Raddoppia l’Ires per le aziende del terzo settore (associazioni di volontariato) dal 12 al 24%, ecco perché la manovra ha fatto le ore piccole
Per venire incontro ai diktat di Bruxelles se la prendono con gli ultimi, con la sofferenza: molte associazioni di volontariato saranno costrette a chiudere.
Si penalizzano gli enti no profit. Davvero un bel cambiamento!
Con la situazione nel catanese a seguito delle forti scosse di terremoto conseguenti ai fenomeni eruttivi straordinari dell’Etna, ma come per altre mille situazioni di questa nostra Italia ballerina e fragile, chi avrà bisogno di soccorso comincerà già da subito ad “apprezzare” questa “misura”.
Ecco, già si cominciano ad intravvedere le prime “palle” del” governo con le palle”, come lo ha definito Salvini.
Si colpisce chi ha bisogno di essere aiutato in situazioni di emergenza e lo Stato non arriva coi propri mezzi.
Enti ed associazioni che in questi anni hanno beneficiato di sgravi fiscali ora dovranno sborsare una cifra raddoppiata rispetto al passato e in molte non ce la faranno.
Sono decenni che si parla di prevenzione, che si parla di cura del territorio, che si parla di interventi massicci, di investimenti in questo senso ed invece si va in senso contrario aumentando le tasse a chi si prodiga per portare aiuto alle popolazioni colpite da disastri naturali agravati dall’incuria.
E sono decenni che si predica bene e si razzola malissimo quando si parla di bloccare il consumo di suolo. Ma quando mai? Oramai il suolo lo si misura a centimetri perché con le leggi che permettono di usufruire della massima cubatura, in molti, per affrontare i problemi economici, vendono le case agli speculatori che le pagano bene per poter costruire e speculare, abbattendo villette monofamiliari anche di pregio e costruirci sopra palazzi.
Avviene nella mia citta come ovunque in Italia, nonostante tutte le (mancate) promesse di non costruire ma di riparare l’esistente. Palle (eccole)!
Si demoliscono non solo le ville ma anche i relativi giardini con la conseguenza devastante sul paesaggio che viene privato oltre che di terreno calpestabile anche di alberi e vegetazione varia.
E non c’è partito politico che sia riuscito mai a mettere mano ad una legge che metta un freno a questa catastrofe: tutti, Cinquestelle compresi (grandi ambientalisti solo a parole), troppi gli interessi dietro a questa massiccia speculazione che sta distruggendo, da decenni il nostro paese.
Invece che investire sulla cura del paesaggio, sul ripristino di un minimo di sicurezza nella zone a rischio (e sono tantissime), si pensa a togliere fondi preziosi ad attività che contribuiscono a salvare vite umane messe in pericolo dal dissesto del territorio.
Questa manovra del popolo mi sembra sempre di più una manovra di speculazione politica. Chi continua a nutrire speranze sul governo in carica, dovrebbe rendersi conto di quale cul de sac stiamo, ancora una volta imboccando a fari spenti e di notte.
Mariagrazia, permettimi un fuori argomento per un evento non di tutti i giorni.
Notte tra Natale e Santo Stefano agitata, qui a Catania, sveglia fuori programma, alle ore 3.19, un sordo rumore, il pavimento che trema, il tempo di capire che è in atto un terremoto e per fortuna finisce.
I lampadari oscillano, ci affacciano al balcone: silenzio, poi le finestre dei palazzi cominciano ad illuminarsi.
Scambio di telefonate con figli e nipoti. C’è chi la scossa l’ha sentita bene:
“Mamma mia, non finiva mai!”
Che fare? Uscire per strada? Tenersi pronti per scappare?Aspettare? E se c’è una replica?
“E’ l’Etna -quasi a tranquillizzare- sta sfogando, niente paura”.
Ma nei paesi vicini la scossa è stata forte, magnitudo 4,8 e ha provocato notevoli danni alla cose -per fortuna niente morti, una decina di feriti- ma cornicioni e muri crollati, calcinacci per le strade, tetti sfondati, crepe sui manti stradali.
Era da un paio di giorni che il vulcano più alto d’Europa aveva cominciato a tremare, fino ad esplodere in una gettata di fumi, ceneri e vapori impressionante. Ora una risalita di magna ha fatto tremare più fortemente la terra.
L’Etna, 3326m, diametro oltre 40 km, perimetro di 135 km, domina da appena 34 mila anni tutte le altre alture della Sicilia, ma le sue origini risalgono all’era quaternaria, circa 600 mila anni fa, quando in un vasto golfo iniziò un’intesa attività vulcanica sottomarina, causa lo scontro tra la zolla africana e quella Euriasiatica e la conseguente subduzione dell’una sull’altra con fuoriuscita di magna.
A poco a poco, nacque 200 mila anni fa, la prima struttura vulcanica subaerea, il monte Calanna, circondata dallo Ionio, seguita(si fa per dire), 80 mila anni fa, da altri due vulcani, il Trifiglietto I e poco dopo il Trifoglietto II, e dalla saldatura della struttura vulcanica alla terra ferma. Dal collasso successivo di essa, nacque una immensa vallata, quella che ora è denominata la Valle del Bove e appare come una grande ferita al fianco dell’ultimo vulcano nato, il Mongibello, ossia l’attuale Etna.
Bene, non so se sono riuscito a condensare in poche righe 600 mila anni di cambiamenti geologici.
C’e chi teme, prima o poi, un possibile collasso dell’attuale struttura, sarebbe una nuova Pompei, meglio non pensarci, possiamo essere già contenti che l’attuale attività non produca ulteriori danni.
Ora il vulcano sembra già quietarsi, ma fino a quando?
Questo post non è affatto una digressione ma perfettamente in tema. Grazie per averci aggiornato sulla situazione nella tua zona. Direi che riassumere una storia simile sia un’impresa molto ardua. Ma la tua è un’ottima e interessante approssimazione.
Naturalmente speriamo che tutto si tranquillizzi e ritorni alla normalità nel giro di qualche giorno, salvo qualche “sbruffatina” di tanto in tanto.
I grandi cambiamenti avvengono nel giro di migliaia di anni e non sono percepibili dalle popolazioni.
E che l’Etna giganteggi sulla tua città, rendendola unica, ancora molto a lungo.
Grazie per l’augurio, anch’io spero, anzi non dubito che l’Etna giganteggi a lungo nello sfondo del cielo, senza nuocere troppo.
Sono abituato a vederla, sin da bambino, come un tutt’uno col panorama delle mia città. Da vari punti, camminando per le strade se ne poteva osservare il cratere terminale emergere dai palazzi, ma dal terrazzo di casa, si mostrava per intero, guardando verso nord, e non solo si scorgeva la possente struttura conica -innevata d’inverno, colore azzurrino, stagliantesi nel celeste del cielo, d’estate- ma anche apparivano tutti i paesini coi loro campanili e le casupole dispersi tra la boscaglia lungo le sue pendici.
E da lì, quando era in eruzione, si osservava emettere fontane di lapilli incandescenti, coi fianchi striati di rosso ad indicare le colate di magma distruttrici di boschi e di quanto si trovasse sul loro cammino. E se il vento era favorevole, se ne sentivano i boati come un sordo ruggito leonino.
L’eruzione dell’Etna era spesso motivo di escursioni non solo diurne ma anche notturne, seguendo in processione sentieri impervi per approssimare il fronte e osservarne l’avanzata, lenta ma inesorabile, dove la lava è più vischiosa e si muove crepitando e rotolando su se stessa; oppure si arrivava in prossimità delle fenditure che vomitavano lava fluida come fosse un fiume in piena rosso di sangue. Mi rendo conto che mi sorreggeva una buona dose di incoscienza giovanile.
Oggi l’Etna è sempre là, in città sono cresciuti i palazzi e molti ne occludono la vista,
ma l’emozione e l’amore per essa è rimasto quello di allora.
E si sente tutto.
Quanti edifici, anche di recente, sono stati costruiti con sistemi antisismici? Le numerose vittime ringraziano. La storia millenaria delle eruzioni dell’Etna non ha insegnato nulla ai residenti in zona. Siamo in Italia, non in Giappone.
Le norme antisismiche in Italia sono un vero ginepraio, come si evince dal sottostante link:
http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/leg_rischio_sismico.wp
Basti pensare che solo di recente si è provveduto ad una classificazione delle aree sismiche e dare le normative tecniche di cistruzione:
Opcm n. 3274 del 20 marzo 2003: primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica.
Le case danneggiate nei paesi etnei sono quasi tutte appartenente ai centri storici, ossia costruzioni antecedenti di molto alle normative.
Ecco la faglia prodotta dal terremoto
Terremoto a Catania, la faglia si allarga, evacuate altre 10 famiglie. https://google.com/newsstand/s/CBIwrqLquz4
Intanto Salvini si fa ritrarre mentre mangia l’arancino
Salvini a Catania addenta arancino: «Dopo la Nutella, al Pd piacerà?» https://google.com/newsstand/s/CBIwvprpuz4
Non tanto e neppure al paese, sembra che la Lega sia in calo.
Ma siamo sicuri che Salvini abbia addentato un arancino, e non un’arancina?