La nostra, si sta facendo, sempre di più una società violenta. Violenta con i più deboli, gli emarginati e soprattutto violenta nei confronti delle donne. Ne vengono uccise in media 150 l’anno ed è una tendenza che non accenna a diminuire. Ci stiamo quasi abituando, lentamente stiamo scivolando quasi nell’accettazione, nella rassegnazione. Una cosa quasi scontata.
Vittime della incapacità dei compagni di accettare che la donna ha, come l’uomo, il pieno diritto alla propria totale indipendenza e alla propria totale autodeterminazione. Ma no. Molti, troppi uomini continuano a pensare alle donne come ad una proprietà, da gestire come tale.Una proprietà sulla quale hanno diritto di vita o di morte.
Le donne, oggi, non vogliono più accettare questa che fino a qualche decennio fa, era una condizione ineluttabile.
La donna, dopo le lotte femminste ha preso maggior consapevolezza del proprio diritto a vivere la propria vita senza dover dipendere da nessuno, ma gli uomini soprattutto i più culturalmente arretrati, ancora non lo accettano. E non si tratta solo di cultura maschilista dura a morire. No, ora la cosa si è complicata. La determinazione delle donne ad essere libere, a godere degli stessi diritti degli uomini, in tutto e per tutto, ad aver sempre di più la voglia di dimostrare che ce la possono fare, anche da sole, e che anzi, ce la possono fare meglio da sole, ha reso molti uomini insicuri e l’insicurezza per l’uomo è un sentimento inaccettabile.
Mentre la donna può vivere benissimo anche da sola, ad un uomo l’idea di ritrovarsi di colpo a dover affrontare i problemi quotidiani in solitudine, spesso, lo fa uscire di testa. Non rientra nella sua mentalità è un concetto che non capisce e che non vuole accettare.
E allora che fa? Uccide la donna che lo rifiuta perché il rifiuto è inaccettabile. Lo pone in una condizione di inferiorità che molti uomini non riescono neppure a concepire. Piuttosto diventano assassini. E non si tratta, in molti casi, di delitti nati dopo una lite, frutto della rabbia del momento.
No. Sono delitti molto ben organizzati, pensati fin nei minimi particolari e spesso coinvolgono anche i figli e se stessi.
Pura follia.
Molti di loro riescono a nascondere fino all’ultimo il delitto ma poi cedono, quando vengono messi alle strette.Una follia insensata per la quale sembra non esserci cura.
Eppure molte donne ci cadono ancora. Ripetutamente Accettano appuntamenti “chiarificatori”, si lasciano commuovere da richieste di incontri che sono, il più delle volte, purtroppo, delle trappole mortali.
E non succede a persone psicolabili o con problemi mentali, ma al contrario, a persone “normalissime” che non hanno mai dato segni di squilibrio ed hanno condotto, fino a quel momento, vite apparentemente integerrime.
Ed è una strage che continua. Ce ne dovremmo fare carico un po’ tutti perché è un problema che ricade sulla società.
Ci sono gli orfani che sopravvivono a queste tragedie e dei quali, giustamente la società deve farsi carico. Sono bambini e ragazzi che cresceranno con un carico pesante di sofferenza.
Dobbiamo presto studiare dei modi per aiutare le donne in difficoltà a capire quando è arrivato il momento di sottrarsi al pericolo . Dargli gli strumenti per difendersi e difendere i figli e studiare una legislazione molto più severa per chi si macchia di reati di violenza o di stalking, togliergli del tutto la possibilità di arrivare a gesti estremi.
Ed insegnare, nelle scuole, il rispetto dell’altro, sempre e comunque e il rispetto per se stessi e aiutare i giovani a sviluppare la capacità di rialzarsi dopo una sconfitta o una delusione.
Si può e si deve fare perché le donne possano vivere la propria vita fino in fondo senza temere che un loro rifiuto significhi metterla in serio pericolo.
Sembra assurdo che nel terzo millennio si debba ancira denunciare la discriminazione e la violenza sulle donne, ossia su quella parte dell’umanità cui spetta il maggior onere(e direi onore) della procreazione del genere umano.
Perché, se è vero che l’uomo partecipa a questa funzione vitale, è pur vero che esso non la vive e ne possa essere del tutto inconsapevole. Non esiste il senso naturale di paternità, è un concetto acquisito: si sono trovate in Africa tribù in cui si credeva che a funzione del maschio fosse solo quella di “facilitatore”, nel senso di aprire la via agli spiriti che avrebbero loro fecondato la donna.
Mentre la donna è madre per natura, i figli sono carne della sua carne, li nutre e li protegge dentro di sé nel lungo periodo della gestazione, li sente propri e seguita ad accudirvi con amore dalla nascita in poi.
La donna è parimenti soggetto (bandirei la parola oggetto) di amore sessuale, di desiderio, di passioni. L’errore di molti uomini e quella di crederla oggetto dei suoi desideri, errore tragico che lo porta a un falso sentimento dell’amore che è solo possesso della donna.
Essa e anche di animo disposto al sacrificio, capace di stemperare i contrasti, di sobbarcarsi i lavori meno appariscenti della vita quotidiana ma più necessari per la vita familiare.
Quel rossetto strisciato nei volti di tanti, di cui idealmente sono segnato anch’io, permanga non solo oggi, ma finché non sia realizzata la piena libertà della donna di autodeterminarsi e di vivere con pari dignità la sua femminilità e la sua umanità.
https://m.youtube.com/watch?v=JyMflSUvJhw Nessuno ha la soluzione in tasca però la riflessione dovrebbe essere costante a partire proprio dalle scuole e dalle famiglie molto spesso bisognose di aiuto .
Dovrà pur finire questa mattanza di donne, indegna della specie umana.
Ultima, in un ostello di Firenze, una cinesina ventunenne, in viaggio di nozze, soffocata dal marito, un ingegnere messicano trentenne, apparentemente, per futili motivi.
Anche il Calcio ha partecipato alla manifestazione conto la violenza sulla donna, arbitri e calciatori col segno rosso sul viso.
A Roma, durante le manifestazioni contro la violenza sulle donne, ci sono stati momenti di tensione nella stazione metro di San Giovanni.
Secondo quanto dichiarato dalla consigliera comunale De Majo, trecento manifestanti che protestavano contro lo Stato, sono stati bloccati all’interno della stessa stazione, dalla polizia in tenuta antisommossa.
È questo il supporto che lo Stato dà alla causa delle donne?