteca e una fabbrica di birra e varie attività artistiche o culturali “alternative”. Per me si tratta di un principio lodevole applicato al caso sbagliato. Quanto al diritto alla casa, la nostra Costituzione prevede “diritti positivi” e “diritti negativi” e non dobbiamo fare confusione. Il diritto all’istruzione e alle cure mediche sono diritti positivi, nel senso che lo Stato provvede a fornirli ad ogni cittadino. Il diritto al lavoro e il diritto alla casa sono diritti negativi, nel senso che lo Stato non li fornisce, ma si limita a garantire che non vengano negati. Non si può negare a nessuno di lavorare e di avere una casa in Italia, ma non tocca allo Stato fornire casa e lavoro a tutti, tanto meno a chi non è nato in Italia.
RISPOSTA
Si, ho visto alcune foto delle attività che si svolgono in quello che sembra di più una “fabbrica” o un centro commerciale, che un palazzo d’abitazione.
Comprendo il suo punto di vista.Anche se non in tutti i paesi è lo stesso, questa non è una regola generale.
Ma, le vorrei fare un esempio nello specifico: una signora anziana che vive da sola, che per motivi economici o perché non ha nessuno che possa pagarle le bollette, o perché è malata o vive in un momento difficile….secondo lei non dovrebbe essere aiutata da una comunità civiledegna diquesto nome, a non avere anche il disagno di avere la corrente staccata? E, di casi come questo, gliene potrei fare molti.
Poi, secondo me, anche chi non è nato in Italia è un esssere umano a tutti gli effetti e deve poter vivere in condizioni che non siano disumane.
Che ci siano i furbetti è un altro discorso e ha ragione, ce ne sono tanti, se è per questo con tutta la corruzione che vediamo in Italia soprattutto tra i politici, i soldi che vanno sprecati sono un pozzo senza fondo e si potrebbe fare tanto se si potessero recuperare.
In quanto ai diritti negativi:
https://www.skuola.net/diritto/diritti-negativi-fondamentali.html
penso che se una persona cresce e vive in situazioni di grande difficoltà e non abbia dove rivolgersi per sopravvivere decentemente, non possa neppure trovare la forza per cercarsi un’occupazione o mantenerla e allo stesso modo, avere la possibilità di cercarsi una casa e mantenerla.
Le Istituzioni sono preposte a sedare i conflitti tra i diversi gradi di “diritto”, credo che spetti a loro intervenire anche in casi come questo.
Ma questa, è solo la mia opinione.
Lei ha ragione su molti punti, ma non penso che la soluzione sia l’illegalità. Intendo che non si può occupare un’abitazione senza titolo e non si può consumare acqua, gas e corrente senza pagarli. Le ditte che erogano questi servizi non si possono far carico loro del problema. Se una signora anziana che vive da sola non arriva a fine mese lo Stato le deve dare una pensione sociale per sopravvivere, oppure ospitarla in una casa di riposo. In generale, per me l’importante è l’equità di trattamento. E’ iniquo che delle famiglie normali che vivono in stato di ristrettezza paghino affitto e bollette facendo sacrifici, mentre quella strana “Comune”, perché ha santi in Paradiso (o, per lo meno, intermediari), cumuli 350.000 euro di bollette non pagate e pretenda e ottenga di continuare a fruire gratis dei servizi. A quanto ho capito peraltro, il moroso è il gestore della Comune, la società “Action”, non le singole famiglie. La cosa andrebbe approfondita e mi auguro che le autorità preposte lo facciano.
RISPOSTA
certo, ha ragione, la soluzione non è l’illegalità ma la giusta comprensione da parte di tutti, in particolare le Istituzioni, della vera portata dei problemi e delle relative migliori soluzioni.
Sig.ra Gazzato buon giorno.
Il Suo contributo ad „italiani“, memoria di infantili paure e semplici consolazioni, mi ha ricondotto a certi ricordi.
Il piú sincero e realistico rivolto al mio maestro di Scienze, che avrebbe detto: „Roba da femmine & preti“.
Giusto, se Termodinamica e Diritto non fossero Leggi del mondo reale del quale siamo inevitabilmente parte.
Saluto. P.Balliello
RISPOSTA
sono contenta di averle riportato alla mente il ricordo di una persona della sua infanzia che certamente occupa un posto importante nei suoi ricordi.