Isolatria

Leggo sul giornale il titolo: “Il governo isola Tria”. Ed ho pensato: isolatria?
Si, proprio cosi isolatria, da isolatriare. Lo so che non esiste, ma potrebbe essere un neologismo per indicare un modo per dire mobbing all’italiana.
Perché, quello  che ormai da tutti viene indicato come “il povero Tria”,  che altri non sarebbe che il ministro del Tesoro, uno dei più importati ministri di ogni governo, sembra sempre più spalle al muro. Quello che, di solito, fa il bello e il cattivo tempo, sempre a braccetto col premier. Perché l’economia è la bestia nera di ogni compagine governativa.
Questo signore, mite, educato, quasi dimesso, non  sembra proprio impersonare questa figura. Mi sembra di più  uno di quei dirigenti d’azienda che a un certo punto della carriera si mettono a criticare le scelte del capo, lo sconsigliano dal prendere alcune decisioni e si mettono decisamente in contrasto, quando si accorgono che sta prendendo una strada senza uscita. In fondo sta facendo bene il proprio lavoro: fare il bene del”azienda. Ma la logica non sempre va a braccetto con la convenienza, sia in politica che in altri campi. Il buon senso comune, il buon padre di famiglia, deve scontrarsi con l’interesse principale del “capo” che può anche decidere di prendere vie traverse se scopre che la via maestra mostra troppi ostacoli.
Quindi l’isolatria potrebbe essere un modo per mettere nell’angolo chi gli dice che lasciare la strada maestra comporta dei rischi. Insomma i “rompiscatole” vanno messi al loro posto, ma,a volte, bisogna farlo senza darlo a vedere.
Nel caso del ministro è fin troppo evidente che i due “compari” al governo vogliono suonare la loro musica senza che troppe “voci stonate” si intromettano. Con Conte ci riescono a meraviglia, con Tria è più difficile e cosi lo isolano o lo isolatriano, lo lasciano fuori dagli incontri, lo sfan… (mi si passi il termine un po’ fortino),come direbbe chi non conta peli sulla lingua.
Lui sembra sempre con un piede fuori ma non si decide mai. Anche perché i due dicono sempre che sono in piena sintonia e non ci pensano proprio a buttarlo fuori: falsi, spergiuri, lo vogliono ridurre al silenzio e all’irrilevanza e finora ci sono riusciti benissimo. E ora per essere ancora più incisivi lo isolatriano.
E il ministro che farà? Se ne andrà? E’ duro lasciare ma è ancor più duro restare.
Questo è il dilemma di tutti quelli che vengono mobbizzati o, con un termine di nuovo conio: isolatriati.

2 commenti su “Isolatria”

  1. Io non capisco perché Tria non presenti le sue irrevocabili dimissioni, così da far cadere, una volta per sempre, questo governo che porta alla rovina 60 milioni di italiani. Se lo facesse, dovrebbero conferirgli una medaglia d’oro al valor civile. Ma non lo fa, non capisco perché.

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  2. Tria è un ministro sistanzialmente tecnico e, come tutti i tecnici, giunge a conclusioni razionali.
    La politica del nostro Paese è (dovrebbe essere) fatta dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Ma in Italia il premier di fatto sembrano essere il duo Salvimaio.
    La politica parte da queste soluzioni tecniche per forzarle, se dovessero andare contro i suoi obiettivi.
    Da ciò il conflitto che può condurre, in genere ad un compromesso, ma altre volte porta o alla resa del tecnico (che però perde ogni autorevolezza) o alla rottura, nel qual caso la parte più debole, ossia il tecnico, si dimette o viene rimosso.
    La dimissione di un ministro, anche se importante come il ministro dell’economia, non comporta la crisi di governo, sebbene possa metterlo in difficoltà
    Solo se intervengono fattori esterni più forti degli obiettivi politicl (per esempio una sanzione Ue) i politici potrebbero rinunciare a perseguirli.
    Insomma è tutto un braccio di ferro tra Salvimaio e la Ue.
    Non c’entrano né Tria né Conte.

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