“Senti, ciò, Toni, vien qua ti”…gli hanno risposto in coro, Brugnaro e Zaia, rispettivamente sindaco di Venezia e governatore del Veneto.
Il ministro delle Infrastrutture aveva invitato Brugnaro per discutere della “tassa di scopo” sul Mose che equivale a far pagare ai turisti e ai veneti la manutenzione di quel catafalco già arrugginito ancora in via di costruzione, che è costato oltre cinque miliardi, buona parte dei quali finiti nelle tasche di politici corrotti.
Non proprio una novità. Insomma uno strafondo di pozzo che sembra non finire mai di fagocitare soldi.
Ma questa volta c’è una novità: che lo Stato chiede ai veneti e ai turisti di pagarne le spese, come se già non pagassero fior fiore di tasse e non avessero un bilancio sano e un cospicuo residuo fiscale che lasciano nelle casse dello Stato.
Il quale Stato aveva da lungi promesso l’autonomia fiscale che i cittadini hanno confermato con un referendum e che giace, lettera stramorta, sulle scrivanie del ministero competente. Che fingono di starci in pubblico, ma in privato, tra le segrete stanze rispondono: “Acchi”?
Intanto, dicono a Roma, pagatevi il Mose. E’ vostro, noi che cosa c’entriamo?
Allora perché non far pagare ai Veneti anche la Tav, o la Tap? Visto che hanno soldi che gli avanzano, pagassero!
Il sospetto viene, io qui lo dico e qui lo sottoscrivo: i veneti stanno un po’ antipatici al ministro del Lavoro (antagonista del leghista) e vicepremier e a Roma in generale.
Troppo leghisti, troppo ricchi, troppo sfondati di schei, insomma, per dirla tutta: Pantalone apra i cordoni della borsa e paghi.
Mi sa che piuttosto i veneti (io li conosco) nottetempo, si immergono e smontano pezzo a pezzo quel catafalco arrugginito. E poi, accada che può.
E si, come se di tasse, accise e balzelli non ce ne fossero già abbastanza, così un ministro si sveglia il mattino di malumore e che fa? Toh, t’inventa una tassa, mal comune mezzo gaudio.
Credo che Toninelli abbia agito proprio così.
Forse ancora non ha capito che l’altro ministro, quel barbapà che è anche vicepremier, le tasse le vuole ridurre, a parole è vero, ma oggi sembra che le parole contino molto più dei fatti.
Questo è Il governo di un nuovo slogan:
“Ehi gente, qui si fanno parole e non fatti!”.
RISPOSTA
Salvini comincia a cedere nei sondaggi e ora che, come scrive Carmela, si è pure inventato il giochino dove si vince una conversazione telefonica con lui, mi pare che abbiamo toccato lo strafondo più fondo del Mose. Sarà durà risalire.