Pubblico questa mia lettera comparsa oggi su “Italians”del Corriere della sera per allargare la discussione a chi volesse intervenire:
” Gentile Severgnini, colgo l’occasione della lettera del signor Cogliati “USA: “Time’s Up”, il movimento #MeToo e la situazione in Virginia” ( https://bit.ly/2EDq3bQ ) per fare alcune considerazioni sul maschilismo (in generale). Ci spiega, lo stesso, che la Ceo di Time’s up, organizzazione che aderisce a Meetoo, si è dimessa perché il figlio sarebbe accusato di molestie. Incuriosita sono andata a leggermi la notizia (ora non ricordo se sul New York Times o altro) e scopro che si tratterebbe di un racconto fatto da un’amica del figlio, la quale avrebbe detto di essere stata molestata sessualmente da lui durante una seduta di massaggi terapeutici a casa della donna, dietro invito della stessa. Lisa Borders si è subito dimessa dal suo incarico presso l’associazione, dopo esserne venuta a conoscenza. Secondo me ha fatto benissimo, e non capisco di che si meravigli il sig. Cogliati che coglie l’occasione per criticare i democratici della Virginia invischiati in varie vicende sessiste e razziste (come se tra i repubblicani ci fossero tutti santi dipinti). Se il figlio ci ha provato e se la ragazza ci è rimasta male ed ora si lamenta di aver subito attenzioni troppo particolari, che colpa ne avrebbe la madre? Se ci sarà una denuncia e un processo, saranno i giudici che dovranno stabilire come sono andate veramente le cose. Questa è la procedura. Ma la madre bene ha fatto a ritirarsi dalle scene e non ci vedo nulla di ipocrita. Le donne impegnate a difendere altre donne dai soprusi sono spesso esse stesse vittime di molestie più generiche ma che attestano che il maschilismo è duro a morire anzi, direi che nel terzo millennio è più vivo che mai. Cordiali saluti”.
Per chi non lo sapesse Time’s up è un’associazione no profit nata a seguito del movimento Meetoo per promuovere e aiutare le donne o anche gli uomini che sono fatti oggetto di molestie nei luoghi di lavoro, da parte di chi si approfitta del ruolo di supremazia per avanzare richieste di prestazioni sessuali.
Mette a disposizione consulenza legale gratuita ed è presente nelle iniziative atte a prevenire il fenomeno delle molestie sul luogo di lavoro.
La lettera a cui rispondo è reperibile su Italians il giorno 28 febbraio 2019 a firma Andrea Cogliati.
Gentile Sig.a Gazzato, grazie per aver letto la mia lettera su Italians e per aver risposto pubblicamente. Non capisco però l’accusa di maschilismo che mi rivolge: l’ipocrisia sarebbe stata la stessa se al posto di Lisa Borders ci fosse stato un uomo. Come ho cercato di scrivere nella mia lettera, mi spiace non si sia capito, io sono favorevole a cercare giustizia sia per le vittime che per gli accusati: non trovo incompatibilità fra le due posizioni. Ma oggi sembra che ci sia un conflitto insanabile tanto che la Borders ha dovuto dimettersi perché la difesa del figlio sarebbe incompatibile con la missione di Time’s Up. Questo credo dimostri che il movimento #MeToo si è spinto troppo oltre, ovvero che non è più un movimento di giustizia per le donne ma solo una collettiva voglia di vendetta per tutti gli uomini che in passato l’hanno fatta franca. In definitiva, le vittime di molestie sessuali vanno supportate ma non si può fare giustizia di piazza. E tutti dovrebbero avere diritto ad un processo equo, questo dovrebbe valere per il figlio della Borders, per Harvey Weinstein, per Justin Fairfax e per Brett Kavanuagh.
Per quanto riguarda Repubblicani e Democratici, il mio disgusto, da persona che vive in USA da 11 anni, è completamente bi-partisan. Ma visto che su Italians, sembra che il pensiero dominante sia “Democratici buoni, Repubblicani cattivi,” cerco sempre di fornire un’opinione differente, prendendomi peraltro costantemente una discreta dose di insulti da coloro che si definiscono costantemente aperti e tolleranti (non lei, ovviamente).
Un saluto da Upstate NY,
Andrea Cogliati
Signor Cogliati,
come scrivo anche sulla lettera, l’accusa di maschilismo non è rivolta a lei in particolare ma è una constatazione che mi è venuta spontanea dopo aver letto la sua lettera.
Ho trovato che criticare una persona che si è dimessa da un incarico che, probabilmente e comprensibilmente, era diventato incompatibile con la sua posizione di madre che si trova nella spiacevole situazione di dover far fronte ad un accusa di molestie nei riguardi del proprio figlio,fosse ingiusto. Questo a mio parere.
Nessuno vuole fare il giudice, io meno di altri, ma le sue affermazioni mi sembrano andare nella direzione di, ancora una volta, denunciare l’ipocrisia delle donne e di conseguenza del movimento che sostengono, denigrandolo, in definitiva, non tenendo conto che chi subisce le molestie e le sostiene per anni senza avere il coraggio di denunciarle, sono proprio le donne (nella stragrande maggioranza) e che se dopo tanto, finalmente, c’è stato qualcuno che ha preso coraggio e, subendone le conseguenze, ha fatto conoscere al mondo certe situazioni,si tratta di un gesto di consapevolezza che serve a far progredire la società.
E le persone che lei ha citato hanno sicuramente diritto ad un equo processo, ma non mi dica che non hanno la possibilità di difendersi.
Ricambio il saluto.
Sig.a Gazzato, grazie per le risposta e per il chiarimento; avevo male interpretato la sua lettera e me ne scuso. Rimango invece preoccupato per la direzione che il movimento #MeToo ha preso. Io ne vedo gli eccessi quasi quotidianamente nei campus Americani (l’ambiente dove lavoro). Di sicuro le persone da me citate hanno mezzi per difendersi, ma a molti altri non viene concessa nemmeno la possibilità e si vedono l’esistenza rovinata sulla base di una singola accusa: parlo degli studenti espulsi dopo processi sommari, senza possibilità di avere consulenza legale né controinterrogare l’accusatore (i più facoltosi possono ottenere giustizia nei tribunali, ma ci vuole tempo e non tutti possono permetterselo https://www.insidehighered.com/news/2016/04/14/several-students-win-recent-lawsuits-against-colleges-punished-them-sexual-assault). Peraltro molti nel movimento #MeToo non condividono la sua posizione che Harvey Weinstein (lo cito solo per esempio) abbia diritto ad un giusto processo: attivisti del movimento ad Harvard stanno cercando di far licenziare un professore di legge (nonché Winthrop Dean) “colpevole” proprio di difendere Weinstein (https://www.thecrimson.com/article/2019/2/12/students-protest-sullivan-weinstein/). Questi sono studenti di una delle più prestigiose università al mondo, e magari futuri giudici, avvocati, politici. A me questi fanno paura!
Signor Cogliati
paura di che? Che cosa teme? Da noi si dice : “male non fare paura non avere”.
Il movimento MeeToo è nato dopo il caso Weinsten e ora ha il suo peso, ma serve a difendere le vittime delle violenze e dalle molestie che sono andate avanti per troppo tempo senza che ci fosse nulla che potesse porvi un argine, non ad incriminare innocenti.
Se può servire a prevenire violenze o molestie nei luoghi di lavoro o di studio, io sono contenta che sia nato e spero che continui.
Il giusto processo va assicurato a tutti, come le ho già detto.
E non mi pare che ci sia una caccia alle streghe ma il risultato di inchieste sempre più numerose nate proprio dalla spinta a deunciare data da questo movimento.
Non crede che sia un bene che le violenze cessino? E che chi ha commesso fatti gravissimi, come nel caso di Weinstein, sia assicurato alla Giustizia e paghi per le sue malefatte?
Mi risulta che sia fuori dopo pagamento di una cauzione di un milione di dollari. Se lo può permettere, in Usa va cosi e non credo sia proprio giustissimo, ma ogni paese ha le sue regole.
Nessuna vendetta, ma Giustizia si e per tutti anche per le tante donne vittime di violenze e soprusi. Finalmente.
Per quanto riguarda Sullivan, beh, credo che ognuno debba rispondere delle proprie azioni, sempre e comunque soprattutto quando si svolge il difficile compito (direi missione) di educatori.
Sig.a Gazzato, “paura di che?” Gli studenti citati nel link di Inside Higher Ed non hanno fatto nulla di male, eppure sono stati espulsi sulla base di semplici accuse. Questo è il clima di oggi nei campus dove ormai vige la presunzione di colpevolezza per molestie sessuali. Ho paura che una mia ex-studentessa fra dieci o vent’anni possa sostenere che io l’abbia molestata (magari perché le ho dato un brutto voto) e che la mia vita venga rovinata in un istante. Il numero di false accuse è in crescita. Weinstein è multi-milionario e può permettersi una difesa adeguata. Io che milionario non sono rischierei grosso.
Al di là di questo, il clima di vendetta del movimento #MeToo si sta ritorcendo anche contro le donne: oggi gli uomini sono più restii ad aiutare le donne professionalmente per i rischi che questo comporta (https://www.bloomberg.com/news/articles/2018-12-03/a-wall-street-rule-for-the-metoo-era-avoid-women-at-all-cost). Mia moglie è molto attiva per supportare le donne nel campo STEM (con incontri, networking e programmi di mentoring) e il movimento #MeToo sta rendendo tutto più difficile.
A me pare che alcuni degli studenti da lei indicati,siano riusciti a rientrare nel college dopo aver presentato denuncia, segno, evidente che se sei innocente e ricorri, la legge ripristina un diritto.
Capisco, comunque cosa intende, il pericolo che stanno correndo gli uomini in questo momento è quello di venire accusati ingiustamente e di doversi difendere.
Ma, scusi, se finora le molestie sessuali in molti campi sono state, non solo tollerate, ma zittite o comunque fatte passare come se nulla fosse e fossero quasi scontate in certi ambienti, ora, le cose sono cambiateo stanno cambiano e ce ne lamentiamo?
Il vento è cambiato, signor Cogliati e questo, ovviamente comporta delle conseguenze nel bene e nel male.
Una signora che non si vuole palesare sul blog, mi ha scritto che concorda con me circa il fatto che le molestie vanno perseguite (anche questo è un concetto che finora è stato molto sulla carta ma poco nei fatti) ma si preocupa per i vari attori o componenti dello star system che rischiano del tutto la loro popolarità a seguito di accuse di molestie.
Uno di questi è Kevin Spacey. Questa signora dice che ha diritto ad un giusto processo e non ad essere sbranato dai media.
Giusto, concordo anch’io su questo.
Ma se queste persone hanno al loro attivo (diciamo cosi) decine di denunce di violenze, molestie e soprusi sessuali di vario genere, mi dite come i media potrebbero disinteressarsene?
E lei potrebbe spiegarmi perché non si dovrebbe parlare di chi per una buona parte della propria vita si è comportato come un personaggio a dir poco riprovevole per non dire spregevole e ci sono prove e testimonianze che lo affermano, a volte, al di la di ogni ragionevole dubbio, e molta parte dell’opinione pubblica si schiera dalla sua parte, nonostante tutto, si dovrebbe forse nascondere ancora e ancora tutto sotto la coperta dell’ipocrisia e magari chiudere un occhio considerando che si tratta di personaggi noti e amati dal pubblico?
Io penso che lei, come tutte le persone oneste, non abbia nulla da temere, a chiunque può toccare di essere accusato ingiustamente, ma per giudicare ci sono i tribunali e salvo il caso di eclatanti errori giudiziari, la giustizia arriva a sistemare i conti a chiudere tutte le partite aperte.
La magistratura questo fa per questo lavora.
Più banalmente, gli americani socialmente sono alla frutta, anzi all’ammazzacaffè.
Il politically correct è ormai arrivato alla paranoia, ci si dimette per fatti (presunti e veniali) di lustri prima, ma si accetta senza un plissè che bambini vengano sedati, strappati dai genitori, messi in gabbia o lasciati morire di sete, ed è solo una delle tante follie.
Brutti tempi in USA.
Signor Cogliati
non avevo visto questo passaggio del suo post “Al di là di questo, il clima di vendetta del movimento #MeToo si sta ritorcendo anche contro le donne: oggi gli uomini sono più restii ad aiutare le donne”… , o meglio avevo risposto solo alla prima parte.
Beh, direi, con una battuta, che Pence dovrebbe suggerire a Trump to avoid women.
Pare che il presidente abbia seri problemi con loro dopo la deposizione di sette ore di Michael Cohen di aver pagato per suo conto, un sacco di soldi perché non raccontassero le sue, diciamo, “marachelle”-(Ma Cohen ha anche detto molto altro…).
La trovo, ora seriamente, una discriminazione aggiuntiva, un modo per prendersela ancora con le donne, l’establishment americano non ci sta ad essere messo sotto processo, vuole continuare a fare come ha sempre fatto e nascondere tutto sotto coperta.
Qui da noi, in Italia, non c’era bisogno di Meetoo,le donne sono discriminate comunque e dovunque e sempre di più e peggio.